domenica 22 marzo 2020

FERMARE IL CORONA VIRUS



IL TEMPO
I dati sulla diffusione del Corona Virus sono preoccupanti. L'Italia è il paese più colpito dal morbo dopo la Cina. In più in questo momento è la nazione in cui avvengono il numero maggiore di nuovi contagi. Insomma è il paese più colpito da questa emergenza sanitaria planetaria. Al giorno di ieri, 21 marzo 2020, erano 42681 le donne e gli uomini infettati nella nostra patria dal Corona Virus. La regione più colpita è la Lombardia con 17370 casi acclarati. Segue in questa tragica classifica l'Emilia Romagna con 5661. Al terzo posto, scendendo dal secondo in poco tempo grazie a una vincente politica di profilassi, il Veneto. Il Lazio, malgrado essere stata la prima regione in cui si sono registrati ricoveri per Corona Virus, è dietro in questa triste classifica, anche se il presidente Nicola Zingaretti risulta contagiato dal morbo. Registra "solo", scusatemi l'avverbio non certo appropriato, 1086 casi. Le altre regioni sono anche esse in difficoltà, per fare un esempio la Liguria, terra splendida, pur avendo una popolazione minore del Lazio ha un numero superiore di contagiali, cento in più, 1159, che per il fazzoletto di terra prospiciente il Mar Tirreno sono un numero esorbitante in percentuale alla popolazione. Allora è tempo di fare qualcosa. E' tempo di intervenire. E' tempo di spezzare la catena che costringe l'Italia ad essere schiava del Corona Virus. E' ora di reagire. Il virus si sta diffondendo. Sta arrivando in Abruzzo, con 494 casi. In Puglia, con 642. In tutto il paese. E' tempo di creare un virtuoso incontro di energie volte a fermare il male. Non si può assistere ancora inerti davanti ai medici e ai pazienti, ad esempio, dell'ospedale di Bergamo che pur lavorando indefessamente, non vedono la luce. Non si può non essere solidali con il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, che piange i suoi più stretti collaboratori, colpiti dal morbo. Non si può non esprimere solidarietà al presidente della regione lazio, ammalato anche lui di Corona Virus. Allora è tempo che l'esecutivo nazionale intervenga. E' tempo che il coordinamento stato regioni vada oltre le normali convenzioni istituzionali. E' tempo che si operi nell'emergenza, ponendo le basi per una forte e coordinata politica contro l'infezione. Il tempo è poco, il tempo è già scaduto, come tristemente indicano i dati della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia Romagna.Bisogna che Angelo Borrelli, responsabile della Protezione Civile, prenda in mano la situazione. Bisogna accorciare i tempi di intervento. In Lombardia è virus ha prevalso, perché è prevalsa l'inerzia. Ora bisogna creare nuovi reparti di terapia intensiva, nuove strutture di cura e profilassi nelle regioni più colpite e fare in modo che in quelle meno colpite si attenui la linea di crescita del numero dei malati. Senza far polemiche abbiamo tre esempi diversi. Uno è la Lombardia in cui il Virus è cresciuto esponenzialmente. Un'altro: il Veneto in cui la crescita del morbo è stata dapprima esponenziale e poi si è fermata. Il terzo è quello della regione Lazio in cui il morbo è stato bene o male contenuto, pur essendo la regione con la capitale la più popolosa del paese e la prima ad aver registrato casi di Corona Virus. Allora siamo uniti, come diceva un cantante, Gianni Morandi. Insieme applicando una politica di contenimento rigorosa, valida per l'intero territorio, se ne può uscire. E' arrivato il momento per Antonio Conte di prendere le redini della situazione, e indicare con forza la direzione che l'intero paese deve intraprendere per superare questo pericolo incombente. Se non ci riuscirà, sarà non solo un suo fallimento politico e della sua maggioranza, ma un danno incommensurabile per tutti i cittadini italiani, Ce la faremo. E' il motto di tutti in queste drammatiche ore. Ce la dobbiamo fare!

