martedì 28 agosto 2018

SANTA ROSALIA


LA SANTUZZA

I palermitani chiamano la loro santa patrona, Rosalia, con il vezzeggiativo di Santuzza. E' indice del rapporto familiare con la vergine siciliana. Chi vive nel capoluogo siciliano ha un rapporto di venerazione, ma anche affettivo, con la donna che la leggenda vuole abbia più volte salvato l'intera isola siciliana dalla peste. La biografia di Santa Rosalia è piuttosto incerta. E' sicuramente parte di una nobile famiglia normanna. Ricordiamo che i normanni intorno XII secolo strapparono la Trinacria dalle mani mussulmani e vi fondarono un regno che con alterne fortune durerà secoli. Le fonti storiografiche indicano nel 1130 l'anno in cui nacque Rosalia. Componente della famiglia Sinibaldo, direttamente imparentata con Ruggero II d'Altavilla, il primo re di Palermo e fondatore del Regno palermitano. Il monarca amava particolarmente Rosalia, la considerava una figlia, per questo motivo aveva pensato di farla maritare con il nobile conte Baldovino, uno dei suoi più valorosi condottieri. Da quel momento la sposa prescelta vive dei forti turbamenti. Si chiude in convento per pregare, per essere illuminata dalla grazia divina. Il re vorrebbe che convolasse presto a nozze. Ma una visione angelica lo fa desistere. Un angelo gli mostra Rosalia quale rosa senza spine, quale fonte di gioia per la sua terra, riparo dal dolore e protezione da ogni pericolo. A Rosalia gli viene concesso di vivere da eremita, presso il rupestre monastero del Santissimo Salvatore. Lì morirà in pace e solitudine. Ma il culto di Santa Rosalia si affermò nel 1625. La Trinacria intera era affetta da "grande morbo", la peste.I Lazzaretti erano pieni. I bambini, orfani, si aggiravano piangenti nelle vie di palermo. Non vi erano più differenze di ceto e di reddito, tutti erano infetti dalla terribile epidemia. Allora l'intera città si rivolse alla Santa della Montagna, la santa che riposava sui promotori prospicienti Palermo. Il Cardinale del tempo, Giannetto Doria, prese le reliquie della santa che erano deposte nella chiesa a lei già dedicate e le condusse, in solenne processione, per le strade cittadine. I malati guarivano. La peste non si diffondeva più. Il miracolo era avvenuto. Da allora Santa Rosalia è la patrona della città. Ha spodestato tutti i santi precedentemente venerati, perfino sant'Agata, pur amata. Si dice che quando l'attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha voluto un convegno storico- teologico sul primo patrono di Palermo, San Benedetto il Moro, un masso si stacco dal Monte Pellegrino, luogo in cui Santa Rosalia si ritirava a pregare. Fu interpretato come un segno di sdegno della santa, gelosissima della sua città, il convegno non si fece più. La credenza popolare dice che Santa Rosalia, qualche anno fa, sia apparsa sullo stadio della Favorita durante una partita di calcio, facendo il miracolo e salvano la squadra locale di calcio dalla serie B. Insomma quando Palermo è in difficoltà, ci pensa lei. Palermo, la Sicilia, l'Italia intera aspetta da lei il miracolo dei miracoli, Santa Rosalia fai sparire la mafia. Siamo certi che Santuzza farà anche questo.

sabato 25 agosto 2018

articolo 21 della costituzione


ARTICOLO 21

"Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo.

La Stampa non può essere soggetta ad autorizzazione o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dall'autorità giudiziaria nel caso dei delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriveva per l'indicazione dei dei responsabili.

In tali casi, quando vi è assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica"

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni"

Per ricordare i 70 della Costituzione Italiana non poteva mancare il ricordo dell'articolo 21. L'articolo della libertà di pensiero e di parola. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola con lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Questo è il primo comma dell'articolo. Niente censure, niente silenzi imposti. Ogni persona ha diritto di dire la propria idea, anche se in contrasto con il pensiero dei più. Ovviamente lo stato e la sua forza autoritaria non devono impedire il proferire del pensiero, a meno che questo non sia latore di un reato penale, quale ad esempio la calunnia. In questo caso occorre dire il nostro ordinamento democratico non prevede la censura, ma il perseguimento penale dell'eventuale calunniatore. Insomma la censura è preclusa nel nostro paese. Tanto è vero che i giornali possono essere sequestrati, ma mai si può impedirne la loro stampa. Insomma in Italia, almeno secondo la legge, ognuno può e deve dire la sua, in qualsiasi luogo. Difficile dire che questo articolo sia realmente applicato. L'Italia è agli ultimi posti nelle classifiche dei paesi occidentali per quanto riguarda la libertà di stampa. C'è di fatto un controllo sostanziale delle notizie. Il potere economico e politico esercita un vero e proprio controllo della stampa. Non è un caso che per vent'anni un editore abbia egemonizzato la vita politica. Questo dimostra come la stampa difficilmente sia libera, e che sia anzi asservita agli interessi economici e alla fame di potere di pochi. Ma la libertà di parola si esercita anche nel quotidiano. Si esercita grazie alla disponibilità all'ascolto dell'altro. Per esercitare la libertà di parola dovremmo imparare ad ascoltare. Quante volte un dialogo diventa un monologo. Quante volte riempiamo di insulti il nostro interlocutore senza renderci disponibili all'ascolto? Troppe! L'articolo 21 si esercita anche nel quotidiano, rispettando il proprio collega, rispettando il commesso del negozio che prova a spiegarci le motivazioni di un'attesa prolungata, rispettando colui che ci sembra dica cose poco interessanti e di conseguenza liquidiamo il suo interloquire con una sonora pernacchia, nella migliore delle ipotesi, o con improperi degni di tori ben più gravi che una semplice paralipomena poco gradita. Allora garantire la libertà di parola propria e altri è un esercizio di vita. Far proferire agli altri parola vuol dire prima di tutto imparare ad ascoltare. Vuol dire riuscire ad intuire che ogni parola detta da un altro è importantissima. Impariamo ad ascoltare gli altri. Impariamo a rispettare il loro pensiero. Impariamo ad esercitare la nostra libertà di parola, rispettando il verbo degli altri. Questo contribuirà a fare della nostra Italia un posto migliore. L'articolo 21, la libertà. non è solo il riconoscimento di un diritto, è anche un'indicazione su come vivere la vita assieme agli altri.
testo scritto da Giovanni Falagario

SE QUESTO E' UN UOMO

Perché sei un essere speciale... E io avrò cura Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. 
(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)di Perché sei un essere speciale... E io avrò cura di te... (Franco Battiato)Perché sei un essere speciale... E io avrò cura di te... (Franco Battiato)te... (Franco Battiato)

SUL BUON GOVERNO


Non far molte ordinanze; e se le farai, procura che siano buone e, soprattutto, che si osservino e si eseguano, perché le ordinanze che non sono osservate è lo stesso che non ci fossero; anzi fanno pensare che il principe il quale ebbe la saggezza e l'autorita' di emanarle non ha avuto la forza di far si che si osservinono; e le leggi che intimoriscono ma non si eseguono, vengono ad essere come il travicello, re delle rane: che al principio le spavento', ma col tempo esse lo disprezzarono e vi montarono sopra. (I saggi ammonimenti di don Chisciotte a Sancho Panza sul buon governare, tratti dell'opera magna di Cervantes)

