martedì 31 luglio 2018

CANZONI DIALETTALI PUGLIESI

FOLK ALLE ORECCHIETTE
Ieri, 29 luglio 2018, si è conclusa la tre giorni di "Ta. Tara.Tatapa'. E' il festival di musica popolare che si svolge da ormai tre anni a Bitonto, una ridente cittadina del Nord Barese nota come patria dell'olivo. L'ha organizzata Folkemigra, un'associazione culturale che si occupa di rivalutare la canzone dialettale e diffondere nelle nuove generazioni i balli dei nostri genitori. In questi tre giorni si sono esibiti i migliori gruppi dialettali della Murgia, il promontorio che occupa la zona centrale della regione. Uno spettacolo che ha divertito gli avventori, accorsi in tanti. Grazie ai tanti chioschetti si è potuto anche degustare la buona cucina e il buon vino locale. Bitonto è una splendida cittadina. Nota per la sua bellissima cattedrale in stile romanico e per il santuario dedicato ai santi Cosma e Damiano. I suoi borghi sono una meraviglia che merita di essere visitata. Gli organizzatori si sono spinti anche più a sud. Hanno invitato il gruppo folkloristico di Martina Franca, cittadina in provincia di Taranto, ma vicina alla cultura e alla tradizione salentina, che si è esibito in diverse canzoni ai ritmi sfrenati della Taranta, il ballo salentino per antonomasia, le cui sonorità ormai sono note in tutto il mondo. Insomma le tre giorni bitontine sono state un'occasione per immergerci nella storia della puglia, nella cultura contadina che caratterizza queste terre. Un modo per divertirsi e per pensare.

VIOLENZA SULLE DONNE

RAZZA E SPORT

E' successo a Moncalieri. Intorno a mezzanotte una ragazza torna a casa. Ha 22 anni. Moncalieri è la città dove è nata, ma in cui risiede sempre più raramente a causa di impegni di studio, è iscritta in una università americana, e di sport, fa parte della squadra femminile d'atletica che rappresenterà l'Italia agli europei. L'altro ieri, 29/07/2018, una macchina si è accostata. La ragazza, Daisy Osakue, non ha fatto in tempo a capire cosa gli stesse succedendo. Lo sportello del finestrino si è abbassato. Un colpo secco, un uovo l'ha colpita nell'occhio. Per ore si è temuto che non potesse portare i colori italiani agli europei. Al pronto soccorso, dopo un'accurata visita, l'hanno rassicurata. Perché aggredire una ragazza. Le risposte sarebbero tante. Il bullismo, la violenza, il senso di disprezzo verso la dignità femminile. Bisogna notare che la ragazza è di colore. Probabilmente, non è certo, ci sono anche delle motivazioni razziali. La ragazza è figlia di cittadini nigeriani residenti da molti lustri in Italia, Lei è nata in Piemonte, e da quattro anni, a diciotto anni compiuti ha avuto la cittadinanza italiana. Difficile dire come si senta. Lei vuole combattere, vuole dimostrare che una cultura della convivenza è possibile. Nello sport, afferma, non ci sono differenza di razza. La stessa cosa deve avvenire nella società. Un proposito difficile da raggiungere. Nella penisola si sono moltiplicati i casi di odio razziale. Il governo alle notizie di stupri e di violenze che avvengono nel nostro paese, risponde "è solo psicosi". Forse è vero. D'altronde la tesi di Salvini sembra avvalorata dal comportamento sociale. Mentre l'anno scorso ci fu una vera rivolta popolare contro lo stupro in spiaggia di una giovane polacca, una richiesta forte di protezione, oggi la gente è rimasta indifferente davanti a uno stupro effettuato nei pressi di una famosa discoteca milanese. La "psicosi", come la chiama Salvini, sta scemando. Ma rimane il fatto che episodi di violenza ci sono sia contro persone italiane sia contro stranieri. Cosa fare per proteggerci, visto che il ministero dell'interno non ritiene che la incolumità delle persone sia importante?