sabato 21 marzo 2020

PENSO POSITIVO



PENSARE POSITIVO
In questi tempi di corona virus mi ritorna in mente una canzone di Jovanotti: Penso Positivo. Il nostro paese sta vivendo una momento straordinariamente difficile. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l'intera cittadinanza italiana sta correndo un pericolo reale e, tragicamente, tangibile. Tutti potremmo essere colpiti dal male, esattamente come i nostri nonni o i nostri padri potevano rimanere vittime di bombardamenti e rastrellamenti in quel tragico arco di tempo che va dal 11 giugno 1940, primo bombardamento dell' aereo nautica francese e inglese sulle grandi città industriali del Nord Italia, al 25 aprile 1945 giorno della Liberazione. Da allora ad oggi la nostra Repubblica ha affrontato altre gravi prove: terrorismo, eventi catastrofici naturali, gravi crisi economiche.Ma è la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale che è messa a repentaglio la vita dell'intera collettività. Come affrontare questa prova inedita per il nostro stato democratico? Il morbo si diffonde con lo svolgere e l'espletare di rapporti interpersonali che fino a ieri erano considerati il fondamento indiscutibile del nostro essere sociale. Dialogare faccia a faccia con un interlocutore, può portare la malattia. Scambiarsi una busta della spesa, può essere lo strumento per trasferire quegli umori corporali in cui si annida il virus. Allora tutto diventa pericoloso. Le nostre certezze vengono scalfite. La Lombardia, la regione più ricca d'Europa, è seriamente colpita. La Regione orgoglio del nostro paese, la più florida e la più culturalmente avanzata del Vecchi Continente, colpita al cuore. E' di qualche settimana fa l'intervista del presidente della regione, Attilio Fontana, che racconta come il virus, malgrado i provvedimenti che lui stesso aveva preso, non aveva mancato di colpire dei suoi collaboratori. Poi c'è la più grave dichiarazione del Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, che racconta che lui stesso è stato colpito dal male, dal Corona Virus. Allora l'Italia sembra ferita, morta. Tante regioni, tante comunità, sono in ginocchio. Paesi e città del bolognese, del veneto, e di altre realtà contano le proprie vittime della malattia in migliaia ormai. Tutte le regioni del paese hanno malati e morti. In questo contesto estremamente drammatico bisogna pensare positivo. Bisogna essere convinti che il Corona Virus si può vincere. Bisogna essere convinti che l'opera strenua del personale medico e paramedico riuscirà ad avere sopravvento sul male. Bisogna pensare che lo spirito collettivo di abnegazione e di volontà di vincere e superare i momenti difficili riuscirà ancora una volta a rinfrancare il nostro popolo, esattamente come i nostri nonni si riaffrancarono dai tremendi lutti della Seconda Guerra Mondiale. Io non so se la politica, il governo di Giuseppe Conte, sia all'altezza di questo compito difficile. Non so se l'esecutivo nazionale sia il migliore possibile. In questo momento la cosa necessaria è che tutti facciano la loro parte. Tutti devono pensare al bene collettivo. Tutti devono pensare a sconfiggere il Virus. Penso all'opera generosa di Silvio Berlusconi, che ha voluto donare al suo presidente regionale, Attilio Fontana, i soldi per affrontare la crisi sanitaria. Penso alla generosità di altri imprenditori che hanno voluto dare milioni alla Protezione Civile. Ogni sforzo, ogni contributo, è prezioso. Quello grande di Berlusconi e di altri industriali, ma anche quello piccolo di ognuno di noi, che può esplicarsi semplicemente stando a casa. Pensare positivo, come diceva Jovanotti, è anche solo questo: fare il proprio dovere, ubbidire alle regole dello stato e sociali, in questo momento di difficoltà estrema per tutti.