SENTIRE, CONOSCERE, AMARE




L'IMPERO DEI SENSI
L'impero dei sensi è il titolo di un noto film giapponese. Un film che si definisce erotico, per i chiari rifermenti alla vita sessuale dei protagonisti. E' stato girato dal regista Nagisa Oshima nel 1976. Ma l'impero dei sensi non è solo un lungometraggio. I sensi comandano la conoscenza umana, quale tremendi despota. Attraverso ii sensi l'essere umano si mette in relazione con la realtà. E' lo strumento con cui la res cogitans (la realtà psichica) di cartesiana memoria prende contatto con la res extensa (la realtà fisica). Da un punto di vista speculativo ciò pone seri problemi. Come è possibile conoscere il mondo nella sua interezza se dobbiamo utilizzare strumento finiti, parziali e surrettizi quali i nostri sensi primari? Come possiamo sapere, ad esempio, se un oggetto è caldo o è freddo in assoluto, o se la sensazione che sentiamo toccandolo sia solo un inganno del nostro senso tattile? La relazione fra sensi e conoscenza è uno dei temi del libro di Aldo Masullo, intitolato: l'arcisenso, la dialettica della solitudine. Un interessante testo di natura filosofica che mette al centro il rapporto fra il soggetto e il mondo che lo circonda. Come conosciamo? Quale strumenti utilizziamo per porci in relazione con gli altri? E' giusto considerare, nell'ottica della conoscenza, "l'altro" un oggetto o un soggetto? Mi spiego bene. Quando conosciamo compiamo uno sforzo solitario. L'azione che ci porta al sapere è un atto interiore. E' il saggio sulla montagna che conosce il Vero, non è lo stolto nella mondanità. Al di fuori delle metafore, la conoscenza è un atto regolatore della mente che riordina in solitudine tutti gli oggetti e gli esseri che lo circondano. I sensi compiono l'atto di far percepire il mondo esterno, le passioni, l'amore e l'odio, ci spingono ad agire, ma è la mente che ci fa comprende il mondo circostante, in un atto solipsistico. Ma questo è una verità assoluta? Veramente l'uomo e la donna per apprendere devono comportarsi come se fossero scienziati che analizzano provette, che in questo caso sarebbero i propri sensi? La risposta è ambivalente. Primo perché è da ritenersi che il nostro sistema intellettivo non sia padrone ma sia soggetto interagente con la realtà. Il nostro cercare di conoscere necessariamente muta l'oggetto della conoscenza. Un esempio banale: noi tutti se vediamo che una persona si vuole presentare, vuole conoscerci, cambiamo postura e atteggiamento, ci mettiamo in "posizione" di ascolto verso l'altro. Insomma l'atto di apprendere cambia necessariamente l'oggetto dell'apprendimento. Da queste osservazioni appare inevitabile che la conoscenza è necessariamente un atto di empatia o di "disimpatia", mi spiego conosciamo gli altri, ma anche le cose e la natura, attraverso la relazione. Conosciamo gli altri attraverso il naturale senso di ripulsa che potremmo avere, è il caso della "disimpatia, che ci spinge a nutrire pregiudizio verso l'altro. Apprendiamo dell'altro anche attraverso uno schiaffo dato o ricevuto. Per contro conosciamo gli altri attraverso una carezza, una parola gentile. Allora conoscere non può essere solo un atto intellettuale, Anche quando leggiamo un libro, un romanzo, amiamo od odiamo i protagonisti della storia, in qualche modo ci mettiamo in relazione sentimentalmente con loro. Amiamo Lucia, la protagonista dei Promessi Sposi, odiamo il pessimo Trumb La Mort, della balzachiana "Commedie Umane". In una qualche maniera "sentiamo" le loro passioni, condividiamo i loro amori, deprechiamo le malvagità che compiono e subiscono. Siamo condannati a sottostare all'impero dei sensi, alle nostre sensazioni, che ci portano a una conoscenza parziale, mai definitiva, senza mai una verità definitiva da raggiungere, mutevole come è la vita. Poi non parliamo dei rapporti amorosi.. Quale rapporto di conoscenza può esservi con l'amato o l'amata senza la carezza, senza il bacio, senza quel groviglio di anime e corpi che è l'amplesso sessuale. Qui torniamo al film di Nagisa Ōshima. La sessualità non solo come strumento di piacere, ma anche come prezioso strumento di relazione che vince ogni barriera, ogni pregiudizio, ogni divisione di classe etnia o di religione, in virtù del naturale e allo stesso tempo intellettuale bisogno di perdersi nell'altro attraverso la sua conoscenza.

venerdì 17 agosto 2018

UN GIALLO




INNOCENTI INCASTRATE?
Il tema dell'innocente, il buon padre di famiglia, incastrato in un complesso intrigo internazionale è stato uno dei temi preferiti dell'indimenticabile regista, Alfred Hitchcock. Ricordiamo i film "Intrigo internazionale", "L'uomo che sapeva troppo". Molti dei suoi film si incentravano sulla storia di "un uomo o una donna qualunque" che si trovava "nel posto sbagliato al momento sbagliato". Chi si può scordare il fascinoso agente pubblicitario interpretato da Gary Grant che si trova coinvolto in un omicidio di un diplomatico niente di meno che all'interno della sede dell'ONU a New York? (Il film, ovviamente, di cui stiamo succintamente svelando la trama è "Intrigo internazionale"). Come non ricordare gli indimenticabili James Stewart e Doris Day protagonisti del film ickochiano "L'uomo che sapeva troppo", costretti ad inseguire per mezzo mondo una banda di spie ed assassini che avevano rapito il loro figlio? Abbiamo citato solo due dei moltissimi films del registra inglese che avevano come tema lo spionaggio e il coinvolgimento in complessi intrighi di politica internazionale di persone ignare ed innocenti. Questo tema da cinema sarebbe successo nella realtà. Non in un lontano passato quando il mondo era diviso fra blocco occidentale e blocco orientale, fra USA e URSS, ma solo un anno fa. Il motore della storia che stiamo raccontando è niente di meno che il perfido dittatore della Corea del Nord kim Jong-Un. Provo a ricostruire la storia. Siamo nel 2017. Il fratellastro dell'autarca asiatico ha firmato la sua condanna a morte. Si è messo contro gli interessi del capo. Prova a fuggire rifugiandosi a Kuala Lumpur. All'aeroporto della capitale malese due donne lo immobilizzano e gli spruzzano un letale gas nervino, che gli toglie la vita. Le autrici del crimine sono immediatamente individuate ed arrestate grazie al sistema di sicurezza aeroportuale. Sono Siti Aisyah, indonesiana, e Doan Thi Huong, vietnamita. Due giovani ed avvenenti signorine. Ma in realtà chi sono queste donne? Sono perfide spie al servizio della Corea del Nord? Così sospetta il tribunale della Malesia, che le ha rinviate a giudizio. Secondo i loro avvocati, invece, sarebbero state delle sprovvedute che avrebbero creduto di essere coinvolte in uno scherzo televisivo. Le due indagate avrebbero affermato di essere state contattate da una troupe televisiva. Il regista, o presunto tale, gli avrebbe indicato un uomo su cui spruzzare uno spray per creare una gag. Insomma la classica "candid camera". Avrebbero accettato. Ma al momento di concludere lo scherzo, spruzzando lo spray sullo sconosciuto, con orrore hanno scoperto che questi moriva fra atroci dolori. Ovviamente della casa produttrice televisiva nessuna traccia. Non ci sono prove che confermano la versione delle donne. Forse è vero che le ragazze siano state ingannate nell'illusione di avere il loro minuto di fama, come si suol dire parafrasando Andy Warhol. Spetterà a un giudice svelare l'arcano. Certo che se la realtà fosse scritta da Alfred Hitchcock, come i suoi film, ci troveremmo di fronte a una fascinosa e complessa trama. Il sospetto è invece di trovarsi di fronte a una squallida storia di corruzione, in cui si fa di tutto, anche uccidere, per avere un lauto guadagno e che le due donne siano tutt'altro che "innocenti passanti", ma prezzolati killer al soldo di un regime autoritario.

