martedì 2 gennaio 2018

L'INCONTRO CON GLI ALTRI

DIRE SI


Troppe volte nella vita esprimere il proprio essere la propria personalità ha voluto dire creare contrapposizioni verso gli altri. Ci si afferma come essere umano ponendosi in posizione dialettica verso l'altro. Si afferma se stesso negando il prossimo. Questo è il fondamento della dialettica di Hegel. Il porsi in conflitto con l'altro, il creare uno scontro con lui, permette al proprio essere di affermarsi. L'autoaffermazione negativa è alle basi di tutta la filosofia, la cultura e la società moderna e contemporanea. "Si è vincente" perché si è sconfitto l'altro. Questa logica fu anche di Karl Marx quando teorizzo lo scontro epocale fra borghesia e proletariato. Lo scontro fra interessi economici che diventa una vera e propria guerra. Il dire no, il negare il diritto dell'altro a pensare ad esprimersi ad essere, è una logica bellicistica che ha segnato tutto il Novecento. Le nazioni, durante le guerre, hanno avuto l'obbiettivo di annientarsi l'una contro l'altra. I capi di stato non hanno avuto scrupoli di mandare al macello milioni di persone pur di ottenere i propri obbiettivi. Allora proviamo a rovesciare i termini. Affermarsi non può voler dire prevalere sull'altro. Non deve essere accettabile l'idea che per vivere meglio la propria vita bisogna entrare in competizione con l'altro, bisogna vincere e umiliare il prossimo. Allora proviamo a cambiare i termini del pensiero dominante. Proviamo a dire che il "si" è l'elemento fondante. Non è nostro interesse dimostrare che le tesi altrui siano erronee, non è nostro obbiettivo smontare le posizioni altrui, confutare le sue idee. Quello che dobbiamo porci come scelta di vita è fare in modo che le nostre idee siano in armonia con quelle altrui, che le nostre parole siano ascoltate e che quelle altrui siano udite da noi. Superare la logica dialettica, superare la visione di un mondo in cui ognuno deve prevale sull'altro, cercare l'armonia fra le persone è un modo per cominciare a pensare a una società più giusta, ma, cosa più importante, in cui si possa vivere tutti meglio. Spesse volte la parola, l'agire altrui, diviene un fastidio. Si teorizza che tacitare l'altro sia un bene. Questo è un modo di atteggiarsi alla vita Hegeliano, cioè in una visione dell'esistenza che è conflittuale Superare invece il perenne stato di guerra, non solo guerreggiata ma anche quella che alberga nei nostri cuori, può essere una soluzione ai tanti problemi che affliggono il quotidiano, può essere un modo per trovare pace e armonia in un mondo di scontro.


testo di Giovanni Falagario


IRAN

IRAN
In Iran there are popular protests. The economic crisis has given rise to protest.it happened yesterday, 01/01/2018. In the city of Mashad there has been the most numerous participation. The population complains about too very expencive food prices. inflation is at 11.7%. 35 people died in the clashes with the militia.A civil war is feared.

PROTESTE IN IRAN



IRAN: IL POPOLO INSORGE
Contro il carovita e un regime autoritario il popolo iraniano in queste ore scende in piazza. Una protesta oceanica che ha spiazzato il regime di Teheran che non si attendeva l'avvio di moti popolari. Come era già successo nel 2009 la gioventù della Persia occupa le strade, fa sentire la sua voce. Chiedono una riforma radicale del sistema, meno controllo da parte delle autorità religiose islamiche e più esercizio della democrazia. L'Iran vive da tempo una crisi economica senza precedenti. La guerra che sta compiendo contro lo Stato Islamico in Iraq e in Siria sta spossando le sue finanze. La popolazione è infuriata. Chiede che il regime smetta di utilizzare soldi ed energie per appoggiare Hassad e la il popolo palestinese e si concentri sulla ricostruzione economica. Questa ondata di protesta potrebbe sconvolgere gli assetti politici di un Iran che è ormai da tempo l'ago della bilancia in Medio Oriente. Teheran da essere dominus della scacchiera asiatica, potrebbe diventare il luogo in cui si svolge un guerra civile. Trump esulta. Non c'è dubbio che le manifestazioni in Iran confermano la giustezza della sua politica in Medio Oriente volta ad appoggiare Israele che considera da sempre l'Iran il suo principale nemico. Ovviamente non possiamo che essere con lui nell'appoggiare la popolazione che esprime il suo afflato alla libertà e alla giustizia. Speriamo vivamente che l'Iran possa rinnovarsi e riscoprire le sue tradizioni umaniste. La popolazione iraniana nella storia è sempre stata capace di esprimere cultura, apertura all'altro e libertà. Speriamo che queste manifestazioni dischiudano una nuova stagione di rinascita non solo per il Medioriente ma per l'intera umanità. Intanto il regime comincia ad usare le armi. Già si registrano morti fra le fila dei dissidenti scesi in piazza. I Pasdaran, la guardi islamica, ha reagito alle manifestazioni sparando alcuni colpi di arma da fuoco sulla gente. Quello che può succedere in Iran è un'incognita. Il dialogo imbastito da Europa e da Usa obamiani di solo un paio di anni fa sembra depositato per sempre nell'armadio dei fallimenti della storia. A vincere sembra la politica di Trump sempre meno accondiscendente verso il potere persiano. Intanto in Iran i conservatori, coloro che hanno criticato le pur limitate aperture democratiche dell'attuale presidente Rouhani, pensano già al loro ritorno al potere. Chi avrà ragione Trump che pensa che la chiusura del dialogo con l'Iran porti la caduta del reggime degli aiattollah oppure la parte conservatrice dell'Iran che vede nella debolezza di Rouhani in modo per tornare al potere? Staremo a vedere.Ciò non toglie che l'appoggio alla popolazione iraniana che sta esprimendo il suo malcontento è doveroso. Un popolo ha diritto a chiedere libertà, dignità e giustizia sociale.
testo di Giovanni Falagario

