UNA VISITA INASPETTATA
Salve, sono Giulia Buonasera. Quando aprii alla porta trovai di fronte a me una signora dalla figura esile e di una bellezza ineffabile. Era una quarantenne verso la cinquantina, credo. Sapevo che la Buonasera era il giudice che aveva preso in carico l’inchiesta sull’omicidio Callispera, sul nostro omicidio. Non mi aspettavo che venisse a casa. Non sapevo proprio come comportarmi. Spero di non creare imbarazzo. Continua il pubblico ministero. Ero venuta a dare un’occhiata al luogo del delitto. Mi sono presa la libertà di bussare al suo uscio, Dottor Fabio Lizzo. Ha capito subito che ero io ad aprire la morte. D’altronde è normale: chi doveva aprirle? Abito ufficialmente solo io in questo appartamento. Io mi affretto a dire: ma si figuri entri. Lei, mi avventuro, sa meglio di me e dei miei ospiti, indico Giulia e Francesca, il miglior comportamento da tenere in questi frangenti. Mi affido alla sua maestria. Il giudice alza le sopracciglia. Penso: forse avrà preso questa affermazione come una presa per il culo. Ma io veramente non so come ci si comporta quando si è coinvolti in una inchiesta giudiziaria. Veramente mi affido al giudice inquirente per compiere al meglio il mio ruolo, che spero sia ancora e resterà solo di testimone. La dottoressa buonasera si fa condurre da me al divano, ove siedono anche Giulia e Francesca, rivestite e composte dopo ore di amplessi sessuali. Si siede accanto alle due donne. Chiede: come mai insieme, è vostra abitudine ritrovarvi a chiacchierare così liberamente? Il provo a rispondere, imbarazzato. Il signor Marco Ingome è mio ospite da quando è stato posto sotto sequestro il mio appartamento. Giulia mi guarda un po’ storto. Sa che davanti alla legge il suo nome è ancora quello. Ma non può nascondere il fastidio che venga usato da me, quello che considera il suo amante. Io la guardo, guardo la sua rabbia, provo a far finta di nulla. L’ho comunicato, continuo, al Dottor Ettore Sportelli, dirigente della polizia di Stato che soprassiede all’inchiesta. Mi ha detto che al momento potevo farlo. Che avrebbe comunicato il fatto al giudice delle indagini preliminari, insomma a lei dottoressa. E se ci fossero stati eventuali dinieghi, ci avrebbe invitato a mutare lo stato di convivenza momentanea. Non abbiamo avuto comunicazioni. La Buonasera risponde. Si, avete ragione. Al momento nessun dato osta alla vostra, diciamo, convivenza. Devo essere franca, non posso escludere che l’evolversi delle indagini mutino lo stato di cose. Se nel caso vi comunicherò un mio atto - provvedimento d’urgenza che vi invita a non convivere durante l’inchiesta. Potrei inviarlo per messo prima dell’udienza preliminare, fissata, vi ricordate?, il 23 marzo, come non ricordare penso io e immagino anche Giulia, oppure comunicarlo direttamente in quella data. Al momento la situazione dell’inchiesta è fluida, si sta formando il quadro degli avvenimenti quasi fosse un pezzo di creta informe che diventa vaso. Io penso a un vecchio film “Gosth”, in cui i due protagonisti fanno sesso mentre il personaggio femminile sta compiendo una scultura con un manufatto di creta fresca. Il personaggio maschile la sta inculando, si capisce .. non si vede.. era un film non pornografico.. e allora lei vinta dal piacere distrugge ciò che stava costruendo, le sue mani non riescono più a modellare la creta. Chi lo sa se la dottoressa Buonasera lo metterà in culo a noi quel giorno, altro che costruire il vaso di creta, ci aspetta la prigione? Intanto ora tocca a Francesca essere presentata. Questa è la dottoressa Francesca Delfuoco, faccio io, una mia collega ed amica che è venuta a trovarmi. Anche con il coprifuoco? Fa il magistrato, con tono ironico, guardando anche al fatto che in quella stanza solo lei porta la mascherina. Forse è il caso di mettersi la mascherina, continua la giudice. Errore! Abbiamo fatto veramente una sciocchezza io, Giulia e Francesca. Ora ci sono oggettivamente pochissimi strumenti per giustificarci. Corriamo a prendere ognuno le nostre mascherine, io dal tiretto nella camera da letto prendo una per me, una per Giulia e l’altra per Francesca. Quest’ultima aveva, però, già indossato quella che aveva portato con sé nella borsa. Giulia accetta il mio dono, chiamiamolo così. Non ne aveva una a portata di mano. Il Giudice appare più sollevato. Sorride. Ora va bene! Dice. Comunque attenzione a rispettare il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per fronteggiare l’emergenza Covid. Ci invita. La situazione sanitaria è veramente preoccupante. Speriamo che le misure del governo presieduto da Antonio Conte siano efficaci, continua il magistrato. Sono anche madre, non solo giudice. Sono preoccupata. Mi raccomando, le regole vanno rispettate.
