martedì 31 dicembre 2019
BUON ANNO NUOVO
2020
Siamo a pochi minuti dall'inizio del 1 gennaio 2020. L'anno nuovo si preannuncia complesso. Grandi sfide attendono l'intera umanità. Gradi pericoli potrebbero avvicinarsi minacciosi, Guerre si stanno svolgendo già adesso in diverse parti della terra. Terribili minacce si prospettano a causa del cambiamento climatico. Il nostro paese, l'Italia, rischia di affrontare prove che appaiono estremamente difficili, quasi insuperabili. Ma ci siamo noi. Ci siamo tutti noi. Noi uomini e soprattutto, donne che con coraggio affrontiamo le prove che ci aspettano. E' tempo di cambiare. E' tempo di mutare in meglio le nostre strutture statuali, le nostre condotte sociali, la nostra vita. Le sfide sono tante, ma noi le affronteremo e le supereremo insieme. Bisogna che il 2020 sia l'anno della svolta, l'anno della speranza. Bisogna abbattere i muri delle coscienze che impediscono di guardare a un domani che abbiamo il dovere di rendere radioso. Bisogna provare a portare pace ove c'è guerra. Bisogna provare a portare armonia ove è rancore. Bisogna portare amore ove è odio. Scusate se utilizzo le parole del santo di Assisi. Mi sembra che le parole del serafico Francesco siano lo sprone necessario per affrontare con ottimismo le prove difficili, ma allo stesso entusiasmanti, che ci attendono. Cambiare il mondo, cambiare le nostre coscienze, cambiare in meglio noi stessi è l'augurio che ci dobbiamo fare in questo anno. Diventare uomini e donne migliori è il modo più soddisfacente per affrontare le innumerevoli sfide del domani. Cambiare la tera è la sfida che dobbiamo raccogliere e vincere. Buon anno nuovo.
BUON FINE ANNO
UN ANNO FINISCE
Oggi è il 31 dicembre 2019. El'ultimo dell'anno. Ci si prepara alla lunga notte che fa da apri pista al nuovo anno. Siamo tutti in fase di preparazione dell'evento. Molti stanno ancora lavorando, sono i negozianti, gli impiegati, gli operai degli esercizi economici che lavorano ancor oggi febbrilmente. Molti lavoratori di ristoranti, Bar e luoghi di svago continueranno a lavorare fino a domani mattina per rendere piacevole la festa ai più. Noi non possiamo che auguragli la più grande felicità, anche in queste ore per loro estremamente faticose. Ma cosa è stato questo 2019? Cosa ha portato di bello e cosa di brutto. Ognuno, inevitabilmente, darà a questa domanda risposte diverse. Quello che possiamo osservare è l'incertezza nella vita pubblica e privata, tale è la caratteristica principale di questo anno che si sta chiudendo. In questo periodo si sono avuti due governi in Italia, diversissimi, ma guidati dallo stesso Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Questo è un tecnico, un professore universitario prestato alla politica, che doveva cambiare le prassi e le abitudini italiane. Se c'è riuscito, non spetta a chi scrive dirlo. Quello che è certo che molti problemi che il 2018 aveva lasciato al 2019 rimangono ancora irrisolti all'albeggiare del 2020. I conti pubblici sono in rosso. Il debito pubblico è pari a 2500 miliardi di Euro, un'enormità. Alcune grandi imprese sono in crisi: penso all'ex Ilva di Taranto o ad Alitalia. Dal punto di vista dell'economia, l'Italia stenta terribilmente a crescere. Ogni anno se si evita la recessione, se cioè si cresce un pochino più (roba dello 0....) si fanno salti di gioia. Questo vale non solo per l'anno che si sta concludendo, ma anche per molti degli anni recenti. I dati sul lavoro, sulla occupazione, sono preoccupanti. In termini assoluti il numero degli occupati aumenta, ma in realtà se si guarda anche solo superficialmente le statistiche dell'Istat ci si accorge che aumentano i lavori precari, quelli stagionali, quelli che durano solo poche ore al giorno, mentre il lavoro che dà sicurezza, il lavoro che offe un reddito certo e la possibilità di formare famiglia si assottiglia. Questo è un fenomeno non contingente, purtroppo, sembra un trend economico strutturale, che rende il nostro paese sempre meno adatto a pensare al futuro. Se non c'è sicurezza nel lavoro, non si può pensare a costruire casa o a fare famiglia. Insomma questo 2019 è un anno dalle tinte oscure. La competizione sembra essere non finalizzata a migliorare il proprio status sociale, ma a rimanere attaccati a una zattera che sta affondando e che può accogliere sempre meno persone. Ecco perché competizione vuol dire non progredire, ma affondare gli altri. Davanti a questo scenario c'è il pessimismo della ragione che si contrappone all'ottimismo della volontà, scusate la parafrasi di una celebre frase di Antonio Gramsci. Milioni di italiani, ma anche miliardi di persone in ogni angolo della terra, si sforzano di mutare lo stato di cose. Ci sono tantissimi uomini, moltissime donne, che ogni santo giorno si sforzano di cambiare in meglio la propria vita, l'altrui e quella della società. Lo fanno aiutando anziani, diversamente abili, bimbi e bimbe. Lo fanno aiutando soprattutto se stessi a scoprire il senso vero e bello della vita. A loro va il nostro pensiero. Per loro c'è ancora speranza malgrado il buio dei dati. Si può costruire qualcosa di bello, malgrado le situazioni procellose della vita, basta pensare con gli altri e per gli altri. Malgrado il pil che non cresce, malgrado il lavoro che manca, malgrado la scuola che non istruisce, malgrado la politica che non si fa servizio ma potere; il nostro paese può vivere meglio. Lo può fare e lo fa già adesso grazie ai volontari e alle loro associazioni. Lo fa grazie all'impegno di tanti cittadini che fanno sel mettersi al servizio degli altri quasi una religione laica. Allora malgrado tutto proviamo a fare un bilancio positivo dell'anno che è appena passato, e proviamo a pensare all'anno che verrà con l'ottimismo che viene dalla voglia, dalla volontà, di fare e farsi del bene. Buon anno nuovo a tutti.
domenica 29 dicembre 2019
racconto a mano libera: LA FAMIGLIA DI BETLEMME
racconto a mano libera: LA FAMIGLIA DI BETLEMME: LA SACRA FAMIGLIA Nella tradizione Cattolica la prima domenica dopo il Natale è dedicata alla contemplazione di Maria, Giu...
