giovedì 1 luglio 2021

UNA STORIA SBAGLIATA 1 PUNTATA



 CHE PALLE

“Che palle”. È un’espressione che racconta bene la mia esistenza, o meglio la mia non esistenza, in questi mesi di lockdown. Chiuso in casa. Certo come la maggioranza, la quasi totalità, delle persone. Anzi senza dubbio sono fortunato. Chi non può stare chiuso in casa sono i barboni, i senza tetto, gli ultimi. In questi giorni non solo devono fare i conti con la loro vita precaria, ma anche con il morbo. Poi ci sono i medici, gli infermieri che sono in giro per curare chi sta male, per prendersi cura di chi ha bisogno.

Insomma io che sto a casa, tranquillo, ma preoccupato, sono fortunato. Aspetto, guardo la TV, mi siedo dietro una tastiera tanto per passare il tempo. Insomma questo virus, il corona virus, non ha cambiato la mia vita, l’ha rattrappita. Non c’è più niente nel mio quotidiano, se non il mangiare, il dormire. Il resto della mia attività giornaliera non esiste. Non si può certo chiamare attività il giocare all’insulto fra utenti di un social network, sogghigno.

Ma cosa succede? Quello che non dovrebbe essere, è. Un suono strano, irreale, che non dovrebbe esserci, si fa largo nell’etere nel mio appartamento. Il campanello sta suonando. Non so chi sia, mi dico guardando dallo spioncino. In teoria non dovrei aprire, anzi non apro. Sai che faccio? Chiedo chi sia attraverso la protezione della porta che non dovrebbe far passare microrganismi patogeni ed altri pericoli.

“Chi è?”, chiedo con un accento il più distratto possibile. “Sono Giulia”, è la risposta che giunge da dietro lo stipite d’ingresso del mio appartamento. Si va bene, ma Giulia chi?, penso ma non dico. “Cosa è successo?”, provo a rispondere. Penso se non ci fosse stata la pandemia e se una ragazza, come sembrava giovane la figura femminile fuori alla porta, avesse bussato alla porta la domanda giusta da farle sarebbe stata “cosa desidera?” magari augurandosi che il suo desiderio fosse conoscerti. Ma con il Coronavirus che impazza, con i casi in aumento, trovare una persona che bussa alla porta di un estraneo appare senza dubbio come una minaccia. Anzi potrebbe avere con lei dei complici pronti ad aggredirmi e a derubarmi, appena apro gli infissi. Non che i ladri prima non ci fossero, anzi le statistiche dicono che i furti con la pandemia sono diminuiti, ma che cosa si dovrebbe pensare in questi frangenti? L’unica spiegazione al bussare alla porta di una donna è che questi porti un pericolo imminente.

Comunque continuo a guardare dallo spioncino. Certo è una bella ragazza. Certo non l’ho mai vista prima, almeno non mi ricorso di averla conosciuta. Una come lei, mi dico, se l’avessi già incontrata me la ricorderei. Cavolo potrebbe essere una vicina di casa che vuole un po’ di zucchero. Certo credevo di conoscere tutti nel palazzo, ma.. magari un trasloco fatto in fretta che mi è sfuggito.

Ora vado a mettermi la mascherina e apro!. Lei non l’ha. Che faccio apro lo stesso? Non ci avevo pensato a questo dettaglio che poi non è un dettaglio. Una donna bussa alla porta di uno sconosciuto, per giunta senza la mascherina in un tempo di pandemia. Gli effetti potrebbero essere devastanti. Lei potrebbe avere il virus.

Bah! Apriamo! Mantenendo le distanze.. Questa precauzione potrebbe essere anche efficace nel caso che costei, con o senza complici, voglia aggredirmi. Io potrei repentinamente chiudere la porta, vedendo la presenza di altra gente, magari nascosta dietro i muri delle rampe delle scale, prima ancora che possano agire bloccandomi ed impedendo ogni mia azione di difesa.

Comunque da costei non ho avuto alcuna risposta alla domanda: cosa è successo? Chiaramente attende l’apertura del soglio del mio appartamento, cavolo soglio come soglio papale, per continuare a proferire parola. Che fare? Certo che sto diventando proprio nevrotico. Guardo ogni azione altrui come se fosse un’aggressione nei miei confronti. Mi giustifico. Certamente è colpa del fatto che in questi tempi tutti i mass media presentano ogni interrelazione fra persone un pericolo. Ci sono esperti che consigliano l’uso della mascherina persino in casa, fra familiari, fra marito e moglie, perfino a letto. Figuriamoci se non bisogna essere prudenti quando si incontrano persone estranee al proprio ambito familiare.

Certo che io rischio! Apro la porta!

Aperta la porta, cambia l’orizzonte della mia esistenza. Colei che si è presentata pochi istanti fa come Giulia, entra repentinamente nel mio appartamento. Non mi dà il tempo di compiere alcun gesto o movimento. Richiude la porta. Si mette in ginocchio. Usa le mani. Con la mano destra abbassa la cerniera dei miei vecchi blue jens. Cavolo non mi ero accorto che il mio pisello era già in erezione, fin da quando l’avevo vista dallo spioncino.. forse. Certo che è ora il mio cazzo “era a piede libero”, cioè fuori dalla portella dei pantaloni, ma sottomesso, quasi fosse uno schiavo, alle sue mani. Certo che invece di piegarsi, come fanno i sottomessi, si rizzava ancora di più, se possibile, davanti al “lavoro” di Giulia.

