domenica 24 gennaio 2021

LA QUOTA CENTO DELLO SCI

 


UNA “GOGGIA” PER ARRIVARE A CENTO

Una goccia, un piccolo sforzo in più, e le ragazze dello sci italiano sono arrivate a cento vittorie. Scusate il maldestro gioco di parole. In realtà l’impresa di Sofia Goggia, che ha vinto ieri, 23/01/2021,  la discesa libera di sci a Gras Montana sulle alpi svizzere, ha portato il palmares dello sci femminile a quota 100. Mi spiego da oggi l’italia sciistica del gentil sesso potrà con decisione vantare di aver vinto 100 gare di coppa del mondo. Un successo meritatissimo. Una vittoria personale, di Sofia, ma anche dell’intero gruppo sportivo: come poter dimenticare le splendide vittorie di Marta Bassino, Federica Brignone e Laura Pirovano che hanno contribuito a raggiungere la fatidica quota 100.

L’Italia dello sci è orgogliosa delle sue atlete. Sono in tanti, atleti e semplici amatori, che si riconoscono in loro. L’Italia rivive le splendide vittorie del passato attraverso le gambe e le braccia, oltre che la testa ovviamente, di queste giovanissime donne che sono riuscite ad emulare le atlete del passato, antico e recente. Come non citare la gardenese  Giustina Demetz, che nel 1967 regalò la prima medaglia d’oro all’Italia vincendo a pari merito con l’atleta francese Goitschel. Ma Giustina, sfortunata, deve interrompere subito la sua carriera sportiva, per un grave infortunio in allenamento avvenuto nel 1970. Ma ci sono tante altre italiane. Come dimenticare la grande Deborah Compagnoni, capitana di quella squadra che agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso era chiamata valanga azzurra. Valanga perché registrava vittorie in un numero inimmaginabile, e lasciava dietro di sé avversarie annichilite dalla superiorità delle donne italiane. Fra queste c’era anche Isolde Kostner, grande discesista al pari di Goccia, Laura Mangoni, Sabina Panzarini.

Insomma quando un italiana vince, ha dietro, fortunatamente, un gruppo unito di donne capaci anche esse di concludere grandi gare e portare a casa indimenticabili vittorie. Insomma anche questo scampoli di secondo decennio di XXI secolo registra la bravura, il coraggio e la determinazione di donne italiche che non sono da meno alle colleghe svizzere o tedesche, anzi spesso battono le loro concorrenti, ponendosi alla vetta del cielo e delle montagne innevate. Bisogna essere orgogliosi di queste giovani. Lo sport è sacrificio e dedizione. Lo sport invernale, fra l’altro, espone chi lo pratica al freddo e alle bizze delle nuvole che sfiorano le montagne.

Quest’anno e il precedente (il 2021 e 2020) sono stati un anni difficilissimi per ogni attività legata alla neve. Il Corona Virus, il perfido virus che ha bloccato l’intero pianeta ed ha ucciso migliaia di persone, ha anche reso impossibile praticare attività sportive in montagna. Ciò ha messo in pericolo l’economia dell’interoarco alpino. Praticamente non si mai aperta la stagione invernale 20/21 per le attività amatoriali sulla neve. Infuriano le polemiche sui ritardi e le indecisioni da parte delle autorità, è dell’altro ieri l’indignazione dell’assessore lombardo alla sanità, la dottoressa Letizia Moratti, per la scelta del governo nazionale di considerare la Lombardia “zona rossa”, cioè zona in cui il contagio è alto, mentre i dati statistici sembrerebbero indicare che la regine di Milano sia una in cui il virus, ora, è meno diffuso. Questo dato, l’ormai famoso RT, cioè l’indice di diffusione indica se è maggiore di 1 che un singolo malato infetta più persone, se è uguale a uno che infetta una sola persona, se inferiore a uno indica che ogni malato di Corona Virus può non infettare alcuno. Quindi se la Lombardia, come sanciscono i dati, ha un RT inferiore a uno vuol dire che il morbo sta diminuendo la sua diffusione. Ogni malato non contagia il prossimo. Non perché il virus sia diventato “buono”, ma perché in questo caso il sistema sanitario lombardo riesce a creare un rilevante cordone sanitario che cura i malati, dato fondamentale, e allo stesso tempo evita, per quanto possibile, che questi infettino altri. Anche in altre regioni ci sono questi dati positivi, pensiamo al Lazio, alla Toscana ed ad altre regioni. Ma ci solleva il fatto che Lombardia, Veneto e tutte le altre regioni dell’arco alpino possano ritornare presto zone sicure, per fare il modo che lo sci possa tornare a praticarsi a tutti i livelli: dall’amatoriale, allo sportivo,all’atletico, al professionistico. L’obbiettivo e ritornare a vedere le nostre campionesse vincere con un pubblico degno che le applaude dal vivo.

Tornare in montagna, tornare a guardare le atlete come Sofia Goggia, che vincono e onorano lo stendardo azzurro è anche questo un segno auspicabile di ritorno sereno alla normalità. Buna fortuna a noi, e forza “Valanga Rosa” come ormai è d’uopo chiamare il gruppo nazionale italiano di campionesse di sci.

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