ITALIANO GLOBALE
Un uomo dei due mondi
E' in fin di vita Sergio Marchionne. L'amministratore delegato di FCA è in coma irreversibile in un ospedale svizzero. Doveva affrontare un'operazione per alleviare un forte dolore alla spalla, almeno questo è stato il comunicato aziendale, un'imprevedibile complicanza operatoria l'ha portato in coma da cui appare impossibile tornare indietro. Nato a Chieti il 17 giugno del 1952, è figlio di un maresciallo dei carabinieri, Concezio, e di una esule istriana, Maria Zuccon. Quando Sergio aveva appena 14 anni la famiglia emigrò in Canada. Nel paese Nord Americano il giovane si distinse per il suo talento. Imparò immediatamente l'inglese. Si laureò in Lettere, Giurisprudenza e filosofia nel giro di pochi anni. In Canada lavorò per i migliori studi legali del paese. Umberto Agnello nel 2003 lo volle come membro del consiglio di amministrazione Fiat. Da allora i destini del brillante manager e quelli del gruppo automobilistico di Torino rimasero per sempre intrecciati. Marchionne non rinunciò al suo essere uomo globale. Non rinunciò mai alla doppia cittadinanza italiana e canadese, Prese la residenza in Svizzera, secondo le male lingue per pagare meno tasse. Alla morte di Umberto Agnelli la Fiat sembra in una crisi senza via d'uscita. Siamo nel 2004.il gruppo piemontese è oberato dai debiti. La General Motor, la più grande fabbrica di autovetture del mondo, sembra dover fare un solo boccone dell'industria del Lingotto. Un contratto capestro impone che le azioni fiat dovessero essere acquisite dall'impero americano in cambio dell'assunzione dei titoli di debito. Qui Marchione fa il miracolo. Trova il momento opportuno per la fiat e inopportuno per General Motor, propone l'acquisto della Fiat al colosso americano quando questa non aveva liquidità sufficiente e considerava il mercato europeo non allettante, GM non compra Fiat, paga una grossissima penale che rimpinza le magre casse della società italiana. Da lì il rilancio. Marchionne sceglie di diventare predatore, da preda che era. Approfitta della crisi industriale del 2008 per acquisire un marchio storico americano, ormai senza più prospettive industriali, la Chrylser, con la benedizione del presidente americano Barak Obama, che vede in Marchionne uno dei capitani coraggiosi che rifanno risorgere l'industria degli States.
Il lavoro
Non sono rose e fiori i rapporti fra Marchionne e i suoi lavoratori. Per rilanciare le aziende che fanno capo al gruppo, il capitano d'impresa ha imposto gravosi tagli al lavoro e ha colpito la vita delle famiglie. In Italia bisogna fare come in America, dice. Intanto negli Usa tratta con i sindacati in Italia impone dictat indiscutibili.I lavoratori Fiat hanno dovuto firmare contratti aziendali che esulavano e negavano diritti acquisiti dagli accordi di categoria. La flessibilità è stata la caratteristica delle fabbriche FCA in Italia. Pomigliano d'arco, la storica fabbrica campana del gruppo, ha visto la ristipulazione integrale del contratto lavorativo a discapito degli operai. Termini Imerese, la più importante industria manifatturiera della Sicilia, ancora oggi rischia di chiudere per la scelta di Marchionne di non considerarla oggetto di investimenti. Ancora oggi il governo italiano sta cercando una soluzione per rilanciare la fabbrica e l'indotto, con altalenanti risultati. In tutti gli stabilimenti Fiat c'è la Cassa integrazione, nonostante Marchionne avesse lanciato nell'ormai lontano 2009 il "progetto Italia", un piano industriale concordato con il governo di Roma per portare tutti gli stabilimenti Fiat/Fca in Italia alla piena occupazione. Insomma Marchionne aveva promesso tanto, aveva promesso che l'Italia industriale sarebbe partita grazie al volano delle automobili. Certo oggi il gruppo è presente saldamente nel paese. La Fca rimane l'industria italiana con più occupati nel territorio nazionale, ma le promesse di occupazione e le assunzioni promesse da Marchionne sono rimaste chimera.
La finanza
La Fiat non è più un'azienda italiana. La sede legale di FCA è a Amsterdam, in Olanda. Il titolo è quotato non a Piazza Affari, la borsa di Milano, ma a Londra. Questi due fatti sono frutto della volontà di Marchionne di globalizzare il marchio. Insomma l'impresa di Torino vuole diventare collettrice di investitori di tutto il mondo. Una scelta che di fatto impoverisce la economia italia che ha perso la liquidità del suo gruppo automobilistico più importante. Se si vogliono mettere i soldi sull'industria delle auto italiane, si portano i dollari in Inghilterra non in Italia. Difficile giudicare la scelta di Marchionne. Forse è stato giusto provare a capitalizzare FCA andando all'estero, superando il mercato asfittico italiano.
In un letto d'ospedale
Fa impressione pensare che il deus ex machina della industria italiana sia in fin di vita. Marchionne ha rappresentato l'Italia che vince, in una fase storica in cui il paese sembra in affanno. Mentre le nostre grandi imprese i nostri grandi marchi, da Prada a Valentino, vanno in mano a multinazionali staniere, Marchionne, assieme a Del Vecchio (patron di luxottica), sembrava l'imprenditore giusto per competere sui mercati mondiali. Lui migrante, come lo sono stati milioni di italiani, aveva conquistato il mondo e lo aveva fatto per l'azienda italiana per antonomasia, la Fiat. Aveva rilanciato la 500, la macchina del boom degli anni cinquanta. La macchina fiat del momento ha lo stesso nome della piccolissima utilitaria che aveva motorizzato gli italiani negli anni '50. Un simbolo di continuità storica che prometteva la rinascita della speranza che caratterizzava il secondo dopoguerra italiano. Oggi Marchionne ci lascia. E' difficile che tornerà a capo della Fiat. E' stato già sostituito da un inglese Mike Manley, che fino ad oggi si occupava del ramo americano, delle Jeep, del gruppo Fiat / Fca. Una cambio radicale, anche se il presidente del gruppo John Elkann promette continuità. Ha dichiarato: Sergio (Marchionne) era un grande manager, era un amico che piango, ma proprio perché so che è stato il migliore, sono certo che ha fatto in modo che la sua opera potesse continuare anche senza di lui, in Fiat raccoglieremo ancora per anni i frutti del suo lavoro, basta essere volenterosi e caparbi come lui ci ha insegnato. Intanto Giorgi Marchionne è in letto di ospedale, lotta contro la vita e la morte, nessuno poteva pensare che colui che ha alzato tante volte i trofei vinti dalla Ferrari potesse essere vinto da un mal di schiena.