lunedì 1 febbraio 2021

RIFLESSIONI SULL'ESSERE E SULLA SUA FENOMENOLOGIA

 


SCRIVERE.

Oggi,01/02/2021, mi è capitato di leggere sul quotidiano “La Repubblica” un articolo di Eugenio Scalfari. Il novantasettenne  giornalista fa un’ampia riflessione sulla scrittura. Il titolo del suo articolo è “Quando si arriva alla fine del viaggio”. Come si evince da questa frase il “pezzo giornalistico” vuole essere un bilancio, approssimativo, della propria vita. Inevitabilmente è l’enunciazione del valore che l’autore dà alla scrittura. Infatti Scalfari è “uno che scrive per vivere”. Parlare di come si esplicita il proprio pensiero, fa parte della formazione professionale del vegliardo giornalista.

Eugenio Scalfari arriva alla conclusione che la scrittura può avere una escatologia assolutamente differente a seconda di quale sia il mezzo con cui viene resa noto. Un conto è il pezzo giornalistico, o meglio lo scrivere per raccontare un fatto, esso deve avere uno scopo. Deve esplicitarsi una tesi, una analisi dei fatti. Altro conto è scrivere per quello che si chiama ricerca dell’assoluto. Assoluto, per Scalfari, non è una cosa che è altro da noi. Non è da ricercare nelle “idee” che esplicita Palatone nei suoi trattati, cioè entità esterne alla psiche umana che illuminano l’esistenza delle genti terrestri. Ma è all’interno della nostra mente che va ricercato l’elemento fondante della visione etica di tutti ed di ognuno. Una visione che ovviamente non è altro dalla filosofia di Emmanuel Kant, il filosofo tedesco che ha fondato sulla coscienza individuale la ricerca ermeneutica. Così rompendo la visione rigida fra analisi scientifica e visione etica. Ogni ricerca, scientifica o sulle questioni umane che sia, si basa sull’intelligenza umana. Che vuol dire, partendo dal verbo inteligere latino, leggere i moti che caratterizzano le procelle dell’esistenza.

Lo scrivere che vuole riscoprire l’anziano giornalista è proprio l’esplicitazione di quella capacità dell’intelletto di capire cosa si dipana nel proseguire repentino della vita. Trovare un senso a un susseguirsi di eventi che a primo acchito appaiono il frutto di un caso crudele e indifferente alle esigenze dell’umanità. Invece è bene ricercare in profondità. Quali sono le ragioni profonde che muovono l’esistenza propria e degli altri?. Insomma lo scrivere per esplicitare la propria anima è qualcosa che non solo è diverso da commentare le vicende di cronaca, ma è ontologicamente altro. L’essenza dello scrivere alla ricerca del proprio essere è diverso dal quotidiano commentare le vicende politiche, di cronaca, ma anche di cronaca culturale. È la capacità di mettere a nudo e di far conoscere agli altri il proprio essere, la propria dialettica interiore che si dipana nel diuturno pensare di ogni uomo e donna.

Scrivere come ricerca personale del proprio “Io” è il fine ultimo dell’arte. Ecco quale è la profonda differenza fra un’opera poetica e un saggio euristico. Questo ha il fine di esplicitare e di rendere noto quale sia il processo che ha portato alla creazione di qualche cosa umana, che sia una costruzione o una poesia. Il primo invece e l’esplicitazione dei sentimenti dello scrivente, è la capacità di trasformare delle lettere, delle parole, in forza e passione. La capacità di farsi strumento per arrivare al cuore del lettore, per fargli comprendere la bellezza dell’animo dello scrivente e fargli intuire la maestosità e le infinite possibilità dell’animo anche di chi legge. La scrittura è questo. la scrittura è tempesta e vento. È quell’elemento che travolge un apparente ordine acquisito, per poter creare le premesse per la costruzione di una realtà più bella e più compiuta. Ecco cosa è l’arte. Il riuscire a raccontare se stessi.

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