TARANTO
Oggi le cronache ricordano Taranto come la città dell’acciaieria più grande e controversa d’Europa. Il luogo ove sorge l’ex Ilva ormai in mano a una multinazionale il cui proprietario è di nazionalità indiana e che è legata alle fortune e, soprattutto, alle disavventure finanziarie e industriali del territorio. Ma Taranto è esplicitazione di tutta la fulgida storia del bacino del Mediterraneo. Un luogo geografico che ha visto nascere una civiltà che ha solcato il tempo e la storia. Secondo la tradizione Taranto è stata fondata da Taras figlio di Poseidone, il dio greco del mare, e di Satyra, una ninfa, il cui nome richiama la poesia, le satire sono scritti poetici di carattere bucolico utilizzate anche, se non principalmente, per indirizzare invettive spesso forti contro i potenti, da cui l’aggettivo che tuttora utilizziamo “satirico”. Insomma Taranto nasce sotto il segno da una parte del potere sul mare e dall’altra sulla capacità di utilizzare l’arte come strumento per osservare e cambiare la realtà. È un segno importante. È una caratteristica che la cittadina conserverà nei millenni. A prescindere dalle note mitologiche, quello che è certo: l’origine spartana del sito. Furono coloni della città del Peloponneso a porre i loro primi insediamenti nel golfo che si chiamerà “di Taranto”. Sono loro a conformare l’aspetto geomorfologico del sito. Costruiscono templi, di cui ancora oggi si possono ammirare i resti, e costruisco un tessuto sociale in cui gli interscambi con la popolazione locale offrono benessere e ricchezza a tutti. Taranto fin dall’Ottavo secolo Avanti Cristo è il fulcro dei commerci in tutto il Mediterraneo Occidentale. Ha relazioni con la Sicilia, altra grande protagonista della colonizzazione greca di tutto il Mediterraneo. Ha rapporti, che si alternano fra pace e guerra, con Cartagine altra città del Mediterraneo occidentale fondata da un popolo orientale, i Fenici. Taranto è il luogo natale di filosofi, politici, strateghi e matematici di gran pregio. Questi sono rimasti nella memoria per la loro profondità di pensiero e la loro intelligenza. Ricordiamo il contributo fondamentale che hanno dato alla scuola pitagorica. Fatale, dobbiamo dire, per le sorti di Taranto, fu l’incontro con la potenza di Roma. Taranto cercò sempre di contrastarla. Si alleò con re dell’Epiro, Pirro, nel 281 Avanti Cristo nella speranza di prevalere sull’Oppido latino. Si alleò pochi decenni dopo addirittura con la nemica Cartagine e si mise al fianco del temibile condottiero cartaginese Annibale, ma anche in questo caso Roma prevalse, con la vittoria di Scipione l’Africano a Zama. Questo fu il tramonto del potere politico di Taranto, della sua egemonia sui territori dell’Italia Meridionale. Roma la mise in catene. Addirittura la soppianto come testa di ponte fra l’Italia e il mondo ellenico orientale, la Grecia e il Medio Oriente. Da allora il “Porto” per antonomasia della Puglia non sarà più Taranto ma la romana Brindisi. E’ la fine del simbolo stesso della grandezza della città del Golfo. Il suo porto, rifugio sicuro per tutte le navi che compivano i grandi viaggi, diventerà un approdo periferico e ininfluente, rispetto alla grandezza e la prosperità che assumerà quello di Brindisi. Ma Taranto non muore. Il suo bagaglio di ricchezza economica e culturale la continuerà a vedere come splendida luce che illumina il buio delle menti. Taranto rimarrà per sempre luogo di dialogo e di confronto fra prospettive e culture diverse. Non è un caso se dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, con incipiente scontro fra Bizantini, cioè le flotte imperiali dell’Impero Romano d’Oriente, e i nuovi padroni della Puglia, i Normanni, arrivati intorno all’anno 1000, Taranto ritorna ad essere centro politico fondamentale, fino al punto da essere una delle capitali dei territori meridionali occupati dai Barbari normanni che diventerà testa di ponte per la conquista di Gerusalemme durante la prima crociata nel 1063. Ma la storia di Taranto attraversa i secoli. È stata uno dei fulcri del potere politico militare in Puglia per millenni. Non solo i Normanni vollero costruirvi roccaforti del loro potere militare, anche Federico II di Svevia, l’imperatore del Sacro Romano Impero che fu anche re di Sicilia e di tutta l’Italia Meridionale, costruì il suo potere su Taranto e vi lasciò il suo segno. Gli Aragonesi nel 1300, che istaurarono una secolare dominazione spagnola dell’Italia Meridionale, posero in Taranto la loro potentissima flotta navale, ponendo le fondamenta della tradizione navale che rende ancor oggi la città pugliese fra le più importanti al mondo per quanto riguarda il controllo militare dei mari. Taranto, infatti, è stata e continua ad essere il porto di tutte le dominazioni che ha subito. E’ stata la culla della marina militare Borbonica ed oggi è, assieme a Genova e Trieste, l’elemento cardine della Marina Militare Italiana. Qui si trovano i quartieri generali delle truppe di marinai meglio addestrati nel nostro paese. Insomma Taranto è il fulcro, da sempre, della storia del Mediterraneo. All’indomani della fine della seconda guerra mondiale la nascente Repubblica Italiana decise di far sorgere nei suoi ambiti territoriali la più grande acciaieria mai pensata in Europa, proprio perché Taranto è collegata con ogni angolo del pianeta attraverso una infrastruttura portuale all’avanguardia sia dal punto di vista della logistica civile sia da quella militare, con cui divide con Brindisi il primato. Insomma la storia di Taranto è la storia di un popolo attaccato alla sua terra, ai suoi campi, alle sue produzioni (famosissimi e apprezzatissimi in tutto il mondo sono i suoi frutti agricoli dagli ulivi alle arance), che guarda al futuro attraverso il commercio e l’attività industriale. Oggi la grande acciaieria è in crisi. L’Ilva rischia di perdere molto del suo rilievo mondiale nella produzione di acciaio. La grande fabbrica che ha caratterizzato per decenni l’assetto industriale della città è in crisi. Sono a rischio tanti posti di lavoro. Ma la tradizione, la cultura, aperta all’altro che caratterizza il popolo di Taranto sarà capace di superare ogni ostacolo e barriera. Lo crediamo fortemente.
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