mercoledì 6 gennaio 2021

EPIFANIA

 


EPIFANIA

Il termine EPIFAINOMAI è un verbo greco che vuol dire manifestarsi. È un verbo riflessivo. Cioè indica l’atto che rivela se stesso agli altri. Cioè è Gesù Bambino che rivela al mondo, in questo giorno di festa, la sua natura. Ma qual è la natura di Gesù? L’Emanuele è allo stesso tempo Dio, perché è parte della Trinità, è Re, perché discendente dalla stirpe di Davide, ma è anche umile neonato nato da una fanciulla di umili origini, Maria. Queste tre essenze sono manifestate dal piccolo venuto al mondo più di duemila anni fa nella grotta di Betlemme. È queste si ricordano, e si festeggiano, questo giorno.

Secondo i vangeli sono venuti alla mangiatoia, ove il bimbo era deposto, per contemplare i pastori, le persone più in basso nella scala sociale. Erano le persone come me, come noi. I derelitti, gli isolati, gli infelici. Coloro che sono espulsi dal consesso pubblico. I pastori sono la feccia della società. Oggi i pastori sarebbero i disabili, i malati, ma anche i carcerati, i diseredati, coloro che sono al margine del consesso sociale. È a loro che Gesù appare. A loro Gesù dà una speranza, una possibilità di riscatto. Ma Gesù appare anche ai Magi. Chi sono costoro? Certo dei potenti, lo dice la parola stessa mago, che probabilmente indica nei tempi classici una casta sacerdotale mesopotamica, legata forse alle dottrine di Zoroastro. Un sapiente mesopotamico vissuto poco prima della nascita di Gesù, molto spesso paragonato al Salvatore, proprio per il suo messaggio escatologico, di salvezza universale, paragonabile a quello del Cristianesimo. I magi insomma sarebbero la incarnazione della scienza e della dottrina speculativa umana che si prostra alla venerazione del divino, incarnato in Gesù. Insomma,tenendo comunque presente le diverse epoche storiche, i Re Magi avrebbero lo stesso ruolo che il poeta Virgilio ha nella Divina Commedia di Dante. Sarebbero coloro che inducono la speculazione umana a farsi umile per accogliere il messaggio di salvezza divino. Come Virgilio conduce Dante a visitare l’Inferno e il Paradiso per, al fine, abbracciare la Teologia, allegoricamente incarnata da Beatrice, così i Magi, seguendo la stella, percorrono e indicano una strada di fede ai cultori della scienza. Insomma i pastori indicano coloro che dal basso capiscono la potenza del divino fattosi bambino con la potenza del cuore attraverso cui Dio si manifesta agli uomini. I magi invece sono la Cultura che intuisce che da sola non può spiegare le regole dell’universo, ma deve inchinarsi davanti alla possanza del divino. Ecco perché i magi regalano al bambino l’oro, il segno della regalità ma anche della generosità. Regalano l’incenso, il simbolo del divino, ma anche la manifestazione del bisogno dell’uomo ad anelare alla trascendenza. Come l’incenso diventa profumato se viene bruciato e diventa fumo, così l’uomo e la donna manifestano il meglio di sé se vivono la propria vita come strumento per venerare il celeste e per contemplarlo. La mirra che cosa vuol dire? Prima di tutto è un presagio triste, si prefigura la morte di Gesù, infatti la mirra è l’unguento che si usava per preparare i morti alla sepoltura, ma allo stesso tempo è simbolo di amore e di cura verso l’altro, la Mirra era anche l’olio che i coniugi, nella cultura ebraica, utilizzavano per prepararsi al talamo nuziale, come testimonia il cantico dei Cantici, uno dei libri più interessanti della Bibbia, dell’Antico testamento. Insomma la Mirra è prefigurazione dell’amore infinito e immortale che Dio, attraverso Gesù, ha per gli uomini. Come lo sposo cosparge di mirra  la sposa, Gesù utilizza l’unguento per sposare l’intera umanità. Insomma la Mirra è il simbolo dell’amore imperituro di Dio, ma allo stesso tempo deve essere epifania, il manifestarsi, dell’amore reciproco fra ogni essere vivente.

Insomma i Magi regalarono tre doni a Gesù. Gesù li regala a noi. Ci regala l’oro, cioè il valore assoluto della reciproca solidarietà, che si manifesta nella carità. Dice San Paolo: se ho la carità nulla mi manca. Ci regala l’incenso, il bisogno di adorare e di comunicare con Dio. Ci regala la Mirra: la scoperta del valore assoluto dell’amore vicendevole fra le persone, oserei dire anche la scoperta dell’amore fra uomo e donna come la manifestazione dell’amore di Dio, Allora pensiamo a questo 6 gennaio come un momento importante per riflettere. Come possiamo trasformare questi doni (l’oro, l’incenso e la mirra) in strumenti per migliorare la vita di tutti e di ognuno? Imparando a donarci vicendevolmente, a metterci in ascolto e a servizio del nostro prossimo, di chi ci sta vicino. Impariamo il valore della serenità. Impariamo a scoprire l’altro non come un mezzo, ma un fratello da amare. Anche in questi mesi in cui il Corona Virus ci ha indotti a ridurre i rapporti interpersonali, ci ha costretti a rinunciare a toccarci, a stringerci le mani, a darci un bacio, riscopriamo il valore assoluto che ha l’altro per la nostra crescita personale e della nostra anima. Scopriamoci pastori, andati a portare doni e cibo a un bambino che era nato negli stenti, che invece sono stati loro sfamati di fede e di speranza, andando alla grotta di Betlemme. Ecco cosa vuol dire venerare il nascituro, ritrovare la speranza.

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