Dopo questo suo prolegomena sui principi fondamentale per la prevenzione al morbo, il magistrato comincia a farci delle domande. Non so se la legge gli dà il diritto di farle qui ora in questo frangente. Non credo. Ma le fa. Chiede a Giulia se conoscesse il senatore Eugenio Callispera prima che lo incontrasse il giorno della sua dipartita. Giulia dice no. Ma poi aggiunge che vorrebbe discutere di questi argomenti in un contesto giudiziario e con il supporto di un avvocato. Il giudice si limita a dire: giusto! Continua il magistrato. Il mio è solo un modo per conoscerci, al fine di evitare imbarazzi che vanno oltre il normale al momento dei nostri incontri ufficiali. Null’altro. Lo capisco, continua Giulia. Si metta, però, nei nostri panni. Ci troviamo in una situazione che per noi è senza precedenti. Non sappiamo come comportarci. E in questi casi non fare è meglio che fare. Cioè si preferisce non rispondere per evitare errori, che potrebbero danneggiare non solo noi ma anche le parti civili, i familiari del senatore, ritardando il disvelamento della verità. Giusto. Fa la Giudice. Io in realtà cerco di operare proprio perché avvenga il contrario di ciò che, giustamente, paventa. Che non ci sia un ritardo nelle inchieste e che nessuna delle parti sia danneggiato. Io e Francesca taciamo. Tutto ciò è oggettivamente fuori da ogni canone istituzionale. Un giudice che parla privatamente con potenziali imputati in una inchiesta che sta conducendo. Bah! La domanda è: che cosa è venuta a fare la Buongiorno a casa mia quest’oggi? Signor Marco, il giudice risponde a Giulia, noi, immagino che si riferisca alla sua procura, proveremo a dare le risposte adeguate a tutti i dubbi che l’omicidio del senatore ha prodotto alla pubblica opinione e proveremo a ridare serenità a voi, tutti, parti coinvolte a diverso titolo, fra l’altro ancora ben lungi da essere appurato. Lei, dottoressa Francesca, come la vede la situazione? Il giudice si rivolge alla mia collega, coinvolgendola così per la prima volta nel discorso. Bah, risponde, che le devo dire? Sono assolutamente impreparata all’argomento. Fa come fosse una studentessa colta in fallo da una professoressa con un cosiddetta domanda trabocchetto. Ha ragione, dice il giudice. Sa che non ha guadagnato molto dalla visita che ha fatto oggi a casa mia, e lo manifesta visibilmente con un viso insoddisfatto. Cosa vorrà scoprire la dottoressa Buonasera? Quali sono le sue intenzioni? Ora che esce dalla mia casa, dopo una chiacchierata che a me è parsa inconcludente, mi arrovello in queste domande. Bisogna che chiami Antonello Scarzone, il mio avvocato, e lo informi di questa visita inaspettata.
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