LA COSTITUZIONE ITALIANA: ARTICOLO 26
ARTICOLO 26
“L’estradizione del cittadino può essere consentita soltanto
ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali.
Non può in alcun caso essere ammessa per reati politici.”
L’articolo 26 della Costituzione Italiana pone un paletto fondamentale
nella disciplina dei rapporti con gli altri stati. Non è possibile che un
cittadino italiano sia consegnato ad una autorità straniera giudicante o di
polizia senza che vi sia un accordo internazionale che regolamenti l’atto. Per
autorizzare l’estradizione di un cittadino italiano bisogna che ci sia stato un
trattato in materia fra l’Italia e la nazione in questione, oppure occorre che
l’atto sia previsto da trattati plurinazionali ai quali sia l’Italia che la
controparte statuale abbiano aderito. Non solo, ma stante l’accordo di diritto
internazione, abbisogna che un giudice italiano costati che la richiesta
proveniente dall’estero abbia un fondamento giuridico sia in base agli accordi
internazionali, sia in base alle leggi dello stato richiedente e, soprattutto,
che sia ammissibile in base ai principi fondamentali dello Stato Italiano.
Occorre a questo punto ricordare che è assolutamente vietato concedere
l’estradizione di un cittadino italiano, ma anche di uno straniero che si trova
nel nostro paese, se i giudici stranieri intendono giudicarlo in base a una
legge che prevede come strumento di espiazione della pena la morte. Su questo
la Costituzione, come si può chiaramente leggere nell’articolo 27 ultimo comma
della stessa, è chiarissima. La pena di morte non è ammessa nel nostro
ordinamento. Punire con la perdita della vita è considerato un atto barbaro,
che lede il diritto all’esistenza proprio di ogni essere umano. L’Italia non
può concedere l’estradizione a stati che puniscono con la morte. E’ successo
nel corso degli anni che il nostro paese abbia avuto anche aspre contese con
gli Stati Uniti d’America. Alcuni stati federali che fanno parte della potenza
americana, da decenni alleata, prevedono la pena di morte. Dei nostri
concittadini sono stati processati negli USA, rischiando la pena capitale, lo
stato italiano ha sempre resistito alle richieste americane di estradizione,
con esiti controversi, ma che comunque hanno reso lampante che il nostro ordinamento è sensibile al tema
della vita come valore e di conseguenza ha gli strumenti per resistere anche
alle ingerenze di una superpotenza amica. Il secondo comma dell’articolo 26
sancisce l’impossibilità assoluta, a prescindere da accordi e da legami
internazionali, di estradare una qualsiasi persona per reati politici. Il reato
d’opinione politica non è contemplato nel nostro ordinamento. Chi rischia la
galera nel proprio paese per come pensa è visto dall’Italia non come imputato,
ma come paladino di libertà e di coerenza. Nel mondo ci sono tanti uomini e
tante donne che hanno subito l’onta della prigione solo perché hanno avuto il
coraggio di alzare forte la loro voce contro i soprusi e gli atti dittatoriali
dei propri governi. Se riescono a giungere nel nostro paese questi valorosi
devono essere protetti. L’Italia non deve e non può, per motivi etici e per i
valori democratici di cui il nostro ordinamento è latore, autorizzare
l’estradizione di chicchessia verso paesi in cui il potere di polizia e
politico è prevaricante. Luoghi in cui si applica la tortura come strumento di coercizione.
Nessuno può essere stradato se rischia di subire pene di tipo corporale.
Insomma l’articolo 26 impone norme di civiltà indirizzate agli organi statuali.
E’ lo stato, attraverso l’ordinamento giudiziario e il governo, a dover
vegliare al fini di impedire l’estradizione in paesi non liberali e non
democratici. Ma allo stesso tempo è un faro, è un punto di riferimento, per
tutti i cittadini e gli uomini che lo leggono. Sapere che la costituzione, pur
rispettosa dell’ordinamento internazionale, è un baluardo invalicabile contro
ogni violenza e prevaricazione, contro ogni atto contrario allo spirito
umanitario, deve essere allo stesso tempo fonte d’orgoglio nazionale e sprone
per rendere i principi umanitari cogenti e presenti anche nella vita
quotidiana. La solidarietà verso le persone che fuggono da guerre e violenze
deve essere un obbligo morale per tutti noi.
Testo di Giovanni Falagario
THE HOLY FAMILY
In The Catholic tradition the first Sunday after Christmas is dedicated to the contemplation of Mary, Joseph and the child Jesus. It's a moment of celebration and meditation. The community of the faithful stops to think the value not only affective, but also religious, of the family. All believers communities must have as reference that model of love, which is the combination between Giuseppe and Maria. That family is sacred, because it is the embodiment of love between people who are done through the love of God. The affection between a man and a woman, becomes speculum of the love of the divine towards the created. God becomes man, just because love exists, just because it itself is love, Jesus strengthens a feeling that exists in humans and sanctify him. All Christian families are called to follow the model of the family celebrating the birth of the child in Bethlehem. All families must welcome the new coming, the son the newborn, as it is, that is as a gift that God does to the heart. Growing a child, putting it in the world (for woman) is a gesture that implies not only responsibility, but also great difficulties. We remember that for a woman, still today, the moments of childbirth are minutes, hours, days when literally puts her life in danger. Giving birth is dangerous, it is an adventure at the same time miraculous and terrible, for a mother and for its rising son. So it's good to contemplate the miracle that is the family. It is good to remember that the birth of a child is always and still a hope of salvation for the world. It is good to contemplate the miracle of a family community that is based on the mutual love of its components. Bethlehem is not far away. The Holy family is present in every domestic area where two young, old, mature who are trying to face the difficulties of existence together, we will give this common effort in love to their children. Family is a combination of love senses, the poet would say. It is a place, not only physical but also ideal, in which life finds a sense right in love to the other, then today is not only the family day composed by Giuseppe, Maria and Jesus. It's the party of all families. It's the party of those who want to be together, want to make a common path in the calamities of life, to their spouse, to their children, to their parents, to their relatives all. Family is a priceless asset, because it's love. This reminds us of the holy family of Bethlehem. This renews our heart and makes us more sales in love. I would like to add that I like to think that the legacy of the holy family in the world is the idea that the foundation of love goes beyond meat ties. You can love a child, even if you have neither conceived nor given birth. You love a person because you make a journey together in history, you face the events of life, even if the fact or the damn did not make us born from the same blood, i.e. parents and carnal children. Family is blood and corporalità. The family is also affection and friendship that can go beyond meat ties. It's a miracle that can put together all the ties, even those only emotional and ideal, without ever them each other.