lunedì 16 marzo 2020

IL CORONA VIRUS E NOI



SPERANZA
Il Corona Virus ha segnato le nostre esistenze. La vita è cambiata. Oggi ciò, che ieri era semplice routine quotidiana, è diventato strumento di propagazione di una malattia che è pericolosa anche perché sconosciuta. Un morbo che si propaga nell'aria, una epidemia che tocca chiunque basta essere vicini alla persona sbagliata, è con dolore che definisco così una persona che è solo malata. Allora diventa una avventura andare a fare la spesa. Un proverbiale atto di spericolatezza andare a comprare il giornale. Un grande atto di coraggio andare a lavoro. Ma cosa fare davanti a tutto questo? Come comportarci davanti al pericolo invisibile? Come pensare a far fluire la nostra vita mentre il male incombe sulla nostra esistenza? La risposta è in una semplice parola: speranza. La speranza di continuare con orgoglio a vivere la nostra esistenza. La speranza di continuare ad abbracciare i nostri cari. La speranza di poter vivere con loro una serena esistenza. Io ho negli occhi il terrore nel volto di coloro che in televisione hanno raccontato di come si sono scoperti vulnerabili. Sono andati a dare testimonianza di come hanno scoperto di conoscere infettati o di esserlo loro stessi. Allora bisogna dirgli e dirci: abbiate speranza. Il male è battibile. Dal Corona Virus si può guarire. Dal Corona Virus si può stare lontano. Basta usare le giuste accortezze. Basta supportare umanamente, oltre che materialmente, il valoroso personale medico e paramedico che in questi giorni da prova di abnegazione. Basta stare a casa quando il nostro interagire con il mondo esterno è certamente causa di diffusione del male. Basta riscoprire e calibrare un senso della misura, che necessariamente oggi è diverso da quello utilizzato per il vivere quotidiano di solo qualche mese fa. Se, faccio un esempio, bere un bicchierino di troppo in cantina era sbagliato, oggi è sbagliato andarci in cantina. Non a caso questi ed altri esercizi restano chiusi per decreto del Presidente del Consiglio. Allora usiamo l'intelligenza, usiamo la saggezza che ci dà la possibilità di ponderare le nostre azioni. Avere speranza è sinonimo di avere senso della misura. Domani, quando tutto sarà finito, ci domanderemo chi ha sbagliato, chi poteva fare e non l'ha fatto, chi poteva prevenire e non si è adoperato per farlo. Oggi siamo squadra. Oggi lottiamo insieme con un nemico che non guarda in faccia nessuno, che colpisce chi ha torto e chi ha ragione, chi la pensa in un modo o in un altro. Oggi pensiamo e agiamo sinergicamente per l'obbiettivo supremo di tutelare la salute di tutti. Comunque, mi azzardo a dire, vinceremo. Comunque prima o poi sconfiggeremo la malattia. Ma se saremo in grado di farlo presto e con senso di fratellanza riusciremo anche a costruire un sistema sociale migliore che terremo caro per i giorni futuri. Coraggio. Oggi è tempo di speranza.

domenica 15 marzo 2020

UNA DOMENICA PARTICOLARE




UN PO' DI CALMA
La domenica con il Corona Virus è anche un giorno per vivere "oltre" le frenesie sociali. Un modo per stare con se stessi, assieme ai propri cari, per riscoprire la bellezza del vivere domestico. A Bari, la città dove vivo, la serata di ieri, 14/03/2020, è stata sfruttata da molti per una bella panzerottata in famiglia. Una piccola nota, se non sapete cosa sono i panzerotti, magari, non è detto, avrete una minore percentuale di colesterolo nel sangue, ma sicuramente vi siete persi una impareggiabile goduria alimentare. Ma andiamo oltre. Dicevo che la serata di ieri, la giornata di oggi, magari anche le prossime venture saranno un momento per rimanere a casa. Un momento per riassaporare intensamente la gioia che produce l'affetto dei propri cari. Anche i dissidi, i piccoli e grandi alterchi, diventano un tangibile segno dell'importanza che ha l'altro nella nostra vita. Il valore superiore che ha un figlio, una figlia, una mamma, un marito, un fratello per noi. Anche litigare, anche confrontarsi dialetticamente, e anche non dialetticamente con l'altro manifestano che siamo vivi e che ci vogliamo bene. Tutto acquista un valore relativo davanti al valore dell'amore. Anche i rissosi alterchi fra bambini diventano un felice ricordo da serbare nella memoria storica familiare, anche se la mamma e il papà comunque metteranno "a posto" i pargoli rissosi. Allora godiamoci la vita, godiamoci la pace familiare, godiamoci i rapporti veri e intensi fra familiari. Non lasciamoci sfuggire l'occasione di sfruttare la calma che ci impone la preponderante e forte virulenza del virus. E' bene approfittare di questa situazione per riassettare, non tanto la propria vita, ma la propria anima. E' il tempo, lo dico principalmente a me stesso, di porsi delle domande radicali. E' tempo di domandarsi il vero senso della vita, delle cose delle azioni che compiano. Io credo che la risposta a queste domande non le troveremo nei Opinion leader della televisione. Non ce le daranno i leader politici, a prescindere se sono bravi o inetti. Non ce le daranno neanche i filosofi, del passato o di oggi, né gli scienziati, anche se il loro impegno è da apprezzare e i loro elaborati da studiare con attenzione. Non ce le daranno nemmeno i medici e i paramedici, che pur si stanno dannando l'anima per tutelare la nostra salute in questo momento eccezionalmente gravoso per loro e pericoloso per tutti. Le risposte che cerchiamo sono negli occhi di un nostro nipote, di un nostro figlio, di una nostra figlia, di nostra mamma di nostro padre. Le risposte vere sono nella sacralità che è l'amore familiare. Di fronte all'emergenza, alla riscoperta del valore profondo della vita quando è messa in pericolo, tutte le domande sulla famiglia, sul valore giuridico di essa e sul suo fondamento legale e formale diventano poca cosa. Tutte le diatribe su famiglia di fatto o su famiglia naturale diventano un argomentazione assolutamente inutile. La Famiglia è colui o colei che ci stringe la mano, è chi ci dice "insieme non abbiamo paura", chi dice "supereremo anche questa". La calma serve anche a questo a riscoprire che il senso delle cose non si cerca nelle gradi filosofie e dottrine, ma nel rapporto inter- relazionale con chi ci sta vicino e ci vuole bene.

domenica 8 marzo 2020

IL SEGRETARIO DEL PD POSITIVO AL CORONA VIRUS


Chi la fa l'aspetti. 

Erano di ieri, 6 marzo 2020, le polemiche sull'uomo della scorta del senatore Matteo Salvini positivo al corona virus. Oggi il segretario del Partito Democratico e presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha dichiarato di essere lui affetto dal morbo. È un continuo susseguirsi di dati e eventi sconcertanti. La politica, perfino la "casta", non sembra immune da un contagio che si fa ricatto per l'intera nazione. È tempo forse di superare le polemiche. È tempo di pensare al bene comune. È tempo di agire con prontezza e sinergia contro il male. È di qualche giorno fa la foto sconsolata di Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia, che con in volto una mascherina raccontava di come la situazione sanitaria fosse fuori controllo. Raccontava di come suoi stretti collaboratori erano infetti, come la macchina di cura e prevenzione non avesse funzionato. Le immagini di Zingaretti malato e Fontana frustrato, dovrebbero far trasparire una Italia fallita, con quasi 2000 casi di Corona Virus nella sola Lombardia e migliaia nel paese. Ma è tempo di sperare. È tempo di infrangere i muri della diatriba politica, per fare unico fronte contro la malattia. Il morbo colpisce tutti, purtroppo. Insieme dobbiam combatterlo e vincerlo. Speriamo ogni barriera. Chi la fa, cioè chi utilizza il male per propaganda, rischia di aspettarsi perfino il male a pochi passi da sé.

L'ITALIA AL TEMPO DEL CORONA VIRUS


EVITARE DI VIAGGIARE?

Premetto una cosa importante, sono consapevole di essere un potenziale produttore di "fake news". Nel senso che non sono né un medico, né un'esperto di calamità che potrebbero danneggiare la vita sociale e la salute delle persone. Allora perché scrivo? Per la semplice ragione che la scrittura mi aiuta a superare le angosce, mi offre la possibilità di far uscire fuori le paure, per poi esorcizzarle in qualche maniera. Ho premesso questo per giustificare le sicure corbellerie che mi accingo ad esplicitare.
Forse in questo momento è il caso di evitare inutili viaggi. Non solo per proteggerci dal virus, ma per proteggere gli altri da noi. E' ovvio che chi scrive, come ognuno di voi che leggete, si reputa sano. Non ho febbre, non ho raffreddore, quindi potrei essere infettato da altri e non certo infettare. Ma reputo assolutamente probabile che come io considero un potenziale pericolo l'accidentale avventore, anche il passate che incontro per strada reputa me un pericolo. Allora come fare a superare le paure? La risposta è evitare di passeggiare, di viaggiare, di circolare in questo momento delicato per l'intero paese. Per evitare di infettarsi con un virus aerobico, cioè che si diffonde nell'aria, è quello di evitare di stare vicino a molte persone. Come indicano le ordinanze del governo bisogna evitare i luoghi pubblici molto frequentati. Soprattutto i luoghi chiusi: i cinema, i teatri, i palazzetti dello sport, ma anche gli stadi, che pur essendo luoghi aperti, comunque impongono la vicinanza con migliaia di persone. La stessa cosa vale per i centri commerciali, i negozi e i supermercati. Ma la cosa da sottolineare è che bisogna evitare ogni tipo di lungo spostamento inutile. Il continuo fluire di persone da una regione all'altra, da un luogo ad un altro, cambia la stessa valutazione che gli organi statuali preposti alla prevenzione devono avere per evitare il propagarsi del virus. Andare via non salva, ma rende difficile il pronto ed efficace agire dei soccorritori. Infermieri e medici vengono spiazzati da un repentino mutare delle popolazioni. Ovviamente al momento è fuori luogo chiedere di restare tutti a casa. Chi normalmente è costretto a viaggiare, è bene che rispetti le interdizioni ministeriali, è bene che si astenga ad uscire o ad entrare nelle cosiddette "zone rosse", ma se non si trova in tali frangenti è bene che faccia la sua vita normale. Gli altri, noi, però dovremmo scegliere di contenerci. Rinunciare a muoversi, se è inutile, Restare calmi, rimanere attaccati al proprio territorio. Agire con la dovuta calma e con spirito di solidarietà comunale. Il morbo si vince facendo con convinzione il proprio compito, servendo la nazione nel proprio ruolo. Certo in questi momenti chi compie un lavoro prezioso e ineguagliabile sono i medici e gli infermieri. A loro va il nostro sentito ringraziamento. Ma ogni cittadino, svolgendo le sue mansioni, anche quelle familiari (di madre, padre figlio figlia e nonni) può essere prezioso al paese.

domenica 9 febbraio 2020

AL FESTIVAL DI SAN REMO 2020 ARRIVA TARANTO



DA SAN REMO A TARANTO
Il cantante Diodato ha vinto la edizione 2020 del Festival di san Remo. Il cantante è di Taranto. Ha vissuto la sua fanciullezza e la sua maturità nella città pugliese, pur essendo nato ad Aosta. La Canzone che ha vinto il festival è una canzone intimista che si intitola "Fai Rumore" . E' sostanzialmente il racconto dei sommovimenti del nostro cuore prodotti dalle semplici azioni quotidiane del nostro amato o amata. Una canzone delicata e, passatemi il termine, semplice. E' il trionfo dei rapporti fondamentali e allo stesso intimi che sono fra una coppia. Ma il fatto che Deodato venga dalla Puglia e abbia trionfato nella città ligure è un evento evocativo di dolori e di speranze. Sia la Puglia sia la Liguria stanno vivendo momenti estremamente difficili. Taranto, la città di Deodato, sta vivendo la crisi della più grande e importante acciaieria europea, la ex italsider, mentre la Liguria sta vivendo una crisi paesaggistica senza precedenti. Le strade della regione del nord sono senza pace, ogni giorno crolli e dissesti stanno segnando una realtà che fa del commercio, e quindi del trasporto, la sua stessa ragione di vita. E' tempo di mutare lo stato delle cose, è tempo di sentire il rumore del cambiamento, per parafrasare la canzone di Deodato. E' tempo di dare speranza ai lavoratori del Nord e del Sud del paese, stretti nella comune angoscia prodotta dal pensare che il domani è pieno di ostacoli. Bisogna avere la capacità di cogliere la bellezza della vita nel rapporto intimo fra le persone, come insegna la canzone di Deodato, ma allo stesso tempo di saper prospettare un futuro collettivo migliore per tutti e per ognuno di noi. "Fai rumore" dovrebbe essere il motivo dominante per ridefinire ogni rapporto. Fai rumore, fai sentire ciò che pensi e ciò che speri, per costruire una vita felice con gli altri. Fai rumore per garantire sviluppo a Genova come a Taranto e a tutto il nostro paese. fai rumore per dare speranza alla tua e alla nostra esistenza. Fai rumore.. cambia lo stato delle cose. Evviva Deodato vincitore di un festival delle canzonette, certo, ma simbolo di unità di un'Italia che ha problemi, certo, ma che vuol ripartire.