mercoledì 25 marzo 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE



ARTICOLO 95   DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri.

I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri e individualmente degli atti dei loro dicasteri.

La legge provvede all’ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l’organizzazione dei ministeri”.

L’articolo 95 della Costituzione, nel suo primo comma, dà un ruolo fondamentale al Presidente del Consiglio nella conduzione della politica generale del governo. È lui che la dirige. È lui che mette i paletti che i membri dell’esecutivo, i singoli ministri e sottosegretari, devono seguire per compiere il loro lavoro. È d’obbligo notare che la politica generale del governo non è determinata dal solo Presidente del Consiglio. Questa è voluta dal Parlamento, che dà la fiducia all’esecutivo e dalle forze politiche che lo sostengono e che hanno dato l’assenso al programma governativo, esprimendo il loro pensiero sulle finalità governative attraverso le “mozioni di fiducia”, che sono le dichiarazioni di voto espresse al momento della nascita dell’esecutivo. Il Presidente del consiglio ha l’alto compito di assicurare che gli obbiettivi che si erano prefissati al momento della nascita dell’esecutivo, vengano perseguiti. Il Presidente del Consiglio è colui che fa in modo che le finalità del governo vengano raggiunti. Per questo motivo risponde al Parlamento e all’intera nazione dei risultati conseguiti e dei fallimenti dell’intero organo esecutivo. Il ruolo del Presidente del Consiglio non è solo politico. Il suo compito è quello di dirigere tutta la Pubblica Amministrazione, questa è un mastodontico sistema organizzativo su cui si regge l’intero funzionamento dello stato. Milioni di dipendenti, funzionari e collaboratori dello stato hanno come punto di riferimento e capo il Presidente del Consiglio. Compito del capo del governo è garantire che questa enorme macchina burocratica funzioni. Ovviamente non può e non deve farlo da solo. I singoli ministri sono responsabili del ramo della pubblica amministrazione loro assegnato. Devono dirigere con assennatezza e senso dello stato il loro dicastero. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del consiglio dei ministri, che hanno votato. Sono responsabili individualmente degli atti compiuti dai loro dicasteri. È un principio importante. I componenti possono e devono rispondere dei propri atti alla nazione e al parlamento. Possono essere oggetto di mozione di sfiducia sia collettiva, dell’intero governo, sia personale. Un singolo ministro può essere chiamato a rispondere del proprio agire davanti al parlamento. La mozione di sfiducia del singolo ministro è un istituto molto discusso. Alcuni giuristi hanno interpretato il secondo comma dell’articolo 95 non come la possibilità del parlamento di far decadere il singolo ministro, ma come una responsabilità giuridica e amministrativa del singolo titolare di un dicastero. Secondo questi l’istituto della “sfiducia” deve valere solo per tutto il governo. La quotidianità costituzionale, in cui sono stati registrati nella storia repubblicana diversi casi di sfiducia individuale, e diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno chiarito che la mozione di sfiducia individuale è contemplata dal nostro ordinamento. È giusto che il parlamento possa controllare e, se lo ritiene opportuno, censurare il lavoro di un singolo ministro, imponendogli le dimissioni. I regolamenti parlamentari prevedono e normano le modalità con cui si può chiedere la sfiducia non solo dell’intero governo, ma anche del singolo ministro. Quindi è da reputare superata la disputa su tale tema nell’ottica di considerare possibile la decadenza di un singolo membro del governo su richiesta di un ramo del parlamento. Ricordiamo che sia in caso di sfiducia all’intero governo sia in caso di sfiducia a un singolo ministro basta che questa sia votata da un solo ramo del parlamento per diventare effettiva. Insomma la squadra dell’esecutivo è composta da un capitano, il presidente del consiglio, e da un numero significativo di collaboratori. I componenti del governo non sono solo i ministri. La legge, a cui l’ultimo comma dell’articolo 95 affida l’ordinamento della Presidenza del Consiglio e il numero dei ministeri, determina la composizione del governo. Questa non è solo fatta di ministri, comprende la presenza di viceministri segretari e sottosegretari che hanno il compito di coadiuvare e di supportare i singoli ministri e di gestire la Presidenza del Consiglio, ufficio proprio del premier. La legge che disegna il funzionamento e i ruoli all’interno dell’esecutivo è la legge del 23 agosto 1988, successivamente novellata da altre norme dello stato che hanno mutato solo in piccola parte l’assetto normativo della stessa. Questa norma prevede la possibilità che siano nominati vice presidenti del consiglio. Che vi siano “ministri senza portafoglio” cioè ministri a cui vengono delegate specifiche funzione, pur non essendo titolari di uno specifico ministero. Insomma hanno il compito di gestire particolari attività amministrative e di raggiungere determinati scopi, ma non sono a capo di uno specifico ufficio ministeriale. I sottosegretari di stato sono coloro che aiutano i singoli ministri nel loro compito, si distinguono dai semplici impiegati del ministero perché la loro carica è politica ed è legata alla vita del governo in carica, fra questi si può individuare un viceministro, nominato dal consiglio dei ministri, la differenza, importantissima, fra lui e i sottosegretari è che può partecipare a pieno titolo al consiglio dei ministri, così contribuendo alla costruzione e alla realizzazione dell’indirizzo politico dell’esecutivo. Vi possono essere dei commissari straordinari del governo, personalità nominate con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, che hanno il compito di realizzare specifici obbiettivi in relazione a programmi e obbiettivi. Pensiamo al Commissario Straordinario per la ricostruzione designato dal governo per gestire la delicata vicenda del post terremoto nelle regioni del Centro Italia. Questi partecipano al consiglio dei ministri quando si tiene l’assemblea sulla materia e sull’emergenza per cui è stato nominato. Tutte le figure istituzionali che fanno parte del governo devono essere istituite e regolamentate per legge. Non potrebbe essere altrimenti. La norma è lo strumento principale per dar vita e sostanza ad ogni organizzazione statuale. Il governo deve sottostare alla legge. È un principio fondamentale che serve a espellere ogni forma di arbitrarietà e di privilegio che potrebbe albergare in un istituto, quello governativo, che potrebbe esercitare il proprio potere per favorire l’uno o l’altro. La legge invece dovrebbe garantire che l’arbitrarietà amministrativa, la libertà di compiere azioni di carattere politico, propria dell’esecutivo non ecceda in atti di favore o di ingiustizia che non tutelano il principio di uguaglianza di ogni cittadino davanti allo stato.

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