L'IMPERO DEI SENSI
L'impero dei sensi è il titolo di un noto film giapponese. Un film che si definisce erotico, per i chiari rifermenti alla vita sessuale dei protagonisti. E' stato girato dal regista Nagisa Oshima nel 1976. Ma l'impero dei sensi non è solo un lungometraggio. I sensi comandano la conoscenza umana, quale tremendi despota. Attraverso ii sensi l'essere umano si mette in relazione con la realtà. E' lo strumento con cui la res cogitans (la realtà psichica) di cartesiana memoria prende contatto con la res extensa (la realtà fisica). Da un punto di vista speculativo ciò pone seri problemi. Come è possibile conoscere il mondo nella sua interezza se dobbiamo utilizzare strumento finiti, parziali e surrettizi quali i nostri sensi primari? Come possiamo sapere, ad esempio, se un oggetto è caldo o è freddo in assoluto, o se la sensazione che sentiamo toccandolo sia solo un inganno del nostro senso tattile? La relazione fra sensi e conoscenza è uno dei temi del libro di Aldo Masullo, intitolato: l'arcisenso, la dialettica della solitudine. Un interessante testo di natura filosofica che mette al centro il rapporto fra il soggetto e il mondo che lo circonda. Come conosciamo? Quale strumenti utilizziamo per porci in relazione con gli altri? E' giusto considerare, nell'ottica della conoscenza, "l'altro" un oggetto o un soggetto? Mi spiego bene. Quando conosciamo compiamo uno sforzo solitario. L'azione che ci porta al sapere è un atto interiore. E' il saggio sulla montagna che conosce il Vero, non è lo stolto nella mondanità. Al di fuori delle metafore, la conoscenza è un atto regolatore della mente che riordina in solitudine tutti gli oggetti e gli esseri che lo circondano. I sensi compiono l'atto di far percepire il mondo esterno, le passioni, l'amore e l'odio, ci spingono ad agire, ma è la mente che ci fa comprende il mondo circostante, in un atto solipsistico. Ma questo è una verità assoluta? Veramente l'uomo e la donna per apprendere devono comportarsi come se fossero scienziati che analizzano provette, che in questo caso sarebbero i propri sensi? La risposta è ambivalente. Primo perché è da ritenersi che il nostro sistema intellettivo non sia padrone ma sia soggetto interagente con la realtà. Il nostro cercare di conoscere necessariamente muta l'oggetto della conoscenza. Un esempio banale: noi tutti se vediamo che una persona si vuole presentare, vuole conoscerci, cambiamo postura e atteggiamento, ci mettiamo in "posizione" di ascolto verso l'altro. Insomma l'atto di apprendere cambia necessariamente l'oggetto dell'apprendimento. Da queste osservazioni appare inevitabile che la conoscenza è necessariamente un atto di empatia o di "disimpatia", mi spiego conosciamo gli altri, ma anche le cose e la natura, attraverso la relazione. Conosciamo gli altri attraverso il naturale senso di ripulsa che potremmo avere, è il caso della "disimpatia, che ci spinge a nutrire pregiudizio verso l'altro. Apprendiamo dell'altro anche attraverso uno schiaffo dato o ricevuto. Per contro conosciamo gli altri attraverso una carezza, una parola gentile. Allora conoscere non può essere solo un atto intellettuale, Anche quando leggiamo un libro, un romanzo, amiamo od odiamo i protagonisti della storia, in qualche modo ci mettiamo in relazione sentimentalmente con loro. Amiamo Lucia, la protagonista dei Promessi Sposi, odiamo il pessimo Trumb La Mort, della balzachiana "Commedie Umane". In una qualche maniera "sentiamo" le loro passioni, condividiamo i loro amori, deprechiamo le malvagità che compiono e subiscono. Siamo condannati a sottostare all'impero dei sensi, alle nostre sensazioni, che ci portano a una conoscenza parziale, mai definitiva, senza mai una verità definitiva da raggiungere, mutevole come è la vita. Poi non parliamo dei rapporti amorosi.. Quale rapporto di conoscenza può esservi con l'amato o l'amata senza la carezza, senza il bacio, senza quel groviglio di anime e corpi che è l'amplesso sessuale. Qui torniamo al film di Nagisa Ōshima. La sessualità non solo come strumento di piacere, ma anche come prezioso strumento di relazione che vince ogni barriera, ogni pregiudizio, ogni divisione di classe etnia o di religione, in virtù del naturale e allo stesso tempo intellettuale bisogno di perdersi nell'altro attraverso la sua conoscenza.
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