venerdì 27 luglio 2018

LUNA ROSSA




E LA LUNA BUSSO'
Ricordiamo tutti la splendida canzona cantata da Loredana Berte'. Componimenti musicali, poesie, opere letterarie dedicate alla Luna sono forse milioni nell'arco della millenaria storia dell'umanità. Giacomo Leopardi dedicò alla luna molte dei suoi idilli. Ricordiamo lo struggente canto de "Il pastore errante dell''Asia". La poetessa greca Saffo gridò all'astro le sue sofferenze amorose.Insomma la Luna è stata fonte di ispirazione della grande letteratura, ma anche allegoria del sentimento di ogni essere umano, ogni amore perduto e ritrovato ha visto nella Luna una preziosa e discreta confidente, a cui ogni uomo e donna ha raccontato il proprio dolore e la sua gioia. Questa sera, 27/07/2018, assisteremo dalle 21-30 a una splendida eclissi lunare. Una particolare congiunzione astrale, il posizionamento della nostra terra, della luna e del sole, tingeranno il satellite di un rosso intenso, che farà palpitare il cuore di ognuno. C'è da perdere il senno per cotale stupefacente evento. Orlando, l'eroe cantato da Ludovico Ariosto, lo perse e il suo amico e compagno d'armi Astolfo dovette andare proprio sulla Luna a recuperarlo. Si perché Selene è allo stesso tempo sentimento e ragione. Fa innamorare la luna. Ma perdere la ragione. Ma allo stesso tempo è la somma ordinatrice. Il termine idoeuropeo, la lingua antica madre di tutte le lingue euroasiatiche, che designa la luna è "men" che vuol dire anche misura. La Luna è l'astro su cui si fonda il calendario, il mese infatti è il tempo che il nostro satellite impiega per girare intorno alla nostra Terra. Dalla Luna insomma nasce tutta la scienza, fondata sul cronometro, cioè sull'imporre un ordine al tempo, sarebbe impensabile il viaggio spaziale senza la concettualizzazione temporale, nata molte migliaia di anni fa attraverso l'osservazione delle fasi lunari. Allora stanotte guardiamo in alto, guardiamo il cielo, la luna. Facciamolo con l'animo rigonfio d'amore con cui lo facevano gli eroi omerici, i poeti greci e quelli romantici. Ma pensiamo anche che la scienza, la razionalità, la tecnologia che ci fanno essere uomini moderni devono molto a quell'astro che da miliardi di anni regola le maree, regola i cicli dei giorni e delle stagioni, in un ordine matematico che ha sorpreso e ispirato l'umanità e ne ha permesso il progresso. Il suo verecondo raggio, come lo chiama il poeta di Recanati, è stato la guida che ha portato allo sviluppo della civiltà.Noi, uomini e donne, siamo diversi fra noi. Parliamo tante lingue, crediamo e professiamo fedi diverse. Ci uccidiamo e ci umiliamo a vicenda. Abbiamo una cosa in comune. Se alziamo lo sguardo al cielo possiamo vedere tutti quell'astro, possiamo ammirare la sua bellezza, possiamo sentirci così piccoli e meschini di fronte all'immensità e capire che il particulare, l'interesse del singolo, è veramente poca cosa di fronte all'immensità dell'Universo.

mercoledì 25 luglio 2018

INCENDI IN GRECIA



CENERE E DOLORE
L'Attica brucia. La regione dove è nata l'arte retorica, il bel parlare, dove è nata la filosofia, la culla del pensiero occidentale, è rimasta avvolta da una coltre di fiamme. E' successo ieri 24/07/2018. Si perché l'incendio è avvenuto a pochi chilometri da Atene. Una città di villeggiatura, non per ricchi stranieri ma per cittadini ellenici, Mati, ormai non esiste più. E' rimasta sepolta dalle ceneri prodotte dalla combustione delle centinaia di pini che, fino a pochi minuti prima la abbellivano. Il bilancio è tragico, si contano oltre cento morti arsi vivi. Le fiamme si sono viste distintamente ad Atene. Il cielo del Partenone e dell'acropoli si è tinto di rosso, sconvolgendo i turisti. La notte è stata di paura e di terrore. La gente non sapeva dove fuggire. I vicoli stretti e le stradine della cittadina balneare si sono rivelate una trappola micidiale. I mezzi dei vigili del fuoco non potevano giungere sui luoghi dell'incendio, la popolazione non poteva scappare. Le polemiche si sono fatte aspre. Quel villaggio non doveva essere così concepito. Sul banco degli imputati sono i governi di destra dell'ultima decade del XX secolo e della prima del XXI che hanno permesso l'urbanizzazione selvaggia di quei luoghi, ma anche l'attuale governo Tzipras che non avrebbe messo in atto adeguate strutture di emergenza pur consapevole che il vento forte che spirava da giorni nelle acque prospicienti il Pireo (il porto di Atene) poteva essere latore di una tale tragedia. L'Unione Europea ha reagito prontamente. Si è mossa solidale verso la Grecia. La Croazia, la Francia, la Spagna, la Germania hanno mobilitato elicotteri e Canader per spegnere gli incendi. L'Italia ha mandato due aerei spegni incendi. Una risposta solerte, che appare una volontà di superare le divergenze e le cattiverie prodotte dalla crisi economica. la Grecia non appare la cattiva che ha prodotto la crisi dell'Euro, taroccando i conti pubblici. E' la sorella martire travagliata dagli incendi. La Spagna e la Francia, affiancati dalla Croazia, si sono dimostrate le nazioni custodi del Mediterraneo, il loro potenziale militare è stato utilizzato per fronteggiare l'emergenza Grecia. La notte è passata. I fuochi sono quasi del tutto spenti. Il bilancio è tragico. Tanti, troppi morti ci sono stati. Ma la speranza è una, l'Europa può fronteggiare le emergenze. Sono tanti che vedono nella nascente triarchia (Spagna, Croazia e Grecia) una risposta alle emergenze del mare Mediterraneo, con l'Italia quale valido supporto. I villeggianti greci che si gettavano in mare per fuggire dalle fiamme sono stati paragonati da molti ai migranti, è vero come gli ellenici sono stati salvati dalle fiamme dalla multiforce europea, anche il destino dei naufraghi del mare potrebbe essere diverso se la Spagna e la Croazia prendessero le redini del controllo del mare che un tempo "era nostro"

