venerdì 2 ottobre 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE

 


ARTICOLO 78 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”

Caspita! L’articolo 11 della Costituzione Italiana dice di ripudiare la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. L’articolo 78 indica come un potere del parlamento il deliberare lo stato di guerra. Come mai? Perché questa contraddizione? Perché, la Repubblica contempla la possibilità di entrare in guerra. Una prima risposta è che il nostro stato potrebbe subire un invasione. È opportuno quindi che dichiari guerra all’oppressore e si prepari alla strenua difesa del suolo patrio. Non ci sono dubbi in proposito. È compito di ogni cittadino difendere la patria. È un dovere sacro, ricorda l’articolo 52 della nostra legge fondamentale. Allo stesso modo è chiaro che è alto compito dello stato predisporre adeguati strumenti di difesa per tutelare se stesso e i propri cittadini dalla violenza bellica di uno stato straniero. È dovere morale di una classe politica prevedere misure adeguate alla difesa nazionale, anche in stato di pace. È dovere avere un esercito pronto e capace di affrontare crisi internazionali e rispondere alle altrui aggressioni. È dovere quindi contemplare l’idea che l’Italia, suo malgrado, debba entrare in guerra. Bisogna che l’atto bellicoso sia legittimato da un atto parlamentare. Camera e Senato ricordiamo sono il tempio della rappresentanza. È in loro che la sovranità popolare si esplicita. È giusto che siano loro a deliberare un atto solenne e grave, quale una dichiarazione di guerra. Il Parlamento è il sommo custode della Democrazia anche nei momento tristi e gravi per la patria. Ricordiamo le drammatiche assemblee parlamentari, con la strenua battaglia politica del fronte pacifista, che portarono l’Italia monarchica nella Prima Guerra Mondiale. In quei drammatici anni, siamo nel secondo decennio del XX secolo, le forze politiche hanno grandemente dibattuto sull’opportunità di entrare in guerra e alla fine prevalse la scelta interventista. Oggi la costituzione repubblicana vieterebbe l’ingresso dell’Italia in guerra, se non invasa. Ricordiamo come, agli inizi del XXI secolo Forza Italia e lega, al governo, dovettero mascherare l’ingresso del nostro paese in guerra al fianco dell’America di Bush adducendo che fosse una missione di pace. Cosa ridicola. I tanti morti italiani a Nasseria, città irachena, ricordano che è stata una bugia. Fa impressione constatare che a quindici anni dal tremendo evento solo in Italia le forze politiche che hanno voluto la guerra in Iraq rimangono sulla scena elettorale. Bush, in America, Bleare, in  Inghilterra, sono stati bocciati elettoralmente mentre Lega e Forza Italia, ancor oggi, riscuotono consensi. Fa orrore, se si pensa che l’Italia e gli italiani dovrebbero ripudiare la guerra. Cosa è successo al nostro paese? Perché sono decaduti i valori di pace e solidarietà che dovrebbero essere il fulcro del nostro vivere sociale? Come è possibile che la Lega, che incita all’odio, sia diventato il baricentro della politica della nostra Penisola? Difficile trovare una risposta a questo interrogativo.