lunedì 1 gennaio 2018

HAPPY 2018

HAPPY NEW YEAR
We, who are writing for "Racconto a mano libera", wish a happy 2018 to everyone. We hope you read us. We hope that the things we say are interesting. this year we will try more often to write in English. We would like to introduce ourselves to people who do not speak Italian. We would like to build a bridge between distant people. We hope you will assist us in this. We want you to give us your opinion. A Happy new year for you.
written by Giovanni Falagario

IL DISCORSO DEL PRESIDENTE



RICORDARE LA COSTITUZIONE
Ieri il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha pronunciato agli italiani il tradizionale discorso di fine anno. Come ogni 31 dicembre il primo cittadino della repubblica fa un bilancio istituzionale dell'anno trascorso e traccia le linee di quello che verrà. Mattarella ha scelto di cominciare il suo discorso dedicando alcune parole belle e sentite alla Costituzione che proprio oggi compie i suoi primi settantanni di vita. Ha ricordato come la legge fondamentale è la fondamenta della nostra casa comune. Come ricordava Don Luigi Sturzo, uno dei nostri padri costituenti e reggitori della democrazia italiana nascente. Sui valori che sono contenuti nella Costituzione si fonda il nostro vivere civile. A Marzo, ha ancora ricordato Mattarella, andremo a votare, bisogna ricordare che questo è il modo più consono per manifestare la volontà del popolo, che siamo tutti noi. Astenerci vuol dire non contribuire alla diuturna ricerca di un domani migliore per ciascuno di noi e per l'intera comunità. Sergio Mattarella ha fatto un parallelo fra la generazione nata nel 1999, che si accinge a votare quest'anno per la prima volta, e la generazione nata nel 1899, quella nel 1917 si accingeva ad andare al fronte. Dobbiamo ringraziare il cielo e la nostra costituzione, fondata sulla pace e la fraternità dei popoli, se il nostro paese da settantanni non conosce guerra nei propri confini. Bisogna ringraziare le sforzo dei padri costituenti se i nostri giovani non si armano di fucili ma di matita e scheda elettorale per decidere i destini del paese. Il presidente ha ricordato tutti i cittadini italiani che vivono tutt'oggi in una situazione precaria, senza casa, a causa dei vari sisma che si sono susseguiti. Ad Ischia, in Abruzzo, nel Lazio in Umbria si sta lavorando ma non abbastanza, ha tuonato il presidente, per ridare serenità alla gente. Il presidente ha ricordato anche la siccità e gli incendi boschivi causati dai cambiamenti climatici, bisogna far qualcosa per conciliare progresso e natura. Ha ricordato l'Ilva di Taranto fabbrica in cui il lavoro e l'ambiente sembrano due valori fra loro inconciliabili. Bisogna trovare un anello di congiunzione, un modo per armonizzare la natura e lo sviluppo ha detto Mattarella. Il lavoro deve essere messo al primo posto dell'agenda del paese. Bisogna dare dignità a tutti coloro che lavorano e vogliono lavorare,quindi anche i disoccupati e gli inoccupati, come dice tutto il titolo III della nostra costituzione. Mattarella conclude augurando che il nuovo anno porti speranza e felicità per il nostro paese e per ognuno di noi.
Testo di Giovanni Falagario

