sabato 25 agosto 2018

articolo 21 della costituzione


ARTICOLO 21

"Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo.

La Stampa non può essere soggetta ad autorizzazione o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dall'autorità giudiziaria nel caso dei delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriveva per l'indicazione dei dei responsabili.

In tali casi, quando vi è assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica"

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni"

Per ricordare i 70 della Costituzione Italiana non poteva mancare il ricordo dell'articolo 21. L'articolo della libertà di pensiero e di parola. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola con lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Questo è il primo comma dell'articolo. Niente censure, niente silenzi imposti. Ogni persona ha diritto di dire la propria idea, anche se in contrasto con il pensiero dei più. Ovviamente lo stato e la sua forza autoritaria non devono impedire il proferire del pensiero, a meno che questo non sia latore di un reato penale, quale ad esempio la calunnia. In questo caso occorre dire il nostro ordinamento democratico non prevede la censura, ma il perseguimento penale dell'eventuale calunniatore. Insomma la censura è preclusa nel nostro paese. Tanto è vero che i giornali possono essere sequestrati, ma mai si può impedirne la loro stampa. Insomma in Italia, almeno secondo la legge, ognuno può e deve dire la sua, in qualsiasi luogo. Difficile dire che questo articolo sia realmente applicato. L'Italia è agli ultimi posti nelle classifiche dei paesi occidentali per quanto riguarda la libertà di stampa. C'è di fatto un controllo sostanziale delle notizie. Il potere economico e politico esercita un vero e proprio controllo della stampa. Non è un caso che per vent'anni un editore abbia egemonizzato la vita politica. Questo dimostra come la stampa difficilmente sia libera, e che sia anzi asservita agli interessi economici e alla fame di potere di pochi. Ma la libertà di parola si esercita anche nel quotidiano. Si esercita grazie alla disponibilità all'ascolto dell'altro. Per esercitare la libertà di parola dovremmo imparare ad ascoltare. Quante volte un dialogo diventa un monologo. Quante volte riempiamo di insulti il nostro interlocutore senza renderci disponibili all'ascolto? Troppe! L'articolo 21 si esercita anche nel quotidiano, rispettando il proprio collega, rispettando il commesso del negozio che prova a spiegarci le motivazioni di un'attesa prolungata, rispettando colui che ci sembra dica cose poco interessanti e di conseguenza liquidiamo il suo interloquire con una sonora pernacchia, nella migliore delle ipotesi, o con improperi degni di tori ben più gravi che una semplice paralipomena poco gradita. Allora garantire la libertà di parola propria e altri è un esercizio di vita. Far proferire agli altri parola vuol dire prima di tutto imparare ad ascoltare. Vuol dire riuscire ad intuire che ogni parola detta da un altro è importantissima. Impariamo ad ascoltare gli altri. Impariamo a rispettare il loro pensiero. Impariamo ad esercitare la nostra libertà di parola, rispettando il verbo degli altri. Questo contribuirà a fare della nostra Italia un posto migliore. L'articolo 21, la libertà. non è solo il riconoscimento di un diritto, è anche un'indicazione su come vivere la vita assieme agli altri.
testo scritto da Giovanni Falagario

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