venerdì 30 agosto 2019

PER UNA COMUNITA' MIGLIORE


L'articolo 2 della Costituzione Italiana è forse la più importante difesa dell'uomo contro ogni prevaricazione in Italia. Si afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo. E' d'obbligo notare che lo stato non istituisce i diritti, questi sono innati nella persona che li acquista al momento della nascita se non del concepimento. L'uomo e la donna non devono a nessuno, tanto meno alla autorità statuali, il loro diritto a una vita dignitosa e degna di essere vissuta. La repubblica ha semplicemente, si fa per dire, l'obbligo di garantire che questi diritti siano tutelati. L'articolo 2 è un divieto insuperabile alla istituzione di leggi, organi pubblici e privati, forze più o meno occulte volte a negare la i bisogni leciti dell'essere umano. Chiunque ha diritto alla vita, primo bene. Chiunque ha diritto a essere messo al mondo. Chiunque ha diritto ha essere nutrito ed assistito se infante o in stato di bisogno. L'uomo non può e non deve essere lasciato solo. In quest'ottica l'articolo due della costituzione come tutela i diritti alla vita, obbliga ognuno di noi a prendersi cura degli altri. Come La nostra carta fondamentale scrive a diritto di ognuno, il bisogno di vivere senza bisogni, impone ad ognuno di noi di adoperarsi perché l'altro, si direbbe evangelicamente il proprio prossimo, non viva anch'esso in uno stato di prostrazione o di dolore. Prendersi cura vicendevolmente, avere cura del destino del proprio concittadino o della persona con cui si vive quotidianamente affianco è il grande impegno che ci impone l'articolo due della Costituzione Italiana. Io personalmente non so se sono in grado di assolverlo. Quanti egoismi, quante brutture, fermano la mia passione e il mio slancio verso l'altro. La costituzione ci ricorda che la solidarietà non è solo un meritorio slancio morale, è un doveroso impegno che ogni cittadino deve prendersi. Lasciare indietro l'altro è una sconfitta personale, sociale e collettiva. Prima di tutto è l'autorità statuale che non deve permettersi di lasciare indietro, di discriminare, nessuno. La Repubblica deve adoperarsi per garantire che i diritti di tutti siano concretamente vissuti da ognuno attraverso una adeguata politica sociale. Ma è bene ricordare che portare a compimento il sogno di una società di uomini e donne ugualmente liberi e felici è compito di ognuno di noi, da realizzare quotidianamente con impegno e dedizione.