martedì 24 luglio 2018

GLOBALIZZAZIONE


SEMBRAVA INEVITABILE

Il cammino del progresso

Sembrava inevitabile che il mondo dovesse diventare globale. Sembrava inevitabile che la finanza portasse i suoi quattrini, spesso sporchi, ovunque fruttassero di più. Sembrava inevitabile che le imprese trasferissero di produzione verso luoghi in cui lo sfruttamento dell'uomo sull'omo fosse ancora più accentuato, per produrre ancora più profitto. Sembrava inevitabile che le persone si spostassero per trovare salvezza dalla fame e dalla disperazione a cui li aveva condannati il luogo in cui erano nate. Tutte le certezze del XIX e XX secolo, dallo stato nazione alla rivendicazione dei diritti sociali, sembrano spazzate via dal turbinio della cosiddetta globalizzazione. Il mondo doveva cambiare, essere diverso da quello dei nostri padri, grazie agli accordi sul libero scambio (WTO) che negli anni '90 del secolo scorso avevano concluso i governi dei più importanti stati. La fine dell'idea comunista aveva lasciato lo spazio al dio del mercato, alla mano invisibile dell'economia che, per effetto dell sue ferree regole, metteva a posto ogni cosa. Perfino la Cina, l'ultimo grande paese socialista, sottostava alle regole del mercato e si accingeva ad entrare nella comunità mondiale degli affari. La storia è finita, sentenziava l'economista anglo giapponese Francis Fukuyama. Intendeva dire che sarebbero finiti gli scontri dialettici fra le grandi ideologie e fra le grandi visione diverse del mondo, tutta la terra doveva progredire in base alla forza stessa del sistema economico. certo non diceva che sarebbero sparite le guerre, ma le considerava quasi un'accidente, rispetto a un inevitabile cammino di progresso.

La risposta

La nuova era dei commerci internazionali doveva portare ricchezza e prosperità per tutti. Niente di tutto ciò è successo. La globalizzazione è giunta, ma non ha portato concordia, solo frizioni. Quelli che dovevano apparire movimenti di disturbo, gli antiglobalisti e i sovranisti, sono diventati protagonisti indiscussi della politica mondiale. Trump in america, Putin in Russia, Salvini, nel suo piccolo orticello, in Italia sono i campioni dell'antiglobalizzazione. Basta con le imprese che delocalizzano. Basta con le migrazioni incontrollate. Bisogna dare risposte alle persone che hanno perso il proprio posto di lavoro, perché l'azienda per cui lavoravano produce in terre lontane.bisogna dare risposte a coloro che vedono la propria casa e la propria famiglia minacciate da persone che vengono da lontano e sconosciute. Ma le risposte e le reazioni alla nuova epoca sono state rilevanti anche in altre zone del mondo. Il mondo islamico, una minoranza pur significativa, ha reagito a questo stato di cose con il terrorismo. Una reazione oscurantista a un mondo che ti impone di cambiare e mettere in discussione usi e costumi. Una risposta complessa. Alle volte totalmente inaccettabile, quale è la risposta terrorista. Altre volte condivisibile, la risposta degli operai che chiedono che la fabbrica non chiuda.

Che fare?

Come rispondere alla domanda di certezza che sottintende la rivolta alla globalizzazione? Questa è una domanda complessa, che non può essere risolta in due parole. La strada è lunga. Il progetto di un mondo in cui si metta al centro l'uomo e la donna e non il denaro o la sete di comando e di potere appare, obbiettivamente, un disegno utopico. La risposta alla globalizzazione non deve essere la chiusura all'altro. Non deve essere il burqa, simbolo di una cultura maschilista e segregazionista, che caratterizza la parte del mondo arabo più oltranzista. L'estremismo uccide non solo le vite, ma anche l'anima delle persone. L'estremismo toglie energia vitale al mondo, quell'energia che è la donna che viene reclusa nel mondo islamico più gretto. L'estremismo fa perdere l'umanità, chiude i confini, rende insensibili di fronte alla sofferenza altrui. Allora provare a ripartire dall'umanità, dal valore assoluto della vita e del singolo, può essere l'unico modo di cambiare le cose. Se una politica uccide, non va bene, va cambiata. Se una cultura reclude la donna in uno stato di sottomissione, vuol dire che non è degna. Bisogna testimoniare che l'unica strada percorribile è la difesa della vita. Sia la globalizzazione sia le attuali ideologie a lei antagonista producono morte e dolore. Non vanno bene. Pensare a qualcosa di nuovo, non a una terza via, a qualcosa che implichi compromesso, ma a un progetto di umanità totalmente altro che rinneghi sia le logiche del profitto sia le logiche oscurantiste è necessario. La strada verso la libertà e l'emancipazione umana è lunga. Dobbiamo provare a percorrerla, non abbiamo alternative.

