UNA PORTA APERTA
Ci vestiamo in fretta, io, Giulia e Francesca. Dobbiamo
aprire la porta. Certo la domanda è d’obbligo. È il caso che Francesca si
faccia trovare qui, in casa mia? È il caso che ci presentiamo noi tre quali
pecore al macello davanti a chiunque sia venuto a controllare le nostre
esistenze? La risposta non è facile da trovare. Certo che l’insistenza del
suono del campanello ci spinge a decidere in fretta. La conclusione a cui
giungiamo è che nasc
ondere dei fatti incelabili è controproducente. Se
Francesca si nascondesse dietro qualche anfratto, prima o poi la sua presenza
si svelerebbe a chiunque sia l’avventore che chiede di entrare. Ora vestiti,
stiamo tutti e tre in soggiorno, io quale padrone di casa mi accingo ad aprire
la porta. Buongiorno, scusate il disturbo. Sono Martina Buonasera. Prego si
accomodi, faccio io. È un piacere vederla di persona, signor giudice. Continua
il procuratore. Sono venuto a fare un sopralluogo sul posto in cui è avvenuto
il delitto. Alza lo sguardo, e si rivolge a Giulia quasi con tono di scusa,
come se dicesse mi dispiace chiamare così casa tua, ma.. Ho pensato che, se non
aveste nulla da obbiettare, sarebbe stato per me opportuno rivolgervi un
saluto. Prego e grazie della gentilezza, faccio io, sempre perché sono il
padrone di casa. Devo dirvi anche che ho sentito i legali della signora Rosetta
Colletti, la vedova del senatore Calispera. Vorrebbe vedervi. Io non ho gli
elementi per esprimere una posizione del tribunale, su un fatto che è e rimane
un fatto privato fra voi. Spetta a voi
decidere se è il caso o meno di acconsentire all’incontro. Quanto a me,
ovviamente, vi aspetto per il 23 marzo, per la prima udienza preliminare. Signor
Igome, la giudice si rivolge a Giulia con fare chiaramente imbarazzato, il
provvedimento di dissequestro del suo appartamento è pronto, presto, penso
domani, lo firmerò e lo manderò in cancelleria per renderlo esecutivo. Se non
ci saranno intoppi, lunedì 2 marzo lei potrà rientrare nella casa ove risiede.
Poi pone lo sguardo verso Francesca, buongiorno signora. Si rivolge alla mia
collega. Non ci siamo presentati io sono il giudice del tribunale penale di
Roma, Martina Buonasera. Con chi ho il piacere di parlare. Salve, fa Francesca,
sono Francesca Delfuoco. Sono dottoressa anche io, sorride per schernirsi, sono
laureata in lettere classiche. Sono collega del dottor Fabio Lizzo, ricordo ai
lettori distratti che Lizzo sono io la voce narrante, sono venuto a fare una
visita, a vedere come andavano le cose a questo uomo che è un amico oltre ad
essere un compagno, forse questo termine non doveva usarlo penso io, di lavoro.
Bene, fa il magistrato. Tolgo immediatamente il disturbo, non dovrei neanche
essere qui. Vi saluto. Aspetti, fa Giulia. Prego mi dica signor Marco, continua
a chiamare Giulia con il suo nome di battesimo. Ho speranze? Ho speranza che
possa tornare presto alla mia vita normale, la mia esistenza come era solo
qualche giorno fa? Il giudice si acciglia. Corruccia la fronte. Appare
volutamente come una che ha ricevuto una domanda imbarazzante. Risponde. È
volontà non solo mia, ma dell’intera procura penale di Roma, che il suo bisogno
di tornare alla normalità sia presto soddisfatto. È interesse dell’intera
collettività rimuovere ciò che ha perturbato il quieto vivere della comunità
cittadina e, visto l’importanza del caso, dell’intero paese. Noi magistrati e
poliziotti siamo chiamati a questo, alle volte arduo, compito riportare al
normale quieto vivere realtà perturbate da uno o più atti che vanno contro le
norme giuridiche, poi in questo caso si parla di atti che hanno reciso una vita
umana, siamo in frangenti gravissimi. Cercheremo di rimettere in sesto l’ordine
costituito dalla volontà statuale della nostra Repubblica. Cercheremo il
responsabile o i responsabili, per ridare tranquillità a chi è in questa storia
o estraneo o, addirittura, vittima. Il pensiero è alla famiglia Callispera, che
sta vivendo un lutto grave, una perdita dolorosa di un caro congiunto. Ripeto,
a questo punto dell’inchiesta non si può dire altro. Tutto avrete chiaro al momento
della convocazione, ove i legali dei soggetti coinvolti, a questo punto non
posso neanche dirvi chi siano, saranno informati della stato dell’inchiesta e
della posizione del proprio assistito. Buonasera, è il saluto della Buongiorno
mi fece sorridere, pensando al contrasto con il suo cognome. Mi ricomposi
subito, almeno ci provai, e la riaccompagnai alla porta. La porta che era
rimasta aperta quando il giudice era in casa, la richiusi con un sospiro di
sollievo. Era un modo per ricostituire la nostra privacy, che il magistrato, a
mio parere, aveva violato facendo una “visita” che esulava dai suoi compiti e
doveri istituzionali.