ARTICOLO 2 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA



ARTICOLO 2
"La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale"
"Racconto a mano Libera" continua a pubblicare alcuni articoli della Costituzione Italiana a settantanni dalla sua promulgazione. L'articolo 2 è uno dei più importanti. Sancisce che la Repubblica, lo stato, garantisce ad ogni essere umano che saranno rispettati i suoi diritti fondamentali. Nessun uomo, nessuna donna, potrà essere lesa nelle sue prerogative più importanti. Tutti i diritti umani saranno rispettati. La repubblica non decide quali siano i diritti da rispettare. Essi sono incisi con il sangue dei morti innocenti della seconda guerra mondiale, vittime dell'orrore dell'oppressione che calpesta la dignità umana. Se la barbarie nazista ha creato i lager. Il diritto alla dignità della vita scaturisce dal grido di dolore delle vittime. Il diritto a una vita dignitosa e all'inserimento sociale delle persone in difficoltà, disabili o emarginati socialmente, nasce dall'orrore nazista che recludeva e uccideva chi era affetto da disabilità psico fisiche. Il diritto alla parola nasce dalla terribile censura fascista e nazista che imprigionava gli oppositori politici. Insomma per dirla citando Piero Calmandrei, noto costituzionalista e padre costituente, la Costituzione e i suoi diritti sono nati nei monti ove i partigiani lottavano e morivano nelle loro disperata guerra contro la barbarie nazista. Ecco perché la Repubblica "riconosce i diritti inviolabili" e non li decide. Non è il legislatore costituente a scegliere quali siano i diritti fondamentali. E' la storia, il dolore delle persone, la sofferenza della guerra a renderli evidenti. Chi è chiamato a tradurre questi diritti in norme si deve solo inchinare davanti ai martiri della storia che hanno reso carne ed ossa questi valori con il loro sacrificio. Insomma i diritti inviolabili sono l'esplicitazione di un processo culturale e di emancipazione sociale che ha le sue fondamenta nell'orrore della prima parte del XX secolo. I diritti umani sono diventati il baluardo contro l'orrore delle dittature. Ma oggi che la seconda guerra mondiale è lontana nel tempo quei diritti di libertà, di dignità quel diritto alla vita sono ancora validi? Stiamo assistendo a fenomeni di ribellione a quei valori. Spesso si sente dire: quei valori sono tuoi (di chi continua strenuamente a crederci), non sono i nostri. Quando un disabile rivendica il diritto alla dignità. Quando un migrante rivendica il diritto a vivere nel nostro paese, fuggendo dalle brutture del suo. La reazione della gente è fredda, sceglie di rifiutare quei principi fondamentali. Non c'è più la consapevolezza che il vivere sociale richiede "l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica ed economica". Si arriva al punto di negare i diritti. Il diritto al lavoro viene negato per i più deboli. Il diritto alla parola viene negato a chi non ha le capacità dialettiche adeguate. L'ascolto dell'altro invece dovrebbe essere una virtù repubblicana, mi si consenta l'ardire. Insomma l'operato dei morti partigiani in montagna, per citare ancora calamandrei, è estraneo a molti di noi. Di conseguenza è estraneo quell'afflato di amore verso l'uomo, con la "u" minuscola, verso ogni uomo e donna che ha portato i nostri padri costituenti a scrivere l'articolo 2 della costituzione italiana. I nostri valori repubblicani stanno affogando assieme ai fratelli che muoiono nel Mediterraneo. Assieme alle persone perseguitate in Libia con il tacito avvalo del nostro governo. Assieme alle tante persone in difficoltà che nel nostro paese non trovano aiuto. Assieme ai disoccupati che non trovano lavoro. Assieme ai malati che non riescono a curarsi in maniera dignitosa. Assieme ai carcerati che non possono scontare dignitosamente la loro pena. Allora scegliamo: riscopriamo i valori, l'afflato etico, il senso di amore verso l'altro che hanno ispirato i nostri padri che hanno scritto l'articolo 2 della Costituzione Italiana. Questo è l'unico modo per costruire un paese migliore.
testo di Giovanni Falagario

VIENI IN PUGLIA

ESTATE DI PUGLIA

Un bilancio positivo per le vacanze pugliesi nell'estate 2019. Mare, paesaggio, storia e bellezza sono anche quest'anno le caratteristiche fondamentali della estate in Puglia. Il Salento è stata la regina del mare, con le sue spiagge immacolate. Ma non solo il leccese è stato protagonista. Ad esempio Polignano è da sempre sinonimo di bel mare e di cultura, attraverso le miriade di iniziative organizzate dal comune e dalle associazioni del luogo. Ma tante altre città sono state assolute protagoniste delle ferie. Trani, con la sua magnifica cattedrale, Andria, con il famoso Castel del Monte, Barletta, luogo della disfida di Ettore Fieramosca contro i Francesi. Il Gargano luogo di mare, di tradizioni e cultura religiosa, ricordiamo il santuario di San Michele Arcangelo e la splendida San Giovanni Rotondo ove San Pio operò in vita e la sua presenza spirituale è ancor oggi tangibile. Insomma i vacanzieri in Puglia si sono certo affascinati del magnifico paesaggio fatto di tante suggestioni e di tante bellezze. Splendido è il subappennino foggiano. Ricordiamo ancora la splendida Lucera, in provincia di Foggia, in cui l'architettura romana classica si fonda con la tradizione medievale portata dall'imperatore Federico II di Svevia. Una estate pugliese che regala tanto e che offre ancora un anno, quello che verrà, ricco di eventi e di splendi luoghi da visitare.