MARIA ASSUNTA IN CIELO




ASSUNTA AL CIELO
Il 15 agosto il mondo cattolico festeggia l'assunzione di Maria madre di Gesù. Secondo la tradizione cristiana, Maria non sarebbe morta ma si sarebbe addormentata (dormitio Mariae) e gli angeli l'avrebbero trasportata anima e corpo al fianco del suo figlio unigenito. Tale atto di fede era diffuso nella comunità cristiana fin dal V secolo dopo Cristo. Pur non essendo un episodio descritto dai Vangeli sinottici e da quello di Giovanni, la devozione verso Maria nasce dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi, cioè non inclusi fra i testi della Bibbia, questi soli considerati custodi della Verità Rivelata. Malgrado questo la fede verso Maria Assunta in cielo è un aspetto connotante della devozione popolare da sempre, la comunità dei fedeli ha sempre visto Maria come Madre di Dio e madre di tutti. Per questa ragione è apparso giusto a dotti e al popolo che non solo fosse santa, ma che fosse stata preservata dal conoscere la terra quale sepolcro.
Il dogma
La credenza che Maria fosse stata preservata dalla morte ed assunta anima e corpo in cielo, quale primizia delle genti, chiamate a risorgere alla fine dei tempi, abbiamo detto che è radicata da due millenni nei cuori dei devoti. Ma la Chiesa costituì tale credenza quale dogma, cioè verità rivelata e indiscutibile, solo nel 1950. Fu papa Pio XII a proclamare, motu proprio, cioè con una sua bolla, che l'assunzione della Vergine al cielo è una verità indiscutibile della chiesa cattolica, uno dei cardini fondamentali della dottrina papale. Insomma ci sono voluti due millenni per rendere Verità della Chiesa, una devozione e una convinzione diffusa da sempre fra le genti che si professano cattoliche e cristiane. Da allora il 15 agosto non è più solo la festa di mezza estate che è allo stesso tempo l'acme e il declinare dell'estate. Da allora il 15 agosto è una delle più importanti feste mariane. Assieme all'immacolata concezione, l'atto di fede e il dogma religioso che indica che la Madonna è priva di ogni peccato anche di quello originale, l'Assunzione di Maria è il momento di devozione mariana più sentita. In molte località in tutto il mondo si effettuano processioni e atti di devozione. Perché la chiesa tardò tanto a proclamare la verità di fede di maria assunta in cielo? La risposta più plausibile non è che dubitasse di questo evento. I tempi erano cambiati. L'attacco laicista al mondo della fede imponeva che alcuni eventi di fede, fra cui quelli legati alla vergine, avessero il crisma della verità papale, per non far sorgere il dubbio negli animi delle genti, scosse da un secolo, il XX, in cui molte certezze stavano vacillando. Maria è stata vista come la protettrice dell'umanità, un faro che guida il genere umano nella notte della violenza. Non è un caso che le apparizioni mariane si susseguono nei secoli diciannovesimo e ventesimo, a Lourdes e a Fatima, ma anche in altre parti del mondo. Maria è la mamma che prende per mano l'umanità, è colei che scende dal cielo per ascoltare le lamentazioni della gente comune. La Madonna parla e ascolta gli ultimi, la piccola Bernardette in Francia, dei poveri pastorelli in Portogallo. Insomma Maria è assunta in cielo anima e corpo, per stare accanto all'umanità dolente, per abbracciarla quando si perde nel pianto.
La teologia
E' nell'Apocalisse, il libro di Giovanni Apostolo, che Maria è descritta come la signora dei cieli. E' colei che schiaccia il serpente, sconfiggendo il male. E' colei che viene protetta e trasportata da Dio, al momento del parto, per preservarla dall'incipiente attacco di satana, che vuole impedire la nascita del Salvatore. Ma la devozione a Maria è riscontrabile perfino nei testi ritrovati in Etiopia, scritti probabilmente dai primi ebrei africani convertiti alla Buona Novella, il Vangelo.E' noto infatti che in Etiopia vi fosse a quei tempi una comunità ebraica e che la parola di Gesù sia giunta lì, per mezzo di uno degli apostoli. Il testo che parla di Maria trovato nel corno d'Africa si chiama in latino "Liber Requiei Mariae". A noi è pervenuto il testo nella lingua degli antichi romani, ma appare certo dalla lettura alcuni testi paleografici, che la prima stesura fosse in Etiope. Testimonia l'assunzione al cielo della Vergine delle vergini dopo la morte. E' una preziosa testimonianza che indica il ruolo preminente di Maria nella conduzione della Ecclesie all'indomani della morte e risurrezione di Gesù. E' la prova lampante che le donne cristiane erano parte integrante della classe dirigente della chiesa, allora intesa come comunità dei credenti. Ma non possiamo non ricordare che secoli dopo Sant'Agostino, sommo teologo, mise Maria al centro della fede e della dottrina cristiana, quale faro che illumina i credenti. Insomma il ferragosto, la festa dell'assunzione, è la epifania del cammino della comunità dei credenti presi per mano dalla dolce madre, Maria.
Conclusione
Non possiamo che essere grati a Maria. Non solo ci ha donato il salvatore. Ci offre una speranza. Nei momenti bui e tristi della vita c'è lei che ci guida e ci consola. Nel pianto è lei che asciuga le lacrime. Nel bisogno è lei che ci accarezza e ci spinge a cercare una soluzione per superare le nostre ambasce. E' lei che non abbandona chi soffre, che sta vicino ai malati, ai più deboli, ai più bisognosi. E' lei che non abbandona chi è solo. Chi non crede in Dio e in Gesù, magari troverà in altre figure la consolazione, non dubitiamo. Ma per il Cristiano è lei la roccia sicura, è lei la "Domus Aurea". Non una reggia ma una casa, un focolare sicuro dove riposare le stanche membra quando si fa sera, accarezzati da una mano materna.

