venerdì 18 settembre 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE

 


ARTICOLO 71 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“L’iniziativa delle leggi appartiene al governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale.

Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.”

La prima fase del processo di formazione delle leggi è la proposta. Chi può proporre al parlamento l’approvazione di una norma sono soggetti indicati tassativamente dalla Costituzione. Ogni fase del processo normativo è regolamentato dalla Carta Fondamentale, questa regola ovviamente vale anche per la sua prima fase, la proposta di legge. L’organo che per primo ha il diritto e l’onere di proporre l’introduzione di novelle al nostro ordinamento legislativo è il governo. La sua funzione di organo esecutivo dello stato gli permette di avere un quadro ben definito delle esigenze della Repubblica. Alla luce di questo non appare peregrino che sia il soggetto che meglio di tutti, almeno così pensava il costituente, possa proporre ai due rami del parlamento iniziative legislative efficaci e stringenti. Inoltre, è bene ricordarlo, ogni iniziativa che prevede maggiori spese per lo stato, oppure ogni atto che riguarda il bilancio pubblico, deve essere approvata con una legge. L’esecutivo quindi per far funzionare la Pubblica Amministrazione, che presiede e controlla, deve presentare al parlamento delle proposte di leggi, in particolare la finanziaria (oggi si chiama eufemisticamente legge di stabilità), che è una norma che prevede l’introduzione di nuove entrate e di tagli alle spese, e la legge di bilancio, che fotografa lo stato della finanza pubblica, e il Documento di Programmazione Economica, che consiste in un piano di azione per l’anno seguente, che non potrebbero entrare in vigore senza l’approvazione delle due camere. Per questo onere delicatissimo per le finanze dello stato, il governo ha un rapporto privilegiato e una corsia preferenziale, come si suol dire, che impone al Parlamento di approvare celermente le sue proposte di legge. Per sottolineare la peculiarità dell’iniziativa legislativa dell’esecutivo le sue proposte di leggi sono definiti “disegni di legge”. L’iniziativa dell’esecutivo non è meramente una proposta , ma un disegno, quindi un progetto di legge, perché è frutto di un lavoro compiuto grazie alla collaborazione di più organi costituzionali. Il disegno di legge è frutto della iniziativa di un ministro, che viene discussa e approvata dal Consiglio dei Ministri e controfirmata dal Presidente della Repubblica. Insomma il disegno di legge, per le sue modalità di esecuzione e per l’autorità dell’organo che lo produce, è posto quale principale forma di proposta di legge. Chi può presentare non un disegno, ma una proposta di legge è ogni membro del parlamento. Ogni senatore e deputato può presentare il suo  scritto contenete un proposta di legge alla propria camera, o meglio alla presidenza, che lo darà in prima lettura alla commissione competente la sua proposta. Questo è un importantissimo compito di ogni membro del parlamento, chiamato a novellare, con la propria iniziativa, l’ordinamento statale. Sono tantissime le proposte di leggi d’iniziativa parlamentare. Sono quelle che più solertemente sono presenti nei dibattiti parlamentari. È la dimostrazione della vitalità del nostro organo legislativo. Bisogna notare che questo, purtroppo, produce una ipertrofia legislativa. Nel nostro ordinamento si fanno troppe leggi. Questo produce un accavallarsi di testi normativi che entrano in contraddizione fra loro. Sarebbe bene che lo Stato riordini il proprio corpus legislativo, scelga di ridurre le leggi e di privilegiare l’attività regolamentare. Nell’arco dell’intera storia, non solo della Repubblica, ma dello stato unitario italiano sono state molte, troppe, le cosiddette leggi provvedimento. Norme che in realtà servivano a risolvere un particolare e determinato caso o problema. Queste leggi non hanno la generalità e l’astrattezza quale attributo fondamentale, come dovrebbe essere. Non sono state approvate per tutti i cittadini, ma per affrontare un determinata questione. Questo costume di presentare proposte di legge per risolvere un determinato caso, ha portato l’amplificazione di malcostume e corruzione. Bisogna evitare che una legge serva a costruire una strada in un determinato quartiere, come è capitato in passato. Bisogna evitare che i parlamentari usino il loro diritto ad esercitare la proposta di legge per tutelare interessi particolari. Bisognerebbe che ogni proposta di legge servi a tutelare l’interesse generale e non particolare. Purtroppo la seconda repubblica è stata caratterizzata dalla presenza di una classe politica che intendeva l’attività politica come tutela degli interessi aziendali.

