domenica 20 giugno 2021

MORTE DI UN SINDACALISTA

 


DOLORE SOLO DOLORE

Difficile trovare la giusta espressione per raccontare la perdita di una vita. Troppo spesso si rischia di perdere il senso della misura oppure si utilizza troppo la pacatezza fino a non rendere il giusto tributo al dolore dei famigliari.

La morte di Adil Belakhdim, sindacalista sicobas, è avvenuta mentre si stava svolgendo una manifestazione di lavoratori davanti ai cancelli della ditta LIDL, nota catena di distribuzione, a Biandrate in provincia di Novara. La ditta che fornisce il servizio di logistica al sistema di distribuzioni di merci LIDL aveva deciso di ridurre il personale, che nel frangente non sarebbe sotto tutela del “divieto di licenziamento” che comunque scadrà a breve, il 30 giugno. Afil era davanti ai cancelli, assieme ai suoi colleghi. Chiedeva solo di poter continuare a lavorare. È stato investito da un camionista, che oggettivamente anche lui voleva semplicemente lavorare. Mi spiego. Era un camionista che aveva il proprio camion pieno di merci e voleva semplicemente effettuare la consegna per cui era pagato. Un errore probabilmente, una svista, ha reso la tragedia inevitabile, venerdì 18/06/2021, decide l’autista di entrare nei cancelli del supermercato, non si accorge che davanti a lui c’è Adil che armato solo di una bandiera prova a fermare il mastodonte delle strade. L’autista travolge il sindacalista. Questi spira. Lascia una moglie, Lucia Marzocca, e due figli ancora piccoli.

Difficile esprimere sentimenti così dilanianti, che sono quelli che provocano un tale fatto di cronaca. Possiamo individuare solo vittime. Solo pianto e dolore sono nei fatti raccontati. Il dolore del camionista che è schiacciato dal peso della colpa di aver ucciso un uomo. Il dolore della giovane donna, sposa e madre, che non potrà più rivedere Adil. Il dolore dei due figli, di appena 4 e 6 anni, che dovranno crescere senza la presenza sicura del proprio padre.

Ora tutto appare difficile. Tutto appare troppo grande per ognuno di noi. Il virus, la pandemia, ha prodotto anche degli effetti devastanti dal punto di vista socio economico. È inconfutabile. La morte di Adil è solo un tragico epifenomeno di una situazione che sta portando non solo incertezza nel futuro, ma già oggi un reale impoverimento di milioni di famiglie italiane. Basta vedere che la stessa sorte di Adil è comune ai suoi compagni di lavoro, che con lui manifestavano, è comune a persone impiegate nel settore terziario che la pandemia ha colpito duramente. Anzi è un tragico gioco di destino che sia proprio la logistica  ad aver fruttato maggiori profitti, e sia proprio il settore logistico che minaccia licenziamenti. Adil chiedeva solo questo, che un po’ dei profitti che le società avevano guadagnato fossero utilizzate per garantire sicurezza e lavoro agli impiegati del settore. Ed è stato investito.

Ora cambiare è possibile. È possibile, perché gran parte, ad esempio, dei profitti che gli azionisti delle grandi imprese stanno incassando lo devono ad un supporto forte dello stato italiano e degli stati del mondo. Sono soldi che gli stati nazionali hanno dato alle imprese per continuare ad esistere. Ora è giusto che gli stati chiedano il conto. Eri in difficoltà azienda, ti abbiamo aiutato! Ora è giusto che come noi abbiamo garantito che tu non perda profitti, tu garantisca il lavoro di chi vive in Italia. Ora a fine giugno finirà il blocco dei licenziamenti, voluto dal governo per fronteggiare l’emergenza. Vedendo cosa sta succedendo fin da oggi, appare senza dubbio una scelta sbagliata. Un dare la possibilità alle grandi imprese di pensare agli azionisti e non ai lavoratori. Sembra che la storia si ripeta sempre, c’è crisi, chi ha la peggio sono i più deboli: le donne, i disabili, i lavoratori senza una specializzazione. Insomma Adil è morto. Ma disteso sul selciato assieme a lui, c’è la dignità e il diritto di ogni lavoratore e lavoratrice.

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