mercoledì 15 agosto 2018

UN PONTE SOSPESO FRA LA VITA E LA MORTE




FRAGILITA' E TERRITORIO
Non si può credere. Ieri, 14/08/2018 alle ore 11 e 50. è crollato un tratto di viadotto che collega il porto di Genova alla città e all'Italia intera. Un pezzo di autostrada percorsa da camion, turisti, vacanzieri e Genovesi da decenni. L'opera è stata completata nel 1967. Era la via principale che collega il Golfo Ligure con la Francia. Si percorreva quella strada per andare e venire dalla Sardegna. Un boato durante un nubifragio ha messo fine a tutto ciò. Il ponte Morandi, che doveva il suo nome all'architetto che l'ha pensato e disegnato, è in parte crollato cadendo rovinosamente sul torrente sottostante. Con lui ha trascinato 36 vite umane, fra cui un bambino di meno di dieci anni. Tutta l'Italia piange questa immane tragedia. Il ponte era una immensa costruzione di cemento e calcestruzzo che, imponente, si ergeva da diverse decine di metri sopra la città. Sotto di lui ci sono case, fabbriche, abitazioni. E' stata una fortuna, pur nella tragedia, che la parte del ponte crollata fosse quella sovrastante il greto del torrente, malgrado questo due autisti della locale ditta di trasporto rifiuti, che aveva sotto il ponte caduto un magazzino, sono morti sotto le macerie.
Una corsa contro il tempo
Appena successo il fatto la città intera si è mossa per soccorrere le vittime. La protezione civile, la polizia urbana, quella stradale, la Croce Rossa, le strutture sanitarie si sono messe in azione. Numerose ambulanze sono giunte sul luogo del disastro. La situazione era tragica. Medici, rianimatori e infermieri sono giunti sul posto. Vigili del fuoco hanno cominciato a scavare fra i pezzi di cemento ed aprire le lamiere delle auto. Alcuni automobilisti si sono salvati. Addirittura un camionista è rimasto illeso nonostante il suo mezzo fosse precipitato nel vuoto per diversi metri, un vero miracolo. La velocità dei soccorsi ha salvato molte vite umane, purtroppo altre si sono spente. I pronto soccorso di tutti gli ospedali genovesi si sono adoperati per salvare i feriti, gravi e in condizioni meno preoccupanti. Sono stati chiamati dalla ferie tutti i medici e gli infermieri. Si sono create diverse equipe per gestire le varie fattispecie di ricovero. Le ferite da trauma, come è inevitabile in questi infausti frangenti, sono state le principali cause di ricovero. Non sono mancate le persone, e soprattutto i bambini, sotto choc che hanno avuto bisogno di un valente supporto psicologico, fornito dai bravi medici genovesi.
I testimoni
Sono molti coloro che hanno ripreso con il telefonino o visto con i propri occhi il crollo del ponte. Molti hanno testimoniato che un fulmine avrebbe colpito un pilastro e a causa di questo sarebbe crollato il ponte. Gli ingegneri e gli esperti sono scettici. Un evento metereologico, pur forte e persistente quale era la pioggia battette caduta ieri a Genova, non può aver provocato il cedimento strutturale di un ponte di cemento armato. Sono propensi a imputare la causa dell'evento a una serie di concause legate alla staticità dell'enorme manufatto. Un fulmine non avrebbe mai potuto far cedere di scianto il plesso edificato, sostengono. A parte questo dato i filmaker occasionali hanno registrato la tragedia. Hanno raccontato il dramma di coloro che stavano sul ponte e il perturbamento emotivo che loro stessi hanno vissuto. Sono impressionanti i commenti audio che accompagnano la registrazione visiva dell'evento. Ma quello che fa accapponare la pelle sono i commenti dei sopravvissuti, di coloro che non hanno perso la vita, pur trovandosi sul viadotto crollato. Persone che hanno perso ogni senso di sicurezza. Uomini e donne che nell'arco di un secondo hanno visto cambiare la propria esistenza, toccando con mano quanto sia fragile, e quanto si è fortunati a poter ancor respirare. Non possiamo che esprimere solidarietà e compassione, nel senso latino del termine cioè vivere assieme a loro le emozioni forti della vita.
gli sfollati
Abbiamo detto che fortunatamente il ponte crollato non è rovinato sotto alcuna abitazione sottostante. Una fortuna. Ma la protezione civile ha dovuto costatare il pericolo di ulteriori crolli. Il timore è che parte del ponte possa precipitare su appartamenti e palazzi. Per questo motivo parte del quartiere genovese Pegli è stato sfollato. Alle 11 di sera il responsabile della protezione civile regionale prometteva che di lì a qualche ora tutti gli sfollati avrebbero potuto dormire al coperto, in alberghi o in strutture pubbliche. Probabilmente molti di loro hanno preferito andare a casa di parenti e amici, invece di aspettare il sole del mattino e gli enti locali per trovare un luogo in cui dormire. Hanno preferito andare subito a casa di amici invece di attendere lo sforzo del presidente della regione Toti, volto a trovare un giaciglio sicuro. Per loro l'emergenza continua. E' difficile prevedere quando torneranno nelle proprie abitazioni, i tempi per le perizie geostatiche sono lunghi. Difficile prevedere quando i resti del ponte ancora in piedi saranno considerati in sicurezza.
la nottata
La notte è trascorsa. Hanno lavorato indefessamente uomini e donne dello stato. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto passare la notte a Genova e ha supervisionato i lavori di soccorso. Un atto di grande senso dello stato e contemporaneamente di umanità. Oggi si affiancheranno a lui tutti i ministri dell'esecutivo che terranno nel capoluogo ligure un intenso e per molti versi drammatico consiglio dei ministri. Sia Matteo Salvini, ministro degli interni, che Luigi Di Maio, ministro dello sviluppo economico, hanno dichiarato di voler far luce sui fatti e di individuare i colpevoli del crollo. E' inaccettabile, hanno tuonato all'unisono, che in uno stato economicamente avanzato, come è l'Italia, una infrastruttura crolli senza che nessuno abbia anticipatamente denunciato i pericoli di cedimento strutturale e bloccato l'accesso ai cittadini. Insomma la promessa che non avvengano più queste tragedie è stata fatta. Il governo si sta adoperando affinché ogni viadotto, ogni infrastruttura stradale, sia monitorata ventiquattrore su ventiquattro, assicurando l'incolumità dei cittadini. Bisogna pensare a mettere in sicurezza le opere stradali che il nostro paese ha. Bisogna pensare a una nuova politica complessiva del trasporto, come ha sottolineato il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, ora nominato commissario del governo per Genova. Il membro dell'esecutivo ha tuonato anche: chi ha sbagliato, pagherà. Noi siamo con lui, per quel che vale la nostra opinione. L'Italia ha bisogno di responsabilità. Chi non ha vegliato adeguatamente sulla vita delle persone, sulla sicurezza stradale, deve pagare.
La speranza.
Genova è la città delle Torri. Fin dal Medioevo ha avuto la passione dell'alto. Le sue torri, simbolo del potere dei suoi nobili e della ricchezza dei suoi banchieri si stagliano ancor oggi sull'orizzonte della città. Forse perché circondata dal mare e dagli Appennini. Forse perché sviluppatasi in un fazzoletto di terra fra le acque e il cielo. Ha sempre guardato al suo sviluppo tendendo alle stelle. Genovese è Renzo Piano, l'architetto del futuro. Genovese è Gino Paoli che cantava di stanze senza pareti che trasportavano, ipnotizzati, gli amanti verso le profondità siderali. Genovese era Fabrizio De André che aveva fatto del canto una poesia dedicata agli ultimi. Genova è una città unica. E' una città eccezionale. Genova è medaglia d'oro alla resistenza, è una città che ha saputo liberarsi da sola dal giogo del nazismo. Riuscirà a riprendersi da questa immane tragedia. Già adesso si sente il rumore dei liguri che stanno lavorando per rimettere a posto le cose. Il cielo li ha traditi. Quel ponte sospeso fra la terra e le stelle è crollato, dopo quarantanni di promesse di futuro. Oggi Genova è ancora pronta a ripartire da capo. A piangere chi non c'è più e a ricostruire il domani. Genova guarda l'orizzonte, guarda il mare, guarda un punto lontano che è la felicità. Lo sa che quel punto non esiste, è pura fantasia, è un miraggio della vista, ma per vivere meglio è bene adoperarsi nella convinzione che la felicità piena e compiuta è possibile, ma per raggiungerla bisogna rimboccarsi le maniche. I genovesi ricominciano la sfida verso il futuro.