THE HOLY FAMILY
In The Catholic tradition the first Sunday after Christmas is dedicated to the contemplation of Mary, Joseph and the child Jesus. It's a moment of celebration and meditation. The community of the faithful stops to think the value not only affective, but also religious, of the family. All believers communities must have as reference that model of love, which is the combination between Giuseppe and Maria. That family is sacred, because it is the embodiment of love between people who are done through the love of God. The affection between a man and a woman, becomes speculum of the love of the divine towards the created. God becomes man, just because love exists, just because it itself is love, Jesus strengthens a feeling that exists in humans and sanctify him. All Christian families are called to follow the model of the family celebrating the birth of the child in Bethlehem. All families must welcome the new coming, the son the newborn, as it is, that is as a gift that God does to the heart. Growing a child, putting it in the world (for woman) is a gesture that implies not only responsibility, but also great difficulties. We remember that for a woman, still today, the moments of childbirth are minutes, hours, days when literally puts her life in danger. Giving birth is dangerous, it is an adventure at the same time miraculous and terrible, for a mother and for its rising son. So it's good to contemplate the miracle that is the family. It is good to remember that the birth of a child is always and still a hope of salvation for the world. It is good to contemplate the miracle of a family community that is based on the mutual love of its components. Bethlehem is not far away. The Holy family is present in every domestic area where two young, old, mature who are trying to face the difficulties of existence together, we will give this common effort in love to their children. Family is a combination of love senses, the poet would say. It is a place, not only physical but also ideal, in which life finds a sense right in love to the other, then today is not only the family day composed by Giuseppe, Maria and Jesus. It's the party of all families. It's the party of those who want to be together, want to make a common path in the calamities of life, to their spouse, to their children, to their parents, to their relatives all. Family is a priceless asset, because it's love. This reminds us of the holy family of Bethlehem. This renews our heart and makes us more sales in love. I would like to add that I like to think that the legacy of the holy family in the world is the idea that the foundation of love goes beyond meat ties. You can love a child, even if you have neither conceived nor given birth. You love a person because you make a journey together in history, you face the events of life, even if the fact or the damn did not make us born from the same blood, i.e. parents and carnal children. Family is blood and corporalità. The family is also affection and friendship that can go beyond meat ties. It's a miracle that can put together all the ties, even those only emotional and ideal, without ever them each other.
LA FAMIGLIA DI BETLEMME
LA SACRA FAMIGLIA
Nella tradizione Cattolica la prima domenica dopo il Natale è dedicata alla contemplazione di Maria, Giuseppe e il bambino Gesù. E' un momento di festa e di meditazione. La Comunità dei fedeli si ferma a pensare il valore non solo affettivo, ma anche religioso, della Famiglia. Tutte le comunità credenti devono avere come riferimento quel modello di amore, che è il connubio fra Giuseppe e Maria. Quella famiglia è sacra, perché è l'incarnazione dell'amore fra persone che si fa tramite dell'amore di Dio. L'affetto fra un uomo e una donna, diviene speculum dell'amore del divino verso il creato. Dio si fa uomo, proprio perché l'amore esiste, proprio perché esso stesso è amore, Gesù rafforza un sentimento che esiste negli esseri umani e lo santifica. Tutte le famiglie cristiane sono chiamate a seguire il modello della famiglia che festeggia la nascita del bimbo a Betlemme. Tutte le famiglie devono accogliere il nuovo venuto, il figlio il neonato, come è, cioè come un dono che Dio fa al cuore. Crescere un figlio, metterlo al mondo (per la donna) è un gesto che implica non solo responsabilità, ma anche grandi difficoltà. Ricordiamo che per una donna, ancora oggi, i momenti del parto sono minuti, ore, giorni in cui letteralmente si mette in pericolo la propria vita. Partorire è pericoloso, è un'avventura allo stesso tempo miracolosa e tremenda, per una puerpera e per il proprio figlio nascente. Allora è bene contemplare il miracolo che è la famiglia. E' bene ricordare che la nascita di un bimbo è sempre e comunque una speranza di salvezza per il mondo. E' bene contemplare il miracolo di una comunità familiare che si fonda sull'amore reciproco dei suoi componenti. Betlemme non è lontana. La Sacra Famiglia è presente in ogni ambito domestico in cui due giovani, vecchi, maturi che siano cercano di affrontare le difficoltà dell'esistenza insieme, tramutando questo sforzo comune in amore verso i propri figli. La famiglia è un connubio di amorosi sensi, direbbe il poeta. E' un luogo, non solo fisico ma anche ideale, in cui la vita trova un senso proprio nell'amore verso l'altro, Allora oggi non è solo la festa della famiglia composta da Giuseppe, Maria e Gesù. E' la festa di tutte le famiglie. E' la festa di chi vuole stare insieme, vuole compiere un cammino comune nelle procelle della vita, al proprio coniuge, ai propri figli, ai propri genitori, ai propri parenti tutti. La famiglia è un bene inestimabile, perché è amore. Questo ci ricorda la Santa Famiglia di Betlemme. Questo ci rinnova il cuore e ci rende più saldi nell'amore. Vorrei aggiungere che mi piace pensare che il lascito della sacra famiglia al mondo è l'idea che il fondamento dell'amore va oltre i legami di carne. Si può voler bene a un bimbo, anche se non lo si ha né concepito né partorito. Si ama una persona perché si fa un viaggio insieme nella storia, si affrontano le vicende della vita, anche se il fatto o l'accidente non ci ha reso nati dallo stesso sangue, cioè genitori e figli carnali. La famiglia è sangue e corporalità. La famiglia però è anche affetto e amicizia che sa andare oltre i legami di carne. E' un miracolo che riesce a mettere insieme tutti i legami, anche quelli solo affettivi e ideali, senza mai contrapporli l'uno con l'altro.
