domenica 28 marzo 2021

UN ANNO DALLA SCOMPARSA DI PINO TULIPANI

 


CIAO PINO

Un anno fa, esattamente il 28 marzo 2020, spirava il dottor Giuseppe Tulipani, il primo garante delle persone diversamente abili della Regione Puglia. È stato un infarto a portarlo via dai suoi cari e da tutte le persone che lo avevano come punto di riferimento civile, morale ed etico. Per tutti quelli che lo stimavano e gli volevano bene era “solo” Pino.

La sua vita era sempre stata indirizzata al soccorso di chi non “stava al passo”, cioè di chi era, ed è, messo ai margini della società perché non è in grado di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda dei ritmi frenetici della impetuosa, e spesso cinica, società consumistica, che purtroppo non consuma solo i beni, ma anche le persone.

Il ventisette marzo 2018 era stato nominato dal Consiglio Regionale della Puglia “garante dei diritti delle persone diversamente abili”, due anni dopo, mentre svolgeva con abnegazione la sua missione, partiva dal mondo. In questi due anni Giuseppe Tulipani ha utilizzato tutte le sue infinite qualità umane per farsi latore delle istanze delle persone più deboli. Ha svolto con assoluta ostinazione la sua missione di aiutare e di essere vicino alle persone diversamente abili che chiedevano dignità e rispetto dei propri diritti. Pino si è battuto per dare una visibilità giuridica e un riconoscimento morale ed economico ai familiari delle persone che hanno gravi problemi motori e psichici. Si è battuto perché il loro amore, prima di tutto, ma anche il loro lavoro verso i loro cari in difficoltà fosse riconosciuto e assurto al approvazione pubblica che merita, al fine di garantire la loro dignità.

 La sua umanità era fondata sulla sua esperienza di uomo di volontariato. Fin da giovane aveva operato nelle realtà sociali che si occupavano delle persone in difficoltà. Figlio spirituale di Don Tonino Bello, il vescovo santo di Molfetta, Pino è sempre stato al servizio degli altri. Tale convinzione morale ed etica sul senso della vita, lo ha spinto a operare quale componente della protezione civile, partecipando a iniziative di soccorso ed aiuto encomiabili.

Aveva fondato un’associazione a Giovinazzo. L’aveva chiamata “Angeli della vita”, perché era rimasto colpito dalla parole di don Tonino Bello: l’uomo è un angelo speciale, ha un’ala sola, per volare deve essere abbracciato col proprio prossimo al fine di avere due ali. È su questo spirito di fratellanza/sorellanza che ancora oggi l’associazione “Angeli della Vita” opera sul territorio, portando avanti gli insegnamenti e il lavoro quotidiano di Pino Tulipani. Tale associazione è composta da famiglie che hanno almeno un componente disabile. Lo spirito sociale è fondato sul mutuo soccorso che è scambio reciproco di amore. Pino diceva sempre che non esistono diversità, esiste l’affetto che ognuno nutre per il proprio prossimo che fa superare ogni tipo di barriera.. anche quella architettonica.. dandosi la mano ogni scala diventa una rampa..

A questo proposito è bene ricordare una delle sue ultime battaglie per rendere i tanti chilometri di spiaggia pugliese adatte alle persone che hanno gravi e mono gravi problemi deambulatori, oppure adatte per i non vedenti. Nella primavera dell’anno scorso stava costruendo un equipe di lavoro che coinvolgeva autorità comunali, provinciali e regionali della Puglia per rendere la stragrande maggioranza delle spiagge atte ad accogliere in sicurezza e senza barriere chi ha difficoltà nel cammino. Poi il coronavirus, ma soprattutto la sua dipartita, ha un po’ rallentato il corso del progetto. Ma noi vogliamo che riprenda. Il lavoro, l’opera, l’abnegazione di Giuseppe Tulipani deve essere fatta propria dalle istituzioni e da tutti noi. Seguendo il suo insegnamento si può costruire una comunità in cui tutti e tutte, a prescindere dalle proprie peculiarità psicofisiche, siano protagonisti. Ricordare oggi Pino Tulipani a un anno dalla sua morte non è solo un giusto tributo a chi ha speso tutta la sua esistenza per gli altri, ma è anche un modo per poter pensare a costruire una società inclusiva in cui tutti, almeno un po’, siano più felici.

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