IL ROSSO SOLITUDINE
Io sono un pugliese. Domani, come altre regioni italiane, la mia sarà “zona rossa”. Cosa vuol dire, ormai, lo sappiamo tutti. Quando il famoso e temuto RT, cioè la “capacità” di chi è malato di infettare il proprio prossimo, sale a >1 e quando i malati sono un numero superiore a 250 ogni 100000 abitanti scatta la zona rossa. La Puglia rientra in questi indicatori e supera le soglie di guardia, in più ha una vera e propria emergenza ospedaliera, le terapie intensive e i reparti “Covid” sono troppo “affollati”, per usare un macabro (mi rendo conto, scusate) eufemismo.
Questi dati provocano la scelta drastica di chiudere la maggior parte delle attività quotidiane. Le scuole sono in DAD, cioè i ragazzi studieranno da domani a casa, collegati ai propri insegnati utilizzando le utenze di internet. I locali in cui si ritrovano abitualmente un numero consistente di persone a svolgere attività pubbliche, saranno chiusi. Ancora una volta, come ormai avviene da un anno a questa parte, la nostra vita quotidiana subirà una rivoluzione comportamentale dovuta a scongiurare il pericolo che il Corona Virus si diffonda.
Io parlo della Puglia, della mia regione, ma è vero che sono tante realtà italiane a subire la stessa sorte. Le cause non sono in parte da attribuire all’agire umano, il virus esiste ed è una “agente” della natura. Ma è inutile nascondersi che per vincerlo più rapidamente e, soprattutto, per piangere meno morti si poteva fare molto di più. Le vittime del morbo in tutta Italia hanno superato il numero di 100000, veramente troppi. L’unica speranza è nel vaccino che deve immunizzare, in fretta, tutti noi.
Oggi, fin quando non si raggiungerà la cosiddetta “immunità di gregge”, dobbiamo eseguire alla lettera le indicazioni delle autorità, dei medici e utilizzare il sano buon senso. Evitare tassativamente di formare assembramenti, evitare di uscire di casa e relazionarci con persone sconosciute ed anche amiche e familiari. Evitare di vivere una vita sociale attiva. Lo so questo vuol dire essere soli. Ciò è profondamente triste. Ma è l’unico modo per provare ad uscire dal tunnel della malattia.
Poi ci sarà il momento in cui potremo, usciti dall’emergenza, chiederci perché siamo arrivati a questo, ci sono stati degli errori? Da parte di chi? Trovare queste risposte potrà essere anche una chance per far crescere il nostro paese. Guardare gli errori, studiarli, individuarne le cause, ci aiuterà a costruire una sistema socio economico più efficiente e a misura di uomo e di donna. Dobbiamo crederci. Perché i momenti tragici di crisi devono, ho detto “devono” non “potrebbero”, essere momento per migliorare tutti noi e le istituzioni a cui apparteniamo. L’Italia deve diventare un paese migliore, non solo più competitivo, ma anche e soprattutto più solidale. Quando potremo tenerci nuovamente per mano, dobbiamo cominciare a marciare uniti verso il futuro.
Lo dico a tutta l’Italia, ma anche a noi pugliesi spaventati dall’idea che domani la nostra terra sarà “zona rossa”, cosa che vuol dire che chi ci sta vicino, magari anche amici e parenti, anche noi stessi, siamo colpiti dal male e lottiamo per sopravvivere. Coraggio.
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