ARTICOLO 5
"La Repubblica, una e indivisibile,
riconosce e promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo
stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi ed i metodi
della sua legislazione alle esigenze di autonomia e decentramento"
Continua il nostro viaggio nella
Costituzione Italiana. "Racconto a mano libera" oggi riporta
l'articolo 5 della nostra carta fondamentale per ricordare i settant’anni dalla
sua entrata in vigore. Questa norma costituzionale verte sul riconoscimento
delle autonomie locali. La costituzione garantisce autonomia e libertà alle
diverse comunità sparse nel territorio. Riconosce l'autonomia degli enti locali
che sono espressione della collettività. Autonoma vuol dire capacità degli enti
locali di un proprio indirizzo politico e amministrativo che renda l'azione
dell'amministrazione locale più consona alle esigenze del cittadino. I padri
costituenti scelsero una via di mezzo fra il federalismo, che ha come modello
principale gli Stati Uniti d'America, e il modello accentratore, che ha come
modello la Repubblica Francese. Mentre in america i singoli stati hanno potere
di legiferare in materia penale e civile, ad esempio, in Italia questo potere
rimane saldamente nelle mani dello stato centrale. Al pari l'ordimento
giudiziario è emanazione solo e unicamente dello stato nazionale, non vi è una
magistratura "federale" e una magistratura "statale" come
invece avviene in America. L'Italia rimane una e indivisibile, come dice
l'incipit dell'articolo cinque, anche se riconosce autonomia politica e
amministrativa delle istituzioni locali. La politica locale può scegliere come
gestire la vita degli abitanti del proprio interland. Può avere un importante
ruolo nella gestione del territorio, nella tutela del patrimonio naturale e
artistico attraverso la gestione e la cura delle opere infrastrutturali, quali
ad esempio viadotti o servizi pubblici. Insomma il lavoro dell'ente locale e
dei suoi amministratori è quello di valorizzare il tessuto sociale locale.
L'opera incessante della politica locale è quella di stare vicino alle
associazioni di cittadini che si occupano di volontariato e di impegno sul e
per il territorio. Insomma di fare quel lavoro di sussidiarietà, cioè di
supporto, all'opera del cittadino che è propria di una sana e corretta politica
amministrativa. Da notare che la costituzione vuole che anche i servizi che
sono propri dello Stato e non degli enti locali siano attuati adottando il
principio del decentramento amministrativo. E' un principio sano di buona
amministrazione. Creare tanti uffici vicini al territorio e alla gente, invece
di averne uno mastodontico nella capitale, snellisce le procedure e rende meno
pachidermica la burocrazia statale. Modello attuativo di questo principio è la cosiddetta
anagrafe, cioè gli uffici statali che si occupano di rilasciare documenti
legati allo status del cittadino (documenti di nascita, matrimonio, d'identità
etc.) formalmente dovrebbe essere questa una mansione propria dello stato. La
repubblica ha scelto di decentrare questa attività. Pur rimanendo legalmente e
formalmente atto dello stato italiano il rilascio dei documenti è delegato ai
comuni. Questa non è autonomia, cioè il comune non svolge una mansione propria
che la costituzione gli ha designato, è una forma di decentramento, cioè una
delega che il governo nazionale dà agli enti locali, in questo caso il comune.
Lo stato deve fare in modo di adeguarsi alla politica costituzionale di
decentramento. Il costituente ha indicato nella valorizzazione delle autonomie
locali uno strumento di libertà.Secondo la filosofia costituzionale autonomia
locale vuol dire maggiore potere decisionale del singolo cittadino. Un organo
burocratico o politico locale, essendo più piccolo e più a contatto con la
gente, può essere meglio controllato dal cittadino. Il singolo, nell'ambito
delle autonomie locali, può meglio partecipare alla vita pubblica. E' più
facile discorrere dell'assemblea comunale del proprio paese con
l'amministratore locale, che parlare delle decisioni prese in ambito nazionale.
Insomma autonomia vuol dire partecipazione. Gli enti locali sono palestra
politica, oltre ad essere l'ente che meglio interloquisce con coloro che hanno
problemi di salute, di lavoro od esistenziali. Insomma autonomia vuol dire
coinvolgimento della cittadinanza.
Testo di Giovanni Falagario
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