“L’Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. Non da un matrimonio dinastico, non da un trattato diplomatico. È nata dalla cultura e dalla bellezza. Dai libri e dagli affreschi. È nata da Dante amante di una donna che non c’è più e di una patria che non c’è ancora”.
Questo è l’incipit del testo, un po’ saggio letterario e un po’ storiografico, del giornalista Aldo Cazzullo che si intitola “A riveder le Stelle”. Il testo è appena uscito dalle rotative del gruppo editoriale Mondadori. È un testo dedicato a Dante Alighieri e alla sua “Commedia”, così importante per la cultura italiana e mondiale da essere presto diventata “Divina”. Siamo a cavallo fra il 1200 e il 1300. Dante ambienta il suo viaggio, descritto nell’opera, nei tre luoghi dell’oltretomba cristiano, l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Immagina un suo viaggio nell’aldilà che inizia il Giovedì Santo per concludersi il giorno di Pasqua. Cazzullo, firma stimata e notissima de “Il Corriere della Sera” indaga sull’importanza e sul peso morale che l’opera dantesca ha avuto nei secoli seguenti a quello in cui è stata scritta. Ovviamente non è un’indagine nuova. Sono stati migliaia i critici, gli storici, i filologi che hanno indagato sui versi e sugli esiti sociali della Commedia dantesca. Ricordiamo gli studi di nostri altri illustri letterati: da Ugo Foscolo a Giacomo Leopardi, Da Alessandro Manzoni a Vittorio Alfieri. Ricordiamo l’apporto prezioso di illustri studiosi di filologia stranieri. Come non menzionare il tedesco Erich Auerbach, che ha dedicato tutta la sua esistenza alla analisi dettagliata dell’opera dantesca, citeremo solo uno dei suoi scritti: Studi su Dante. Alla luce dell’infinita bibliografia critica su Dante Alighieri, appare chiaro che l’ultima opera di Cazzullo vuole essere altro che un opera critica. Vuole essere un viaggio nell’animo degli italiani di oggi, quelli che si barcamenano fra crisi economica e coronavirus, attraverso la lente, la chiave di lettura, offerta dal sommo vate, per parafrasare un’apostrofazione di Gabriele D’Annunzio.
Perché, mi pare la tesi di Aldo Cazzullo, interrogarsi sulle vie poetiche di dante vuol dire chiederci quali siano le vere ragioni di unità nazionale. È il racconto della ricerca di emancipazione e redenzione dantesca che ci fa trovare le ragioni profonde del vivere assieme. Non sono le guerre, non sono i nemici da combattere, non sono le risse che ci fanno stare insieme, ma è la bellezza e la soavità del canto poetico, la magnificenza delle nostre chiese, la bellezza che tocca il cuore dei resti dell’Impero Romano, struggente quanto pesante eredità lasciata a noi da nostri lontani progenitori. L’Italia è arte. Gli italiani ne debbono essere i custodi. Hanno un cammino comune se si riconoscono nel magnifico campanile di Giotto, a Firenze, nella Cappella degli Srovegni a Padova, ma anche nelle orme poetiche di Petrarca e nella prosa di Boccaccio. L’Italia è architettura, pittura, e letteratura. Noi italiani dobbiamo essere testimoni attivi di quel Bello che i nostri padri ci hanno lasciato. Allo stesso tempo è nostro dovere morale e impegno intellettuale costruire una società più bella e più giusta partendo dall’insegnamento morale ed etico dei nostri grandi del passato.
Ma come riuscirci? La risposta è dura e difficile. Non ci sono strade già tracciate, ma ci sono sentieri da costruire e in cui bisogna mettere il selciato, ancor prima di porre su di essi i nostri incerti passi. Ma quello che abbiamo, e non è poco, è l’insegnamento dei grandi del nostro passato. Abbiamo Dante, che si offre di essere il nostro Virgilio. Come il poeta latino ha fatto da guida al fiorentino nel Purgatorio e nell’Inferno, Dante ci può essere punto di riferimento e conforto nel nostro indefesso belleggiare contro le difficoltà del vivere quotidiano e collettivo. Una società nuova deve nascere partendo dagli insegnamenti etici di Dante. Come per lui la Chiesa e l’Impero erano i due soli che illuminavano la vita degli uomini del suo tempo, oggi i nostri soli sono la libertà e l’eguaglianza, principi ispiratori della nostra Carta Costituzionale. Allora rileggere Dante, rileggere il suo sforzo etico di denunciare i vizi ed esaltare le virtù, non solo personali ma anche quelle civiche, deve esserci da sprone per rinnovare a fondo la nostra nazione. Ecco perché il testo “A riveder le Stelle”, che poi sarebbe una citazione l’ultimo verso dell’ultimo canto della cantica dell’Inferno, di Aldo Cazzullo può aiutarci a trovare nuove chiavi di lettura dell’opera dantesca e a farla diventare ancora di più uno strumento di emancipazione politica e sociale del nostro martoriato tessuto collettivo italiano. Buona lettura a tutti.
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