martedì 14 agosto 2018

UN PONTE SOSPESO FRA LA VITA E LA MORTE




FRAGILITA' E TERRITORIO
Non si può credere. Ieri, 14/08/2018 alle ore 15 e 50. è crollato un tratto di viadotto che collega il porto di Genova alla città e all'Italia intera. Un pezzo di autostrada percorsa da camion, turisti, vacanzieri e Genovesi da decenni. L'opera è stata completata nel 1967. Era la via principale che collega il Golfo Ligure con la Francia. Si percorreva quella strada per andare e venire dalla Sardegna. Un boato durante un nubifragio ha messo fine a tutto ciò. Il ponte Morandi, che doveva il suo nome all'architetto che l'ha pensato e disegnato, è in parte crollato cadendo rovinosamente sul torrente sottostante. Con lui ha trascinato 36 vite umane, fra cui un bambino di meno di dieci anni. Tutta l'Italia piange questa immane tragedia. Il ponte era una immensa costruzione di cemento e calcestruzzo che, imponente, si ergeva da diverse decine di metri sopra la città. Sotto di lui ci sono case, fabbriche, abitazioni. E' stata una fortuna, pur nella tragedia, che la parte del ponte crollata fosse quella sovrastante il greto del torrente, malgrado questo due autisti della locale ditta di trasporto rifiuto, che aveva sotto il ponte caduto un magazzino, sono morti sotto le macerie.
Una corsa contro il tempo
Appena successo il fatto la città intera si è mossa per soccorrere le vittime. La protezione civile, la polizia urbana, quella stradale, la Croce Rossa, le strutture sanitarie si sono messe in azione. Numerose ambulanze sono giunte sul luogo del disastro. La situazione era tragica. Medici, rianimatori e infermieri sono giunti sul posto. Vigili del fuoco hanno cominciato a scavare fra i pezzi di cemento ed aprire le lamiere delle auto. Alcuni automobilisti si sono salvati. Addirittura un camionista è rimasto illeso nonostante il suo mezzo fosse precipitato nel vuoto per diversi metri, un vero miracolo. La velocità dei soccorso ha salvato molte vite umane, purtroppo altre si sono spente. I pronto soccorso di tutti gli ospedali genovesi si sono adoperati per salvare vite umane. Sono stati chiamati dalla ferie tutti i medici e gli infermieri. Si sono create diverse equipe per gestire le varie fattispecie di ricovero. Le ferite da trauma, come è inevitabile in questi infausti frangenti, sono state le principali cause di ricovero. Non sono mancate le persone, e soprattutto i bambini, sotto choc che hanno avuto bisogno di un valente supporto psicologico, fornito dai bravi medici genovesi.
I testimoni
Sono molti coloro che hanno ripreso con il telefonino o visto con i propri occhi il crollo del ponte. Molti hanno testimoniato che un fulmine avrebbe colpito un pilastro e a causa di questo sarebbe crollato il ponte. Gli ingegneri e gli esperti sono scettici. Un evento metereologico, pur forte e persistente quale era la pioggia battette caduta ieri a Genova, non può aver provocato il cedimento strutturale di un ponte di cemento armato. A parte questo dato i filmaker occasionali hanno registrato la tragedia. Hanno raccontato il dramma di coloro che stavano sul ponte e il perturbamento emotivo che loro stessi hanno vissuto. Sono impressionanti i commenti audio che accompagnano la registrazione visiva dell'evento. Ma quello che fa accapponare la pelle sono i commenti dei sopravvissuti, di coloro che non hanno perso la vita, pur trovandosi sul viadotto crollato. Persone che hanno perso ogni senso di sicurezza. Uomini e donne che nell'arco di un secondo hanno visto cambiare la propria vita, toccando con mano quanto sia fragile, e quanto si è fortunati a poter ancor respirare. Non possiamo che esprimere solidarietà e compassione, nel senso latino del termine cioè vivere assieme a loro le emozioni forti della vita.
gli sfollati
Abbiamo detto che fortunatamente il ponte crollato non è rovinato sotto alcuna abitazione sottostante. Una fortuna. Ma la protezione civile ha dovuto costatare il pericolo di ulteriori crolli. Il pericolo che parte del ponte potesse precipitare su appartamenti e palazzi. Per questo motivo parte del quartiere genovese Pegli è stato sfollato. Alle 11 di sera il responsabile della protezione civile regionale prometteva che di lì a qualche ora tutti gli sfollati avrebbero potuto dormire al coperto, in alberghi o in strutture pubbliche. Probabilmente molti di loro hanno preferito andare a casa di parenti e amici, invece di aspettare il sole del mattino e gli enti locali per trovare un luogo in cui dormire. Hanno preferito andare subito a casa di amici invece di attendere lo sforzo del presidente della regione Toti, volto a trovare un giaciglio sicuro. Per loro l'emergenza continua. E' difficile prevedere quando torneranno nelle proprie abitazioni, i tempi per le perizie geostatiche sono lunghi. Difficile prevedere quando i resti del ponte ancora in piedi saranno considerati in sicurezza.
la nottata
La notte è trascorsa. Hanno lavorato indefessamente uomini e donne dello stato. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto passare la notte a Genova e ha sovrainteso i lavori. Un atto di grande senso dello stato e contemporaneamente di umanità. Oggi si affiancheranno a lui tutti i ministri dell'esecutivo che terranno nel capoluogo ligure un intenso e per molti versi drammatico consiglio dei ministri. Sia Matteo Salvini, ministro degli interni, che Luigi Di Maio, ministro dello sviluppo economico, hanno dichiarato di voler far luce sui fatti e di individuare i colpevoli del crollo. E' inaccettabile, hanno tuonato all'unisono, che in uno stato economicamente avanzato, come è l'Italia, una infrastruttura crolli senza che nessuno abbia anticipatamente denunciato i pericoli di cedimento strutturale e bloccato l'accesso ai cittadini. Insomma la promessa che non avvengono più queste tragedie è stata fatta. Il governo si sta adoperando affinché ogni viadotto, ogni infrastruttura stradale, sia monitorata ventiquattrore su ventiquattro, assicurando l'incolumità dei cittadini. Bisogna pensare a mettere in sicurezza le opere stradali che il nostro paese ha. Bisogna pensare a una nuova politica complessiva del trasporto, come ha sottolineato il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, ora nominato commissario del governo per Genova. Il membro dell'esecutivo ha tuonato anche: chi ha sbagliato, pagherà. Noi siamo con lui, per quel che vale la nostra opinione. L'Italia ha bisogno di responsabilità. Chi non ha vegliato adeguatamente sulla vita delle persone, sulla sicurezza stradale, deve pagare.
La speranza.
Genova è la città delle Torri. Fin dal Medioevo ha avuto la passione dell'alto. Le sue torri, simbolo del potere dei suoi nobili e della ricchezza dei suoi banchieri si stagliano ancor oggi sull'orizzonte della città. Forse perché circondata dal mare e dagli Appennini. Forse perché sviluppatasi in un fazzoletto di terra fra le acque e il cielo. Ha sempre guardato al suo sviluppo tendendo alle stelle. Genovese è Renzo Piano, l'architetto del futuro. Genovese è Gino Paoli che cantava di stanze senza pareti che trasportavano, ipnotizzati, gli amanti verso le profondità siderali. Genovese era Fabrizio De André che aveva fatto del canto una poesia dedicata agli ultimi. Genova è una città unica. E' una città eccezionale. Genova è medaglia d'oro alla resistenza, è una città che ha saputo liberarsi da sola dal giogo del nazismo. Riuscirà a riprendersi da questa immane tragedia. Già adesso si sente il rumore dei liguri che stanno lavorando per rimettere a posto le cose. Il cielo li ha traditi. Quel ponte sospeso fra la terra e le stelle è crollato, dopo quarantanni di promesse di futuro. Oggi Genova è ancora pronta a ripartire da capo. A piangere chi non c'è più e a ricostruire il domani. Genova guarda l'orizzonte, guarda il mare, guarda un punto lontano che è la felicità. Lo sa che quel punto non esiste, è pura fantasia, è un miraggio della vista, ma per vivere meglio è bene adoperarsi nella convinzione che la felicità piena e compiuta è possibile, ma per raggiungerla bisogna rimboccarsi le maniche. I genovesi ricominciano la sfida verso il futuro.