ARTICOLO 1 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA



ARTICOLO UNO
"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"
Per i settant’anni della Carta Costituzionale "Racconto a mano libera" pubblica alcuni articoli della legge fondamentale del nostro stato. Oggi riportiamo il primo articolo, l'incipit della carta in cui sono riportati i valori fondanti del nostro stato. In esso sono racchiusi gli aspetti fondamentali dell'ordinamento statale. In primo luogo si scrive che l'Italia è Repubblica. Non è scontato. Il 2 giugno 1946 c'era stato un referendum in cui si chiedeva a tutti gli italiani, per la prima volta anche alle italiane, che avevano compiuto 21 anni di scegliere fra "monarchia" e "repubblica".
10 719 284 di cittadini avevano indicato monarchia. 12 717 923 Repubblica. Se l'Italia è Repubblica lo si deve alla volontà popolare. E' una Repubblica il nostro paese perché l'ha voluto la maggioranza degli elettori. IL nostro stato è Res Publica, cosa di tutti. La repubblica è democratica. Cioè in Italia chi detiene le leve del comando dovrebbe essere quel soggetto collettivo che gli antichi greci chiamavano demos. Il popolo è colui che ha la sovranità, come si esplicita nelle parole che seguono. Lo stato esiste e vive perché è la volontà popolare a sostenerlo. Se questa venisse a mancare, la nostra repubblica si disintegrerebbe. Il popolo ha il diritto di scegliere e di farsi attore del proprio destino. I fini della nazione non possono essere differenti da quelle che sono le ambizioni popolari. Non ci può essere una persona o un gruppo di persone che determinano i destini della patria. E' il popolo che si fa fattore delle scelte della nazione. La nostra repubblica è fondata sul lavoro. Cosa vuol dire? Prima di tutto che è impensabile che il nostro stato esista senza che tutti collaborino con i propri sforzi a farlo vivere. Ogni cittadino/a deve contribuire alla crescita morale, civile e anche economica della nazione attraverso l'impegno personale. Il lavoro è lo strumento per la realizzazione personale del singolo, ma è anche il mezzo per far crescere la comunità. Il lavoro oggi è diventato una vera e propria emergenza nazionale. I giovani sono disoccupati. I posti di lavoro sono diventati sempre meno numerosi e sicuri. Il lavoro, non solo quello dell'impiego, ma anche quello del libero professionista è diventato difficoltoso, difficile da trovare e da compiere. Le nuove tecnologie invece di creare attività nuove, contribuiscono a cancellare quelle già esistenti. Insomma il lavoro oggi per molti è un miraggio. Lavorare non solo non è visto come un'incombenza, un dovere, ma è addirittura vissuto come un privilegio, uno status per pochi, da conservare gelosamente. Cambiare questo stato di cose è possibile. Urge una politica che metta al centro il lavoro e i lavoratori. Urge una politica che dia strumenti a tutti per poter contribuire con la propria opera al progresso della nazione e allo stesso tempo trovare le risorse per vivere la propria esistenza dignitosamente. Se le innovazioni, se le strade dell'economia puntano all'esclusione, è dovere della comunità statale cambiare questo stato di cose. E' compito del governo dare un lavoro a tutti coloro che possano svolgerlo. Veniamo all'ultimo capoverso dell'articolo 1. Che vuol dire "La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"? Il potere popolare non è assoluto. Anche la volontà generale deve sottostare ai principi fondanti del vivere assieme enunciati dalla costituzione. Il popolo non può violare i diritti del singolo, neanche assumendo l'imperio dato dalla forza che suscita la volontà generale. Non si può fare violenza, non si può ledere la libertà di parola e di pensiero anche se per assurdo fosse tutta la popolazione a chiederlo. Non ci possono essere leggi che consentono la violazione dei principi sacrosanti incisi nella costituzione, anche se queste norme fossero avvallate dal consenso generale. Il limite evita la cosiddetta dittatura della maggioranza. Il volere generale può essere disatteso se contrasta con i valori che sono baluardo a difesa del nostro vivere civile. Ma i limiti che pone la costituzione non sono solo legati ai valori, sono anche formali. Non si può manifestare la sovranità se non seguendo le regole poste dalla Costituzione. La sovranità del popolo si manifesta attraverso le regole costituzionali. Il popolo manifesta la propria sovranità quando ogni cittadino va a votare. Cioè quando si trasforma un potere collettivo in diritto soggettivo. Il popolo manifesta la sua sovranità quando sceglie di abrogare una norma, attraverso un referendum. Il popolo manifesta la sua volontà quando manifesta pacificamente nelle piazze e non usa la violenza. Insomma la forma diviene sostanza. La forma sono i paletti che nessuno può superare, al fine di garantire una corretta e pacifica partecipazione. In uno stato complesso e plurale come il nostro sono tantissime le regole a cui bisogna sottostare per partecipare alla vita collettiva. Ci sono regole che regolamentano la vita dei partiti, cioè quelle associazioni di cittadini che si sono costituite al fine di realizzare un'idea collettiva di buon governo. Ci sono regole che regolamentano i sindacati, cioè le organizzazioni dei lavoratori. Queste regole, prime fra tutte quelle incise nella costituzione, devono essere rispettate per far sì che lo stato funzioni. Regole che magari si possono cambiare, anche quelle costituzionali seguendo l'iter imposto dell'articolo 138 della Costituzione stessa, ma finché rimangono in vigore devono essere rispettate. Insomma l'articolo 1 indica succintamente ma pregnantemente quali sono i cardini dello stato.1) l'ordinamento repubblicano. 2) la democrazia come fondamento del nostro stato, la res pubblica è appunto cosa di tutti non di pochi. 3) il lavoro come diritto e dovere di ogni cittadino e residente nella penisola 4) La sovranità, il potere, è prerogativa della collettività, gli ordinamenti legislativi, giudiziari e governativi non hanno il potere, ma esercitano una funzione utile alla nazione e ai cittadini. 5) le leggi e le norme devono essere rispettate da tutti sempre e comunque.
testo di Giovanni Falagario

