giovedì 27 dicembre 2018

VOLONTARI IN BILICO




SOLIDARIETA' FUORI
Non stupisce la scelta del governo Conte aumentare l'Imposta sul Reddito delle Società (IRES) alle attività che operano nel volontariato. La pacchia è finita, disse Matteo Salvini al momento dell'insediamento del governo Lega - Movimento Cinque stelle. E la pacchia sembra veramente finita per le associazioni che aiutano i disabili, i migranti, gli anziani e tutti coloro che vivono in uno stato di bisogno. Per chi vuole investire sarà meno conveniente nel settore che si occupa dell'aiuto ai più deboli. Una scelta che è coerente con la filosofia e il pensiero dei partiti al governo. Il "buonismo" è stato sempre visto di malocchio non solo dai leader leghisti e del m5s, ma anche dai loro elettori. Sono state forti le critiche a papa Francesco che ha indirizzato la chiesa cattolica verso l'ascolto e l'aiuto delle fasce più deboli della società. Gli insulti al pontefice, a chi si impegna nella solidarietà, sono all'ordine del giorno fra gli attivisti dell'attuale maggioranza che operano nelle strade, nelle TV e, soprattutto, sui social network. L'analisi è semplice. C'è un complotto fra i poteri forti e i soggetti che vivono ai margini della società contro il ceto medio. Per interrompere questa cospirazione il governo attacca i meno forti, cioè i disabili, i poveri e i migranti, nella speranza di danneggiare di riflesso il grande capitale. Ma è così? E' giusto secondo voi colpire i meno fortunati? E' giusto impedire che migliaia di giovani e di adulti in italia si impegnino quotidianamente nella solidarietà? E' giusto tassare un istituto scientifico che ricerca cure per malattie gravi come una fabbrica di armi? E' giusto che in zone del nostro paese quali il Sud si colpisca l'associazionismo che è l'unico baluardo in difesa di persone che vivono nell'esclusione sociale? "La pacchia è finita" ha promesso Salvini. Ma c'è stata mai pacchia? Quando mai i meno fortunati hanno avuto adeguate cure? Quando mai in Italia c'è stato un vero welfare sociale? Tassare le fondazioni che si occupano di attività no-profit vuol dire solo allargare il solco fra chi ha la possibilità di mandare all'asilo nido i propri figli e chi no, per fare un esempio. Vuol dire negare il pulmino a chi è diversamente abile e non può autonomamente spostarsi. Vuol dire negare servizi domiciliari di primaria necessità. Vuol dire negare il diritto al lavoro di chi può contribuire allo sviluppo della società, ma aiutato a farlo in un sistema di protezione sociale, penso ai non vedenti, ai non udenti e ai tanti con difficoltà fisiche che riescono a lavorare grazie al contributo dell'associazionismo. In queste ore il governo ha promesso che ci ripenserà. Ha promesso che l'Ires per le società no- profit tornerà ad essere del 12% e non del 24%, come è nella manovra di bilancio 2018. Difficile pensare però in un cambiamento entro l'anno. Fare un emendamento alla manovra finanziaria adesso vorrebbe dire non approvarla entro il 31 dicembre 2018, imponendo l'esercizio provvisorio dei conti pubblici dello stato, una procedura che ingesserebbe la Repubblica per almeno 2 mesi bloccando gli investimenti. Il futuro è incerto per tutto il paese. Ancora più oscuro per coloro che sono ai piani bassi della piramide sociale. Unica fonte di speranza è che chi ha bisogno non sarà lasciato solo. Le associazioni di volontariato, i volontari che quotidianamente si prendono cura del prossimo, non fanno un passo indietro. Anche se i soldi sono importanti per dare pasti, per comprare medicine, per rendere possibile l'accoglienza, quello che conta è l'amore verso l'altro. Quello non mancherà mai, un decreto governativo non può cancellarlo. Magari la "pacchia è finita", cioè lo stato tasserà l'opera solidale, ma questa non si fermerà mai, grazie a migliaia di uomini e donne di buona volontà.

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