ROSSO TIZIANO




MA COME PORTI I CAPELLI BELLA BIONDA?
Konrand Emil Bloch è uno scienziato biochimico. E' nato in Germania nel 1912. Assieme alla sua famiglia è dovuto emigrare negli Stati Uniti negli anni '30, perché ebreo sfuggiva alle leggi razziali del regime nazista. In America Bloch ha compiuto tutti i suoi studi di chimico del corpo umano. Ha scoperto, ahi noi, il colesterolo, una delle cause per cui vi sono infarti ed edemi. Per questa ragione ha ottenuto nel 1964 il premio nobel della medicina. Dopo decenni di successi e di riconoscimenti internazionali, è andato in pensione. Appassionato di arte rinascimentale, ha deciso di concludere la propria vita nelle campagne venete. Lì fra ville e cittadine rinascimentali ha scoperto l'estro di Tiziano. Il pittore Cinquecentesco che meglio di tutti ha saputo rappresentare i fasti della Repubblica di San Marco. Bloch è rimasto affascinato dalle bellissime matrone venete rese immortali dalla pittura. Lo scienziato, guardando i ritratti di signora, è rimasto colpito dal fatto che evidentemente tutte le donne raffigurate erano tinte. I tratti delle matrone erano evidentemente quelli di brune prosperose, dalle sopracciglia ai colori degli occhi era evidente che il colore naturale dei loro capelli fosse scuro. Ma le loro chiome erano bionde, di un colore particolare che la storiografia dell'arte denominerà "rosso Tiziano", per il fatto che questo biondo era particolare, tendente al rossiccio ed era quasi "la firma" del pittore. Bloch si sofferma sul dato oggettivo che era costume condiviso delle dame di alta società veneta portare quella acconciatura e quel colore di capelli. Da buon scienziato biochimico studia le componenti basiche che potrebbero aver prodotto quella particolare tintura. Assieme a Manlio Brusatin, uno storico dell'arte di origine svizzera. ha girato tutte le chiese venete, le ville, i musei del mondo che ospitano le opere del Tiziano. E' arrivato alla conclusione che le donne utilizzassero dei "perossidi", sostanzialmente dei solventi chimici naturali recuperabili in alcuni tipi di terriccio, per sbiancare, per rendere biondi, i loro capelli. Un'operazione lunga e complessa che richiedeva ore di snervante attesa, le giovani venete si coprivano per ore i capelli con pesanti coperte di lana per poi riversare su di esse un intruglio fatto di terra, erbe e sterco di animale, che regalava il colore biondo ai capelli. Lo scienziato ricostruì in laboratorio la complessa mistura che rendeva i capelli biondi. Alla sua morte, avvenuta nel 2000, lasciò un sapiente scritto sul tema, intitolato Blondes in venetian Paintings.. and Other Essay in Biochemistry. Purtroppo non ancora tradotto in italiano. La domanda è perché le donne si facevano bionde? Una delle risposte possibili è la ricerca del bello come sinonimo di eccezionale. Anche Venere e Giunone nell'arte Greca Classica erano spesso raffigurate come bionde. In una società in cui avere i capelli scuri era la regola, l'eccezione è sinonimo di bello. Ovviamente non sempre è così. Il rosso, il rosso malpelo, nella cultura medioevale e in generale occidentale è spesso sinonimo di diavolo, di male. E' d'uopo in ogni cultura avere diversi canoni. L'eccezionale, il raro, l'unico può essere sinonimo di male, di ribrezzo, di corruzione, oppure sinonimo di aristocrazia, nobiltà e bellezza. Il biondo è in questo caso sinonimo di femminilità e di facondia. Urge notare come la società veneta aveva già assimilato i costumi e i modi di oggi. Anche allora come adesso, si costruivano i canoni di bellezza e si faceva di tutto affinché ci si assomigliasse. Non è un caso che il parrucchiere, in quei secoli prendeva il posto del più vile barbiere, chiamato semplicemente ad usare le forbici per tagliare le chiome e di conseguenza chiamato mastro cesurico, come un semplice potatore di vigne. Un ultimo appunto. Anche il Cristianesimo ama raffigurare Gesù come biondo. Il Redentore era un semita. E' difficile, anche se non impossibile, che fosse alto e biondo. Noi non sappiamo le sue fattezze. Una cosa è certa: l'alta statura e le fattezze del biondo sono da sempre sinonimo di regalità e nobiltà. Quindi non appare incomprensibile capire il motivo per cui anche nel Mediterraneo si raffigurava "Il re dei Re" come alto e biondo, in virtù di un canone allegorico che poggia le sue basi in una cultura millenaria. Insomma non basta l'assunto "gli uomini preferiscono le bionde" per capire i motivi della tintura, dietro ci sono esperienze culturali di intere civiltà.