testo di #Giovanni #Falagario
giovedì 26 dicembre 2019
SANTO STEFANO
IL PROTOMARTIRE
Oggi 26 dicembre 2017 la chiesa festeggia la salita al cielo di Santo Stefano, la sua dipartita dalla terra. Stefano era un diacono. Era un membro della prima comunità cristiana, quella della stessa generazione di Gesù. Viveva a fianco di Pietro e gli altri apostoli, i mesi seguenti alla Resurrezione del Signore. Era un diacono, cioè uno dei fedeli che si occupava dell'assistenza quotidiana degli orfani e delle vedove della comunità, oltre che gestire gli aspetti organizzativi del culto religioso cristiano in via di formazione. Era uomo stimato, un uomo buono, vicino a chi aveva bisogno. Probabilmente era un ebreo di formazione ellenistica, conosceva il greco e l'ebraico delle scritture come tutti i membri della classe dirigente della Palestina di quel tempo. Da ciò deriva la conclusione che fosse uno dei primi esponenti della classe agiata convertiti al cristianesimo. Secondo gli Atti degli Apostoli contribuì a sciogliere le tensioni fra i cristiani di religione ebraica e i gentili, cioè i pagani che riconoscevano la divinità di Gesù. La sua abitudine di proclamare la salvezza di Dio davanti al tempio di Gerusalemme gli costò cara. Un gruppo di zelanti osservanti della legge mosaica lo accusò davanti al Sinedrio, il tribunale della comunità giudaica che si occupava di pronunciarsi su questioni squisitamente teologiche, che non rientravano nella giurisdizione romana. Questi ferventi sostenitori legge lo accusarono di bestemmiare i profeti, in particolare Mosè. Stefano si difese strenuamente. Professò la sua fede nella legge mosaica e allo stesso tempo nel Vangelo, la lieta novella portata da Gesù il Nazareno. Si distinse, nella sua arringa difensiva, per la sua preparazione teologica e giuridica e allo stesso tempo per la sua fiamma di fede che riscaldava d'amore per Dio e per il prossimo le sue parole. Malgrado la sua eloquenza i giudici rimasero indifferenti al suo afflato d'amore e lo condannarono alla lapidazione, lasciando nello sconforto e nel pianto la comunità cristiana. Fu il primo uomo a morire per la sua fede nel Cristo, proprio per questo è definito protomartire, primo martire. Ad assistere al processo c'era anche Saul, che rimase allibito per la crudeltà dei giudici del Tempio, da questa scena crudele prese il via quel cammino di conversione che portò Saul a diventare Paolo e a farsi apostolo del Cristo.
TEMPO D'AMORE
IL GIORNO DEL SALVATORE
Il Natale è un momento di gioia. Senza alcun dubbio è la festa della famiglia. Il giorno in cui ci ritrova insieme seduti al desco, povero o ampiamente imbandito che sia. Un momento in cui gli adulti ascoltano i bimbi. Un momento in cui ci si sente fratelli, superando asti e rancori. Un momento in cui la famiglia si siede alla tavola per ridere e scherzare insieme. Ci si sente un'unica cosa, una sola comunità. Ogni persona è considerata un elemento prezioso da custodire per il bene comune. Forse è questo il segno. Forse è questo il compimento del progetto di salvezza che Gesù ha pensato più di duemila anni fa. In nome della sua nascita, miliardi di persone si siedono insieme e fanno famiglia. Un'adunanza di persone, di cuori, di menti e di anime avviene nel giorno di Natale. Il salvatore del mondo si è fatto bambino. Il Bambino ha reso le menti sgombre da ogni turbamento e conflitto. Duemila anni fa è nato un bimbo che ha cambiato non solo le sorti della storia, ma anche i cuori delle genti. Ha avviato un processo di mutazione sociale che ha reso possibile pensare l'istituto della famiglia non come semplice ordinamento giuridico atto a disciplinare istinti naturali, quali la sessualità e il senso di protezione verso i propri piccoli. Ha reso lo spirito familiare qualcosa che va oltre al naturale e tende verso un afflato affettivo fondato sul principio etico del rispetto della dignità umana. Niente è più come prima. L'immagine di Maria che tiene in braccio il Bimbo sotto lo sguardo benevolo di Giuseppe è il fondamento stesso della convivenza umana. Niente dell'uomo è possibile senza la base dell'amore familiare. Niente di bello è realizzabile se non si parte dal basilare sentimento che unisce i genitori ai propri figli. Un sentimento che va oltre gli aspetti istintuali, un sentimento che prescinde o meglio supera e, allo stesso tempo, comprende i naturali criteri di natura. Un sentimento che si fonda su ciò che rende uomo Dio, per usare un termine forte. Cioè quel suo sentirsi parte di un progetto di amore che è grande come l'universo, ma allo stesso tempo è piccolo e fragile come un bimbo che piange appena uscito dal seno materno. Un miracolo che rende l'uomo e la donna speciali, un miracolo che rende ogni essere umano parte di un progetto che va oltre le proprie meschinità quotidiane. Un progetto che è allo stesso tempo amore verso i propri familiari e amore per l'intero genere umano. Auguri a noi tutti.
martedì 24 dicembre 2019
VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA: ARTICOLO 25
ARTICOLO 25
“Nessuno può essere
distolto dal giudice naturale precostituito per legge.
Nessuno può essere
punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto
commesso
Nessuno può essere
sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge.”
L’articolo 25 della costituzione afferma una delle più
importanti garanzie costituzionali. Per garantire l’imparzialità del giudice e
del giudizio che a lui è affidato, impone che sia la legge a stabilire
l’individuazione dell’organo giudicante. Questo principio è volto ad impedire
che non sia l’arbitrio dell’amministrazione statale ad assegnare il magistrato
che è chiamato a districare una questione giuridica, ma che lo sia una norma
generale a determinarlo. Il cittadino ha la garanzia che l’iter processuale non
sarà preordinato e indirizzato secondo interessi contingenti di qualcuno, ma
procederà in base a indicazioni normative che saranno seguite nella stessa
maniera a prescindere da chi sia il soggetto che è chiamato a rispondere dei
propri gesti in tribunale. Insomma il magistrato non può essere scelto.
L’organo giudicante è prestabilito precedentemente alla apertura della vertenza
e in base a criteri di legge oggettivi. Il “giudice naturale”, come lo
definisce l’articolo 25 della Costituzione, è il magistrato, che in base a
criteri stabiliti dalla legge, chiunque
abbia commesso un reato o abbia una vertenza civile da sostenere in un
determinato luogo del paese dovrà incontrare e riconoscere quale supremo
dispensatore della verità giuridica. Insomma questo principio è garanzia di
imparzialità. Nessuno si può scegliere il giudice. Nessuno può decidere se sia
preferibile un magistrato o un altro per sciogliere le controversie legali.