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE



UNA GIORNATA DI PACE
Oggi la chiesa celebra la LI giornata mondiale della pace. Da cinquantun'anni il 1 gennaio è il giorno in cui il mondo cattolico prega per la pace nel mondo. La prima giornata della pace fu istituita da Paolo VI. Da quel lontano 1967 il primo giorno dell'anno è dedicato, oltre che a Maria madre di Gesù e della chiesa, alla meditazione sul dono divino della pace. Quando nacque la ricorrenza il mondo era diviso in due blocchi. C'erano gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica che si fronteggiavano e minacciavano di usare gli ordigni atomici. Paolo VI volle affidare a Maria l'umanità e il Creato affinché fossero preservati dalla vanagloria e dall'egoismo umano che porta alla guerra. Oggi il mondo è cambiato. Sono altre le minacce, non meno terribili, che rischiano di uccidere miliardi di innocenti. Il cambiamento climatico sta portando carestia e sete in molti angoli della terra. La penuria d'acqua sta cambiando perfino gli equilibri politici di molti territori. Il fenomeno migratorio è causato da tremendi eventi naturali e antropici, cioè causati dall'uomo, che stanno costringendo milioni di persone a lasciare i loro luoghi natii, per raggiungere lidi più sicuri. Il papa, Francesco, ricorda nelle sue preghiere questi fratelli che si trovano nel bisogno. Una pace vera e duratura non può essere raggiunta senza che si trovi una soluzione alla sofferenza di queste persone. Come ammoniva il papa argentino nella sua enciclica "Laudato sii" se l'uomo non si rende conto di essere non il padrone della terra, ma un semplice fattore che deve lasciare intatto il suolo del suo padrone, Dio, ci sarà sempre più dolore e sofferenza nella nostra amata terra. L'uomo non deve sfruttare il prossimo e il territorio, non deve distruggere la madre, il mondo, che lo nutre. Poi come non ricordare i terribili venti di guerra che soffiano in Asia. La Corea del Nord si sta armando di atomica. Sta tornando il timore di un nuovo olocausto nucleare. Il papa prega affinché chi detiene il potere delle nazioni si ravveda. Noi non possiamo che pregare assieme a Francesco per la pace. Farci operatori di pace, nel nostro piccolo, vuol dire rivendicare il valore del confronto pacifico, fatto con le parole, da contrapporre al deleterio atto di guerra.
testo di Giovanni Falagario

MARIA MADRE DI DIO

UNA MAMMA

Oggi Primo Gennaio la chiesa festeggia la maternità di Maria. Una ragazza, una adolescente, che duemila anni fa stringeva in braccio il suo bambino dopo l'estrema prova del parto. Spossata, stanca, consapevole di aver corso un gravissimo pericolo di vita, Maria contemplava la creatura che lei stessa aveva generato. Da quando esiste il genere umano un numero indefinibile di donne, probabilmente un numero pari alle stelle del cielo, ha provato le stesse emozioni forti di quella ragazza di Nazareth vissuta ventun secoli fa. Proprio per questo motivo la figura di Maria è così cara a tutti i fedeli. E' l'immagine più umana che possa esistere al mondo. E' l'esplicitazione di come ogni donna è un bene prezioso perché ha il potere di compiere un miracolo, il potere di donare la vita. Chi crede sa che Maria ha dato alla luce Dio. Chi crede sa che in quella grotta di Betlemme ha visto la luce il Salvatore del mondo. Chi è cattolico, chi è cristiano, sa che in quella notte di Palestina è nato l'uomo che avrebbe consolato gli afflitti e mondato i peccati. Credo che l'umanità intera possa invece rimanere attonita davanti al miracolo della vita che si esplicita come atto di rigenerazione dell'anima. Ogni bimbo che nasce, ogni nuovo vagito, è come Gesù. E' una promessa per il mondo intero. Tutto sommato il Cristianesimo ha reso oggetto di culto ciò che per ogni comunità, per ogni singola coppia, per ogni donna è un auspicio costante quando nasce una nuova vita. Il bambino si spera che possa vivere una vita piena, possa realizzare grandi opere e portare beneficio all'intera umanità. Maria Stringendo nel proprio grembo Gesù Bambino sapeva che il nascituro doveva cambiare la storia del mondo. Ogni mamma sa che il proprio figlio cambierà la vita e l'esistenza di tutti coloro che gli stanno attorno. Una mamma sa che la vita che ha generato è una promessa di felicità. Sa anche che il proprio figlio correrà tanti pericoli, dovrà affrontare tante sfide, vorrebbe tenerlo in braccio per tutta la vita, vorrebbe avere cura di lui per sempre. In quell'istante in cui, dopo la nascita, stringe a sé la sua creatura probabilmente, in un momento di follia frutto dell'accecamento che dà l'amore, crede veramente che possa stringere per sempre e accudire il proprio neonato. Poi la vita si prende la rivincita. Il figlio o la figlia viene rapito dalle braccia materne, e purtroppo può capitare che abbia un destino tragico, di croce e sofferenza, come quello che ha avuto Gesù. Rimane la grande tensione affettiva di una mamma che amerà per sempre il proprio frutto, figlio o figlia che sia, per l'eternità. Questo miracolo d'amore festeggia oggi 1 gennaio 2018, Capodanno, la Chiesa. Auguri a tutti. Soprattutto alle mamme.

Testo di Giovanni Falagario