MARCHIONNE: IL DESTINO DI UN MIGRANTE


Racconto a mano libera
Pubblicato da Giovanni Falagario20 h


ITALIANO GLOBALE
Un uomo dei due mondi
E' in fin di vita Sergio Marchionne. L'amministratore delegato di FCA è in coma irreversibile in un ospedale svizzero. Doveva affrontare un'operazione per alleviare un forte dolore alla spalla, almeno questo è stato il comunicato aziendale, un'imprevedibile complicanza operatoria l'ha portato in coma da cui appare impossibile tornare indietro. Nato a Chieti il 17 giugno del 1952, è figlio di un maresciallo dei carabinieri, Concezio, e di una esule istriana, Maria Zuccon. Quando Sergio aveva appena 14 anni la famiglia emigrò in Canada. Nel paese Nord Americano il giovane si distinse per il suo talento. Imparò immediatamente l'inglese. Si laureò in Lettere, Giurisprudenza e filosofia nel giro di pochi anni. In Canada lavorò per i migliori studi legali del paese. Umberto Agnello nel 2003 lo volle come membro del consiglio di amministrazione Fiat. Da allora i destini del brillante manager e quelli del gruppo automobilistico di Torino rimasero per sempre intrecciati. Marchionne non rinunciò al suo essere uomo globale. Non rinunciò mai alla doppia cittadinanza italiana e canadese, Prese la residenza in Svizzera, secondo le male lingue per pagare meno tasse. Alla morte di Umberto Agnelli la Fiat sembra in una crisi senza via d'uscita. Siamo nel 2004.il gruppo piemontese è oberato dai debiti. La General Motor, la più grande fabbrica di autovetture del mondo, sembra dover fare un solo boccone dell'industria del Lingotto. Un contratto capestro impone che le azioni fiat dovessero essere acquisite dall'impero americano in cambio dell'assunzione dei titoli di debito. Qui Marchione fa il miracolo. Trova il momento opportuno per la fiat e inopportuno per General Motor, propone l'acquisto della Fiat al colosso americano quando questa non aveva liquidità sufficiente e considerava il mercato europeo non allettante, GM non compra Fiat, paga una grossissima penale che rimpinza le magre casse della società italiana. Da lì il rilancio. Marchionne sceglie di diventare predatore, da preda che era. Approfitta della crisi industriale del 2008 per acquisire un marchio storico americano, ormai senza più prospettive industriali, la Chrylser, con la benedizione del presidente americano Barak Obama, che vede in Marchionne uno dei capitani coraggiosi che rifanno risorgere l'industria degli States.
Il lavoro
Non sono rose e fiori i rapporti fra Marchionne e i suoi lavoratori. Per rilanciare le aziende che fanno capo al gruppo, il capitano d'impresa ha imposto gravosi tagli al lavoro e ha colpito la vita delle famiglie. In Italia bisogna fare come in America, dice. Intanto negli Usa tratta con i sindacati in Italia impone dictat indiscutibili.I lavoratori Fiat hanno dovuto firmare contratti aziendali che esulavano e negavano diritti acquisiti dagli accordi di categoria. La flessibilità è stata la caratteristica delle fabbriche FCA in Italia. Pomigliano d'arco, la storica fabbrica campana del gruppo, ha visto la ristipulazione integrale del contratto lavorativo a discapito degli operai. Termini Imerese, la più importante industria manifatturiera della Sicilia, ancora oggi rischia di chiudere per la scelta di Marchionne di non considerarla oggetto di investimenti. Ancora oggi il governo italiano sta cercando una soluzione per rilanciare la fabbrica e l'indotto, con altalenanti risultati. In tutti gli stabilimenti Fiat c'è la Cassa integrazione, nonostante Marchionne avesse lanciato nell'ormai lontano 2009 il "progetto Italia", un piano industriale concordato con il governo di Roma per portare tutti gli stabilimenti Fiat/Fca in Italia alla piena occupazione. Insomma Marchionne aveva promesso tanto, aveva promesso che l'Italia industriale sarebbe partita grazie al volano delle automobili. Certo oggi il gruppo è presente saldamente nel paese. La Fca rimane l'industria italiana con più occupati nel territorio nazionale, ma le promesse di occupazione e le assunzioni promesse da Marchionne sono rimaste chimera.
La finanza
La Fiat non è più un'azienda italiana. La sede legale di FCA è a Amsterdam, in Olanda. Il titolo è quotato non a Piazza Affari, la borsa di Milano, ma a Londra. Questi due fatti sono frutto della volontà di Marchionne di globalizzare il marchio. Insomma l'impresa di Torino vuole diventare collettrice di investitori di tutto il mondo. Una scelta che di fatto impoverisce la economia italia che ha perso la liquidità del suo gruppo automobilistico più importante. Se si vogliono mettere i soldi sull'industria delle auto italiane, si portano i dollari in Inghilterra non in Italia. Difficile giudicare la scelta di Marchionne. Forse è stato giusto provare a capitalizzare FCA andando all'estero, superando il mercato asfittico italiano.
In un letto d'ospedale
Fa impressione pensare che il deus ex machina della industria italiana sia in fin di vita. Marchionne ha rappresentato l'Italia che vince, in una fase storica in cui il paese sembra in affanno. Mentre le nostre grandi imprese i nostri grandi marchi, da Prada a Valentino, vanno in mano a multinazionali staniere, Marchionne, assieme a Del Vecchio (patron di luxottica), sembrava l'imprenditore giusto per competere sui mercati mondiali. Lui migrante, come lo sono stati milioni di italiani, aveva conquistato il mondo e lo aveva fatto per l'azienda italiana per antonomasia, la Fiat. Aveva rilanciato la 500, la macchina del boom degli anni cinquanta. La macchina fiat del momento ha lo stesso nome della piccolissima utilitaria che aveva motorizzato gli italiani negli anni '50. Un simbolo di continuità storica che prometteva la rinascita della speranza che caratterizzava il secondo dopoguerra italiano. Oggi Marchionne ci lascia. E' difficile che tornerà a capo della Fiat. E' stato già sostituito da un inglese Mike Manley, che fino ad oggi si occupava del ramo americano, delle Jeep, del gruppo Fiat / Fca. Una cambio radicale, anche se il presidente del gruppo John Elkann promette continuità. Ha dichiarato: Sergio (Marchionne) era un grande manager, era un amico che piango, ma proprio perché so che è stato il migliore, sono certo che ha fatto in modo che la sua opera potesse continuare anche senza di lui, in Fiat raccoglieremo ancora per anni i frutti del suo lavoro, basta essere volenterosi e caparbi come lui ci ha insegnato. Intanto Giorgi Marchionne è in letto di ospedale, lotta contro la vita e la morte, nessuno poteva pensare che colui che ha alzato tante volte i trofei vinti dalla Ferrari potesse essere vinto da un mal di schiena.