Solo la legge decide come un processo avviene e chi sia l’autorità preposta a
presiederlo. L’unico organo che ha la competenza a designare i magistrati per i
singoli uffici e per le procure, insomma a decidere dove un giudice debba
lavorare, è il Consiglio Superiore della Magistratura. Questo è l’organo di
governo dei giudici, un organo collegiale presieduto dal presidente della
Repubblica, che ha l’alto compito di coordinare e governare il lavoro della
magistratura. Ma il CSM non può e non deve usare la propria autorità per
trasferire magistrati che operano in un determinato processo. Il suo compito è
distribuire in maniera coerente sul territorio i magistrati in modo da non
creare in alcuni uffici delle carenze di organico. Il CSM può operare, su
richiesta del guardasigilli, il trasferimento di un giudice per motivi di
incompatibilità ambientale, ma deve essere una misura eccezionale e da operarsi
per motivi gravissimi. Il suo compito è principalmente quello di rendere più
efficace il potere giudiziario attraverso un’opera di coordinamento. Il secondo
comma dell’articolo 25 è un principio fondamentale di correttezza e di garanzia
giuridica. Chiunque, che sia cittadino italiano o straniero, non può essere
chiamato in giudizio e punito in forza di una norma entrata in vigore dopo che
ha commesso il fatto. Una norma penale non può avere efficacia retroattiva. La
sua vis giuridica è effettiva solo al momento della sua promulgazione. Questo
principio di non retroattività delle norme vale per tutte le leggi dello stato.
Di buona regola una norma non deve regolare situazioni giuridiche avvenute
prima della sua entrata in vigore. E’ duopo precisare, però, che per quanto
riguarda le leggi amministrative, tributarie e civili questo principio, la non
retroattività della legge, può essere derogato, e abitualmente viene derogato.
La Costituzione invece tassativamente esclude che una legge penale, una legge
che punisce il cittadino che la viola, possa avere valore retroattivo. E’ un
principio fondamentale nessuno deve essere punito se al momento in cui ha
compiuto l’atto la legge non lo considerava reato, e poco importa se una legge
successiva ha stabilito che lo stesso gesto fosse considerato atto da censurare
penalmente. Nessuna persona può essere punita in forza di una norma susseguente
temporalmente al gesto compiuto. Questo principio di civiltà è fondamentale.
Chiunque commette un reato penale è comunque un cittadino, una persona, un uomo
o una donna. Ha diritto a vedersi protetto di fronte al potere prevaricante
dello stato che ti costringe alla cattività e alla reclusione. Lo stato di
prigionia o la punizione in qualsiasi forma deve essere giustificata da una
coerenza logica trasparente. Chiunque è chiamato a rispondere dei propri atti
deve essere garantito nella sua integrità morale e fisica. Così nessuno può
essere indicato quale “delinquente” se non ha commesso atto che le norme
vigenti al momento considerano reato. Allo stesso modo nessuno può essere
imprigionato o sottoposto a misure di sicurezza se non sono previste dalla
legge. Nessuno può subire la detenzione carceraria come arbitrio delle autorità
statuali. Ogni arresto, ogni detenzione, deve essere prevista per legge. A
questo proposito la “detenzione preventiva, l’arresto prima di una sentenza
giudiziaria definitiva, è da tempo oggetto di vivaci discussioni. Questa è
prevista dalla legge. E’ prevista per poter garantire la sicurezza pubblica ed
evitare che l’imputato inquini le provi con un suo comportamento illegittimo.
Rimane però il dato che debba essere usata con estrema parsimonia. Il
magistrato non deve abusarne. Deve procedere al fermo quando è tassativamente
necessario. Di conseguenza non è solo la legge, ma è anche la delicata
valutazione dell’organo giudiziario a valutare la necessità o meno
dell’arresto. Per evitare abusi la norma ha creato un ufficio, interno al
tribunale, volto a stabilire la congruità dell’arresto preventivo. Questo
ufficio si chiama “tribunale della libertà”, a cui il fermato può appellarsi.
Insomma la normativa, adempiendo ai dettami costituzionali, sta cercando di
rendere il meno arbitrario possibile il fermo giudiziario. Non è un solo
magistrato a decidere, ma più organi giudiziari, anche collegiali. La certezza
che la magistratura operi con competenza e imparzialità è necessaria per poter
affrontare un giudizio giudiziario che per qualsiasi cittadino è fonte di
preoccupazione e angoscia. La magistratura deve, con la sua imparzialità e competenza, rendere una sensazione di
fiducia e serenità a chiunque si trovi ad avere una vertenza giudiziaria.
Testo di Giovanni Falagario
SOMMERSI E SALVATI
LA CAPITANA E IL MINISTRO
In questi giorni tiene banco la vicenda giudiziaria di due persone estremamente diverse. L'una è Carola Rakete, la capitana di vascello che fu incriminata per aver portato migranti in Italia. L'altra è Marco Bussetti, ex ministro dell'istruzione che secondo i magistrati ha commesso reato perché ha considerato attività istituzionali, quindi rimborsabili dallo stato, i suoi viaggi defaticanti con la fidanzata o le sue attività di compra vendita di case e appartamenti. La reazione degli italiani verso i due episodi è stata diametralmente opposta. Mentre è stato forte lo sdegno per l'attività illegale di Rakete, che ha messo in pericolo la sicurezza nazionale portando sul suolo italiano alcune decine di donne, bimbi e uomini provenienti dall'Africa. Forte e sincero è stato invece il senso di solidarietà che ha abbracciato il ministro Busetti. In Emilia Romagna, ad esempio, la campagna elettorale della candidata della Lega e della destra intera, Lucia Borgonzoni, è all'insegna della solidarietà con Busetti e con tutti i martiri del centro destra, indagati per vario titolo. Ricordiamo che Matteo Salvini si avvale dei consigli del suocero Danis Verdini, che è il simbolo vivente dei momenti esaltanti della destra capitanata da Berlusconi, ma allo stesso tempo anche lui come quiasi la totalità dei leader di Lega e Forza Italia vessato dalla magistratura. Insomma questa è la promessa fatta al popolo. La Lega darà certezza e indipendenza a chi è perseguitato. Salvini darà vero compimento allo spirito del '94, cioè la lotta contro i magistrati iniziata da Berlusconi e, promette, sarà portata a compimento. Il popolo questo vuole. Il popolo applaude Borgonzoni e detesta Rakete. Il popolo vuole una immunità per chi porta denari all'estero, crea ancora turbamento nell'elettorato l'inchiesta ai danni di coloro che hanno conti in Lussemburgo. E invece vuole in prigione chi salva dalle acque fastidiosi migranti. Allora han ragione Matteo Salvini quando invita tutti gli elettori emiliano romagnoli a votare per la Bergonzoni, esprimendo così la loro richiesta di libertà per Marco Busetti, perseguitato.
