Il 3 dicembre ormai da diversi anni è la giornata internazionale della disabilità. Cosa vuol dire? Le Nazioni Unite hanno scelto questo giorno per fermarsi e meditare tutti insieme su come superare ogni tipo di barriera che rende difficile, e in alcuni casi purtroppo impossibile, per le persone diversamente abili avere una vita sociale attiva ed esercitare interamente tutti i loro diritti sociali, politici ed, in generale, propri di ogni persona. Si parla di diritto alla salute, ogni persona deve avere la possibilità di vivere senza gli affanni prodotti dalle patologie. Si parla di diritto alle relazioni sociali, ogni persona deve interagire e ha diritto di farlo con il proprio prossimo con i propri concittadini. Diritto alla dignità, che vuol dire che ognuno, a prescindere dal proprio status sociale alla propria appartenenza ad un genere e, è bene sottolinearlo, a prescindere dalla proprie capacità psicofisica, ha diritto ad avere una vita in cui esprima tutte le sue potenzialità ed abbia la possibilità di esprimere la ricchezza che è nel proprio animo.
In forza di questo assunto, che deve essere proprio di ogni istituzione
pubblica o privata, di ogni organizzazione sociale pronta a promuovere la
persona umana, è bene che oggi si pensi a come fronteggiare le gravi
inadempienze sociali che rendono inattuato l’articolo 3 della Costituzione
Italiana che mette come pilastro della vita politica ed istituzionale della
Repubblica la rimozione di ogni tipo di ostacolo che rende difficile il
compimento dell’uguaglianza di ogni essere umano. Lo sforzo deve essere attuato
a più li
velli. In ambito internazionale le istituzioni interstatali, penso all’ONU
ma anche alla Comunità Europea devono operare attivamente rendere fattibile la
lotta ad ogni tipo di diseguaglianza. Le comunità statali e regionali devono
mettere in primo luogo al centro la persona umana, con le sue fragilità e
potenzialità, affinché i diversamente abili, le donne, gli uomini, gli operai
gli intellettuali riescano, tutti, a mettere al servizio le proprie energie per
il bene comune e per avere un sostentamento dignitoso per la propria vita e per
quella dei propri familiari. Cambiare in meglio il nostro stato sociale è
possibile, anche in questo tempo di pandemia. Anzi aggiungo proprio in questo
tempo segnato dal coronavirus, dobbiamo e possiamo pensare ad una società
inclusiva, in cui le capacità di tutti possano essere strumento per superare
ogni tipo di difficoltà e crisi economico sociale. Ecco perché, oggi, 3 dicembre
2020, non è solo la giornata della disabilità, non deve essere soltanto un
tributo, pur doveroso, a tutti coloro che soffrono di problemi psico motori
gravi, purtroppo spesso gravissimi. Ma deve essere un giorno per pensare e
operare in modo da costruire non solo un domani, ma anche un oggi migliore, in
cui l’inclusività, il rendere tutti cittadini e cittadine attive, è una risorsa
fondamentale per l’intero paese e per il mondo intero. Allora buona giornata
della diversabilità, ognuno di noi è diverso dall’altro, ognuno di noi ha
difficoltà e capacità uniche rispetto al proprio prossimo, saperle utilizzare e
metterle in risalto, è un modo per creare ricchezza soprattutto umana, ma anche
economica, che renderà migliore la vita e gli darà un senso nuovo, più
compiuto.
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