 In caso di guerra, assieme alla dichiarazione il parlamento deve dare i poteri necessari al governo. Questo è lampante. Il Governo spesso deve compiere atti che in condizioni normali richiederebbero la forma di leggi. I cosiddetti bandi militari, ad esempio, sono degli atti compiuti dai comandi militari che regolano la vita dei cittadini e normano il loro vivere sociale. Sono atti extra legem, atti che travalicano le normali procedure legislative contemplate dalla Costituzione. In Italia, grazie a Dio, non è mai sopraggiunta la necessità di adottarli da quando siamo Repubblica. Durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, però, il comando supremo li ha utilizzati, ha indetto proclami e novato gli ordinamenti giuridici al fronte. Appare non peregrino pensare che in caso di emergenza si possa fare lo stesso. Ma l’esercito non può e non deve agire senza l’assenso del potere governativo, non può, ad esempio, fucilare indiscriminatamente traditori o presunti tali, dopo un ridicolo processo militare, come fecero i generali della Grande Guerra.  Anche perché è stata abolita la pena di morte anche in caso di guerra in forza della legge de 13 ottobre 1994. Il governo deve guidare le scelte delle forze armate affiancato dal saggio aiuto del Presidente della Repubblica che rimane comunque capo dell’esercito, in forza dell’artico 87 della Costituzione.  Presiede il supremo consiglio di difesa (un istituto composto dal Capo dello stato, che lo coordina, dal presidente del consiglio e da alcuni ministri e l’alto comando delle forze armate), oltre che dichiarare lo stato di guerra in caso di delibera delle Camere. La Costituzione non muore in caso di guerra. I diritti inviolabili dell’uomo che contempla e difende permangono anche in caso di chiamata alle armi. Questo deve essere chiaro. La repubblica non si può snaturare. I principi di solidarietà, di rispetto verso l’altro, di difesa della dignità umana devono restare cardini della vita civile anche in caso di guerra. Ora è chiaro che bisogna saper utilizzare i precedenti storici per poter ipotizzare quello che potrebbe succedere se, malauguratamente, il nostro paese subisse l’ardua prova di una guerra combattuta all’interno dei propri confini. Il regime fascista, entrato in guerra nel 1940, aveva già esautorato il potere parlamentare. Con le leggi fascistissime, così le chiamò Benito Mussolini, era stato ridotto il parlamento ad un mero convitto di varie rappresentanza del lavoro, tutte legate al regime. Il potere legislativo era in mano all’esecutivo e al Gran Consiglio del Fascismo, organo di partito istituzionalizzato. Con la caduta del Regime nel 1943, i governi che seguirono durante la guerra continuarono a utilizzare la decretazione d’urgenza per legiferare. Non c’era la possibilità di indire elezioni e ripristinare il potere parlamentare. Forse non è azzardato pensare che anche in caso di futura guerra il governo potrebbe vedersi ampliati i suoi poteri di decretazione d’urgenza. In questo caso non per un arbitrio del Duce, di Mussolini, come avvenne nel secolo passato, ma per scelta del parlamento che potrebbe dare più ampi poteri all’esecutivo. Una scelta non censurabile, vista l’eccezionalità e la gravità del momento. Insomma potrebbe avere poteri simili a quelli che avevano i governi De Gasperi e Badoglio a cavallo fra la fine della guerra e l’inizio del dopoguerra. Poteri grandi, ma in questo caso controbilanciati dall’effettiva presenza di un potere parlamentare anche se privato di alcune prerogative. Un esempio di cosa potrebbe succedere è ricavabile esaminando il rapporto fra governo e Assemblea Costituente  dopo il 2 giugno del 1946. In quel caso la guerra era finita. Comunque, per poter dare all’assemblea popolare il tempo e il modo di redigere la Carta Costituente, l’esecutivo continuava ad avere un ampio potere di decretazione d’urgenza per iniziare la rinascita del paese prostrato dalla guerra. In quel caso la Costituente vegliava. Il Presidente del Consiglio non poteva cadere nell’arbitrio, i costituenti ponevano gli occhi su di lui ed erano pronti a censurarlo imponendo che si dimettesse, come è avvenuto in alcuni casi. La stessa cosa potrebbe succedere in caso di guerra. L’esecutivo avrebbe un grande potere certo, ma sarebbe comunque sottoposto alla Costituzione e alla rigida censura del Parlamento che potrebbe intervenire in caso di palesi atti illegali o di scelte sbagliate. È chiaro che la responsabilità politica dell’esecutivo davanti al senato, alla camera e all’intero paese rimarrebbe. In caso di gravi mancanze ed errori è giusto che rimetta la carica e lasci ad altri la guida della collettività, anche se la guerra infuria. Che dire? Speriamo che guerre non ci siano mai. Speriamo che l’Italia repubblicana non debba mai sperimentare situazioni di eccezionalità ed urgenza che giustifichino deroghe ai principi costituzionali. L’Italia ripudi la guerra. L’Italia deve essere un paese pacifico e di pace. Questo è l’unico articolo della costituzione che ci auguriamo rimanga lettera morta, che ci auguriamo che non debba mai essere utilizzato per modificare o adattare all’emergenza il nostro ordinamento repubblicano.

Nessun commento:

Posta un commento