BUONA VIGILIA NATALE
ATTESA
E' il 24 dicembre. Da duemila anni, più o meno, chi si definisce cristiano attende in questo giorno la nascita di Gesù, il puer (il fanciullo) che è chiamato a salvare il genere umano e il mondo intero. E' un momento di rievocazione, il santo bambinello è nato più di ventuno secoli fa, ma anche un momento in cui concretamente si compie nell'oggi il progetto di salvezza. Ogni giorno, ogni istante della vita, e in particolare all'approssimarsi del Natale, ogni donna e ogni uomo di fede attende che il piccolo nato a Betlemme porti la salvezza. Questo è il senso del Natale. E' un dono che ogni persona riceve gratuitamente da Dio. E' un segno di speranza. Un simbolo di remissione di peccati, di riscatto dalla brutture della vita, è un momento in cui Dio si fa uomo per emancipare le proprie creature dall'oblio dell'oscurità. Non è un caso che la tradizione abbia fatto coincidere le festività natalizie con la pagana festa del sol invictus. I Romani e in generale il mondo classico festeggiava la vittoria della luce sull'oscurità, il sole che vinceva sulla notte, festeggiavano il ricominciare ad allungarsi delle ore di luce che prevalevano sul buio della notte. Il sole, che vince l'oblio, è segno di speranza. Il Gesù bambino che piange nella mangiatoia di Betlemme è segno di un riprendere il cammino dell'umanità verso il Bene Supremo che si racchiude nel senso di fratellanza e solidarietà. Ecco il senso dell'attendere. Ecco le motivazioni vere e profonde che ci fanno anelare all'incontro con l'Emmanuele, il Dio con noi, il giorno della sua nascita. Sono aneliti di libertà, di emancipazione di senso di fratellanza. Oggi, assieme ai nostri cari ai nostri amici, attendiamo non solo un parto, non solo il venire alla luce di un bambino, ma attendiamo un fuoco di fede che riattizzi con forza il nostro anelito di speranza, la nostra voglia di costruire una vita e una società migliore. Gesù ogni anno nasce nei nostri cuori, e ogni anno ci porta un dono nuovo, ci arricchisce, spetta a noi saper sfruttare al meglio questo atto gratuito. Dobbiamo riuscire a metterlo in comune, a raccontarlo e a farlo comune agli altri. Dobbiamo costruire un tempo di pace, un tempo di fratellanza, un tempo di fiducia e di amore reciproco. Per farlo è bene sfruttare l'attesa, sfruttare queste ore che ci separano dalla grande festa di Natale, per meditare su chi siamo noi, su cosa sono gli altri e su quanto possa essere fonte di bene mettere in comune i nostri pensieri,le nostre sensazioni e i nostri sentimenti. Il Bimbo nato a Betlemme ci invita a cambiare in meglio la nostra vita. E' bene accettare la sua proposta, che non è solo escatologica, ma anche finalizzata a rendere la vita su questa terra più bella. Buon Natale.
testo di Giovanni Falagario
sabato 7 dicembre 2019
L'IMMACOLATA
8 DICEMBRE
L'otto Dicembre di ogni anno la Chiesa Cattolica festeggia l'immacolata concezione di Maria madre di Gesù. L'immacolata concezione fu proclamato dogma della chiesa 8 dicembre 1854 dal papa Pio IX. La verità della Chiesa in oggetto è la convinzione di fede che Maria sia nata immune dal peccato originale. Senza cioè quella colpa che accomuna ogni singolo essere umano fin dal momento del suo concepimento. Un peccato, si passi il termine, ereditato dai nostri primi progenitori, Adamo ed Eva, che mangiando del frutto del "Bene e del Male" hanno condannato l'intero genere umano non solo alla morte corporale, ma anche a quella dell'anima attraverso il peccato. La nascita di Gesù è la manifestazione della volontà di Dio di redimerci da questa terribile colpa. Come poteva la madre del redentore esserne essa stessa soggetta? Infatti non lo era! Era immacolata, cioè senza alcuna colpa né propria né atavica, cioè frutto del lascito dei propri avi. E' d'obbligo ricordare che Maria è esente anche da altre caratteristiche proprie dell'umanità. Ad esempio è madre pur non avendo conosciuto carnalmente alcuno. E' una persona pur non avendo conosciuto gli abissi di alcun tipo di peccato contro Dio e contro l'uomo. E' in buona sostanza un modello di vita da seguire per ognuno di noi. Il modo di vivere di Maria è un esempio che l'intera umanità deve seguire. Maria, coscientemente, si è fatta strumento dell'amore divino. Le sue parole: sono la serva del signore, si faccia in me ciò che è stato scritto. Questa scelta consapevole di farsi serva di Dio l'hanno resa santa. Ecco cosa si festeggia in tutte le ricorrenze mariane, e tanto più in quella dell'otto dicembre, una donna che si è fatta ubbidiente strumento della volontà di Dio. Una persona che sa amare, e sa ascoltare, sa farsi umile e sa farsi convinta assertrice delle idee di bene e di giustizia. Una combattente nella fede, che ha saputo difendere e proteggere il Verbo, la parola incarnata di Dio, che si è manifestata nel bimbo in fasce che ha dato alla luce. Una donna che ha saputo quando accudire il proprio figlio e quando lasciarlo andare ai suoi doveri di uomo e di messia, cioè di inviato a portare il lieto annuncio divino. Ora, al giorno d'oggi, la disputa sul fatto che Maria sia o meno immacolata, cioè senza il peccato di Adamo ed Eva, appare quasi inutile. Quello che rimane nel cuore è il suo esempio di donna e di madre, di moglie, sia pur verginale, di Giuseppe. Il suo esempio di donna è da sprone per tutte le genti per vivere in pace ed armonia con gli altri la propria esistenza. Un esempio di come affrontare la vita, gli eventi non previsti e anche quelli non voluti, con spirito di sacrificio ed abnegazione. Maria forse non voleva essere esempio, voleva solo essere la mamma del proprio bimbo Gesù, eppure ha accettato l'immane compito di essere madre dell'umanità che gli ha dato il Creatore. Questo l'Otto Dicembre si festeggia: una donna che con coraggio e umiltà ha affrontato la storia.