sabato 21 luglio 2018

LA SENTENZA DELL'UTRI RISCRIVE LA STORIA ITALIANA RECENTE




UNA STORIA RISCRITTA
Ricordiamo tutti il 1994. Basta con tangentopoli, basta con lo strapotere dei magistrati, gli imprenditori e i politici riconoscono Bossi e Berlusconi come gli alfieri della società reale contro la magistratura. L'Italia, esausta delle inchieste sulla economia, vota compatta per Berlusconi. Ma oggi la sentenza del tribunale di Palermo, sulla trattativa stato mafia, cambia la realtà storica. Le leggi del governo lega - Foza Italia non dovevano soltanto servire a salvare i tangentisti, ma anche a dare un aiutino alla mafia.Il decreto Bondi, dal nome del ministro della giustizia del primo governo Berlusconi, doveva semplicemente difendere il cavaliere, occupandosi di alleggerire la gravità di pene come corruzione e concussione. Insomma doveva portare a termine quello che l'uomo di Arcore chiamava il patto con gli italiani. Invece c'era di più. Quel decreto rendeva più difficile compiere perquisizioni in luoghi controllati dalla mafia e imponeva l'arresto dei boss non fosse stato più necessario se non ci fossero state evidenti ragioni cautelari, cioè se non ci fossero motivi di incolumità pubblica evidente, visto che i boss non girano armati ... Insomma la storia cambia. Non più la guerra dei vent'anni contro la magistratura (come definì la sua azione politica Berlusconi) ma la battaglia assieme alla mafia. Queste sono le indicazioni giudiziarie esperibili dal contenuto dei verbali processuali. Difficile non avere brividi. Non solo lo stato tratta con la mafia per porre fine alle stragi, sono stati condannati per tale azione membri delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. Ma si rende complice di essa, attraverso un intervento legislativo che doveva smontare processi e evitare sentenze. Cosa abbiano fatto i governi di allora è un'offesa alla memoria di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le altre vittime della mafia. Bisogna dare una lettura storica di quegli episodi a più di vent'anni. Cosa è stata la cosiddetta "seconda repubblica". Come ha cambiato il nostro modo di percepire la realtà. Il governo italiano ha tradito quei palermitani, quegli italiani, che all'indomani delle stragi chiedevano verità e giustizia. Si doveva fare una guerra spietata alla mafia, fino a distruggerla, fino ad estirpare quella mala pianta. E invece uomini come Marcello Dell'Utri, amico degli amici, hanno fatto parte pienamente della classe dirigente e governativa del nostro paese. E' una vergogna. E' una vergogna che si sia chiuso gli occhi davanti alla malavita.

venerdì 20 luglio 2018

ANNIVERSARIO DI VIA D'AMELIO




LE DOMANDE DI UNA FIGLIA
Fiammetta Borsellino vuole la verità. Una delle figlie del magistrato Paolo, morto nel 1992 per mano della mafia, fa dodici domande ai magistrati che si sono occupati del caso in questi anni. La principale è: perché tanto credito a Arnaldo La Barbera, collaboratore di giustizia rivelatosi un millantatore? Si chiede Fiammetta se fosse possibile immediatamente svelare le sue dichiarazioni mendaci? Le sue contraddizioni erano evidenti, si dichiarò colui che aveva rubato e riempito di tritolo l'autovettura "126" utilizzata per uccidere il magistrato, eppure non era in grado di dare indicazioni sul luogo del furto o perfino sulla tappezzeria della utilitaria. Oggi si sa che La Barbera mentiva. Sono sotto processo lui e alcuni "uomini dello stato" che avrebbero suggerito cosa dire. Ma anche allora era intuibile il depistaggio. La famiglia Borsellino chiede una sola cosa. Chi sa, parli! Lo chiedono al capi clan attualmente in galera, lo chiedono ai politici che allora governavano i destini del paese, lo chiedono ai magistrati che allora conducevano le indagini.Lo hanno chiesto all'assemblea parlamentare palermitana. Claudio fava, il presidente di tale istituto ascolta e si fa promotore di una audizione dei servizi segreti civili. La verità è necessaria. Serve a lenire le angosce dei congiunti, serve a capire le ragioni, le cause, di un evento delittuoso, che assieme alla strage di Capaci, ha segnato la storia degli ultimi decenni. Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, fratello di quel Piersanti, ucciso anch'esso dalla mafia, dice: La tragica morte di Paolo Borsellino deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino della verità sulla strage e ancora sono tanti gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili. Certo che le stragi palermitane degli anni '90 hanno lasciato ombre sullo stato. Era necessario che la Repubblica italiana si facesse strenua nemica di Totò Riina e i suoi sicari, invece ci sono stati troppi compromessi, troppe coperture, troppe complicità, che ci auguriamo vengano interamente svelate, per poter così abbattere quel cancro che è la mafia. Non possiamo che unirci, dunque, a Fiammetta Borsellino e chiedere con lei le risposte di giustizia che tanto brama.

