venerdì 16 luglio 2021

UNA STORIA SBAGLIATA XIX PUNTATA

 


UN’ALTRA ERA

Sento un rumore da lontano. Non so cosa sia, non lo identifico. Non so riconoscere questo rumore che proviene dalla piscina in cui sto facendo nuoto. Questo suono mi trascina verso l’asciutto, verso i bordi dell’incavo acquatico. Mi sveglio. Lentamente prendo coscienza del mondo che mi sta intorno. Stavo dormendo. Stavo sognando di nuotare. Io sono nel mio letto, ho accanto Giulia, che vedo: si sta svegliando anche lei. Il suono che sentivo nel sogno non è altro che la suoneria del mio cellulare che mi avverte che qualcuno mi sta chiamando. Guardo lo schermo. È Francesca. È la seconda volta in tre giorni che mi sveglia con il suo trillo. Giulia con la voce impastata dal sonno mi dice: ti prego rispondi, o almeno fallo smettere di suonare. Si riferisce ovviamente al telefono. Io mi decido a rispondere. Ciao. È la voce di Francesca. Disturbo? Stavo dormendo, ammetto, ma ovviamente la colpa non è la tua se mi svegli, sono io che ho preso abitudini sbagliate, dormo in ore del giorno in cui è normale svolgere attività pubbliche! Comunque scusami. Continua Francesca. Di nulla! Faccio io. Volevo dirti che ho parlato con il mio avvocato, Sorride sarcastica. E continua. Non pensavo di dover mai avere un “mio” avvocato. È la mia vecchia amica Stefania Coletta, abbiamo fatto scuola ed università insieme. Io gli dico subito: anche io mi sono rivolto a un amico dell’infanzia. Lei sorride. È il destino della nostra generazione che ha prodotto Azzeccagarbugli in dose industriale. Non mettere in mezzo il povero Manzoni. Rispondo io facendo sentire a telefono la mia risata, che vuole apparire realmente divertita. Ma viste le circostanze non credo che ci sia riuscito. Ovviamente è bene rivolgersi a un legale di fiducia anche per risolvere piccoli problemi di compilazione delle cartelle esattoriali, fa bene avere un consiglio su questioni tecnico legali che riguardano la normale vita quotidiana. Continuo. Spero che questo messaggio sia giunto a Giulia, come in passato. È intuibile che non è il caso di parlare per telefono della nostra strana vicenda di morti ammazzati. Giulia capisce, o meglio sa anche prima, che è bene non essere espliciti. Prende la palla al balzo. Evita di citare l’ufficio. Parla genericamente di dichiarazione dei redditi che per essere compilata al meglio ha bisogno di un supporto legale. Poi dice di sfuggita, quasi fosse una banalità: ti vengo a trovare fra poco. Il tempo di prendere la macchina. Non so che rispondere. Mi limito a dire: Ok. Non so se è la scelta giusta. Antonello, quello che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere il mio avvocato, ha detto che è meglio separarsi dai destini degli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta. Ma il problema è proprio questo sia Francesca sia Giulia per me non sono semplici “soggetti”, ma persone alle quali sono legato in maniera quasi indissolubile. 

Chi era? Mi chiede Giulia, dopo che io avevo risposto il telefono sul comodino. Lo sai, faccio io, era Francesca. Che voleva? Sai anche questo! Rispondo io. Voleva sapere delle iniziative che stiamo prendendo per fronteggiare la “nostra vicenda”. E che le hai detto? Nulla! Viene a trovarci fra poco! Ah! A questa mia affermazione, Giulia reagisce solo con una esclamazione. Si alza di scatto dal letto. Dice: beh! Allora laviamoci e vestiamoci, suvvia! Va in bagno prima lei. Io mi accosto all’ingresso della camera da toilette. Ammetto che la vorrei vedere mentre pensa alla cura del suo corpo. Appena mi accosto alla porta del bagno, mi pento immantinente di averlo fatto. Vedo che si sta insaponando il volto. Si sta facendo la barba. Non è l’immagine ideale che si fa un amante dell’amata. Mi sovviene un film del 1954. Un film orrendo e stupendo allo stesso tempo. Un duplice compendio di fascino e ribrezzo, come è caratteristica di quasi tutte le opere del regista a cui si deve il film, Marco Messeri. Si tratta del Film “La donna scimmia”. Una interpretazione fantastica di Ugo Tognazzi ed Annie Girardot, l’attrice francese bellissima chiamata a fare la donna scimmia di cui Antonio Focaccia, il protagonista del film interpretato da Ugo Tognazzi, prima sfrutta le fattezze, per mostrarla come spettacolo da baraccone e poi se ne innamora perdutamente, fino ad arrivare a un tragico epilogo . Ecco Giulia è come Annie Girardot nel film, bella, suadente, ma con la barba da fare tutti i giorni. Mi perdo in questi pensieri. Donna barbuta sempre piaciuta, mi divago come un allocco in questi pensieri e sorrido fra me. Sento la voce di Giulia. Fesso, ti vuoi muovere. Fra poco arriva Francesca, gli hai detto tu di venire, non io. Almeno vestiti. Lei ha smesso di sbarbarsi, ora si sta facendo la doccia. Allora entro nel bagno, mi faccio coraggio. In un attimo ha rimesso a posto tutti i rasoi e i pennelli, non c’è traccia del taglio. Penso: in questa sua perfezione, nel suo ordine maniacale, manifesta di essere donna. Mi consolo. Ora tocca a me farmi la barba, mentre l’acqua scroscia. Vedo che Giulia ha anche sotto l’acqua rasoi e attrezzi per la depilazione, si sta facendo una beauty care completa. Ci mettiamo un po’ a lavarci entrambi. Ognuno impegnato alla cura del proprio corpo, quasi non notiamo l’altro o l’altra. Sembriamo proprio marito e moglie con una vita vissuta insieme da anni. Mi sovvengono le parole che ha detto a Giulia il viceispettore Melania Corretta, e che la mia partner mi ha riferito: vedo il cazzo di mio marito da anni, è cosa normale. Sta diventando “cosa normale” anche per noi due.