Testo di Giovanni Falagario
venerdì 4 ottobre 2019
PROTESTE AD HONG KONG
CON HONG KONG
Ieri,1 ottobre 2019, a Pechino si festeggiavano i 70 anni dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese, l'ultima grande potenza comunista. C'era la sfilata militare di rito. I balli collettivi, fatti con rigida scenografia di regime. C'era una popolazione saggiamente invitata dal governo ad essere entusiasta. Insomma si festeggiava la Cina quale potenza militare ed economica mondiale, il cui unico competitor credibile sono gli USA. A distanza di migliaia di chilometri, ad Hong Kong, le cose cambiano. Lì le persone non sono scese in piazza per glorificare la magnificenza dell'impero, ma per chiedere maggiore libertà e maggiore democrazia. La polizia locale e nazionale è stata dura. Si è sparato con pallottole vere sui manifestanti. Due ragazzi, appena diciottenni, sono rimasti seriamente feriti. Lo scontro fra forze dell'ordine e richiedenti libertà è stato durissimo. Mentre Xi Jinping, presidente della nazione, mostrava nella capitale i missili a gettata atlantica che fanno paura al mondo intero, nella ex colonia britannica si assisteva alla tragedia di un popolo che si ribella ai soprusi del potere istituzionale e politico. I giovani di Hong Kong chiedono la possibilità di esprimere liberamente il loro pensiero. Lo fanno con la determinazione e la caparbietà caratteristica degli anni giovanili. Sono appoggiati dall'intera società locale, che simpatizza con le loro membra assetate di democrazia. Il domani è incerto. Il regime sembra rigidamente attaccato alle sue tradizioni autoritarie e comuniste. Il governatore di Hong Kong, la signora Carrie Lam, era a Pechino ieri, era al fianco delle autorità nazionali per festeggiare la festa di stato. Era imperturbabile davanti al sangue versato dai suoi concittadini. La sua figura manifesta lo iato che si è creato, o forse è sempre stato, fra autorità politica- militare e cittadinanza. Come fare per cambiare le cose? Come portare democrazia in un paese ricco, forte e potente ma incapace di dare diritti ai propri uomini e alle proprie donne? La risposta è nei cuori degli abitanti di Hong Kong e di tutti i cinesi. La loro voce deve risuonare forte a chiedere giustizia e libertà. Noi che viviamo a milioni di chilometri di distanza non possiamo fare altro che ascoltare le loro grida strazianti e essere al loro fianco, almeno con l'anima, nella loro battaglia.
LA COSTITUZIONE ITALIANA: ARTICOLO 24
LA COSTITUZIONE ITALIANA: ARTICOLO 24
“Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri
diritti e interessi legittimi.
La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del
procedimento.
Sono assicurati ai non abbienti con appositi istituti i
mezzi per agire e difendersi davanti a ogni giurisdizione.
La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione
degli errori giudiziari”
L’articolo 24 della Costituzione sancisce il diritto di ogni
persona di rivendicare davanti allo stato, davanti a un magistrato, i propri
diritti violati. Questo principio è stato istituito in Germania nel 1700. Un
mugnaio di una piccola città tedesca, Postdam, era vessato dai soprusi del
signore locale. Il nobile gli imponeva lavori di corveè, lavoro gratuito che il
villano doveva al signore nel Medioevo, senza che questi fossero sanciti dalle
leggi e consuetudini locali. Il mugnaio indignato andò a Berlino. Si rivolse al
re di Prussia, Federico il Grande, pronunciando la frase che d’allora rimase
proverbiale: “c’è un giudice a Berlino?”. Il sovrano giudicò che, in base alle
leggi e alle tradizioni giuridiche della Prussia, il contadino avesse ragione a
reputare vessatorio il comportamento del signorotto locale, e sancì che il
mugnaio fosse libero dalle imposizioni medievali. Questo precedente storico inserì fra i
diritti inviolabili dell’uomo anche quello di poter agire in giudizio per la
tutela dei propri diritti. Chiunque, se vittima di soprusi frutto della
violazione di legge, può chiedere l’aiuto dello stato per ripristinare un proprio
diritto violato. Tutti gli ordinamenti Costituzionali che sono nati
successivamente, dalla Costituzione Americana alla Dichiarazione dei diritti
dell’Uomo francese hanno incardinato, nei propri statuti, il principio. Tutti
gli stati liberali dell’Ottocento hanno
inciso nelle proprie leggi questo principio inderogabile. E’ lampante che
qualsiasi diritto non possa essere considerato tutelato in un ordinamento
statuale, se non è effettivo. Effettivo vuol dire che sia possibile esercitarlo
pienamente e se ciò non avviene sia nelle facoltà del cittadino chiamare in
giudizio chi impedisce il suo esercizio. Insomma chi subisce un torto ha la
possibilità, il sacrosanto diritto, di chiedere giustizia allo stato attraverso
un organo appositamente istituito e preposto a difendere la legalità. Lo stato
italiano, la Costituzione, garantisce la difesa dei diritti e degli interessi
legittimi di ogni persona. I diritti sono direttamente esigibili da parte del
soggetto. Io compro una cosa, e in virtù dell’atto giuridico dell’acquisto, ho
il diritto di proprietà sul bene. Nessuno può sottrarmi quel bene che rientra
nella piena mia proprietà. L’Interesse legittimo è importantissimo al pari del
diritto soggettivo. Ogni cittadino, ogni persona, che si trova a confrontarsi
con la pubblica amministrazione deve avere la garanzia che gli atti d’autorità
di quest’ultima siano conformi alla legge dello stato. Si fa l’esempio dei
concorsi pubblici. Il singolo partecipante non ha il diritto soggettivo a
vincere il concorso ed ottenere un posto di lavoro, ma ha l’interesse legittimo
che la prova concorsuale si svolga senza brogli ed adempiendo le norme di legge
in materia. Insomma l’interesse legittimo si esercita contro gli atti
amministrativi esecutivi che si rivolgono a una vasta platea di utenti, i quali
possono rivolgersi ad un apposito tribunale, il TAR (Tribunale Amministrativo),
se ritengono che siano violate norme dello stato o delle regioni. Il secondo
comma dell’articolo 24 sancisce il diritto inviolabile alla difesa. Chi è
chiamato in giudizio ha il diritto di difendersi o in prima persona o, come è
usuale e spesse volte indispensabile, chiedendo l’ausilio di un professionista,
un avvocato. Il diritto alla difesa è un principio volto a scongiurare i
soprusi. Nessuno deve essere in balia dello stato, nessuno deve essere
sottoposto ad angherie. L’esempio letterario di Kafka deve essere scongiurato.