ANCORA VIOLENZA SULLE DONNE




DIGNITA' VIOLENTATA
E' successo a Milano qualche giorno fa. Una ragazza usciva a tarda ora dal locale della movida, Old Fashion. Per puro amor di cronaca ricordiamo che è lo stesso locale in cui è stato ferito il figlio della presentatrice televisiva, Simona Ventura, e dell'ex calciatore, Stefano Bettarini. La donna era un po' brilla. Aveva bevuto molto in quella serata trascorsa con gli amici. Incontra Ahmed Elshebbiny Ahmed Nabawy. I due si conoscono da tempo. L'uomo è un sessantenne nato in Egitto. Vive da oltre trentanni in Italia. Ha moglie e figli. Si procura da vivere facendo il tassista abusivo. La ragazza spesse volte si fa accompagnare da lui, dopo le serate in discoteca. Quello che è successo, però, in una calda serata di giugno è orribile. L'autista, approfittando dello stato di ebrezza della ragazza, approfitta sessualmente di lei. Si avventa sul suo fragile corpo, approfittando del fatto che la giovane aveva scelto di viaggiare sul sedile accanto al guidatore e non di accomodarsi sui sedili posteriori, come è abitudine del fruitore di servizi da tassista.La ragazza è in stato confusionale. Sente a malapena la voce del violentatore che, lasciandola davanti al portone di casa, gli dice: la corsa è gratis. Quale tremendo prezzo è stato invece pagato! Il giorno dopo la studentessa riprende consapevolezza di sé. I suoi ricordi di quella terribile notte si fanno chiari. Va in questura e denuncia l'ignobile individuo, che oggi si trova in stato di fermo. Nessun valore hanno le scuse del maschio che dice di essersi invaghito da tempo della donna. Che dire? Ancora violenza sulle donne. Questo è l'ennesimo episodio di volgare e inumana travalicazione della forza bruta. E' significativo che questo episodio avvenga in concomitanza con una sentenza della Corte di Cassazione che ha reputato, sentenziando su un altro caso di violenza sessuale, che lo stato di ubriacatezza della vittima non è da considerarsi un aggravate per il reo. Approfittare dello stato di non piena coscienza della vittima è da considerarsi ininfluente nel determinare la pena del colpevole, questa è la tesi del tribunale. I fatti, gli episodi, che si susseguono smentiscono la tesi del tribunale. Approfittare del tasso alcolemico della vittima è manifestazione dell'assoluto disprezzo della dignità umana. La violenza sessuale è un reato contro la persona. E' un reato contro l'integrità fisica, psichica e morale della donna. Ogni atto di tal genere deve essere punito. Deve essere chiaro che nessuno può approfittare dello stato, anche momentaneo e voluto dalla vittima (come nel caso di ubriachezza), della vittima senza che paghi con un inasprimento della pena. La violenza sessuale deve essere riconosciuta come male e cancro della società, come reato che lede il fondamentale senso di sicurezza della donna, che non deve sentirsi minacciata in una sfera della vita così sacra e determinante. Deve essere chiaro che chi compie violenza lede un principio fondamentale che considera l'integrità psicofisica della persona un diritto inviolabile. Basta violenza, basta violentatori.

