FRAGILITA' E TERRITORIO
Non si può credere. Ieri, 14/08/2018 alle ore 11 e 50. è crollato un tratto di viadotto che collega il porto di Genova alla città e all'Italia intera. Un pezzo di autostrada percorsa da camion, turisti, vacanzieri e Genovesi da decenni. L'opera è stata completata nel 1967. Era la via principale che collega il Golfo Ligure con la Francia. Si percorreva quella strada per andare e venire dalla Sardegna. Un boato durante un nubifragio ha messo fine a tutto ciò. Il ponte Morandi, che doveva il suo nome all'architetto che l'ha pensato e disegnato, è in parte crollato cadendo rovinosamente sul torrente sottostante. Con lui ha trascinato 36 vite umane, fra cui un bambino di meno di dieci anni. Tutta l'Italia piange questa immane tragedia. Il ponte era una immensa costruzione di cemento e calcestruzzo che, imponente, si ergeva da diverse decine di metri sopra la città. Sotto di lui ci sono case, fabbriche, abitazioni. E' stata una fortuna, pur nella tragedia, che la parte del ponte crollata fosse quella sovrastante il greto del torrente, malgrado questo due autisti della locale ditta di trasporto rifiuti, che aveva sotto il ponte caduto un magazzino, sono morti sotto le macerie.
Una corsa contro il tempo
Appena successo il fatto la città intera si è mossa per soccorrere le vittime. La protezione civile, la polizia urbana, quella stradale, la Croce Rossa, le strutture sanitarie si sono messe in azione. Numerose ambulanze sono giunte sul luogo del disastro. La situazione era tragica. Medici, rianimatori e infermieri sono giunti sul posto. Vigili del fuoco hanno cominciato a scavare fra i pezzi di cemento ed aprire le lamiere delle auto. Alcuni automobilisti si sono salvati. Addirittura un camionista è rimasto illeso nonostante il suo mezzo fosse precipitato nel vuoto per diversi metri, un vero miracolo. La velocità dei soccorsi ha salvato molte vite umane, purtroppo altre si sono spente. I pronto soccorso di tutti gli ospedali genovesi si sono adoperati per salvare i feriti, gravi e in condizioni meno preoccupanti. Sono stati chiamati dalla ferie tutti i medici e gli infermieri. Si sono create diverse equipe per gestire le varie fattispecie di ricovero. Le ferite da trauma, come è inevitabile in questi infausti frangenti, sono state le principali cause di ricovero. Non sono mancate le persone, e soprattutto i bambini, sotto choc che hanno avuto bisogno di un valente supporto psicologico, fornito dai bravi medici genovesi.
I testimoni
Sono molti coloro che hanno ripreso con il telefonino o visto con i propri occhi il crollo del ponte. Molti hanno testimoniato che un fulmine avrebbe colpito un pilastro e a causa di questo sarebbe crollato il ponte. Gli ingegneri e gli esperti sono scettici. Un evento metereologico, pur forte e persistente quale era la pioggia battette caduta ieri a Genova, non può aver provocato il cedimento strutturale di un ponte di cemento armato. Sono propensi a imputare la causa dell'evento a una serie di concause legate alla staticità dell'enorme manufatto. Un fulmine non avrebbe mai potuto far cedere di scianto il plesso edificato, sostengono. A parte questo dato i filmaker occasionali hanno registrato la tragedia. Hanno raccontato il dramma di coloro che stavano sul ponte e il perturbamento emotivo che loro stessi hanno vissuto. Sono impressionanti i commenti audio che accompagnano la registrazione visiva dell'evento. Ma quello che fa accapponare la pelle sono i commenti dei sopravvissuti, di coloro che non hanno perso la vita, pur trovandosi sul viadotto crollato. Persone che hanno perso ogni senso di sicurezza. Uomini e donne che nell'arco di un secondo hanno visto cambiare la propria esistenza, toccando con mano quanto sia fragile, e quanto si è fortunati a poter ancor respirare. Non possiamo che esprimere solidarietà e compassione, nel senso latino del termine cioè vivere assieme a loro le emozioni forti della vita.