Nessuno deve essere come K., l’anonimo protagonista del romanzo “Il Processo”, condotto
agli arresti, processato e condannato a morte senza conoscere le ragioni
dell’accusa e senza avere la possibilità di difendersi. La nostra costituzione
sancisce, al contrario, il diritto alla difesa in ogni ordine e grado del
procedimento, che impone, come necessario corollario, la conoscenza da parte
dell’imputato dei capi d’accusa. E’ d’obbligo ricordare che negli anni bui del
XX secolo i regimi fascisti e nazisti hanno condotto in prigionia e hanno
ucciso milioni di persone innocenti negandogli un processo. Gli ebrei
deportati, quali agnelli sacrificali, furono depostati senza alcuna possibilità
di difendersi. La stessa sorte la subirono gli zingari, la comunità Sinti,
anch’essa perseguitata dal nazifascismo. I disabili furono internati in nome di
un vago e crudele principio di sanità pubblica, che si fondava sull’idea che il
meno atto ad affrontare la vita dovesse essere soppresso, cancellando così
l’idea che la vita di chiunque è un bene inviolabile. Insomma senza il diritto
alla difesa, lo stato, totalitario, ha compiuto gravissimi crimini. La legge
deve, come dice il terzo comma dell’articolo 24, garantire gli strumenti di
difesa a chi non ha i soldi e gli strumenti culturali per acquisirli da solo.
E’ stata istituita la figura dell’avvocato d’ufficio che ha il compito di
difendere gratuitamente chi è in stato d’indigenza. Questo istituto è un atto
di umanità e di saggezza giuridica volto a venire incontro a chi si trova ad
affrontare una causa in stato d’indigenza. L’ultimo comma dell’articolo 24
sancisce il diritto ad essere risarciti in caso di errori giudiziari. Il
cittadino che come K. Subisce le angherie del potere deve essere rimborsato. E’
un principio di giustizia. Chiunque subisca processi ha dei danni non solo
materiali ma anche morali. Se è costretto a subirli ingiustamente deve essere
risarcito. Alle volte, specie se si è accusati ingiustamente di gravi reati
penali, un risarcimento economico, per quanto consistente, non sarà mai
adeguato all’onta subita. In questi anni si è molto discusso se fosse il caso
di introdurre la responsabilità penale e civile del giudice nel nostro
ordinamento. Oggi se un giudice sbaglia è lo stato che paga che risarcisce, in
seguito potrà rivalersi sul giudice, ma riprendendosi piccola parte del dato
alla vittima dell’errore giudiziario. La destra vorrebbe che fosse il giudice a
pagare interamente i danni provocati. Staremo a vedere. Certo l’introduzione
della responsabilità personale del giudice sarebbe un grave nocumento per la
sua libertà di giudizio. Il magistrato dovrebbe pensare prima alle cause giudiziarie
che dovrà affrontare, che a fare giustizia. Più razionale è l’attuale modello,
in cui lo stato risarcisce e il giudice, uomo di coscienza, proncia le sue
sentenze in spirito di verità e giustizia senza alcun vincolo psicologico.
Staremo a vedere cosa succederà. Certo che per rendere effettivo lo spirito
dell’articolo 24, per garantire al cittadino l’esistenza di un giudizio sereno
e libero, bisognerebbe che la magistratura fosse libera da ogni
condizionamento.
Testo di Giovanni Falagario
mercoledì 2 ottobre 2019
LA COSTITUZIONE ITALIANA: ARTICOLO 23
LA COSTITUZIONE ITALIANA: ARTICOLO 23
"Nessuna
prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla
legge"
L'articolo
23 della Costituzione Italiana ricalca un principio che è proprio della cultura
giuridica anglosassone. "No taxation without representation" era il
motto delle tredici colonie inglesi che in America si ribellarono al trono
britannico dando il via alla rivoluzione che si concluse con la nascita degli
Stati Uniti d'America. Un principio che ha incardinato tutto il susseguente
diritto liberale occidentale. Nessuno può essere sottoposto all'arbitrio del
potere statuale. Ogni prestazione di tipo monetario, lavorativo o di altro
genere, ad esempio la testimonianza davanti a una corte giudiziaria, che lo
stato impone al cittadino deve essere prevista da una norma. Norma votata dal
parlamento che è composto dai rappresentanti del popolo. Insomma ogni
limitazione della libertà personale e patrimoniale deve essere giustificata da
un atto normativo voluto da persone regolarmente elette. Questa norma costituzionale
vuole rendere impossibile il sopruso. Lo stato non può e non deve privare i
cittadini delle proprie ricchezze, materiali e morali, senza che non vi sia un
chiaro scopo di interesse generale da perseguire indicato da una norma. Siamo
lontani dagli oscuri tempi in cui lo stato poteva arbitrariamente costringere
un cittadino a compiere lavori coatti. Siamo ben lungi dalla cultura medievale
in cui il signore locale imponeva al suddito corveé e vessazioni
inimmaginabili. Lo stato non può e non deve imporre prestazioni ingiuste. Se il
parlamento attua una politica tributaria vessatoria verso il popolo, sarà
punito attraverso il voto generale. I rappresentanti della nazione che hanno
imposto gabelle ingiuste non saranno più rieletti, almeno questo si spera.
Insomma lo stato è anch'esso sottomesso alla legge. Anche la Repubblica ha
nella normativa nazionale il limite oltre il quale non può andare. Nessuna
autorità statuale può imporre prestazioni lavorative, soprattutto se non
retribuite o non compensate adeguatamente, senza che queste siano previste
dalla legge e senza che vi siano motivazioni reali e inoppugnabili legati al
bene superiore della nazione. In base a questo principio lo stato può imporre
la leva, cioè il servizio militare obbligatorio, ai propri cittadini. Il
governo della nazione può chiamare alle armi l'intera cittadinanza in caso di
guerra e di pericolo per la nazione. Per questo lo stato può chiedere, se lo
ritiene necessario, l'aiuto solidale di tutti davanti a gravi eventi naturali.
Per questo lo stato può imporre l'espletamento di doveri civici. Ogni atto del
cittadino imposto dallo stato deve essere teleologicamente motivato, cioè ogni
gabella o lavoro coscritto deve avere una motivazione chiara e supportata quale
compimento dei valori propri della Costituzione. Questo è uno dei principi più
importanti, volto a garantire un rapporto trasparente tra cittadino e stato.
Tutto ciò che è attività lavorativa, tutto ciò che è lavoro, tutto ciò che è un
doveroso contributo alla cresciuta della nazione deve essere inciso fra le
norme del nostro stato, votate da un'assemblea di "pari", cioè di
cittadini, eletti da cittadini e chiamati a rappresentare tutti i cittadini,
quale è il nostro parlamento.
testo di Giovanni Falagario
Iscriviti a:
Post (Atom)