CIAO RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO
Rossana Rossanda si era definita in un suo libro di memorie “La ragazza del secolo scorso”. Così aveva intitolato la sua autobiografia intellettuale e di attivista. Si è spenta a Roma il 20 settembre 2020, pochi giorni fa.
Era nata a Pola, quando questa cittadina era ancora italiana, il 23 aprile 1924, suo padre era un notaio con alterne fortune finanziarie. Questa instabilità economica ha caratterizzato la sua fanciullezza, formandola idealmente ai valori e alle esigenze di coloro che faticavano nella vita a trovare di che sfamarsi. Studio a Milano, fino a laurearsi in filosofia alla Statale, ove ebbe come guida ideale il filosofo Antonio Banfi, con cui si legò anche sentimentalmente fino a sposarlo. All’indomani del otto settembre 1943, quando l’Italia scelse di combattere contro il dominio nazista, scelse di essere partigiana. Fu una staffetta, portò le missive e gli ordini in tutto il Nord Italia, occupato, rischiando ripetutamente la vita.
Alla fine della guerra spese la sua intelligenza e versatilità intellettuale al servizio del Partito Comunista Italiano. Era convinta che il PCI fosse in grado di farsi latore di quel bisogno di emancipazione sociale che caratterizzava la società italiana che usciva dai tremendi anni della dittatura fascista. Si impegno a Milano nella edificazione della locale “Casa del popolo”, che diventò grazie a lei luogo di incontro e di formazione di operai, contadini, ma anche di studenti e di scrittori che in futuro saranno i pensatori del Partito Comunista. Col senno di poi fu una delle facitrici di quella “intelighentia di sinistra”, cioè di quel gruppo di pensatori che elaborarono una cultura italiana del XX secolo convintamente di sinistra. Atto che fu ed è disprezzato da persone del passato come Mario Scelba e del presente come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Certo quel sommovimento culturale di allora, si parla degli inizi della seconda metà del XX secolo, hanno segnato la storia culturale del paese.
Il lavoro di aggregazione culturale che Rossana Rossanda compiva a Milano, all’indomani del Referendum che fece diventare l’Italia una Repubblica, fu notato dall’allora segretario del partito comunista italiano, Palmiro Togliatti. Il Migliore, come era soprannominato dai suoi il capo dei comunisti, volle Rossanda alla direzione del ramo “Cultura” della segreteria nazionale del partito. In questo ambito la ex partigiana conobbe i più grandi intellettuali dell’epoca. Frequentò Jean Paul Sarte, Bertold Brecht. Anzi fu lei che mise in contatto il PCI con la principale leva intellettuale di sinistra di dell’Europa Occidentale. Sarte ebbe modo di conoscere e di apprezzare la cultura italiana proprio attraverso il dialogo serrato che ebbe con la Rossanda. Il PCI era non solo il più partito comunista occidentale con più consensi, ma anche il più all’avanguardia nel dibattito culturale e ideale, e non solo quindi ideologico, dell’epoca. Rossana Rossanda si mise convintamente all’opera per creare quella cultura popolare che doveva essere il motore del sommovimento sociale, che fosse rivoluzione o vittoria elettorale non contava, che doveva portare al potere il proletariato nel nostro paese. Una cultura popolare che doveva essere la magnifica congiunzione della tradizione rurale e industriale del popolo italiano, irrobustito dal pensiero di alcuni intellettuali formatisi sotto il fuoco redentore e formatore del Marxismo.
Ovvio che questo pensiero oggi fa paura non solo alla “reazione”, come venivano chiamati gli avversari del PCI dalla gente di sinistra, ma anche noi semplici cittadini e persone che hanno visto gli effetti di morte e di persecuzione che il cosiddetto “socialismo reale” ha portato. Rossana Rossanda, come la maggior parte degli attivisti di sinistra del passato in Italia, credevano convintamente che il comunismo avrebbe portato libertà, giustizia sociale e più democrazia. Hanno scelto di guardare dall’altra parte quando era evidente che ciò che succedeva nell’Est Europa e in Cina non era il compimento del mondo di pace tanto agognato, ma una prigione che torturava il corpo e le menti di milioni di uomini. Sia chiaro la Rossanda negli anni 60 e 70 del XX secolo ha denunciato quello che definiva “storture del governo comunista sovietico”, ma non fino alla radicale messa in discussione delle fondamenta ideologiche di quei regimi, non fino al punto da scegliere la democrazia contro la finta democrazia popolare dell’Europa Orientale. Fondò il collettivo e poi il giornale”Il“Manifesto” assieme ad alcune teste importanti della sinistra marxista italiana, fra cui Luigi Pintor, compagno di scelte ideali fino alla fine. Ma la Rossanda non criticò a fondo l’ideologia marxista, sposò anzi le idee di mao Tse Tung, facendo finta di non vendere gli orrori che la “Grande Guida” stava di fatto avallando e concretamente ordinando. Mao diede ordine alla sua “Guardia Rossa” di imprigionare e di uccidere oppositori di ogni genere. Eppure la Rossanda mai denunciò questi fatti fino al 1989, il tempo di Tien an men, ma allora era tardi, Mao era morto da tempo.
Ma se tralasciamo i suoi errori, pur gravissimi, di campo, non possiamo tacere della sua estrema ed efficace forza intellettuale che l’ha resa fra le più grandi giornaliste italiane del XX secolo e del nascente XXI. I suoi articoli erano e sono di una efficacia strabiliante. La sua sensibilità riusciva a tramutare le sue parole in colpi di rasoio micidiali oppure carezze delicate a seconda che volesse colpire un’idea che reputata assolutamente sbagliata o volesse esaltare un uomo o una donna che considerava meritevole di complimenti. È stata una delle lingue critiche dell’Italia corrotta degli anni 80, dell’Italia indecisa sul suo futuro degli anni ’90 e dell’Italia “populista” di oggi. Fa stringere il cuore il sapere che le ultime cose che ha voluto fare sono state il guardare il mare e assaporare il vento di brezza che spira sulle spiagge vicine a Roma. La sua opera, il suo ingegno, il suo impegno sociale e politico rimarranno per sempre fra gli atti più importanti della comunità filosofica italiana.
Nessun commento:
Posta un commento