gli sfollati
Abbiamo detto che fortunatamente il ponte crollato non è rovinato sotto alcuna abitazione sottostante. Una fortuna. Ma la protezione civile ha dovuto costatare il pericolo di ulteriori crolli. Il timore è che parte del ponte possa precipitare su appartamenti e palazzi. Per questo motivo parte del quartiere genovese Pegli è stato sfollato. Alle 11 di sera il responsabile della protezione civile regionale prometteva che di lì a qualche ora tutti gli sfollati avrebbero potuto dormire al coperto, in alberghi o in strutture pubbliche. Probabilmente molti di loro hanno preferito andare a casa di parenti e amici, invece di aspettare il sole del mattino e gli enti locali per trovare un luogo in cui dormire. Hanno preferito andare subito a casa di amici invece di attendere lo sforzo del presidente della regione Toti, volto a trovare un giaciglio sicuro. Per loro l'emergenza continua. E' difficile prevedere quando torneranno nelle proprie abitazioni, i tempi per le perizie geostatiche sono lunghi. Difficile prevedere quando i resti del ponte ancora in piedi saranno considerati in sicurezza.
la nottata
La notte è trascorsa. Hanno lavorato indefessamente uomini e donne dello stato. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto passare la notte a Genova e ha supervisionato i lavori di soccorso. Un atto di grande senso dello stato e contemporaneamente di umanità. Oggi si affiancheranno a lui tutti i ministri dell'esecutivo che terranno nel capoluogo ligure un intenso e per molti versi drammatico consiglio dei ministri. Sia Matteo Salvini, ministro degli interni, che Luigi Di Maio, ministro dello sviluppo economico, hanno dichiarato di voler far luce sui fatti e di individuare i colpevoli del crollo. E' inaccettabile, hanno tuonato all'unisono, che in uno stato economicamente avanzato, come è l'Italia, una infrastruttura crolli senza che nessuno abbia anticipatamente denunciato i pericoli di cedimento strutturale e bloccato l'accesso ai cittadini. Insomma la promessa che non avvengano più queste tragedie è stata fatta. Il governo si sta adoperando affinché ogni viadotto, ogni infrastruttura stradale, sia monitorata ventiquattrore su ventiquattro, assicurando l'incolumità dei cittadini. Bisogna pensare a mettere in sicurezza le opere stradali che il nostro paese ha. Bisogna pensare a una nuova politica complessiva del trasporto, come ha sottolineato il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, ora nominato commissario del governo per Genova. Il membro dell'esecutivo ha tuonato anche: chi ha sbagliato, pagherà. Noi siamo con lui, per quel che vale la nostra opinione. L'Italia ha bisogno di responsabilità. Chi non ha vegliato adeguatamente sulla vita delle persone, sulla sicurezza stradale, deve pagare.
La speranza.
Genova è la città delle Torri. Fin dal Medioevo ha avuto la passione dell'alto. Le sue torri, simbolo del potere dei suoi nobili e della ricchezza dei suoi banchieri si stagliano ancor oggi sull'orizzonte della città. Forse perché circondata dal mare e dagli Appennini. Forse perché sviluppatasi in un fazzoletto di terra fra le acque e il cielo. Ha sempre guardato al suo sviluppo tendendo alle stelle. Genovese è Renzo Piano, l'architetto del futuro. Genovese è Gino Paoli che cantava di stanze senza pareti che trasportavano, ipnotizzati, gli amanti verso le profondità siderali. Genovese era Fabrizio De André che aveva fatto del canto una poesia dedicata agli ultimi. Genova è una città unica. E' una città eccezionale. Genova è medaglia d'oro alla resistenza, è una città che ha saputo liberarsi da sola dal giogo del nazismo. Riuscirà a riprendersi da questa immane tragedia. Già adesso si sente il rumore dei liguri che stanno lavorando per rimettere a posto le cose. Il cielo li ha traditi. Quel ponte sospeso fra la terra e le stelle è crollato, dopo quarantanni di promesse di futuro. Oggi Genova è ancora pronta a ripartire da capo. A piangere chi non c'è più e a ricostruire il domani. Genova guarda l'orizzonte, guarda il mare, guarda un punto lontano che è la felicità. Lo sa che quel punto non esiste, è pura fantasia, è un miraggio della vista, ma per vivere meglio è bene adoperarsi nella convinzione che la felicità piena e compiuta è possibile, ma per raggiungerla bisogna rimboccarsi le maniche. I genovesi ricominciano la sfida verso il futuro.
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