domenica 7 febbraio 2021

CAMMINO DI REDENZIONE

 


IL CAMMINO

Quest’anno ricorrono settecento anni dalla morte di Sante Alighieri. Il poeta fiorentino spirò a Ravenna nel settembre del 1321. Dante, lo sappiamo tutti, ha scritto il sommo poema in lingua italiana, la Divina Commedia. Cosa è la Divina Commedia? Il racconto in versi di un viaggio. Il grande menestrello fiorentino immagina il suo cammino attraverso i luoghi dell’oltretomba cristiano. Immagina di visitare l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. In questo viaggio incontra personaggi e persone di grande caratura intellettuale, morale, storica e caratteriale. I personaggi della Commedia sono di una levatura ideale ed estetica incomparabile.

Ma quello che mi preme sottolineare in questa breve scrittura è l’aspetto costante di tutte le tre cantiche, è il muoversi, il camminare. Dante nell’inferno procede verso il basso, fino ad incontrare il male assoluto, l’entità così addentra al peccato da perdere ogni individualità ontologia e a essere Male assoluto, cioè Lucifero. Dopo questo oscuro e terribile incontro, Dante, per grazia divina, rivede le stelle, ricordiamo lo straordinario ultimo verso della prima cantica. Da lì, finalmente osiamo dire, ricomincia a salire. Dante comincia ad attraversare, o meglio a scalare,  il Purgatorio, una enorme montagna che diventa la rappresentazione allegorica di una via crucis che tutta l’umanità deve intraprendere per trovare redenzione. Lì incontra uomini e donne di una dirittura etica e morale forte, ma che si sono fatti forviare da fugaci passioni perdendo, per un attimo fatale, l’amore di Dio. Ecco perché, ravvedute dal peccato, compiono un cammino di espiazione che li porterà a rivedere Dio. Possiamo dire che i protagonisti del Purgatorio siamo tutti noi che viviamo la vita mondana, tutti noi sbagliamo, tutti noi perdiamo la strada, tutti noi siamo come Dante persi nella selva oscura, ma come il poeta possiamo trovare la salvezza riconoscendo nell’etica e nel bene collettivo la nostra stessa ragione d’essere. Ecco i purganti, chi è del Purgatorio, letteralmente eliminano le brutture che hanno segnato la loro vita. Chi vi scrive è un ignorante appassionato (sarei io). Il suo riferimento, volgare, al purgante come liberatore delle vie intestinali è voluto. Come il nostro apparato rettale ci libera dalle impurità corporee, anche il purgatorio ha il compito di liberarci dall’impurità che incrostano le nostre anime. Insomma nel Purgatorio si cammina, si scala la montagna, per lasciare il fardello del peccato che ci è ostacolo nella contemplazione di Dio.

L’ultima cantica, il Paradiso, è l’esplicazione stessa dell’intero viaggio. Il pellegrino penitente, Dante, e anche noi che lo leggiamo, mondato dal peso della propria colpa si può issare, volare, verso la sommità del cielo, guidato da Beatrice che è la teologica che indica il sommo benne. Così può vedere l’empireo, può vedere i beati, i santi. Può vedere Maria, colei che è tanto splendida che il sommo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Scusate se parafraso maldestramente uno dei passi più belli ed ineffabili della Divina Commedia. Dopo aver visto la bellezza della beatitudine, Dante può addirittura vedere la causa della Santità, cioè Dio stesso, la cui luce infinita illumina i volti dei santi e delle sante.

Insomma la Divina Commedia è un cammino. È un avvicinarsi al senso vero ed ultimo della vita attraverso un viaggio. È un percorso di formazione del poeta, ma anche di tutti noi, per scoprire il senso profondo del suo /nostro essere umani. È un modo per conoscere i lati oscuri di noi stessi, l’Inferno, trovare gli strumenti per combatterli, Il Purgatorio, e trovare la felicità contemplativa del bene, il Paradiso. Ecco perché Dante Alighieri, a 700 anni dalla sua morte, non solo è un grandissimo poeta e intellettuale, ma è anche un maestro di vita, è una persona che ci può dire il senso ultimo delle cose e di noi stessi.

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