mercoledì 18 luglio 2018

TRAGEDIA IN MARE


LO SPETTACOLO DELLA MORTE
Sono fake news. questo è il commento del ministro degli interni, Matteo Salvini, alla notizia del ritrovamento di cadaveri nel Mediterraneo, persone che hanno trovato la morte cercando di raggiungere le sponde italiane. Ovviamente la dichiarazione del ministro non era veritiera, i morti ci sono, come hanno confermato le fonti del Viminale e del ministero delle infrastrutture. Un errore che è giustificabile per una persona poco addentro alle istituzioni. Salvini, dopo il viaggio in Russia, è stato impegnato a discutere con i produttori di armi, non aveva certo il tempo di curarsi di ciò che avveniva negli uffici del governo e nel nostro mare. Rimane il fatto che per noi italiani, esattamente come per Salvini, la morte è un fake. Lo spegnersi della vita è un spettacolo, una messa in scena. Gli occhi travolti dall'orrore dell'unica donna scampata al naufragio di ieri, 17/07/2018, lasciano indifferenti. C'è addirittura una macabra ironia verso queste persone decedute. Ancora una volta i "sommersi e i salvati", sia coloro che muoiono sia coloro che sopravvivono alle tragedie, sono avvolti da un'ipocrita indifferenza. Colpevoli siamo tutti. Colpevole è anche chi scrive questo pezzo. Siamo colpevoli di indifferenza. Siamo colpevoli di mancanza di empatia verso il nostro prossimo. Siamo colpevoli di aver perso quel prezioso patrimonio di umanità che caratterizzava la cultura dei nostri padri. Perché non ricordiamo che siamo tutti discendenti di Nausica che salva Ulisse dal mare? Perché non ricordiamo che siamo tutti stati formati dalle parole evangeliche che raccontano del "buon samaritano"? Accogliere è necessario. Salvare vite umane è un compito ineludibile per ogni civiltà. Costruire un domani migliore, un futuro dignitoso per tutti, parte dall'assunto che ogni singola vita umana è un bene prezioso da preservare e che, come dice un precetto ebraico scritto nel talmud , se salvi un essere umano salvi il mondo intero.

martedì 17 luglio 2018

POLIGNANO: MARE E CULTURA


Racconto a mano libera
Pubblicato da Giovanni Falagario9 luglio alle ore 13:52
LIBRI ED ESTATE
Dal 4 al 7 luglio 2018 si è tenuta la settima edizione de "il libro possibile". La kermesse si svolge nel magnifico panorama di Polignano a Mare, la splendida cittadina in provincia di bari, famosissima per lo splendido panorama marino. Sono stati invitati prestigiosi scrittori italiani e stranieri a presentare la loro ultima fatica letteraria. Un modo per conciliare il mare con la letteratura e la saggistica. Sono intervenuti giornalisti di fama, come ad esempio l'inviato negli States di Repubblica, Federico Rampini. E' stato invitato il giudice e scrittore Roberto de Cataldo, che ha presentato la sua ultima fatica. Ricordiamo che de Cataldo è l'autore di "Romanzo Criminale", la ricostruzione storica e letteraria di cosa è stata e cosa ha rappresentato per il paese la "banda della Magliana", l'organizzazione malavitosa romana che imperversava negli anni '70 e '80. Ha partecipato l'attrice Lunetta Savino, indimenticabile Cettina ne "Il medico in famiglia". Sono tanti gli autori e attori che sono intervenuti. Un anno meraviglioso per il festival. Si è potuto festeggiare l'arte e la letteratura con l'apporto prezioso dell'allegria di diversi attori comici, fra cui il mirabolante e provocatore Dario Vergassola. Sono stati quattro giorni intensissimi. La gente, i turisti e i polignanesi, hanno riempito le piazze e le Balconate, le magnifiche piazzette che si affacciano a strapiombo su un mare di un blu intenso, per ascoltare dibattiti di storia, geografia e scienza. Disse qualcuno: con la cultura non si mangia. Forse ha ragione, anche se speriamo di no. Quello che è certo è che con la cultura si vive meglio, come dimostrano le migliaia di persone che rimangono abbagliati da "Il libro possibile" e poi vanno a mangiare un bel piatto a base di pesce e cozze, prelibatezza pugliese. Insomma in un sud spesso incrudelito dalla crisi, un Sud che non sembra lasciare spazio al sogno, manifestazioni come il libro possibile lasciano sperare in un domani migliore, fatto di cultura bellezza e solidarietà.

LIBRO POSSIBILE


Racconto a mano libera
Pubblicato da Giovanni Falagario9 luglio alle ore 13:52
LIBRI ED ESTATE
Dal 4 al 7 luglio 2018 si è tenuta la settima edizione de "il libro possibile". La kermesse si svolge nel magnifico panorama di Polignano a Mare, la splendida cittadina in provincia di bari, famosissima per lo splendido panorama marino. Sono stati invitati prestigiosi scrittori italiani e stranieri a presentare la loro ultima fatica letteraria. Un modo per conciliare il mare con la letteratura e la saggistica. Sono intervenuti giornalisti di fama, come ad esempio l'inviato negli States di Repubblica, Federico Rampini. E' stato invitato il giudice e scrittore Roberto de Cataldo, che ha presentato la sua ultima fatica. Ricordiamo che de Cataldo è l'autore di "Romanzo Criminale", la ricostruzione storica e letteraria di cosa è stata e cosa ha rappresentato per il paese la "banda della Magliana", l'organizzazione malavitosa romana che imperversava negli anni '70 e '80. Ha partecipato l'attrice Lunetta Savino, indimenticabile Cettina ne "Il medico in famiglia". Sono tanti gli autori e attori che sono intervenuti. Un anno meraviglioso per il festival. Si è potuto festeggiare l'arte e la letteratura con l'apporto prezioso dell'allegria di diversi attori comici, fra cui il mirabolante e provocatore Dario Vergassola. Sono stati quattro giorni intensissimi. La gente, i turisti e i polignanesi, hanno riempito le piazze e le Balconate, le magnifiche piazzette che si affacciano a strapiombo su un mare di un blu intenso, per ascoltare dibattiti di storia, geografia e scienza. Disse qualcuno: con la cultura non si mangia. Forse ha ragione, anche se speriamo di no. Quello che è certo è che con la cultura si vive meglio, come dimostrano le migliaia di persone che rimangono abbagliati da "Il libro possibile" e poi vanno a mangiare un bel piatto a base di pesce e cozze, prelibatezza pugliese. Insomma in un sud spesso incrudelito dalla crisi, un Sud che non sembra lasciare spazio al sogno, manifestazioni come il libro possibile lasciano sperare in un domani migliore, fatto di cultura bellezza e solidarietà.

