NATALE
Oggi è il 25 Dicembre 2020. È il natale. Oggi il mondo Cristiano celebra la nascita del Redentore del Mondo. Gesù, il bimbo nato in una mangiatoia, è colui che monda l’intera umanità da ogni peccato. Gesù è il Cristo, cioè l’unto del Signore, colui che ha i segni e i crismi atti a guidare l’intera umanità in un cammino di radicale conversione e di redenzione. È il messo del divino che vince il male. È colui che deve porre fine ad ogni violenza, ad ogni guerra, ad ogni dissidio. Gesù deve aprire il tempo in cui il lupo pascolerà con l’agnello, per parafrasare le bellissime parole raccolte nel mirabile scrigno di bellezza che è il Libro del Profeta Isaia. Gesù è colui che pone fine ad ogni dissidio. Colui che riporta serenità in una società che vive sotto tensione. È la calma dopo una notte procellosa. Non è un caso che lo si ricorda nel momento della sua nascita. Come ogni Bambino è la promessa di un futuro più bello e sereno per ogni genitore che lo procrea, come ogni infante fra le braccia della propria madre è la promessa di una felicità che è adesso, ma che si propagherà per tutta la durata della sua esistenza, anche e soprattutto la nascita di Gesù, il suo essere cullato fra le braccia di sua madre Maria, è la promessa di un domani radioso per l’intera umanità.
Gesù è il puer, bambino in latino, che porterà una nuova età dell’oro. Questa visione proviene non solo dal mondo ebraico, ma anche dal mondo greco romano, cioè dal mondo pagano. L’esempio è la IV Egloga di Publio Virgilio Marone. Il Poeta che ha scritto l’Eneide non conosceva il messaggio di Gesù, anzi era al mondo prima che il divin fanciullo nascesse in una grotta di Betlemme, eppure ha saputo cogliere il messaggio di attesa, di speranza e di redenzione che non era solo nel mondo giudaico, ma era un elemento fondamentale di tutta la società allora conosciuta. Allora è questo il senso profondo che provo a dare al Natale. Questo tempo è un momento di rinascita non solo per il credente, ma per l’intera umanità. Non è un caso che si celebra il Natale proprio in prossimità del solstizio d’inverno, quando la luce vince le tenebre, quando la giornata comincia ad allungarsi e la notte, l’oscurità, ad abbreviarsi. Il Bimbo, il Puer, che nasce è la speranza di un domani non solo più bello per tutti, ma anche l’apertura di un tempo che è condivisione, che è progetto di un mondo che si fa bello perché costruito insieme. Gesù, il bambinello, è la promessa che nessuno sarà lasciato indietro. È la promessa che anche i migranti, anche i malati, anche i disabili, insomma tutti coloro che oggi sono esclusi dal consesso civile avranno un posto della società di domani, quella segnata da Gesù. Gesù è nato povero e umile. Proprio per esplicitare che chi sta indietro può diventare il facitore di buone pratiche. Il mondo può diventare più bello se è inclusivo. Questo il messaggio di Gesù. Come i pastori non si fecero domande sulla natura del bambinello, ma accorsero ad adorarlo, anche noi siamo chiamati ad aiutare e confortare chi è in difficoltà.
Oggi è il tempo della Pandemia, il tempo del Corona Virus. Oggettivamente un pericolo imminente e immanente potrebbe suscitare ancora di più il senso di solipsismo che caratterizza ognuno di noi. Il morbo potrebbe suscitare con preminenza gli egoismi. Penso a me, degli altri non mi importa. Ma proviamo a pensare diversamente. Proviamo a ribaltare l’ordine della storia, esattamente come fece Gesù nascendo in una stalla di Betlemme. Essere solidali, diventare ultimo fra gli ultimi, cambiare radicalmente il punto di vista umano( che vede vincente chi prevale e non chi aiuta), può veramente essere la soluzione alla emergenza infettiva. Aiutare gli altri, vuol dire aiutare se stessi. Prendere per mano un disabile, accompagnarlo nella sua vita particolare, fatta di difficoltà ma anche di gioia, può essere, ad esempio, un modo per vivere al meglio la propria vita. Aiutare un anziano solo, fargli compagnia, ricordargli che questa parte di esistenza che oggi gli tocca in sorte e che toccherà a tutti, non è un crepuscolo ma una fase di condivisione di affetti, se si vive in simbiosi con gli altri. Allora proviamoci. Sia chiaro non sto dicendo: diventiamo tutti cristiani. So che sono molti quelli che rifiutano, legittimamente, il messaggio solidale di Gesù bambino. Ma sappiamo cogliere anche l’afflato universale. L’afflato di speranza che ci ricorda che l’ultimo, il nato in una stalla, è diventato colui che ha salvato l’umanità ferita. Insomma anche chi non è cristiano, come il credente, può cogliere il valore assoluto e la preziosità di sapersi donare interamente agli altri come ha fatto il Nazareno.
Che Dire, un felice Natale a tutti, un momento di rinascita.
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