domenica 13 giugno 2021

SANT'ANTONIO

 


SANT’ANTONIO

Oggi, 13 giugno, la chiesa cattolica ricorda la nascita al cielo, cioè la morte terrena, di sant’Antonio da Padova. Senza dubbio uno dei chierici più importanti e che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Medioevo e non solo.

Antonio nacque il 15 agosto 1195, Al secolo, cioè come laico, si chiamò Fernando Martin de Bulhoes. Era un rampollo di una nobile e potente famiglia portoghese. Era di alto lignaggio. Vide la sua prima luce a Lisbona, fin dall’ora capitale e cuore pulsante dello stato iberico.

Era destinato ad avere un futuro quale grande condottiero e leader politico del suo paese, visto l’importanza della sua famiglia. Ma la sua gioventù coincise con i fulgidi anni della predicazione di Francesco d’Assisi, che umile fra gli umili, povero fra i poveri, comunicava alla intera comunità cristiana il suo messaggio di pace e di speranza. Fu la eroica e sfortuna opera di missione di tre francescani, mandati per convertire le genti del Marocco, e purtroppo uccisi dall’emiro locale,  a convincere Fernando a vestire il saio francescano a cominciare la sua nuova vita di predicazione con il nome monastico di Antonio.

Antonio incontrò personalmente Francesco il 1221, si recò come centinaia di altri seguaci del poverello di Assisi alla Porziuncola, la prima chiesa costruita da Francesco, per un concistoro volto a definire le finalità e, soprattutto, l’essenza ontologica dell’ordine francescano: volto interamente alla contemplazione di Dio e l’assistenza dei bisognosi, abbracciando, per citare le parole di Francesco, sorella Povertà.

Da quel fatidico 1221 la vita di Antonio cambia ancora più radicalmente. Non tornerà mai più in Portogallo. La sua prima missione, il suo primo incarico quale francescano, fu quello di riportare alla fede vera i catari e i patarini. Questi erano due movimenti religiosi che predicavano, come i francescani la povertà e la preghiera, ma a differenza dell’ordine fondato dal Poverello d’Assisi scelsero di uscire dalla comunità della Chiesa universale e di disconoscere il potere del papa. Ma è bene e indispensabile ricordarlo, Antonio non fece mai parte delle Crociate contro gli eretici. Le crociate erano imprese militari che avevano come obbiettivo, purtroppo riuscito, di uccidere gli eretici, come avvenne in Francia e in Italia Settentrionale. Antonio invece intendeva convertili alla Verità con la razionalità e l’esempio della fede. Purtroppo ci riuscì in parte. Nel senso che la sua predicazione dovette cedere il passo alla violenza delle armi. Mentre Antonio andò a Padova dove fondò una comunità francescana che è ancora oggi faro luminoso del mondo, gli eserciti famelici sterminarono gli eretici senza pietà.

Antonio pose le basi per un sistema di predicazione che pacificamente propagandasse il messaggio della Chiesa Cattolica. Invece la violenza politica degli eserciti scelse lo scontro che determinò la morte di uomini e, cosa orrenda, donne e bambini.

Ma quello che rimarrà per sempre è l’opera di predicazione e di supporto umano che Antonio profuse a Padova. Stabilitosi ormai definitivamente nella splendida città Veneta, Antonio lasciò un segno indelebile. La magnifica basilica che basilica che oggi porta il suo nome e conserva le sue spoglie mortali non sarebbe. Padova, forse, avrebbe conquistato minor prestigio se lui non fosse stato. Certo l’Università di Padova era già, ed ancor oggi rappresenta nel mondo un avamposto di ricerca in tutti i campi dello scibile umano. Ma forse avrebbe avuto meno prestigi, avrebbe richiamato a sé un minor numero di dotti e di studenti se non fosse stata la schola (detto in latino) della città del santo che rimarrà per sempre icona e simbolo di tutta la devozione in Veneto. I pellegrini di tutti il mondo vengono oggi a Padova non solo per fede, cosa importantissima, ma anche per profonda fame di cultura.

Antonio morì nella sua Padova. Circondato dai suoi confratelli e da tante fedeli a lui devote a Camposampiero, un paesino del Padovano. Le cronache dicono che faceva fatica a respirare. I medici di oggi hanno di conseguenza pensato che possa essere spirato a causa di una forma di asma. Poco importa il motivo per cui sia morto. Quello che ha rilevanza è che la sua vita e la sua morte ha significato lo sbocciare di un afflato nuovo in tutta la società dell’epoca, una spinta di rinnovamento etico che ancora oggi spinge a sperare nel futuro fiduciosi nel suffragio si Sant’Antonio.

Un’ultima cosa. È d’obbligo ricordare che uno dei più importanti pellegrini che giunsero a Padova fu Dante Alighieri. Il vate, di cui quest’anni si celebrano i 700 anni dalla morte, fu ospite degli Scaligeri ,i signori della città, proprio mentre il santo portoghese operava nella città euganea. La devozione verso il santo di dante traspare perfino nella Divina Commedia. Insomma Antonio fu il faro in un’epoca buia. Fu il centro di un movimento teologico e culturale che pose le basi per il Rinascimento. Ricordarlo, ricordare le sue opere, non è solo un atto di fede, ma è un riconoscimento del suo profilo etico, morale e intellettuale che ha permesso la nascita e lo sviluppo di quel movimento intellettuale che noi oggi chiamiamo umanesimo. Auguri a tutti coloro che hanno lo stesso nome del santo, che secondo la tradizione cattolica era tanto buono che il bambin Gesù scendeva sulla terra per potergli stare accanto.

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