POLIGNANO: MARE E CULTURA


Racconto a mano libera
Pubblicato da Giovanni Falagario9 luglio alle ore 13:52
LIBRI ED ESTATE
Dal 4 al 7 luglio 2018 si è tenuta la settima edizione de "il libro possibile". La kermesse si svolge nel magnifico panorama di Polignano a Mare, la splendida cittadina in provincia di bari, famosissima per lo splendido panorama marino. Sono stati invitati prestigiosi scrittori italiani e stranieri a presentare la loro ultima fatica letteraria. Un modo per conciliare il mare con la letteratura e la saggistica. Sono intervenuti giornalisti di fama, come ad esempio l'inviato negli States di Repubblica, Federico Rampini. E' stato invitato il giudice e scrittore Roberto de Cataldo, che ha presentato la sua ultima fatica. Ricordiamo che de Cataldo è l'autore di "Romanzo Criminale", la ricostruzione storica e letteraria di cosa è stata e cosa ha rappresentato per il paese la "banda della Magliana", l'organizzazione malavitosa romana che imperversava negli anni '70 e '80. Ha partecipato l'attrice Lunetta Savino, indimenticabile Cettina ne "Il medico in famiglia". Sono tanti gli autori e attori che sono intervenuti. Un anno meraviglioso per il festival. Si è potuto festeggiare l'arte e la letteratura con l'apporto prezioso dell'allegria di diversi attori comici, fra cui il mirabolante e provocatore Dario Vergassola. Sono stati quattro giorni intensissimi. La gente, i turisti e i polignanesi, hanno riempito le piazze e le Balconate, le magnifiche piazzette che si affacciano a strapiombo su un mare di un blu intenso, per ascoltare dibattiti di storia, geografia e scienza. Disse qualcuno: con la cultura non si mangia. Forse ha ragione, anche se speriamo di no. Quello che è certo è che con la cultura si vive meglio, come dimostrano le migliaia di persone che rimangono abbagliati da "Il libro possibile" e poi vanno a mangiare un bel piatto a base di pesce e cozze, prelibatezza pugliese. Insomma in un sud spesso incrudelito dalla crisi, un Sud che non sembra lasciare spazio al sogno, manifestazioni come il libro possibile lasciano sperare in un domani migliore, fatto di cultura bellezza e solidarietà.

BILL CLINTON E LA LETTERATURA


CENT'ANNI DI SOLITUDINE PRESIDENZIALE
Esce in questi giorni anche in Italia il libro "Il presidente scomparso" scritto a due mani da James Patterson e dall'ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. E' un giallo, con chiare sfumature da spy story, che vede la Casa Bianca come scena di un crimine tremendo. Non è la prima volta che Bill Clinton pubblica un libro. La sua autobiografia ha fatto il giro del mondo, incuriosendo coloro che volevano sapere di più del rapporto con la moglie Hillary e con Monica Lewisky. Ovviamente Clinton ha esposto la sua versione dei fatti, con una moderazione che non è stata gradita dai curiosi pruriginosi. Il racconto che viene pubblicato oggi è diverso. Un romanzo storico, si potrebbe dire. Una storia inventata all'interno di un contesto politico e istituzionale reale, con le sue regole e le sue tradizioni imposte dal secolare cerimoniale della Casa Bianca. Bill Clinton è impegnato a presentare il libro. Durante le sue numerose interviste, ne ha rilasciata una al New York Times, ha ricordato che i suoi riferimenti letterari sono Marc Twain, Oscar Wild, Charles Dickens. Ammette di amare profondamente la letteratura gialla, è capace di leggere decine di romanzi polizieschi in poche settimane. Ama la filosofia utopistica, Thomas More è il suo riferimento. Bill Clinton però ha un solo punto di riferimento letterario certo: Gabriel Garcia Marquez. Cent'anni di solitudine è il libro che ama di più. La saga della famiglia Buendia, raccontata nel romanzo, è la storia che l'ha colpito di più come uomo e come intellettuale. Il realismo magico sudamericano è per Bill lo strumento letterario migliore per narrare l'animo umano. Insomma, come i personaggi di Marquez, Clinton sente che l'umanità vive una drammatica conflittualità fra il mondo esterno, il mondo degli eventi, continuamente cangiante e il mondo interno, fatto di passioni e sentimenti, sempre simili ma mai uguali per ogni essere vivente, che travalicano gli anni e anche i secoli. Che dire? "Il Presidente scomparso" non sarà forse un capolavoro che rimarrà negli annali della letteratura mondiale. Certo che Clinton ha utilizzato questo libro per raccontarsi e per raccontare una convivenza possibile in una sola anima fra il politico e il cultore della buona letteratura.