COSA è LA DEMOCRAZIA?
La rivolta in America contro il voto del Presidente degli Stati Uniti avvenuta a Washington ieri, 06/01/2021, è senza precedenti. Migliaia di persone hanno varcato le soglie del Congresso, non autorizzati, per dire che il vero presidente degli USA non è Joe Biden, il vincitore delle elezioni, ma è l’ormai presidente uscente Donald Trump. Per i suoi sostenitori e per lui stesso vittima di un complotto ordito da fantomatici cospiratori antiamericani. Incuranti della pandemia, incuranti dei pericoli sociali che una rivolta così marcata può provocare, alcuni elettori Repubblicani, il partito di Trump, sono scesi in piazza per manifestare il loro convincimento che l’ultima elezione presidenziale è stata truccata.
A me, che da sempre guardo al sistema elettivo americano come un modello di trasparenza e di garanzia istituzionale, appare scioccante l’atto di rivolta avvenuta ieri. Abbiamo ancora a memoria l’atto di Al Gore, che pur con ampi dubbi su eventuali brogli, dichiarò di aver perso le elezioni e di riconoscere il suo rivale George W. Bush quale Presidente degli Stati Uniti, siamo nel 2000. Ricordiamo l’accettazione della vittoria di Donald Trump da parte di Hillary Clinton, pur avendo ottenuto più voti popolari del suo antagonista, ma in nome del rispetto della legge elettorale americana che consente a chi ha meno consensi di diventare presidente, se avvengono determinati incastri elettorali, possibili in un sistema uninominale secco come quello americano. Per tornare indietro di decenni, anche l’elezione di John Fitzgerald Kennedy nel 1960 ebbe alcune macchie di illegalità, addirittura si parlo dell’intervento della mafia a favore del candidato Democratico, ma il suo antagonista, il Repubblicano Richard Nixon, accettò l’esito e riconobbe la vittoria di JFK. La scelta di non contestare le elezioni presidenziali in USA è insomma una prassi che caratterizza quella democrazia. Ora l’elezione di Biden, avvenuta nel 2019, non è affatto contestabile. I riferimenti di Trump a una (sua) vittoria scippata sono pretestuosi, alla luce dei conti fatti sia dal sistema elettorale statunitense sia dalle corti locali, che dalla Corte Suprema e dal Senato, tribunale di ultima istanza per le elezioni presidenziali. Bisogna aggiungere che il Senato che ha dichiarato la vittoria di Biden era fino ad oggi a maggioranza Repubblicana, cioè del partito del presidente uscente Donald Trump. Allora appare realmente un atto eversivo, come afferma la gran parte della stampa americana, l’atteggiamento assunto da Trump e da un gruppo, seppur minoritario, di suoi elettori, che ieri, 06/01/2021, sono arrivati ad assaltare ed occupare l’ufficio del Presidente della Camera degli States, Nancy Pelosi.
Il sistema elettorale americano, come tutti i sistemi elettorali, non è perfetto. Noi italiani conosciamo molto bene gli effetti perversi prodotti da leggi elettorali mal funzionanti. Possiamo benissimo comprendere lo sconcerto degli americani di fronte a certi esiti elettorali dubbi. Ma la democrazia, il sistema elettorale, è senza dubbio il modello migliore e meno latore di dolori per la società che permette a qualcuno di salire al potere. Contestarlo appare poco accorto, può mettere le basi per atti inconsulti e autoritari. Speriamo che ciò negli USA non avvenga. Che dire? Trump dovrebbe ammettere la vittoria di Biden e, al limite, preparasi per la prossima campagna presidenziale fra quattro anni. Anche se, occorre dirlo, anche questa sarebbe un’anomalia, difficilmente un ex presidente americano si ricandida, dopo una sconfitta, è successo a Delano Roosvelt di candidarsi una terza volta, non da perdente fra l’altro, ma era la prima metà del secolo scorso, un’eternità è trascosa da quel tempo. Comunque una nuova candidatura di Trump non sarebbe un atto contro il diritto e la costituzione, come è la sua non accettazione della vittoria di Biden. Allora cosa è la democrazia? La risposta dovrebbe essere: quel sistema elettorale in cui a tutti è permesso di dire la propria opinione, ma senza usare non solo la violenza ma anche un atteggiamento di prevaricazione. È permesso a chi ha la maggioranza dei consensi di governare, ma non di comandare. È permesso di contestare l’esito di determinate elezioni, ma non di mettere in discussione l’ossatura del sistema democratico. Trump ha presente questi principi? Se li avesse, dovrebbe fare un passo indietro.. ma la folla, il suo elettorato, sembra non voglia.
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