IL TEMPO DELLA MEMORIA
Il Medioevo è un momento particolare della storia dell’occidente, e soprattutto dell’Europa. È come se quello che si chiamerà il Vecchio Continente si fosse ripiegato in se stesso per poter, poi, compiere il balzo decisivo. Il balzo, oso dire, che avrebbe portato negli anni 60 del XX secolo fino a raggiungere addirittura la Luna. Insomma il Medioevo è il momento in cui la cultura ha guardato indietro, ha letto i grandi del mondo classico, per poter porre le fondamenta di quel movimento intellettuale e artistico che si autodefinirà nel ‘400, con estremo orgoglio, Rinascimento. Ma cosa è successo nei secoli, che una certa dottrina chiama bui, ma che oscuri non sono affatto? Si è rimodulato il rapporto fra l’umanità e la natura. La ferinità dell’ambiente ha costruito le basi per far nascere la certezza che l’uomo può difendersi dagli eventi naturali solo se è in comunità. Sant’Agostino disegnerà la città come il luogo per antonomasia in cui l’umanità vive in sicurezza e progredisce alacremente. Metterò in contrapposizione la città degli uomini, il luogo della vita sociale quotidiana, con la città di Dio, cioè con la perfezione che si adempie con il mantenimento delle promesse che Dio ha fatto agli uomini. Ma urge sottolinearlo per Agostino, come per tutti gli uomini che verranno dopo di lui, è la Città il luogo in cui l’umanità si compie sia nella sua tensione al quotidiano sia in quella verso l’epifania della sua similitudine a Dio.
Insomma il Medioevo è il tempo della rilettura del passato. È la scoperta della centralità della natura umana rispetto agli imperiosi attacchi naturali. È il tempo della ricerca spasmodica della sicurezza in un mondo ove omo omini lupus. Cioè è il tempo della ricerca di una pace interiore e relazionale, in una realtà in cui gli attacchi esterni, i barbari, intesi come violenti invasori, sono l’elemento predominante e che fa paura. Il Medioevo è quindi il tempo dei Castelli, delle Fortificazioni, dei fortini contro il male che circonda e uccide. È il tempo della fine dei tempi. La sensazione che la Fine del Mondo fosse prossima era forte. Ecco perché bisognava raccogliere il patrimonio culturale dell’intera umanità è accingersi a donarlo a Dio, quale sacrificio dell’intera stirpe umana offerto al divino. Ecco perché i monasteri erano diventati ricettacolo di tutta la tradizione antica. Le biblioteche erano diventate il luogo della conservazione della memoria degli atti e delle opere umane da mostrare a Dio quale ottimo olocausto.
Questo stato di terrore, la paura di morire per mano di altrui mani crudeli o a causa del disegno apocalittico divino, ha fondato la base della cultura, che il Rinascimento, paradossalmente, chiamerà Medievale. Mente i dotti dei secoli tristi non vedevano alcun futuro in terra, ma solo quello celeste con il nuovo avvento di Cristo. Coloro che verranno dopo, guarderanno anche con disprezzo, un’epoca da loro considerata solo come una transizione fra i tempi dell’architettura e della letteratura classica e quella che sarà la cultura moderna, dal Rinascimento ai giorni nostri. Ma il Medioevo non è solo un sbiadito passaggio di consegne fra Virgilio e Dante, fa la letteratura di ieri e quella moderna. Il Medioevo è anche rimodulazione del linguaggio. È sana contaminazione fra culture diverse. È scontro violento, certo, ma è anche incontro. Incontro fra il mondo latino e quello germano. Incontro fra la cultura mediorientale, incarnata dagli arabi diventati musulmani, e quella Mediterranea. È violenza, certo. Ma purtroppo quale epoca non è segnata da morte? Dobbiamo ricordare gli orrori del XX secolo. Ma è anche costruttivo raffronto. Allora è il momento di ricordare il tempo in cui la memoria era predominante. Il Medioevo è stato prezioso proprio perché ha saputo conservare la memoria del passato, ponendo le basi per il futuro. È stato, ho già detto, il momento in cui l’atleta chiamato umanità si è rannicchiato per poter giungere con un balzo al cielo. Come ci ricorda dante Alighieri bisogna attraversare l’oscurità dei meandri dell’inferno per poter al fin rivedere le stelle.
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