ARTICOLO UNO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
"L'Italia
è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La
sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione"
Per i
settant’anni della Carta Costituzionale "Racconto a mano libera"
pubblica alcuni articoli della legge fondamentale del nostro stato. Oggi
riportiamo il primo articolo, l'incipit della carta in cui sono riportati i
valori fondanti del nostro stato. In esso sono racchiusi gli aspetti
fondamentali dell'ordinamento statale. In primo luogo si scrive che l'Italia è
Repubblica. Non è scontato. Il 2 giugno 1946 c'era stato un referendum in cui
si chiedeva a tutti gli italiani, per la prima volta anche alle italiane, che
avevano compiuto 21 anni di scegliere fra "monarchia" e "repubblica".
10 719 284 di cittadini avevano indicato monarchia. 12 717 923 Repubblica. Se l'Italia è Repubblica lo si deve alla volontà popolare. E' una Repubblica il nostro paese perché l'ha voluto la maggioranza degli elettori. IL nostro stato è Res Publica, cosa di tutti. La repubblica è democratica. Cioè in Italia chi detiene le leve del comando dovrebbe essere quel soggetto collettivo che gli antichi greci chiamavano demos. Il popolo è colui che ha la sovranità, come si esplicita nelle parole che seguono. Lo stato esiste e vive perché è la volontà popolare a sostenerlo. Se questa venisse a mancare, la nostra repubblica si disintegrerebbe. Il popolo ha il diritto di scegliere e di farsi attore del proprio destino. I fini della nazione non possono essere differenti da quelle che sono le ambizioni popolari. Non ci può essere una persona o un gruppo di persone che determinano i destini della patria. E' il popolo che si fa fattore delle scelte della nazione. La nostra repubblica è fondata sul lavoro. Cosa vuol dire? Prima di tutto che è impensabile che il nostro stato esista senza che tutti collaborino con i propri sforzi a farlo vivere. Ogni cittadino/a deve contribuire alla crescita morale, civile e anche economica della nazione attraverso l'impegno personale. Il lavoro è lo strumento per la realizzazione personale del singolo, ma è anche il mezzo per far crescere la comunità. Il lavoro oggi è diventato una vera e propria emergenza nazionale. I giovani sono disoccupati. I posti di lavoro sono diventati sempre meno numerosi e sicuri. Il lavoro, non solo quello dell'impiego, ma anche quello del libero professionista è diventato difficoltoso, difficile da trovare e da compiere. Le nuove tecnologie invece di creare attività nuove, contribuiscono a cancellare quelle già esistenti. Insomma il lavoro oggi per molti è un miraggio. Lavorare non solo non è visto come un'incombenza, un dovere, ma è addirittura vissuto come un privilegio, uno status per pochi, da conservare gelosamente. Cambiare questo stato di cose è possibile. Urge una politica che metta al centro il lavoro e i lavoratori. Urge una politica che dia strumenti a tutti per poter contribuire con la propria opera al progresso della nazione e allo stesso tempo trovare le risorse per vivere la propria esistenza dignitosamente. Se le innovazioni, se le strade dell'economia puntano all'esclusione, è dovere della comunità statale cambiare questo stato di cose. E' compito del governo dare un lavoro a tutti coloro che possano svolgerlo. Veniamo all'ultimo capoverso dell'articolo 1. Che vuol dire "La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"? Il potere popolare non è assoluto. Anche la volontà generale deve sottostare ai principi fondanti del vivere assieme enunciati dalla costituzione. Il popolo non può violare i diritti del singolo, neanche assumendo l'imperio dato dalla forza che suscita la volontà generale. Non si può fare violenza, non si può ledere la libertà di parola e di pensiero anche se per assurdo fosse tutta la popolazione a chiederlo. Non ci possono essere leggi che consentono la violazione dei principi sacrosanti incisi nella costituzione, anche se queste norme fossero avvallate dal consenso generale. Il limite evita la cosiddetta dittatura della maggioranza. Il volere generale può essere disatteso se contrasta con i valori che sono baluardo a difesa del nostro vivere civile. Ma i limiti che pone la costituzione non sono solo legati ai valori, sono anche formali. Non si può manifestare la sovranità se non seguendo le regole poste dalla Costituzione. La sovranità del popolo si manifesta attraverso le regole costituzionali. Il popolo manifesta la propria sovranità quando ogni cittadino va a votare. Cioè quando si trasforma un potere collettivo in diritto soggettivo. Il popolo manifesta la sua sovranità quando sceglie di abrogare una norma, attraverso un referendum. Il popolo manifesta la sua volontà quando manifesta pacificamente nelle piazze e non usa la violenza. Insomma la forma diviene sostanza. La forma sono i paletti che nessuno può superare, al fine di garantire una corretta e pacifica partecipazione. In uno stato complesso e plurale come il nostro sono tantissime le regole a cui bisogna sottostare per partecipare alla vita collettiva. Ci sono regole che regolamentano la vita dei partiti, cioè quelle associazioni di cittadini che si sono costituite al fine di realizzare un'idea collettiva di buon governo. Ci sono regole che regolamentano i sindacati, cioè le organizzazioni dei lavoratori. Queste regole, prime fra tutte quelle incise nella costituzione, devono essere rispettate per far sì che lo stato funzioni. Regole che magari si possono cambiare, anche quelle costituzionali seguendo l'iter imposto dell'articolo 138 della Costituzione stessa, ma finché rimangono in vigore devono essere rispettate. Insomma l'articolo 1 indica succintamente ma pregnantemente quali sono i cardini dello stato.1) l'ordinamento repubblicano. 2) la democrazia come fondamento del nostro stato, la res pubblica è appunto cosa di tutti non di pochi. 3) il lavoro come diritto e dovere di ogni cittadino e residente nella penisola 4) La sovranità, il potere, è prerogativa della collettività, gli ordinamenti legislativi, giudiziari e governativi non hanno il potere, ma esercitano una funzione utile alla nazione e ai cittadini. 5) le leggi e le norme devono essere rispettate da tutti sempre e comunque.
