martedì 27 luglio 2021

UNA STORIA SBAGLIATA

 

TROPPO VICINI

Francesca si riveste in fretta. È decisa a lasciare la mia casa. Desidero riposare, voglio andare a casa mia. Mi dice, quasi a giustificare la scelta di abbandonare il mio appartamento. È stata una giornata molto complicata. Troppi nodi sono arrivati al pettine. Molte tesi e antitesi si sono appalesate alla nostra mente, senza trovare una sintesi. L’incontro inaspettato con il giudice Buonasera, invece di chiarirci cosa è da fare, ci ha gettato in uno stato di smarrimento profondo. Tutta la vicenda è veramente al limite del sopportabile. Nessuno di noi avrebbe mai pensato di poter essere un indagato per omicidio. Ovviamente nulla è ufficiale ancora, non abbiamo avuto gli avvisi di garanzia, che ormai da decenni sono diventati argomento comune di conversazione fra tutti gli italiani, visti i fatti di “tangentopoli”. Però è nei fatti che solo noi siamo le persone che hanno avuto a che fare con le vicende accorse al senatore Eugenio Callispera, nei pochi minuti precedenti alla sua dipartita. Giulia è stata l’unica persona, accertata ed accertabile, che era presente nello stesso luogo in cui il politico è spirato. I famigerati tre uomini che avrebbero picchiato a morte il povero rappresentante del popolo, così vengono chiamati i parlamentari, li ha visti solo Giulia. Potrebbe anche esserseli inventati, aggiungo. Poi Giulia, il motivo per cui mi abbia scelto come suo soccorritore nell’ambasce non mi è chiaro, è venuta a casa mia. Mi ha raccontato tutto. Era terrorizzata e sporca di sangue, questo è un dato incontrovertibile. Mentre Francesca chiude la porta dietro di sé e torna a casa sua, io sono arrovellato da questi fatti che non riescono ad avere una chiave di interpretazione da parte della mia mente. Tutto è confuso. Tutto è orrendo. Tutto mi fa paura. Dal momento in cui Giulia mi ha rilevato il tragico fatto avvenuto nelle sue magioni, il mio mondo è crollato. Niente è certo. Sono stato complice di un omicidio e di un occultamento di cadavere. Quello di Igor, il magnaccia rumeno ucciso da Giulia proprio nel mio appartamento per legittima difesa. Almeno questo dice lei. Io dovrei essere il testimone oculare del fatto di sangue. Giulia aveva conficcato nella gora di Igor un coltello da cucina, un mio coltello, nel mio appartamento. Io ero presente ai fatti. Eppure non sono certo che si possa considerare propriamente legittima difesa l’azione violenta di Giulia. Certo Igor la stava inculando, letteralmente. Ma in realtà era stata lei che l’aveva invitato a farlo. Certo per evitare che l’ira di Igor scatenasse la sua violenza su di lei e su di me. Per evitare che le pretese di soldi del magnaccia, diventassero atti violenti della sua mano contro i nostri corpi. Ma rimane il fatto che nel momento in cui Giulia uccideva Igor, egli non era per noi pericoloso e in più non si poteva certo dire che la stesse violentando, visto che era stata proprio lei ad invitarlo all’amplesso. Insomma tutta la vicenda è veramente tragicamente complicata. A una ricostruzione ragionata, come quella che sto tentando di fare, appare chiaro che il mio avvocato e amico, Antonello Scarzone, ha ragione nel voler dare tutta la responsabilità penale dei fatti a Giulia quando sarà il momento della ricostruzione processuale dei fatti. Siamo veramente a un bivio. Abbandonare Giulia ai suoi destini di rea, vorrebbe dire per me, prima di tutto, e anche per Francesca la salvezza. Ma veramente ho il coraggio di abbandonare Giulia? Veramente voglio rinunciare al legame che c’è fra noi due? Veramente sceglierei l’innocenza processuale, abbandonando il suo corpo fascinoso? Non so proprio.

Sento squillare il cellulare. Vedo chi mi sta chiamando. È Francesca. Pronto. Faccio io rispondendo. Ciao, è ciò che dice lei. Sono arrivata a casa. Tutto bene. Nessun problema. E voi? Io medito su cosa sia meglio rispondere. Beh non sono molto brillante. Dico. Anche noi tutto bene. Sono felice che tu non abbia avuto problemi a muoverti nella città in pieno Lockdown. Già, si limita a controbattere lei. Mi raccomando dormi bene. Lei risponde: e tu medita profondamente sul da farsi. Arriverai alla conclusione che ho ragione io. Che non abbiamo altra via, se non quella di abbandonare Giulia a se stessa. Se stessa, dice queste due ultime parole sottolineandole con un suono robusto di voce, come a voler dire che è lei la causa di tutto, è lei che ha nei fatti voluto che tutto avvenisse, è lei la colpevole. Non sa e non so se è colpevole dell’omicidio del senatore, ma è certamente causa di tutti gli eventi succedutisi, e forse anche quelli precedenti al compimento dell’assassinio. Noi, Francesca ed io, siamo solo tristi testimoni di un evento luttuoso. Chi lo sa, se veramente ha ragione Francesca. Io non mi sento innocente. Questo lo stavo meditando mentre mi parlava, ma non lo esplicitavo a lei e a Giulia che assisteva taciturna alla telefonata. Poi sento toccarmi il pene. È Giulia che chiaramente vuole staccarmi dalla conversazione telefonica con Francesca, attraverso delle chiare avance sessuali. Io rimango sgomento. Certo non è la prima volta che Giulia prova a imporre la sua presenza umana attraverso la sua prominente sessualità. Quando si sente messa da parte, usa il sesso per tornare protagonista della scena. In parte ci riesce, anzi ci riesce proprio. Troppo vicini. Questo è il vero. Siamo troppo vicini per rimanere indifferente ai suoi seni, l suo profilo eccitante, alla sua prepotente sessualità. Dopo appena qualche decina di minuti dal nostro ultimo amplesso, siamo ancora pronti a copulare. Io chiudo bruscamente la conversazione con Francesca. Non so nemmeno quali siano le ultime parole che dice, questo poi lo pagherò fortemente, gli dico “ciao”. Mi abbandono alle braccia di Giulia. Sono momenti di un’intensità ineffabile. Tutto è noi. Niente è altro  da noi. Siamo concentrati su noi stessi. Giulia mi bacia. La sua lingua entra voracemente nella mia bocca. La mia entra nella sua. I nostri cuori, li sento, palpitano all’unisono. Siamo una cosa sola, siamo un’entità sola. Siamo l’essere perfetto che evoca Platone nei suoi scritti. Abbiamo ritrovato l’anima gemella. Ogni nostro corpo è il perfetto completamento dell’altro. Siamo una sola cosa. I nostri corpi si uniscono. Lei mi incula. Io la inculo. Non ci sono regole, non ci sono ruoli. Non c’è nulla che ci divide. Ormai non siamo uomo e non siamo donna. Siamo l’uno il completamento dell’altro. Non esistiamo senza essere uniti. Non ha senso ricercare la nostra individualità, essa è sepolta, è superata dal nuovo essere possente che siamo noi due insieme. Sono felice. Mentre completiamo il nostro reciproco atto d’amore, intuisco che ho capito cosa sia l’essenza del mio essere.

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