E ora lo schiavo ritto in piedi, quale fosse Spartaco che si ribella ai romani, e la matrona sottomessa in ginocchio davanti alla possanza della servitù, si incontrano. Giulia apre la sua bocca. Accarezza con le sue labbra il mio glande. In un secondo di raziocinio penso: ora anche l’Aids.. non stiamo usando alcuna protezione. Ma poi mi perdo al pensiero che prima o poi toccherà ad altre sue labbra, poste più  giù nel suo corpo, sentire e contenere le forme del mio pesce. Un sorriso si spande sul mio labbro. E mi perdo per sempre.

Intanto Giulia continuava. Mentre aveva iniziato a baciare e a leccare le parti superiori del mio membro riproduttivo, ora con un movimento ondulatorio della testa, che in realtà coinvolgeva tutto il suo corpo sinuoso, aveva preso in bocca tutta l’asta, chiamarla così va bene? Insomma mi stava facendo un lungo e profondo bocchino.

Ah! Ah! Purtroppo non ci ho messo tanto tempo. Sono arrivato. Non sono un grande performer. Lei si rialza. Ha la bocca sporca del mio liquido spermale. Ora dovrò sapere, per forza, qualcosa di più della misteriosa, Giulia. La mia mente in quel momento aggiunge: purtroppo. In quel momento, col pisello ammosciato e con la stanchezza che produce il termine di un qualsiasi rapporto sessuale, anche se repentino, vorrei solo che lei se ne andasse e io andassi a letto a dormire. Tristezza delle abitudini sessuali del maschio in generale o sono io che sono uno squallido individuo, che dà una botta e via?

Certo a guardarla bene ha delle spalle muscolose. Sembrano più grandi delle mie, e forse lo sono. Deve essere una nuotatrice, magari una che si è allenata per ore al giorno nella vasca di una piscina. Certo che sono proprio antico. Si il nuoto rende le spalle possenti a tutti e a tutte coloro che lo praticano. Ma ci sono tante attività, oggi, atte a raggiungere lo scopo. Se fosse una neofita del body building si spiegherebbero le spalle grandi, ma non ancora pienamente muscolose. Comunque queste osservazioni mi hanno riacceso la curiosità verso il suo corpo.

Magari si togliesse la camicetta. Vediamo le spalle, certo, ma anche le tette. Poi che cavolo sarebbe triste se se ne andasse solo avendo fatto un fugace incontro di sesso. Meglio conoscerci.

Certo che queste idee che mi frullano per la mente dimostrano che la spossatezza postgoito sta passando. Sto riprendendo le forze. Sto riprendendo anche a vedere Giulia come un oggetto di piacere sessuale. Insomma pian piano sto attrezzandomi per una seconda leason con lei. Sono rapido nel riprendermi, ma devo fare in fretta prima che decida di andarsene, di lasciare dietro di sé l’incontro fugace con me.

Ma ecco la prendo. Punto alle labbra inferiori, alle grandi labbra, quelle che accendono la passione. Questa volta uso io le mani, come aveva fatto lei solo qualche istante prima. Penso: non è ancora dritto come prima, ma grazie al tocco del suo corpo il mio pene può riprendere immantinente vigore. Mi accingo  a toccarle la vagina.

Cavolo che cosa succede? Mi sa che ho sbagliato tutto. La mia vita è perduta. Al posto del monte di venere, c’è un oggetto che non dovrebbe essere. In realtà più grande del mio. Come è possibile? Una fattezza così femminile, dei lineamenti delicati anche se strabordanti di passione. Eppure è così. Tutto poi è lampo e tempesta.

Lei, forse dovrei dire lui, mi prende. In un lampo strappa i suoi vestiti, e appaiono due seni prosperosi e imponenti, ma appare anche nella sua magnificenza un cazzo di quasi trenta centimetri, non so potrei sbagliarmi travolto dal groviglio di emozioni e sensazioni che in quel momento il mio corpo sta provando. La mia casa è piccola. A poche decine di metri dall’ingresso c’è la mia camera da letto, una camera da sigle. Giulia la vede. Ambedue nudi, mi ha strappato ogni vestito, ci spinge sul mio letto. Non dice più nulla. Ora sento i suoi seni prosperosi che si urtano ritmicamente sulla mia schiena. Sono un massaggio devo dire il vero. Sono un colpo di piacere e di passione. Ma quello che avviene un po’ più giù è sconvolgente. Il suo grande pene sta penetrando nel mio ano. Lei sente che il mio uccello si sta risvegliando definitivamente. Mentre continua a battere ritmicamente sul mio corpo, prende con la mano il mio pene. Mentre il suo sta perlustrando il mio culo, il mio cazzo sta arrivando a una seconda eiaculazione.

Incredibile, sono già arrivato, pur essendo la seconda volta in poco tempo che tocco l’orgasmo. Ora sono in completa sua balia, che invece continua a spingere nel mio retto. I suoi seni mi toccano la pelle, il suo apparato genitale mi penetra fin in fondo nelle profondità del corpo. Sono completamente sua. Non ho più inibizioni, non ho più preconcetti. Ora mi accingo a prenderle il cazzo, mi divincolo e lo faccio uscire dal mio culo, ma non per ribellarmi al suo atto di prepotenza, ma per apparire ed essere ancor più sottomesso. Lo afferro con le mie mani e mi diverto a giocare.

Cosa sarà della mia esistenza, quale cambiamento procurerà questo stranissimo e inaspettato incontro? Staremo a vedere. Intanto mi perdo in questo conturbante gioco di ruoli che è la sessualità.  

 

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