sabato 24 agosto 2019

MORTO CARLO DELLE PIANE




LUTTO NEL MONDO DEL CINEMA
E' morto Carlo Delle Piane. L'attore aveva 83 anni. si è spento il 23 agosto 2019. Ha lavorato con i più importanti registi italiani ed è stato partner dei più strepitosi attori italiani. Nasce a Roma, a Campo dei Fiori, il 2 febbraio 1936. Nel 1948 interpretò Garoffi, uno dei ragazzi del Libro Cuore, per il film voluto da Vittorio De Sica e Dullio Coletti. Quello fu il suo debutto. Da quel giorno lavorò con Totò nei films girati dal regista Steno. La sua collaborazione con Pupi Avati fu memorabile. Con il regista girò films indimenticabili come "Tutti defunti.. tranne i morti" del 1973 o "Una gita scolastica", per la sua interpretazione vinse il Globo d'oro e la coppa volpi per il migliore attore al festival cinematografico di Venezia del 1984 premio che rivinse per "Regalo di Natale" del 1986 con la diuturna guida di Pupi Avati. I suoi successi nel cinema, nella televisione e nel teatro sono tantissimi.Fu membro dello staff di Rugantino, la spettacolare commedia musicale di Garinei e Giovannini in cui Aldo Fabrizi faceva Mastro Titta e Nino Manfredi nel ruolo del protagonista. Carlo Delle Piane faceva la parte di Bojetto, figlio di mastro Titta. Ricordiamo che Titta era il boia di Roma. Negli ultimi anni della sua carriera aveva dedicato il suo impegno professionale e civile al supporto e all'aiuto delle persone affette dal morbo di Alzhaimer. Carlo Delle Piane si è spento fra le braccia di Anna Crispino, splendida cantante con cui si era sposato il 16 maggio 2013. Il mondo del cinema, la cultura, ma anche la tradizione popolare italiana perde un suo simbolo. Carlo Delle Piane ha saputo interpretare l'animo della nostra nazione più semplice, più bonario, più intransigentemente onesto. I suoi personaggi bonari, semplici, ingenui sono la rappresentazione plastica del meglio del nostro paese. Non è un caso che Pupi Avati l'ha voluto come l'interprete più esplicitante di una Italia che cerca disperatamente il futuro, cerca di emanciparsi dalla sua storia, ma rimane sempre uguale a se stessa nella sua ineffabile bonomia. Buon riposo Carlo. Simbolo di un paese che avremmo voluto essere.

lunedì 19 agosto 2019

NAPOLEONE, L'UOMO DEL FUTURO


Il 15 agosto del 1759 nasceva ad Ajaccio in Corsica Napoleone Bonaparte. Sono passati 250 anni dalla venuta al mondo dell'uomo che segno' per sempre i destini della Francia e dell'Intera Europa. Ha portato il code civil in tutto il mondo. Grazie a lui il diritto ha ritrovato l'unità come solo sotto Roma imperiale era già successo. Napoleone fu conquistatore. Soggiogo' l'Italia come molte altre terre. Fu rivoluzionario e dittatore. Fu uomo del popolo che divenne' imperatore. Alessandro Manzoni gli dedico' il 5 maggio, quando spiro' nel 1821 a Sant'Elena ove fu confinato dai potenti del mondo che lo avevano fermato a Waterloo. Una figura controversa, Napoleone, capace di portare repressione in nome della libertà è democrazia in nome della sua sete di conquista. Un uomo capace di calpestar la cruenta polvere, come disse di lui l'autore dei "Promessi sposi". Ma che ha saputo svegliare i popoli e donargli la sete di libertà che portò di lì a qualche anno al Risorgimento.

