venerdì 20 luglio 2018

ANNIVERSARIO DI VIA D'AMELIO




LE DOMANDE DI UNA FIGLIA
Fiammetta Borsellino vuole la verità. Una delle figlie del magistrato Paolo, morto nel 1992 per mano della mafia, fa dodici domande ai magistrati che si sono occupati del caso in questi anni. La principale è: perché tanto credito a Arnaldo La Barbera, collaboratore di giustizia rivelatosi un millantatore? Si chiede Fiammetta se fosse possibile immediatamente svelare le sue dichiarazioni mendaci? Le sue contraddizioni erano evidenti, si dichiarò colui che aveva rubato e riempito di tritolo l'autovettura "126" utilizzata per uccidere il magistrato, eppure non era in grado di dare indicazioni sul luogo del furto o perfino sulla tappezzeria della utilitaria. Oggi si sa che La Barbera mentiva. Sono sotto processo lui e alcuni "uomini dello stato" che avrebbero suggerito cosa dire. Ma anche allora era intuibile il depistaggio. La famiglia Borsellino chiede una sola cosa. Chi sa, parli! Lo chiedono al capi clan attualmente in galera, lo chiedono ai politici che allora governavano i destini del paese, lo chiedono ai magistrati che allora conducevano le indagini.Lo hanno chiesto all'assemblea parlamentare palermitana. Claudio fava, il presidente di tale istituto ascolta e si fa promotore di una audizione dei servizi segreti civili. La verità è necessaria. Serve a lenire le angosce dei congiunti, serve a capire le ragioni, le cause, di un evento delittuoso, che assieme alla strage di Capaci, ha segnato la storia degli ultimi decenni. Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, fratello di quel Piersanti, ucciso anch'esso dalla mafia, dice: La tragica morte di Paolo Borsellino deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino della verità sulla strage e ancora sono tanti gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili. Certo che le stragi palermitane degli anni '90 hanno lasciato ombre sullo stato. Era necessario che la Repubblica italiana si facesse strenua nemica di Totò Riina e i suoi sicari, invece ci sono stati troppi compromessi, troppe coperture, troppe complicità, che ci auguriamo vengano interamente svelate, per poter così abbattere quel cancro che è la mafia. Non possiamo che unirci, dunque, a Fiammetta Borsellino e chiedere con lei le risposte di giustizia che tanto brama.

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