REPUBBLICA
Il 2 giugno 1946 tutti i cittadini italiani furono chiamati a votare. Per la prima volta nella storia dello stato italiano furono chiamati ad esprimersi sia le donne che gli uomini, a prescindere dal ceto, dallo loro condizione economica e dalla loro professione. Furono chiamati a scegliere se l’Italia dovesse continuare ad essere un sistema statuale monarchico oppure diventare repubblica.
Fu un momento collettivo di estrema importanza. Ne offre testimonianza, tra gli altri, lo splendido libro della compianta giornalista Rossana Rossanda: La ragazza del secolo scorso. L’autrice, che purtroppo ci ha lasciati il 20 settembre 2020, racconta le sue emozioni di fronte a una competizione elettorale in cui lei, donna giovanissima, era chiamata ad essere protagonista. Una esperienza comune alle tante ragazze e donne di allora.
Insomma il 2 giugno 1946 fu una data determinante per i destini italiani. Si doveva scegliere l’ordinamento dello stato e si dovevano individuare coloro che dovevano scrivere le regole fondamentali dello stato. Infatti il due giugno si compì il referendum che imponeva la scelta fra “Repubblica” e “Monarchia” e in più si elessero i membri dell’assemblea costituente che doveva scrivere le leggi fondamentali dello stato alla luce del pronunciamento popolare.
Il referendum non si può leggere come atto a sé stante. Appare difficilmente interpretabile l’esito di quel pronunciamento, se non si ricorda cosa è stata l’Italia, quale guerra terribile ha affrontato. È chiarificatrice la frase di Piero Calamandrei, importantissimo giurista e membro dell’assemblea costituente, cioè uno dei votati dal popolo in quel 2 giugno 1946. Disse: se volete andare a vedere dove è nata la Costituzione, andate, o giovani (parlava a studenti universitari), sulle montagne ove caddero i partigiani. Insomma la nostra Repubblica e la Costituzione su cui si fonda ha le sue radici sul dolore dell’Italia vittima della dittatura, sul pianto dei condannati a morte dal regime nazi fascista, perché ebrei o diversi, sull’anelito di libertà che fu la scintilla che accese il fuoco della Resistenza.
La Repubblica è dolore, è stata portata dal sangue, dal patimento. Ma quel nugolo di sofferenza ha portato un qualcosa che è fondamentalmente gioia e speranza. Chi ha vissuto la guerra, il terribile secondo conflitto mondiale, ha visto nella Repubblica la speranza di una nuova ripartenza. Con senno di poi dobbiamo dire che quei 12717923 cittadini che hanno scelto “Repubblica” ci hanno visto bene. Il nostro stato è diventato un faro del mondo in questi complessi anni fra la seconda metà del XX secolo e l’inizio del XXI. Quella giornata di consultazione elettorale non fu soltanto un importante atto di partecipazione collettiva alla vita pubblica, cosa che già di per sé sarebbe stata sufficiente per rimanere nella storia collettiva del paese in eterno. Ma fu anche un primo, importantissimo, passo verso un cammino di emancipazione collettiva che è ancora in corso oggi. Noi, ora adesso, siamo chiamati a continuare l’opera dei nostri padri, nonni e bisnonni. Siamo chiamati ha costruire e ad edificare una Repubblica Democratica Fondata sul lavoro, come dice l’incipit del 1 articolo della nostra Costituzione. Bisogna farlo con l’impegno etico che è connaturato alla nostra cultura. Dobbiamo costruire uno stato giusto e in cui tutti sono liberi e felici. Lo dobbiamo a coloro che sono morti per la libertà. Lo dobbiamo a chi si è speso nel lavoro per costruire un futuro più giusto. Lo dobbiamo a noi stessi, perché abbiamo il diritto e il dovere di costruire una società e uno stato fondato sui valori di eguaglianza, libertà e democrazia tracciati dai padri costituenti del nostro stato Repubblicano.
Buona festa della Repubblica a tutti. Io posso dire una cosa? Sono francamente felice che a causa della pandemia non si faccia domani la parata militare. Non ho nulla contro le nostre forze militari, anzi ringrazio i miei concittadini che in divisa si impegnano per tutelare la mia sicurezza e quella di tutti. So che il personale militare, assieme a quello medico, si è operato indefessamente in questi mesi di pandemia per tutelare tutti noi. Di questo lo ringrazio. Ma è questa la Repubblica che amo, quella composta da membri dello stato, in divisa o in borghese poco importa, che si dannano per garantire salute benessere dignità a tutti e non per fare la guerra. L’esercito è bello se salva le persone, non se va in guerra.
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