Il popolo ha il potere di esercitare l’iniziativa di legge. È una delle forme di democrazia diretta consentite dalla Costituzione. Cinquantamila elettori possono presentare alle camere un progetto redatto in articoli. È una forma di petizione, che deve essere obbligatoriamente ascoltata dal parlamento. La proposta di legge popolare è presentata all’ufficio di presidenza di una delle Camere, la quale deve appurare la correttezza delle modalità di presentazione e la autenticità delle firme apposte dagli elettori, poi la deve girare alla commissione competente in materia che la deve discutere. La proposta di legge popolare può essere emendata ed accorpata ad altre leggi simili esattamente come qualsiasi altra proposta e disegno di legge. Sarebbe opportuno che una proposta di legge popolare abbia una corsia preferenziale, che gli garantisca almeno che sia oggetto di dibattimento in aula. Spesse volte invece queste proposte, frutto del lavoro e del senso civico di migliaia di persone, finiscano nel dimenticatoio, ignorate dalla politica. Questo è il lampante esempio di come la nostra classe dirigente sia autoreferenziale. Pensi solo a se stessa e sia sorda alle esigenze dei comuni cittadini. Non è un caso che il Movimento Cinque Stelle, un partito che fa della partecipazione diretta del popolo alla vita pubblica il proprio credo, abbia avuto tanto successo. Nell’ultima tornata elettorale l’Italia sembra spaccata in due. Da una parte ci sono coloro che credono in una partecipazione attiva della cittadinanza e che vorrebbero superare le forme di rappresentanza e le mediazioni politiche, coloro che votano Cinque Stelle. Dall’altra ci sono coloro che rinnegano apertamente l’ordinamento democratico, coloro che votano Lega e Forza Italia e gli altri partiti di destra, che vorrebbero abbattere i principi costituzionali e proporre uno stato in cui la corruzione e l’illegalità sia tollerata. È una battaglia difficile da leggere, in cui l’unica cosa certa è che i partiti che vedono nella democrazia rappresentativa il fulcro della nostra Repubblica sono stati sconfitti. Speriamo che prevalga il disegno di democrazia partecipata del m5s e non il modello autoreferenziale proposto dalla destra. Non vorremmo che l’Italia fosse governata da un movimento politico che è contro le istituzioni e i principi democratici. Questo lo diciamo consapevoli che la maggioranza relativa della zona più produttiva del paese, il Nord Italia, inneggia alla lega e alla sua visione estremista della realtà quotidiana. Bisogna convincere queste persone che la democrazia è un valore, che non si può inneggiare alla razza, come ha fatto l’attuale presidente della regione Lombardia, esponente di spicco di Lega e Forza Italia. Bisogna che la gente che vota per la Lega e Forza Italia capiscano il valore della democrazia. Capiscano che è sbagliato inneggiare a Mussolini, il propugnatore delle leggi razziali, è sbagliato avere come modello una società che esclude e non include. Il modello partecipativo, la proposta popolare di legge, potrebbe essere uno strumento per far comprendere che lo stato comunità è un valore. Più si fa partecipare le persone alla vita pubblica meglio è per tutti. Il modello sono gli stati del Nord Europa che fanno della democrazia partecipativa il loro modello istituzionale. Anche la Svizzera prevede forme di partecipazione della collettività alla vita istituzionale attraverso referendum propositivi. La partecipazione è un modello vincente per tutti.

Il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) può proporre in parlamento proposte di legge. Ne ha facoltà in forza dell’articolo 90 terzo comma della Costituzione. Il Cnel è un’istituzione collegiale che ha un compito consultivo. Ha l’onere di supportare il governo e il parlamento nelle decisioni in materia sociale. È composto da rappresentanti della società civile designati con decreto presidenziale su proposta del Consiglio dei Ministri. È un’istituzione voluta per creare raccordo fra la politica e la società civile. A dire il vero l’attività del CNEL non si è fatta molto apprezzare in questi decenni. La Riforma costituzionale voluta dall’ex ministro Maria Elena Boschi lo voleva abolire. L’esito referendario  ha bocciato la legge costituzionale in oggetto, il Cnel è rimasto. Anche questo doveva essere un istituto di partecipazione diretta del popolo all’attività dello stato. Ma la scarsa efficienza dell’istituto l’ha posto al centro di polemiche causate dai suoi costi, che alcuni ritengono sproporzionati ai benefici collettivi prodotti.

A seguito della riforma dell’articolo V, la parte della costituzione dedicata all’autonomia regionale e locale, ha potere di proporre testi legislativi anche il consiglio regionale. L’organo assembleare e legislativo della regione ha la facoltà di partecipare attivamente alla attività normativa del parlamento nazionale proponendo leggi.  Questo è un modo per creare sinergie fra gli organi locali e quelli nazionali. È un modo per ampliare la compartecipazione delle istituzioni regionali alla vita nazionale. Il disegno di creare una democrazia fondata sulla sussidiarietà. Una democrazia in cui è di norma affidare le decisioni all’istituzione più vicina alla comunità locale. Questo è il fondamento dello spirito della proposta di legge regionale. La regine si dovrebbe fare megafono dei bisogni delle persone. Dovrebbe sussidiare, aiutare, il bisogno di democrazia diretta e partecipata che parte dal basso. Il principio è: se una cosa la può fare il popolo, la gente comune è bene che lo faccia, solo se ciò non è possibile lo stato si deve sostituire a loro. Ecco perché la regione, ma anche i comuni anche se solo nella materia delle circoscrizioni territoriali, devono proporre leggi, in quanto megafono dei bisogni popolari.

A conclusione possiamo dire che la proposta di legge, la prima fase del procedimento normativo, è importantissimo. L’articolo 71, che la istituisce e contempla, contiene principi propri della democrazia diretta, volontà popolare espressa con l’iniziativa di legge, elementi di democrazia rappresentativa, è il parlamento il centro e il motore che fa approvare le leggi, e di democrazia compartecipata, molte leggi sono il frutto della collaborazione fra organi dello stato, sia locali che nazionali. È bene ricordare l’effetto positivo che produce la compartecipazione popolare. Se noi cittadini impariamo ad essere consapevoli del funzionamento dello Stato, cominciamo a partecipare alla formazione delle norme, riusciremo a costruire una società più bella, meno sorda ai bisogni del singolo e della gente comune.

Scritto da Pelleggia Gianfranco

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