mercoledì 6 gennaio 2021

ESSERE O NON ESSERE

 


AMLETO

La tragedia di William Shakespeare “Amleto” è una delle opere letterarie fondamentali nella storia dell’intera umanità. Il motivo è che il racconto è l’esplicazione della tensione umana alla ricerca del Vero, che manifestamente diventa irraggiungibile . La storia è ispirata a un episodio reale del regno di Danimarca. Siamo nel XVI secolo, nella capitale Elisora si piange la morte del re da poco morto. Sulle Torri che cingono il castello il monarca, diventato fantasma, appare al figlio Amleto. Qui inizia la tragedia shakespeariana. Il padre, dolente, racconta al proprio primogenito di come la madre  abbia ordito un complotto per ucciderlo in combutta con il fratello del monarca, Claudio, al fine di prendersi il trono. Amleto è deciso ad indagare. Lo fa chiedendo a dei saltimbanchi di rappresentare a palazzo una tragedia intitolata “L’assassinio di Gonzago”, la cui trama racconta di vili tradimenti familiari. Dopo la recita costringe la madre a confessare. Ma dietro una tenda sente un brusio, pensa che sia lo zio Claudio e impugna la spada e trafigge il cuore, ma l’ucciso non è il fedigrafo ma è il padre della sua amata Ofelia, Polonio. A questo punto la situazione precipita. Dal punto di vista della politica del regno, si vive la grave minaccia del re di Norvegia Marcello, deciso a riconquistare i territori che furono del padre Fortebraccio. Dal punto di vista della tenuta istituzionale interna, si fa manifesto il tradimento dello zio Claudio e della madre Gertrude. Ofelia si lascia morire, disperata a causa della notizia avuta della morte del padre per mano dell’amato Amleto. L’altro figlio di Polonio, Laerte, decide di allearsi con Marcello nella speranza di riportare ordine in Danimarca, abbattendo il regno di Amleto, e, soprattutto, così di vendicare il padre. Intervengono a cercare di moderare due nobiluomini, amici di studio di Amleto,  Rosencrantz eGuidenstern. Il loro adoperarsi è un fallimento, la loro presenza scenica è fondamentale per capire l’animo di Amleto, figura centrale della letteratura mondiale. È allo stesso tempo crudele monarca, al pari degli altri personaggi di potere della storia, ma anche uomo di coscienza alla disperata ricerca del proprio essere e della sua essenza di persona buona. È l’esplicitazione del fallimento umano, il continuo cercare la serenità propria ed altrui che si concretizza in lutti e tragedie. Amleto da giovane studente ambisce a una felicità totale, fatta di serenità e fruttuoso rapporto affettivo con gli altri. È destinato a vedere sbriciolare le sue ambizioni di uomo felice, piangendo la morte della amata Eufelia. Davanti a tale orrore non può che scegliere di morire, di bere e di offrire il terribile veleno alla propria madre, la causa dei tanti lutti e dolori, la ragione della morte del proprio padre. Alla fine dell’opera il re di Norvegia, Marcello, venuto in Danimarca per sconfiggere quello che lui considerava il perfido Amleto, non può che guardare inorridito il povero corpo del principe di Danimarca, disteso inerte sulla tomba di Eufelia, che si è suicidato dopo aver posto fine alla vita della propria madre. Difficile non sentire smarrimento guardando la tragedia “Amleto”. Il tema della morte è presente e si fa centrale nel racconto. I personaggi sembrano essere condannati a un viaggio negli abissi, in cui la dipartita dal mondo non solo sembra essere l’unico percorso possibile in questo orrore della conoscenza e della coscienza, ma anche una fattiva liberazione dal dolore della vita. