SAN NICOLA
Oggi, 06/12/2020,si festeggia la nascita al cielo di San
Nicola, vescovo di Mira. Secondo la tradizione il prelato sarebbe morto nel 343
dopo Cristo proprio in questo giorno. La vita di Nicola non è molto certa. Le
fonti storiche sulla sua esistenza si intrecciano con una vasta letteratura
leggendaria. La sua bibliografia è talmente incerta che alcuni storici
affermano che in realtà non sia mai esistito. Tali tesi, però, sono invalidate
da certe comparazioni storiche che accertano la presenza di Nicola in alcuni
eventi fondamentali per il suo tempo, come lo storico Concilio di Nicea, il
consesso di prelati e teologi cristiani che definì la natura consustanziale di
Gesù. Cioè in quel concilio di riconobbe la natura Divina e Umana del Cristo,
negando sia la tesi di Ario, che affermava che Gesù era un uomo e basta, sia
quella Gnostica, che affermava che Gesù era Dio sceso in terra quale semplice
effige della sua regalità senza aver assunto le fattezze umane se non solo
nella forma. Insomma se noi festeggeremo il Natale quale nascita di Dio in
terra il 25 dicembre prossimo, lo dobbiamo anche a San Nicola. Ma il vescovo di
Mira non era solo un fine teologo. Era un sacerdote a servizio della sua
comunità. Seppe proteggere brillantemente la sua comunità di fedeli dalla
terribile e, ultima, persecuzione Romana voluta dall’imperatore Diocleziano nel
305, atto che lo costrinse all’esilio.
Nicola era protettore dei bimbi e delle vedove. Non sappiamo se è vero o
è solo un apologo il racconto che abbia resuscitato dei bambini, uccisi e
tagliati a pezzi da un perfido oste (i possessori di vinerie sono da allora
considerati persone perfide per la letteratura mondiale, ricordiamo l’oste dei “Promessi
Sposi” di Alessandro Manzoni oppure il maldicente proprietario di un albergo
dei “Fratelli Karamazof”) e poi nascosti in una botte di vino. Un atto
terribile che esplicita la cultura violenta dei tempi in cui visse Nicola, una
violenza che il santo combatte con decisione, facendosi testimone di una cultura
di amore e solidarietà in contrasto con la spada e la forza allora, come
purtroppo anche oggi, prominente. Questo miracolo valse al santo il giusto
titolo di protettore dell’infanzia, fino al punto che le popolazioni del Nord Europa
gli riconobbero il compito di essere latore di doni ai più piccoli il giorno di
Natale. Infatti da secoli San Nicola è Babbo Natale. È lui il vecchietto sulla
slitta tirata da renne che porta doni ai bambini e alle bambine buone/i.
La centralità di San Nicola nel Cristianesimo è dovuta al
fatto che la sua predicazione è avvenuta in Asia Minore, oggi la sua Mira è in
Turchia, terra che ai suoi tempi si chiamava Anatolia ed era parte più
importante dell’Impero Romano d’Oriente, non a caso a pochi chilometri sorgeva
la maestosa capitale romana, Costantinopoli, oggi Istanbul. Questo lo rende
caro sia ai Cattolici che agli ortodossi, i due rami del Cristianesimo che lo
scisma del 1054, frutto della discordia fra il papa di Roma Leone IX e il
patriarca di Costantinopoli Michele, divise. Nicola è venerato in tutta la
Russia, la grande nazione Ortodossa, convertita al cristianesimo dalla cultura
greca e per questo da sempre legata alla chiesa nata sulle sponde dell’Egeo.
Insomma Nicola è il santo che unisce, che allevia gli scontri, che purtroppo
sono stati durissimi nei secoli. Quando nel XI secolo alcuni marinai baresi presero
le spoglie mortali di San Nicola da Mira e le posarono nella loro città che
eresse la monumentale basilica a lui dedicata, la storia mediterranea cambiò
radicalmente. Da allora una piccolissima città di mare pugliese, Bari appunto,
che fino a quel momento relegata alla
marginalità dalle più prospere città di Taranto e Brindisi, divenne il centro
di una devozione internazionale che ancor oggi porta milioni di pellegrini nel
capoluogo pugliese, probabilmente diventato tale, superando Lecce Brindisi
Taranto e Foggia, proprio perché si conservano in tale luogo le spoglie mortali
di San Nicola. Urge ricordare che addirittura Bari, in quei tempi, non era
neanche sede di tribunale imperiale(dell’impero bizantino, prima, e dell’impero
Sacro e Romano, poi) , Trani una cittadina a pochi chilometri aveva questo
titolo. Allora appare chiaro che le sorti della città di mare pugliese sono una
cosa sola con il culto nicolaiano. Bari è San Nicola. La sua storia, le sue
tradizioni, i suoi riti, le sue feste sono segnate dall’impronta che il santo
ha lasciato nella città. Bari è la sua tradizione e la tradizione della città
si basa sul racconto della vita del santo. Allora è facile capire il perché 8
dicembre, data della salita al cielo di Nicola, e l’otto maggio, data in cui si
festeggia l’arrivo delle spoglie mortali del santo in città, diventata fin
dagli anni 1000 festa patronale, sono i momenti più importanti della vita
comunitaria cittadina. Bari è la città che ospita le spoglie mortali del santo
che unisce le due anime del cristianesimo, quella orientale e quella
occidentale, per questo motivo Bari è il luogo in cui ostinatamente e con
decisione si cerca l’unità in nome della fede. A inizio di quest’anno, il 2020,
poco prima che la terribile pandemia cambiasse le nostre abitudini sociali e i
modi di vivere le esperienza collettive, papa Francesco è venuto proprio a
Bari, proprio nella Basilica di San Nicola, per dialogare con le altre chiese
cristiane, continuando un processo di riappacificazione e riunione iniziato dal
suo sommo predecessore San Giovanni Paolo II che seguì le tracce di unità
lasciate proprio da San Nicola, il santo di tutti i cristiani.
Insomma Nicola è la sintesi di allegorie cristiane
importanti. Ricordiamo che l’allegoria è una forma di espressione fondamentale
per il mondo cristiano. Un uomo, una donna, o anche un oggetto oltre ad essere
se stesso riesce a incarnare qualcosa di altro, da cui il termine allegoria,
qualcosa di ben più grande. Per provare a comprendere il senso dell’allegoria è
bene ricordare che la Beatrice di Dante, oltre ad essere l’amata del poeta è
anche nella Divina Commedia la Teologia. Lo stesso è San Nicola, oggi non è
solo il vescovo vissuto quasi duemila anni fa, è anche la stessa unità dei
cristiani, in suo nome il credente di Mosca e il credente di Bari, Roma e
Parigi si sentono parte di una comunità. Ecco perché il Santo di Mira è
fondamentale per la vita umana.
Vorrei aggiungere una cosa. Ci sono alcuni storici Turchi
che affermano che non è vero che i marinai baresi abbiano trafugato le spoglie
del santo nel 1089, dicono che il santo si trova tutt’oggi nella chiesa
patriarcale di Mira e che i marinai abbia traslato, per sbaglio, i resti di un
comune fedele, non del Santo. Io sono barese, io non credo che il santo si
trovi ancora in Turchia, non solo per spirito di campanilismo, ma per la
certezza che i dati storiografici che attestano l’arrivo delle spoglie mortali
del santo a Bari sono di fatto inconfutabili, perché si basano su un indagine
documentale ed archeologica. Ma appare confortante sapere che uno stato
mussulmano, che apparentemente non ha alcun interesse culturale e religioso a
rivendicare i legami con San Nicola, in realtà si senta pronto ad assecondare
le tesi di studiosi che affermano che il santo è nella loro terra e a farsi
orgogliosi di questo, questo è segno infatti che la pace fra culture e
religioni diverse è possibile, grazie anche a figure che uniscono i popoli come
appunto quella di San Nicola. Allora auguri a tutti quelli che si chiamano
Nicola, auguri ai bimbi che aspettano i doni portati dal santo, e auguri a
tutta l’umanità che ha bisogno di figure, di allegorie, che uniscono e non
dividono. Insomma auguri a tutti noi, perché San Nicola è il santo di tutti e
di ognuno.