10 719 284 di cittadini avevano indicato monarchia. 12 717 923 Repubblica. Se l'Italia è Repubblica lo si deve alla volontà popolare. E' una Repubblica il nostro paese perché l'ha voluto la maggioranza degli elettori. IL nostro stato è Res Publica, cosa di tutti. La repubblica è democratica. Cioè in Italia chi detiene le leve del comando dovrebbe essere quel soggetto collettivo che gli antichi greci chiamavano demos. Il popolo è colui che ha la sovranità, come si esplicita nelle parole che seguono. Lo stato esiste e vive perché è la volontà popolare a sostenerlo. Se questa venisse a mancare, la nostra repubblica si disintegrerebbe. Il popolo ha il diritto di scegliere e di farsi attore del proprio destino. I fini della nazione non possono essere differenti da quelle che sono le ambizioni popolari. Non ci può essere una persona o un gruppo di persone che determinano i destini della patria. E' il popolo che si fa fattore delle scelte della nazione. La nostra repubblica è fondata sul lavoro. Cosa vuol dire? Prima di tutto che è impensabile che il nostro stato esista senza che tutti collaborino con i propri sforzi a farlo vivere. Ogni cittadino/a deve contribuire alla crescita morale, civile e anche economica della nazione attraverso l'impegno personale. Il lavoro è lo strumento per la realizzazione personale del singolo, ma è anche il mezzo per far crescere la comunità. Il lavoro oggi è diventato una vera e propria emergenza nazionale. I giovani sono disoccupati. I posti di lavoro sono diventati sempre meno numerosi e sicuri. Il lavoro, non solo quello dell'impiego, ma anche quello del libero professionista è diventato difficoltoso, difficile da trovare e da compiere. Le nuove tecnologie invece di creare attività nuove, contribuiscono a cancellare quelle già esistenti. Insomma il lavoro oggi per molti è un miraggio. Lavorare non solo non è visto come un'incombenza, un dovere, ma è addirittura vissuto come un privilegio, uno status per pochi, da conservare gelosamente. Cambiare questo stato di cose è possibile. Urge una politica che metta al centro il lavoro e i lavoratori. Urge una politica che dia strumenti a tutti per poter contribuire con la propria opera al progresso della nazione e allo stesso tempo trovare le risorse per vivere la propria esistenza dignitosamente. Se le innovazioni, se le strade dell'economia puntano all'esclusione, è dovere della comunità statale cambiare questo stato di cose. E' compito del governo dare un lavoro a tutti coloro che possano svolgerlo. Veniamo all'ultimo capoverso dell'articolo 1. Che vuol dire "La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"? Il potere popolare non è assoluto. Anche la volontà generale deve sottostare ai principi fondanti del vivere assieme enunciati dalla costituzione. Il popolo non può violare i diritti del singolo, neanche assumendo l'imperio dato dalla forza che suscita la volontà generale. Non si può fare violenza, non si può ledere la libertà di parola e di pensiero anche se per assurdo fosse tutta la popolazione a chiederlo. Non ci possono essere leggi che consentono la violazione dei principi sacrosanti incisi nella costituzione, anche se queste norme fossero avvallate dal consenso generale. Il limite evita la cosiddetta dittatura della maggioranza. Il volere generale può essere disatteso se contrasta con i valori che sono baluardo a difesa del nostro vivere civile. Ma i limiti che pone la costituzione non sono solo legati ai valori, sono anche formali. Non si può manifestare la sovranità se non seguendo le regole poste dalla Costituzione. La sovranità del popolo si manifesta attraverso le regole costituzionali. Il popolo manifesta la propria sovranità quando ogni cittadino va a votare. Cioè quando si trasforma un potere collettivo in diritto soggettivo. Il popolo manifesta la sua sovranità quando sceglie di abrogare una norma, attraverso un referendum. Il popolo manifesta la sua volontà quando manifesta pacificamente nelle piazze e non usa la violenza. Insomma la forma diviene sostanza. La forma sono i paletti che nessuno può superare, al fine di garantire una corretta e pacifica partecipazione. In uno stato complesso e plurale come il nostro sono tantissime le regole a cui bisogna sottostare per partecipare alla vita collettiva. Ci sono regole che regolamentano la vita dei partiti, cioè quelle associazioni di cittadini che si sono costituite al fine di realizzare un'idea collettiva di buon governo. Ci sono regole che regolamentano i sindacati, cioè le organizzazioni dei lavoratori. Queste regole, prime fra tutte quelle incise nella costituzione, devono essere rispettate per far sì che lo stato funzioni. Regole che magari si possono cambiare, anche quelle costituzionali seguendo l'iter imposto dell'articolo 138 della Costituzione stessa, ma finché rimangono in vigore devono essere rispettate. Insomma l'articolo 1 indica succintamente ma pregnantemente quali sono i cardini dello stato.1) l'ordinamento repubblicano. 2) la democrazia come fondamento del nostro stato, la res pubblica è appunto cosa di tutti non di pochi. 3) il lavoro come diritto e dovere di ogni cittadino e residente nella penisola 4) La sovranità, il potere, è prerogativa della collettività, gli ordinamenti legislativi, giudiziari e governativi non hanno il potere, ma esercitano una funzione utile alla nazione e ai cittadini. 5) le leggi e le norme devono essere rispettate da tutti sempre e comunque.
testo di Giovanni Falagario
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