DEMOCRAZIA DIRETTA E RAPPRESENTATIVA
Ieri,3 settembre 2019, chi è vicino al Movimento Cinque stelle è stato chiamato a votare on-line se approvare un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte frutto di un'alleanza fra il m5s, il Partito Democratico e "Liberi e uguali". Il risultato è che 79mila persone si è pronunciato, su un totale di aventi diritto pari al 68%. Hanno detto "si" al nuovo governo il 79.3 dei partecipanti alla votazione. Alle scorse elezioni per eleggere le camere sono stati più di dieci milioni di cittadini a scegliere il Movimento fondato da Beppe Grillo. In sostanza ieri si è pronunciato a mala pena 1% dell'elettorato che nel 2018 ha votato la formazione guidata sa Antonio Di Maio. Cosa vuol dire questo? Quale interpretazione dobbiamo dare a questo pronunciamento compiuto da pochi e rispettabili cittadini su una piattaforma privata, denominata "Rousseau" in onore del grande scrittore e filosofo ginevrino? Difficile dare una risposta. Forse la più semplice è: i dirigenti del m5s, Di Maio, Grillo, Di battista, si sono dati una regola che va al di fuori delle regole imposte dalla Costituzione Italiana. Si sono impegnati a formare un governo altre che rispettando le regole e le norme costituzionali e legislative, anche ascoltando le voci venute dal Blog del Movimento. Il loro impegno non è vincolante dal punto di vista della normazione italiana. Ma lo è in base alle regole che il M5S si è autoimposto entrando nell'agone politico. Non rispettarle sarebbe un tradire le stesse ragioni della loro azione politica. Altra cosa rispetto a tutto ciò è la democrazia diretta regolamentata e prevista dalla Costituzione come strumento indispensabile e sale della democrazia italiana. Lo strumento principe di partecipazione attiva alla formazione delle leggi è il referendum. Tale istituto è previsto ad esempio dall'articolo 75 della Costituzione, che ne indica i profili istituzionali e le dinamiche di applicazione per poi demandare il sua modalità di esercizio alla legge ordinaria. E' un referendum abrogativo. Non si possono introdurre nuove norme attraverso di esso, ma cancellare quelle già presenti. Ci sono alcune norme che non possono essere oggetto di referendum, per la loro delicatezza. Sono le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia ed indulto, di autorizzazione alle ratifiche internazionali, come ricorda il secondo comma dell'articolo 75 della Costituzione Italiana. Ci sono altre forme di referendum. Il referendum costituzionale, ad esempio, in cui tutti i cittadini sono chiamati ad approvare una legge Costituzionale, cioè una legge che ha il potere legale e fattuale di mutare o di arricchire la nostra carta fondamentale. Ci sono i referendum che in cui alcuni cittadini residenti in un dato territorio sono chiamati ad approvare le mutazioni amministrative locali, istituzione di nuove province, accorpamento di comuni e nascita di nuove realtà cittadine. Ci sono i referendum regionali consultivi regolati dai singoli Statuti locali e delimitati dalle leggi dello stato. Queste sono le forme di democrazia diretta previste dal nostro ordinamento statale. Le altre, compreso quella di Rousseau, non sono illecite, a meno che non infrangano norme del codice penale e civile, ma non hanno alcuna valenza nelle nostre istituzioni. Sono atti compiuti da comuni cittadini, che addirittura, se fossero impugnati davanti ad un'autorità statuale si compirebbe un atto lesivo dell'articolo 67 della Costituzione, che impone che ogni parlamentare eserciti le proprie funzioni senza vincolo di mandato. Chi insomma agisse per vie legali contro un parlamentare cisquestelle per non aver rispettato un verdetto della "Piattaforma Rousseau", avrebbe compiuto un atto contro la nostra legge fondamentale. Ecco perché il trasgredire al dettame del Movimento comporta al limite una espulsione dal partito, ops scusate movimento, non certo una decadenza dal seggio di senatore o deputato. E successo già ad alcuni deputati pentastellati di essere messi fuori dal gruppo parlamentare, ma non certo dalle camere. Di conseguenza è bene ricordare che malgrado tutto, il nostro paese è comunque una Repubblica che si autogoverna con un sistema di governo rappresentativo. Il popolo ha la sovranità, ma la esercita nei modi previsti dalla legge, cioè delegandola ai suoi rappresentanti, come dice l'articolo 1 della nostra carta fondamentale. Il governo Conte, se nascerà, non sarà istituzionalmente sorto perché l'hanno deciso i partecipanti al voto della piattaforma Rousseau, ma perché il suo governo e i suoi ministri avranno giurato fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica di fronte al presidente Mattarella e potrà continuare ad esercitare la sua vis amministrativa e politica se otterrà la fiducia delle due Camere, altrimenti o si formerà un nuovo governo o si andrà al voto. E' la democrazia.. rappresentativa.. ragazzi!!!
Giovanni Falagario
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