SCEGLIERE
In questi giorni le sorti e i destini dell’Italia sembrano affidate alle robuste braccia di Mario Draghi. L’ex governatore della Banca Europea ha avuto l’incarico da parte del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, di formare un nuovo governo. Oggi Draghi è chiamato a prendere decisioni, che se avranno l’avvallo del Parlamento, segneranno i destini di ognuno di noi. Il Presidente del Consiglio Incaricato sta conducendo un intenso dialogo con i rappresentanti delle forze politiche del paese. Sta incontrando la Lega, il partito che amministra le regioni che più seriamente sono rimaste colpite dalla perdurante tragedia della pandemia. I contatti con Matteo Salvini sono intensi. Ma ovviamente sono anche gli altri attori politici ad essere interpellati, il pensiero è al Partito Democratico, a Italia Viva, a Liberi e Uguali e, soprattutto, al Movimento di maggioranza relativa in parlamento: I Cinque Stelle. Bisogna fare in fretta. È tassativo trovare i numeri in parlamento per costruire un progetto di governance che permetta al paese di uscire dalle sacche prodotte dall’emergenza sanitaria ed economica.
Ecco è arrivato il momento di scegliere. Mario Draghi deve scegliere le politiche di un potenziale governo da lui guidato. Deve designare le persone che dovranno sedere nel suo Gabinetto. Dovrà individuare i ministri che il Presidente della Repubblica nominerà, ottemperando all’articolo 92, secondo comma, della Costituzione Italiana. Ma in questa fase di acuta crisi e di angoscia crescente i partiti e la politica sono chiamati ad assumersi un fardello di scelte e di responsabilità non indifferenti. È arrivato il tempo in cui è bene superare gli elementi divisivi, così ingombranti da inficiare ogni forma di dialogo fra le parti. È bene che tutti ed ognuno porti il suo contributo, espliciti le proprie idee, senza però che ciò gli impedisca l’ascolto delle tesi altrui. Mario Draghi deve essere, non ci sono altre possibilità, l’uomo che è in grado di trovare una sintesi fra le diverse posizioni. È bene ad esempio che le richieste di democrazia diffusa e di partecipazione collettiva, che sono l’essenza stessa delle posizioni del Movimento Cinque Stelle, vengano ascoltate. Conciliare gli interessi economici pubblici e privati con un sistema inclusivo è possibile. Basta rileggere e studiare le elaborazioni euristiche sull’argomento che il compianto professore Stefano Rodotà ci ha lasciato nei suoi libri.
Rodotà ci ha insegnato che diritto ed economia non sono argomenti delle elite. Non sono materie che si studiano in polverose biblioteche ove pochi hanno accesso. Sono, non dico dovrebbero essere, ma sono elementi di dibattiti propri di tutti i cittadini. Quando parliamo di Corona Virus, di rischio di contagio, quando ricerchiamo le modalità per difenderci, parliamo dei nostri diritti (diritto alla salute ad esempio, contemplato nell’articolo 32 della Costituzione Italiana) e discutiamo di come farli valere. Dobbiamo esserne consapevoli. Ecco perché Mario Draghi deve includere nel suo programma di governo quella che viene chiamata, forzando il termine, democrazia diretta. Che è invece uno strumento partecipativo di tutta la popolazione alla scelta della politica che tuteli destini collettivi della nazione. Bisogna rompere la logica dell’elite quale piccola quota di cittadini che si arroccano davanti ai bisogni dei più. Ma è bene che l’elite sia, seguendo la visione di Antonio Gramsci sull’argomento, il volano che rende tutte la comunità delle persone protagonista dei propri destini. Insomma l’elite, il governo i partiti, non devono essere l’esplicazione degli interessi dei ricchi e dei privilegiati, ma devono essere la guida di un popolo che marcia verso un futuro, se non è possibile felice, almeno sereno. Ecco perché bisogna provare a dare fiducia a Mario Draghi, perché è il tempo che si abbia consapevolezza che o ci salviamo tutti o precipitiamo tutti. Allora Draghi non deve essere il tecnico sordo ai bisogni dei più. Deve essere l’orecchio che ascolta i bisogni di tutti, inevitabilmente poli formi, e ne deve trovare la sintesi. L’obbiettivo è che, per parafrasare una fondamentale frase di Hanna Arendt tanto cara a Stefano Rodotà, Tutti abbiano il “diritto di avere diritti”. Cioè che tutti siano parte di un concetto di stato che si fa comunità e che non lascia indietro nessuno. In questo momento storico prendersi allegoricamente tutti per mano, per evitare di cadere, è un bisogno oltre che un dovere. Mario Draghi è una speranza per il paese. Ma il fine non è e non può essere la nascita del suo governo. L’esecutivo Draghi, o al limite di qualche altro, deve avere come motore il cuore vibrate della comunità nazionale e lo scopo di regalare serenità e progresso al paese ed ad ognuno di noi.
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