domenica 12 agosto 2018

CANTA MAFIA



IL CANTO DEL BOSS
Oggi, 13/08/2018, a Sannicandro di Bari canta Tommy Parisi. Tommy è un cantante neomelodico. E' nato a Bari nel 1983. E' il figlio di Savinuccio Parisi, un boss della malavita barese. La sua vita è un alternarsi fra il canto, esordisce nella trasmissione televisiva di Rete 4 "Canta Napoli" nel 1997, e la cogestioni degli affari di famiglia. Viene arrestato il 16 marzo 2016. E' accusato di reati come l'estorsione e l'utilizzo del metodo mafioso. Ora è "a piede libero", non essendo stata reputata necessaria la necessità di esigenze cautelari. Attende in libertà l'esito del processo. Intanto continua svolgere l'attività di cantante. L'anno scorso il capoluogo pugliese è stato tappezzato di manifesti che pubblicizzavano una sua performance canora. Il sindaco barese ha revocato il permesso per la manifestazione e ha ordinato la rimozione dei manifesti. La famiglia Parisi è dedita allo spaccio e al controllo del traffico di stupefacenti, utilizza il racket per intimidire e imporre il pizzo ai negozianti, è dedita ad ogni azione illecita e punta al controllo criminale della città. Dalla cella ove risiede Savinuccio, il padre di Tommy, si dimostra ancora il capo dei capi. Ecco perché un concerto di Tommy, in un paesino a pochi chilometri da Bari, è un segnale allarmante. Bisogna dire no alla malavita che vuole farsi normalità. Se Tommy utilizzasse la musica come riscatto dalla vita criminale, avrebbe il nostro plauso. Ma utilizzare le proprie capacità canore, il proprio essere cantante neomelodico, per amplificare e legittimare il suo potere criminale è inaccettabile. Bari e provincia deve reagire. Deve dire "no" all'illegalità per riaffermare la legalità e lo stato di diritto

DIGNITA' BENE UNIVERSALE

La vita e la sicurezza, la dignità degli esseri umani, l'uguaglianza e la non discriminazione, il divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti, la protezione delle minoranze, i diritti di libertà classici, i diritti civili, sociali, politici e culturali, la riservatezza della vita privata individuale e familiare, la partecipazione d'ogni individuo al governo del proprio paese: questi sono, all'incirca, i contenuti dell'odierno universalismo costituzionale che trovano espressione nelle Costituzioni e in innumerevoli documenti della cooperazione giuridica internazionale, ai quali - desiderabilmente - si aggiungera' presto il divieto di pena di morte in tutto il mondo che volesse qualificarsi civile. (Gustavo Zagrebelsky)

IN VIAGGIO CONTRO IL BULLISMO




A Lourdes contro il bullismo.
 Si chiama Marco Baffulardi. Ha 22 anni. È un rapper. È affetto dalla sindrome di down. Su YouTube impazza un suo video : siamo diversi tra noi. Ottiene migliaia di visualizzazioni. Ha scelto di raccontare con le canzoni le discriminazioni subite a scuola e nei luoghi della società. Lui, bolognese, ha subito le angherie di insegnanti e compagni. Ora ha detto basta. In collaborazione con la propria parrocchia e con associazioni di volontariato racconta via web la propria vita unica e banale, allo stesso tempo, come lo è quella di tutti. In questi giorni sta partendo per Lourdes. Lo farà con un gruppo di amici, cementato e unito dall'amore solidale. Si va al santuario francese per avere la grazia di vincere il bullismo, cancro che corrode la società e che travia l'anima di molti giovani. Cambiare il cuore, convertilo al bene è possibile, anche se batte nel petto di persone che sembrano crudeli. Di questo Gabriele è certo. Il monito di papa Francesco scuote l'anima del giovane Maddonni e dei suoi compagni di viaggio: la preghiera per chiedere un'azione straordinaria deve essere una preghiera che coinvolge tutti... Anche noi autori e lettori di questo post che ci stringiamo intorno a Marco per esprimere il nostro affetto.

sabato 11 agosto 2018

GARIBALDI E MEUCCI




L'OPERAIO GIUSEPPE GARIBALDI
Esule Giuseppe Garibaldi giunse a New York nel 1850, dopo essere sfuggito alla polizia e milizia austriaca e alle truppe francesi che gli davano la caccia dopo la caduta della Repubblica Romana, di cui era stato uno dei massimi dirigenti. Chiese aiuto alla folta comunità di italiani stanziati nella nascente e fulgida democrazia americana. Gli indicarono con compatriota di chiaro ingegno e di sicuro patriottismo, questi era Antonio Meucci. Giunto solo qualche anno prima nel nuovo mondo, lo scienziato aveva messo appunto una sorprendente candela capace di non fare fumo e di non ammorbare con miasmi gli ambienti chiusi. Questa scoperta lo aveva indotto a mettere in piedi una fabbrica a Statern Island, poco lontana da Coney Island, il luogo di primo approdo dei migranti che giungevano a Nuova York. Garibaldi chiese lavoro a questo uomo di tecnica e di cervello, che gli offri di partecipare alla produzione delle prodigiose candele. Un connubio eccezionale. I due patrioti si confrontarono sui temi della rinascita della patria italia, sotto il giogo dello straniero. Meucci provò a pensare anche all'utilizzo della sua nuova scoperta, il telefono, come strumento per giungere a strabilianti vittorie. Come sappiamo, purtroppo, non solo il telefono non fu strumento del Risorgimento, ma l'idea e i soldi prodotti dai ricavi dell'invenzione sarebbero stati scippati dall'americano Alexander Bell. Anche le candele senza fumo, prodotto a cui si dedicò l'operaio Garibaldi, non portarono molti soldi a Meucci. Anche questa idea fu "rubata" e brevettata da altri in mantinente. Meucci dovette chiudere la sua fabbrica, soverchiata da un'agguerrita concorrenza. Rimane da osservare che quella industria di candele, fu il motivo per cui due lustri preziosi della storia italiana si incontrarono in un luogo così remoto. Garibaldi presto tornò a combattere. Si distinse nella guerra di liberazione del Sud America e poi preparò e portò a termine l'epica impresa dei "Mille", che liberò il Sud Italia dal giogo borbonico, per unirlo con il resto della patria a formare il Regno d'Italia. Meucci rimase in america, stette tutta la sua vita affianco alla sua adorata moglie, inferma a causa di tremendi dolori reumatici. La storia racconta che sia stato per il bisogno di essere pronto in ogni momento ad andarle in soccorso che abbia inventato il telefono. Per lei ha inventato farmaci sorprendenti che hanno contribuito a far fare progressi folgoranti alla medicina. Insomma da un lato Garibaldi, soldato e combattente, dall'altro Meucci uomo di scienza e filantropo, uniti da un comune senso di solidarietà che rende grande l'Italia. Oggi Quella fabbrica di candele, che era anche la casa americana di Meucci. è un museo dedicato ai segni lasciati dai due uomini italiani negli Stati Uniti. Un luogo visitato da migliaia di persone, che si commuovono davanti a cotanta testimonianza storica.

