lunedì 25 gennaio 2021

PARLANDO DI COSTITUZIONE

 


ARTICOLO 93 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri  prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.”

Il complesso processo di formazione del governo si conclude con il giuramento di fedeltà alla Nazione e alla Costituzione espresso dal nuovo presidente del consiglio e dai suoi ministri davanti al presidente della Repubblica. Questo pronunciamento di assoluta fedeltà alla patria rende l’esecutivo operativo e nel pieno delle sue funzioni. La professione di servizio allo stato conclude quello che è stato iter istituzionale che ha fatto nascere l’esecutivo. Prima sono avvenute le cosiddette consultazioni. Il Presidente della Repubblica ascolta le varie componenti politiche presenti in parlamento attraverso le loro delegazioni, un gruppo di dirigenti dei vari partiti che vanno al Quirinale per esporre la propria posizione politica al primo cittadino dello stato. Una volta ascoltati tutti i gruppi politici il Presidente della Repubblica dà il mandato di formare il governo a un esponente politico o della società civile che, secondo il suo saggio giudizio, potrebbe essere in grado di formare un governo che abbia la capacità di ottenere la fiducia delle Camere. Queste consultazioni possono essere rapide, se la situazione politica rende possibile individuare immediatamente la figura in grado di ottenere il consenso delle assemblee. Le consultazioni, però, possono essere lunghe e difficoltose, se in Parlamento non ci sono i margini per la formazione di alcuna maggioranza in grado di votare l’esecutivo. L’opera di mediatore del Presidente della Repubblica si fa in questo caso importantissima. È lui che deve provare a far convergere le forze politiche. Il suo ruolo non è di soggetto politico. Lui non deve mediare, ma deve essere in grado di mettere in risalto le convergenze politiche dei singoli partiti in modo da favorire un eventuale accordo. Il suo ruolo può essere fondamentale, in una fase di estrema frammentazione politica. Alcuni  esecutivi sono stati denominati “del presidente (della Repubblica)” proprio perché sono stati il frutto del paziente impegno del primo cittadino della nazione di trovare il bandolo della matassa, in situazioni di estrema crisi politica. In una fase politica in cui appare impossibile formare una maggioranza che appoggi un eventuale governo, il Presidente della Repubblica sceglie una figura, spesso estranea alle vicissitudini politiche, in grado di formare un governo che affronti i problemi impellenti del paese, trovando una convergenza di intenti fra partiti che non sembrano in grado di proporre un presidente del consiglio proveniente dalla loro fila. Bisogna sottolineare che il  termine giornalistico “governo del presidente” da un lato spiega una complessa e intricata vicenda politico istituzionale, però dall’alto è una definizione impropria, perché tali esecutivi, esattamente come tutti i governi della nostra nazione, devono avere la fiducia del parlamento e quindi sono da considerare parlamentari. Dopo aver prestato giuramento i ministri devono presentarsi alle camere e ottenere da loro la fiducia. In caso contrario hanno l’obbligo di dimettersi. Quindi appare chiaro che “governo del presidente”, termine usato più opportunamente in altre nazioni ove vige una repubblica presidenziale, sia fuori luogo dal punto di vista giuridico. In Italia vige un modello di stato di tipo parlamentare. Il presidente del consiglio incaricato deve certo scegliere i ministri. Il suo esecutivo entra in carica al momento del giuramento davanti al Presidente della Repubblica. Ma il suo esecutivo decade se non ha la fiducia del Parlamento. In caso di voto negativo il presidente del consiglio deve immediatamente presentare le sue dimissioni e quelle dei ministri al presidente della repubblica. A tal ragione avviene che al momento dell’incarico il Presidente del consiglio prescelto faccia a sua volta un giro di consultazioni con le forze politiche in parlamento  per saggiare se ci sono i presupposti per ottenere la fiducia, in caso contrario rimette il mandato al presidente della repubblica ancor prima di giurare e quindi di far nascere il nuovo esecutivo. Insomma il giuramento del Governo è la conclusione di un complesso rituale politico e istituzionale in cui le formazioni politiche si ritrovano a discutere dei destini del paese sotto il saggio, si spera, influsso del Presidente della Repubblica.

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