IL COMPLEANNO DI NANNI MORETTI




BUON COMPLEANNO NANNI!
Oggi il regista Nanni Moretti compie 66 anni. E' nato a Brunico il 19 agosto 1953. I suoi genitori, ambedue romani, erano in Alto Adige perché il padre Luigi, di origini bellunesi, voleva riabbracciare le sue montagne e far nascere suo figlio sulle Dolomiti. La vita di Nanni, però, è tutta legata a Roma. Lì studia, nel Liceo Classico Lucrezio Caro, il poeta romano che fonda la propria arte sulla filosofia epicurea. Nella Capitale comincia a girare i suoi primi cortometraggi. Gli anni '70 del secolo scorso sono per il regista tempi di sperimentazione. In quel periodo gira diversi "docu-film" legati alle manifestazioni giovanili. Nel 1976 esce il suo primo lungometraggio "Io sono un anarchico" interamente girato in Super-8, in cui appare per la prima volta il suo personaggio-alter ego Michele Apicella, ricordiamo che tale cognome era quello della madre del film maker da signorina. Da allora ci sono una serie di successi sia di pubblico che di critica. Esce nelle sale "Ecce bombo" nel 1979. Il suo film più intenso negli anni giovanili è "La messa è finita" in cui interpreta un giovane prete in preda ai dubbi e alle perplessità in una società italiana che sta diventando sempre più edonistica. Siamo nel 1985. Posso dire una cosa? Il mio film preferito di Nanni Moretti è "Bianca". Un film che riprende i temi esistenziali propri della filmografia del regista romano, ma immergendoli in una storia gialla che segue i ritmi classici del noir in una commistione fra filmografia francese e americana. Siamo nel 1978. Poi il regista si interroga sulla crisi della sinistra e del Partito Comunista Italiano. Esce "Palombella Rossa" in cui si raccontano i dubbi, le irritazioni, gli sbalzi di umore e le tensioni culturali di un parlamentare che è chiaramente iscritto al PCI. Tale onorevole riesce ad essere veramente se stesso solo durante le partite di palla a nuoto, il suo sport preferito. Nel 1990 esce la "Cosa" un documentario sulla trasformazione del PCI in quello che sarà il PDS. Il suo film più personale è "Caro diario" in cui racconta se stesso, la propria visione della vita e, finanche, la sua lotta, fortunatamente vittoriosa, contro il cancro. Gli anni '90 e '00 sono anni intensi. Il suo lavoro giunge all'acme con il film "La stanza del figlio" in cui racconta il difficile elaborarsi del lutto per una famiglia che ha visto morire uno dei suoi componenti. Il regista fa la parte di un padre che vede morire accidentalmente il giovane figlio. Fantastiche e commoventi in questo film le interpretazioni di Laura Morante e Jasmine Trinca che fanno rispettivamente la parte della madre e della sorella del giovane deceduto. Per non parlare dell'interpretazione di Moretti, dolente padre, che pur essendo psicologo non riesce a curare se stesso. Con questo film Moretti vince la "Palma d'oro" al festival cinematografico di Cannes nel 2001. La filmografia successiva è legata all'attualità politica. Si scaglia contro Silvio Berlusconi nel film "Il caimano". In questa opera critica una italia edonistica e pronta a tutto per denaro. Questo phamplet contro l'ipocrisia e la sete di denaro non gli sarà perdonato da un certo tipo di cultura. Siamo nel 2008. Nel 2011 esce "Abemus papam" che molti hanno chiamato "film profetico". Moretti racconta di un papa che non riesce a sopportare la pesantezza delle regole e, soprattutto, delle sottili ipocrisie vaticane e sceglie di lasciare il soglio pontificio. Di lì a qualche mese veramente Benedetto XVI avrebbe abdicato. Il suo ultimo film (anno 2018) è uno splendido documentario sul ruolo avuto dalla ambasciata italiana del Cile nel salvare le vite di persone perseguitate dal dittatore Pinochet durante il suo colpo di stato nel 1973. Un pezzo di cinema struggente e bellissimo che pone al centro lo spirito di solidarietà e il senso di fratellanza umana che si contrappone alle brutture del potere.Che dire? Buon compleanno Nanni!! L'Italia, l'Europa, il mondo intero e soprattutto gli spettatori hanno bisogno del tuo splendido e unico lavoro anche solo per vivere meglio.