mercoledì 8 agosto 2018

DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA


La legge Martina (contro il capolarato) può essere rafforzata e migliorata, ma il principio dev'essere quello di combattere lo sfruttamento (Roberto Fico)

martedì 7 agosto 2018

SUCCEDE IN A14




LA STRADA DELL'INFERNO
La tragedia
E' successo ieri, 07/08/2018. Un incidente stradale fra due autocisterne sul nodo più importante del traffico italiano. Un camion che trasportava gpl ha tamponato violentemente un'altro mezzo pesante che trasportava solventi. Lo scontro ha causato una violenta esplosione. Tutto è successo sulla tangenziale di Bologna, all'altezza di Borgo Panigale. l'impatto ha provocato un'esplosione il cui effetto deflagrante ha rotto i vetri di abitazioni situate anche a molti chilometri di distanza dal sito del sinistro. Un'autorimessa di macchine è stata distrutta e le autovetture ivi parcheggiate interamente arse dalla combustione. I ristoranti della zona, affollati durante l'ora di pranzo, hanno dovuto invitare gli avventori a ripararsi e a fuggire, mentre tizzoni ardenti cadevano sui pergolati. I testimoni parlano di scenari danteschi. "Abbiamo pensato ad un attentato terroristico", racconta un impiegato di un'agenzia assicurativa della zona, "abbiamo sentito un grande boato, abbiamo rivolto gli occhi alla finestra che dava sullo snodo stradale e abbiamo visto una colonna di fumo nero andare verso il cielo". L'enorme calore provocato dall'esplosione ha seriamente danneggiato il viadotto. Le alte fiamme hanno fatto raggiungere la temperatura di 1000 gradi. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare senza sosta per ore per domare le fiamme. Appare un vero e proprio miracolo che il bilancio sia solo di uno o due morti, sicuramente il conducente dell'autocisterna che trasportava propano liquido è morto, secondo voci, al momento solo in parte confermate, sarebbe morto anche un altro dei 70 feriti.
I commenti
Il gravissimo incidente a Bologna ha riaperto il dibattito sulla sicurezza dei trasporti. L'ex ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Graziano Del Rio, ha posto l'accento sulla necessità di decongestionare il traffico delle merci su gomma. L'Italia è in ritardo. Ammette, non nascondendo le colpe della sua parte politica, il Partito Democratico. Però ragiona:è tempo di potenziare il trasporto su rotaia, i trasporti di lunga percorrenza possono e devono essere fatti senza intasare il traffico viario. Infuria la polemica fra i sostenitori della costruzione della ferrovia merci Lione - Torino e coloro che vedono nell'opera un gravissimo nocumento ambientale. Su questo il governo attuale non appare compatto. Da una parte c'è il ministro Luigi di Maio che vorrebbe ridiscutere l'intero progetto e dall'altra il suo collega Matteo Salvini, che vorrebbe continuare a finanziare e costruire il tunnel. Insomma le perplessità sulla decisione politica di spostare il traffico merci dalle gomme alle rotaie è molta.
Gli effetti del sinistro
Al momento, a seguito dell'incidente, le macchine provenienti da Firenze e dirette a Milano o verso il sud devono uscire dell'autostrada per aggirare il tratto stradale non più praticabile a causa del sinistro. L'incidente è avvenuto su un viadotto. Tale ponte è in parte completamente distrutto e in parte oggetto di verifiche tecniche per garantire che non abbia subito danni alla staticità. Di conseguenza le macchine che vanno o provengono da Firenze, una volta arrivate nei pressi di Bologna, devono uscire dall'autostrada e immettersi nel traffico cittadino, creando non pochi problemi al traffico urbano. Le forze di polizia stradale invitano a proseguire lungo la direzione Milano ed uscire all'altezza di Modena per decongestionare le strade di grandi percorrenza bolognesi.
Paura
La paura è stata tanta. Gli effetti del grave incidente si registrano ancora oggi, con gravi rallentamenti che danneggiano i tanti nostri connazionali e turisti stranieri che in questi giorni stanno raggiungendo le nostre località turistiche e i siti culturali della penisola. Spetta a noi come comunità nazionale saper utilizzare questa tragedia come monito. Dobbiamo pensare a come organizzare i trasporti di merci e persone. La logistica è l'architrave dell'economia di ogni paese. Il Boom economico degli anni '50 del secolo scorso è coinciso con la costruzione dell'autostrada del Sole, quella che collegava Roma a Milano. Una coincidenza? Improbabile! Allora investire sul trasporto, investire sulla sicurezza nelle strade, è un modo prima di tutto per salvare vite, ma anche per rilanciare l'economia nel n ostro paese. La Paura, non solo sulle strade, si vince pensando a una concreta politica di investimenti che pianifichi il trasporto, rendendo sempre più efficace il trasporto intermodale, cioè il trasporto che utilizzi con saggezza ogni mezzo da quello viario a quello aereo, passando dal trasporto marittimo a quello ferroviario. Non dimenticando mai che il primo obbiettivo è salvare vite umane. Ci devono essere sempre meno morti sulle nostre strade e sempre meno sciagure come quelle successe ieri, 06/08/2018 a Borgo Panigale.

INCIDENTE STRADALE NELLA TERRA DEL POMODORO



MORTI BRACCIANTI
E' successo a Stornarella, una località in provincia di Foggia non molto lontana dal lago di Lesina. Un furgoncino che portava a casa dei braccianti, dopo una giornata di duro lavoro nei campi di pomodori, si è ribaltato ad un incrocio. Il bilancio è tragico: dodici morti, tutti con origini africane. Ad un incrocio fra una strada di campagna e la Strada Statale 16, l'asse viaria dell'anas che segue da nord a sud le rive dell'Adriatico, un Tir ha violentemente tamponato un furgoncino che trasportava raccoglitori di pomodori. Siamo al giorno 06/08/2018. La dinamica dell'incidente dev'essere ancora chiarita.Quello che è certo che il furgone stava tornando alla baraccopoli che ospita centinaia di extracomunitari in estate, persone che cercano lavoro nelle campagne pugliesi.Un camion l'ha tamponato facendo slittare sul manto stradale per centinaia di metri, per poi fargli finire la corsa sul muro di cemento che delimita la carreggiata. Insomma ancora una volta il lavoro nei campi in Puglia genera morti. Come l'anno scorso, i decessi a causa del lavoro agricolo sono altissimi. Malgrado la legge anticaporalato voluta dell'ax ministro dell'agricoltura Martina, non sembra diminuire il fenomeno di sfruttamento. Anche i giovani morti ieri erano reclutati secondo le antiche e crudeli leggi dei caporali. E' tempo di dire basta. E' tempo di reagire con l'impegno e con la solidarietà contro queste forme di sfruttamento. Non è giusto morire di lavoro, non è giusto morire per riempire cassette di pomodori sotto un sole rovente. Bisogna reagire alla violenza che caratterizza la nostra cultura. Basta sfruttamento, basta umiliazione e violenza. Sempre più la nostra società punisce i più deboli. Che siano i braccianti della capitanata, che siano le donne oggetto di violenza, che siano i migranti siciliani o laziali bastonati dalla furia xenofoba, è ora di costruire un ponte solidale. E' ora di riconoscersi esseri umani che vivono con altri esseri umani. Basta odio, basta rancore, basta indifferenza cinica verso la sofferenza altrui. Gli episodi di razzismo che si sono registrati in Sicilia, in Campania, nel lazio e in molte altre parti d'Italia ci devono essere da monito. Una società che discrimina e fa violenza sul diverso non può considerarsi degna di questo nome. Bisogna ridare dignità a tutti. Bisogna garantire che chi vive e lavora nel nostro paese, prescindere da quale nazionalità abbia, sia nelle condizioni di vivere la vita senza subire sopraffazioni. cambiare è possibile. Cambiare il concetto che si ha di lavoro. Non sfruttamento dell'uomo sull'uomo o sulla donna, ma strumento per costruire una vita collettiva migliore. Piangiamo i morti di Stornarella. Piangiamo i raccoglitori di pomodori morti in un incidente stradale, ma pensiamo anche a costruire una società migliore, più inclusiva.