Cacchio, in che condizioni ci ha trovato il magistrato. È la prima cosa che Francesca dice quando siamo rimasti solo noi tre. Secondo voi ha fatto finta di niente o non si è accorta realmente di niente? Continua Giulia in questo dialogo. Non so. Rispondo io. Certo neanche due minuti prima di aprirgli eravamo nudi, stanchi dopo un amplesso così faticoso, ci siamo vestiti di corsa come matti. Inevitabilmente i nostri indumenti sono fuori ordine, dicendo così Giulia poggia le mani sull’abito che indossa per stirare approssimativamente le pieghe. Io mi preoccuperei di cosa abbia pensato della presenza di Francesca, continuo io. La mia collega risponde. Che deve pensare? Ovviamente tutto il male del mondo, aggiunge un sorriso sarcastico a questa affermazione, ma non credo che possa eccepire nulla. Sono semplicemente un ospite che fa una visita di cortesia ad un amico. E a me? Riprende Giulia. Francesca gli risponde. Ufficialmente ci siamo incrociati letteralmente solo un paio di volte. Tu in questo momento sei ospite di Fabio, quindi venendo a trovare lui incontro anche te, ma noi non ci conosciamo se non di vista. A questo non lo conosci? Giulia si alza il vestitino che indossa e mostra il suo pene, chiaramente tornato in stato di eccitazione. Marco Ignome, ora mi costringi a chiamarti come ti chiama la magistratura e la polizia, smettila di fare lo scemo. Il tono di Francesca appare realmente seccato. Giulia appare di contro contrita. Scusa, dice. Era un modo per provare a stemperare la tensione. Sai che noi, del giro.. ovviamente intendeva del mondo della prostituzione, nota del soggetto narrante, quando siamo in tensione per fatti gravi, la buttiamo sul sesso, sul nostro lavoro, per cercare di ritrova un equilibrio mentale sconnesso da eventi irritanti. Non siete solo voi del giro a farlo. Dice Giulia, accondiscendente. È una caratteristica maschile. Sai quante battutacce noi colleghe dobbiamo sentire fatte dai nostri colleghi.. Ora mi guarda con fare giudicante.. si sente la Buonasera. Ma senza rendersene conto non ha ferito me, ha ferito Giulia, che si sente scaraventata fuori dall’universo femminile, grazie alla battutina di Francesca. Questa battuta è stata ancor più dura del fatto che l’ha chiamata Marco Ignome. Perché se chiamandolo con nome maschile aveva semplicemente sottolineato una caratteristica fisica di Giulia, avere il pisello. Con l’aver apostrofato le sue battute quali “caratteristiche del mondo maschile” ha di fatto reciso ogni legame di genere fra lei e Giulia. Giulia, sembra abbia voluto dire, è maschio, è Marco Ignome, c’è poco da discutere. Per Francesca Giulia ragiona, si comporta da maschio, Giulia è maschio.
Beh, fa la mia collega, non tutto è come sembra, nessuno è perfetto, come diceva il magnate americano a Tony Courtis in “A qualcuno piace caldo” quando Tony gli rivela di non essere una donna ma un uomo. Cerca di smussare gli angoli. Si rende conto che ha turbato l’animo di Giulia, con le sue frasi taglienti. Ora riprova a tornare in carreggiata, sottolineando la centralità dell’aspetto umano delle persone, che va oltre le caratteristiche sessuali. Un bel arrampicarsi sugli specchi, penso io. Secondo me dopo che ha detto a Giulia poche ore fa: veditela tu con la legge, noi, io e Fabio, ci tiriamo fuori. Ora che ha detto chiaramente a Giulia che è per lei è “Marco”, si è giocata ogni chance di acquistare fiducia verso di lei. Comunque è apprezzabile il suo tentativo di usare la filmato grafia, per ovviare alle sue gaffe. Ma per la serie Courtis in quel film interpreta un personaggio maschile, che tale rimane, ed è scambiato per donna solo per una serie di accidenti casuali. Insomma anche questa citazione potrebbe, anzi è, considerata offensiva da una donna che si ritiene intrappolata nel corpo di un uomo. Conosco Giulia. So che non apprezzerà il paragone. L’unica speranza è che faccia finta di nulla.
Il tempo passa. Arriviamo a un’ora tarda di sera. Francesca dice: vado a casa, buona serata. Giulia le dice: aspetta, ceniamo insieme. Meglio di no, fa Giulia. Non perché non abbia piacere a degustare la tua cucina. C’è il coprifuoco. La giornata è stata dura. Preferisco tornare a casa e meditare su quello che ci aspetta nel futuro prossimo. Poi ovviamente condividerò i miei pensieri con i vostri. A domani. Giulia esce dalla mia casa e chiude dietro di sé l’uscio. Un altro complicato giorno è concluso.
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