venerdì 16 agosto 2019

novella 18/4 del corpus iuris civilis di Giustiniano

Neque enim masculus ipse in se, neque femina solum ad nativitatis propagationem sufficiens est: sed, sicut utrunque eorum coaptavit Deus, ad generationis opus, ita etiam nos eadem utiusque servamus aequalitatem.

giovedì 15 agosto 2019

GENOVA E IL PONTE

Il 14 agosto di un anno fa crollava a Genova il ponte Morandi. Il pensiero va alle 48 vittime. Oggi i lavori per la costituzione del nuovo ponte è in forte stato di avanzamento. Presto il capoluogo ligure avrà una nuova bretella stradale che colleghera', come faceva il Morandi, i due versanti della città. Ciò è stato possibile per lo sforzo sinergico della politica, del governo, nazionale e di quella locale. Il sindaco di Genova, Bucci, e il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, assieme al presidente del consiglio, Giuseppe Conte, si sono distinti nel loro impegno. Il progetto e la realizzazione del nuovo ponte si deve all'estro e all'impegno di tutti i genovesi e in particolare all'architetto e senatore a vita, Renzo Piano.


MARIA



L'ASSUNTA
E' tradizione cristiana festeggiare il 15 agosto l'ascesa al cielo di Maria madre di gesù. La convinzione di fede che Maria, primizia del creato, fosse giunta in paradiso in anima e corpo è testimoniata fin dai primi secoli del cristianesimo. Il dottore della chiesa San Giovanni Damasceno afferma nel VIII secolo dell'era cristiana: Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da cortruzione il suo corpo. Insomma fin dall'alba della chiesa fu diffusa la certezza che Maria non avesse conosciuto, a differenza degli altri esseri umani, la corruzione del sepolcro. La certezza che fosse direttamente salita al cielo al fianco del proprio figlio unigenito, Gesù, era profonda. Questo atto di fede ha trasformato il 15 agosto, festa che i romani adottarono per celebrare la potenza dell'impero e la magnificenza del primo imperator, Augusto, in una celebrazione liturgica volta a ricordare la maternità di Maria, mamma di tutti gli uomini e le donne. Questa festa popolare, vissuta intensamente da tutti i fedfeli per millenni, fu canonizzata, cioè resa festa ufficiale della Chiesa Cattolica e la assunzione di maria al cielo fu dichiara verità di fede, solo nel 1950 per volontà di Papa Pio XII. Il sommo pontefice, il primo novembre di quel memorabile anno, ha dichiarato la "dormitio Mariae", cioè la sua morte e contemporanea ascesa al cielo in anima e corpo, come verità solenne e indiscutibile. Da allora tutto il mondo cattolico il 15 agosto si ferma a pensare sulla natura e sulla santità della vita di quella donna, che giovanissima è stata chiamata al compito immane e, allo stesso tempo glorioso, di essere madre di Dio. Come non ricordare il Magnificat, la splendida preghiera in cui Maria, davanti alla cugina Elisabetta, allo stesso tempo annuncia di essere la donna chiamata a partorire il salvatore del mondo e di essere l'umile ancella di Dio, la servitrice umile del Signore a cui si affida. "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore", così inizia quella somma preghiera ricordata all'inizio dei vangeli sinottici. Noi sappiamo che Maria siede accanto a suo figlio, oggi, nella sommità dei cieli. Sappiamo che è sempre pronta ad aiutare e a pregare per noi, suoi figli, affinché affrontiamo e superiamo le ambascie del Mondo, forti della fede verso suo figlio Gesù. Maria non ci lascia mai soli. Ci guida nell'andalenante susseguirsi delle vicissitudini della vita. Ci offre speranza, davanti alle brutture grandi e piccole delle quali siamo testimoni. Maria è in cielo, questo festeggiamo oggi, ma sappiamo che allo stesso tempo è, assieme a suo figlio Gesù, al nostro fianco nelle difficoltà, ma anche nelle gioie della vita.

lunedì 12 agosto 2019

IL SOGNO

Era il mattino, e tra le chiuse imposte// per lo balcone insinuava il sole// nella mia cieca stanza il primo albore; // e più soave le pupille adombra, // stettemi allato e riguardommi il viso// il simulacro di colei che amore // prima insegnommi, e poi lasciammi in pianto. (da "Il sogno" idillio di Giacomo Leopardi)