Suonano alla porta, ci siamo vestiti intanto. Chiedo chi è? Sono Francesca, si sente dall’uscio. Il portone era aperto! Io apro l’uscio di casa. Giulia, che aveva indossato il suo elegante vestitino monopezzo, dice sorridente: vuoi un caffè, facciamo colazione insieme? Noi non l’abbiamo ancora fatta! Francesca era vestita con un tailleur grigio, si direbbe fosse pronta per andare in ufficio. Un caffè lo prendo volentieri, dice.  La verità è che ho già fatto colazione, perciò non chiedo altro. Sarò felice, comunque, di essere a tavola con voi. Ci sediamo. La conversione, però, cade immediatamente su Calispera ed Igor. Si  parte subito con l’idea che è bene ignorare assolutamente le vicende di Igor. Il magnaccia deve rimanere assolutamente estraneo a noi. Noi non sappiamo nulla di lui e della sua morte. Così è l’affermazione netta di Francesca. Giulia replica. Ma se scoprono che, diciamo, eravamo soci in affari. Già, dice Francesca. Ma sia io che lei pensiamo la stessa cosa: questo è un problema tuo! Cioè di Giulia, noi due non c’entriamo nulla con Igor. Lascio che Francesca continui, però. Bisogna che tu convinca la polizia che Igor non lo vedevi da tempo. Speriamo che non ci siano testimoni che lo abbiano visto entrare in piedi e/o uscire disteso da casa tua. I Polizzi, i tuoi vicini di casa, sono persone fidate? Credo che siano fondamentalmente oneste, anche se un po’ fifone. Purtroppo per noi, continua Giulia, se hanno visto qualcosa lo diranno alla polizia. Ma spero non abbiano visto nulla. Lo speriamo tutti.. per te.. continua crudelmente Francesca.. che sta facendo di tutto per distinguere i destini miei e suoi da quelli di Giulia. La trans lo intuisce. Appaiono dal suo volto esternazioni di rabbia e sconforto nei nostri confronti. Sa che anche io, non solo Giulia, potrei essere un suo potenziale nemico. Allora state tranquilli, ci fa. I vicini hanno completa fiducia in me. Non immaginerebbero neanche che possa essere coinvolta in fatti delittuosi che vanno oltre la mia attività professionale. Questa frase non ha senso. Lo sa anche Giulia. La sua attività professionale è non dico delittuosa, la legge non punisce la prostituta che opera in ambienti chiusi e presso il proprio domicilio, la legge punisce chi apre bordelli o chi fa la “vita” per strada, non chi ospita a casa. Ma comunque è considerata moralmente disdicevole. Lei stessa ammette di essere costretta a frequentare loschi ceffi come il magnaccia Igor o come il camorrista Castelli. Poi c’è la questione delle tasse, lei non dichiara i proventi provenienti dalla sua “attività commerciale”, sorrido, qui esce fuori l’animo dell’esattore fiscale che in me, visto il lavoro ministeriale che faccio. Insomma in un processo tutta la sua vita potrebbe essere indice di un abituale utilizzo di pratiche criminali, un indice di essere avvezzi all’illegalità, che potrebbe contribuire notevolmente a produrre una sentenza che la condanni per gli omicidi. Sono molto preoccupato, lo siamo tutti. Sento che Francesca mi vuole spingere dalla sua parte. Mentre Giulia cerca disperatamente in me un’ancora di salvezza. Mi sento in balia di sentimenti contrapposti. Vorrei, in questo momento, che nulla fosse successo. Rivoglio la mia vita normale. Rivoglio i miei noiosi gesti di routine. Francesca continua a parlare. Calma, dice. Vedo che il mio dire vi ha angosciati. Ho sbagliato nei toni e nei modi del mio dire. Mi scuso. Non volevo affatto costruire un muro fra noi tre. Parto solo dalla semplice costatazione che i ruoli che abbiamo nella vicenda sono diversi. Che la situazione di Giulia e un po’ più complicata della nostra. In più se ci affidiamo alla “teoria dei giochi” di John von Neumann, in cui si assume che ognuno pensa solo a sé e non all’altro rifiutando ogni forma cooperativa, perdiamo tutti. Bisogna che per cooperare noi tre facciamo una cosa semplicissima. Tacere. Sono i giudici e i poliziotti che devono scoprire cosa abbiamo fatto e se il nostro agire è, diciamolo apertamente, criminale. Noi dobbiamo limitarci a non fare nulla. A queste parole Giulia a un sobbalzo. La sua vita, la sua storia vissuta, può diventare notoria, il suo essere diventare di pubblico dominio, raccontato in un’aula di tribunale e sui giornali. Che destino l’attende, penso sia questo il suo pensiero. Io francamente non lo so. Non so cosa abbiano deciso le Parche, le dee della nascita e della morte, per me figuriamoci per lei. Un’altra era si sta aprendo. Un’era fatta di vergogna, di pubblico ludibrio e di sale di giustizia. La vita nuova, la vita assolutamente diversa dal passato, che ci attende sarà irta di ostacoli. Ma, penso, forse per Giulia sarà una possibilità di riscatto, Forse smetterà di vendersi, di vendere il suo corpo. Non so che dire. Questo stato di cose che si sta concludendo e quello nuovo che si sta aprendo sono per me carichi di incognite.

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