NOTE A MARGINE SULL’ARTICOLO 78 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al governo i poteri necessari”
Questa piccola nota sull’articolo 78 della Costituzione Italiana vuole essere una riflessione su quel che sta avvenendo oggi, con l’Italia alle prese con il Corona Virus. Noi non siamo in guerra, stiamo affrontando una grave e perigliosa emergenza sanitaria. Le Camere non hanno deliberato lo stato di guerra. Il bacillo non ha armi da imbracciare, la sua invasione non è a causa dell’arrivo dei suoi carri armati. Non viene neanche sui barconi, come i migranti dell’Africa. Dico questo perché ormai rimarrà nella storia, forse solo del folclore politico oppure in quella con la S maiuscola, dipenderà dalle vicissitudini della Lega e della destra italiana, la dichiarazione di Matteo Salvini che davanti al tribunale dei ministri e al parlamento dichiarò che fermare i migranti era ottemperare al primo comma dell’articolo 52 della Costituzione Italiana: La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Oggi il pericolo non è donne, uomini e bambini provenienti dal mare, il pericolo è invisibile, ma uccide. Il pericolo è reale. Sono stati ammalati perfino politici: da noi il segretario del PD e presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il molte volte presidente del Consiglio e grande imprenditore, Silvio Berlusconi, è ancora convalescente, il noto imprenditore Flavio Briatore. All’estero è ammalato addirittura il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, almeno secondo alcune voci. Il Presidente del Brasile, Bolsano, è stato ammalato ed è guarito. Sono tanti i cittadini comuni che purtroppo hanno addirittura perso la vita, ricordiamo i residenti dell’opera di ospitalità di Milano Pio Albergo Trivulzio, infettati l’inverno di questo dannato 2020.
Detto questo, ricordato le milioni di vittime del male, ci dobbiamo domandare: in questo frangete il governo deve utilizzare tutti i poteri necessari per sconfiggere il morbo e per dare sicurezza ai cittadini. Può utilizzare la legislazione d’urgenza e addirittura, in dati frangenti, debordare da quelli che sono i paletti costituzionali che delimitano la propria azione. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da quando è emersa concretamente l’irruenza del male ha utilizzato i Decreti del Presidente del Consiglio, atti che normalmente vengono derubricati come regolamenti e quindi sottomessi alla legge, per gestire l’emergenza. Di fatto ha tolto un potere parlamentare, quello di delineare l’azione generale dello stato attraverso gli atti normativi, è se le è arrogata. Lo ha fatto in forza dell’oggettiva eccezionalità ed emergenza della situazione. Bisogna dire che l’agire di Conte e del suo governo è più ispirato al secondo comma dell’articolo 77 della Costituzione Italiana (quando nei casi straordinari di necessità e d’urgenza il governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere), ma appare chiaro che il dettame della norma fondamentale citata non copre interamente l’agire repentino ed emergenziale dell’attuale governo. Il solo fatto che Conte non adoperi Decreti Legge, ma Decreti del Presidente del Consiglio lo mette in una situazione eccezionale, tali atti, ho già detto sono di natura meramente amministrativa e in più non vengono approvati dalla collegialità del gabinetto di governo come i decreti legge e i decreti legislativi. Allora che cosa succede? È giusto che il governi operi in questa maniera per fronteggiare la pandemia? È giusto che l’esecutivo nazionale entri in conflitto con i poteri sulla sanità che la costituzione dà alle Regioni? La risposta è di natura giuridica, ma anche politica. Il potere emergenziale ha dato un plus di forza al governo centrale, e un minus alle realtà locali. Già si contano in decine i conflitti fra stato e regione. L’esecutivo ha seguito lo spirito costituzionale quando ha utilizzato i suoi poteri per fermare la malattia? O doveva rispettare le competenze locali? La risposta è nel creare le sinergie fra istituzioni dello stato per fronteggiare l’emergenza. Il governo può e deve decretare d’urgenza, può e deve agire in fretta nell’emergenza, ma deve anche avere la capacità di dialogare con le altre istituzioni, non solo le regioni e i comuni, ma anche, e direi soprattutto, il Parlamento. C’è riuscito? È questa la domanda! I nostri politici sono riusciti a cooperare al meglio per difendere la nostra salute da un invasore invisibile, piccolissimo, ma non meno implacabile. La decretazione d’urgenza, i Decreti del Presidente del Consiglio, le leggi e le delibere regionali hanno realmente operato per fermare il male. L’Italia ha dati migliori di altri paesi.
La Nostra penisola è stata la prima nazione non asiatica colpita dal male, eppure è riuscita a contenere i numeri dei malati, pur piangendo i defunti. Ciò è un dato positivo. Il premier inglese, Alex Johnson, ha detto che ci siamo riusciti perché abbiamo un indole che ci porta a sottometterci a tirannie, pensando all’esperienza fascista, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha risposto che è lo spirito di sacrificio e la dedizione al bene comune che ha ispirato noi italiani in questo frangente, sentimenti che ci rendono non schiavi ma cittadini. Risposta nobile e che ci rende fieri. Ma dobbiamo tenere gli occhi aperti. Giuseppe Conte non ha commesso reati contro la libertà di tutti e di ognuno, ci ha difesi dal male incombente, ma è bene ricordare che ogni azione di qualunque cittadino e, ancor di più, di chi ha in mano i destini di tutti, deve essere sottomessa ai principi fondamentali di democrazia e di giustizia libertaria scritti nella nostra Carta Costituzionale. La libertà non può essere soppressa in nome del diritto alla salute. Si possono compiere atti eccezionali e extragiuridici per fermare un’emergenza, ma non si deve mai giungere a negare la libertà di ognuno. Allora coraggio. Il Virus è un nemico. Il virus va sconfitto, ma senza negare i principi fondanti del nostro stato e della nostra democrazia.
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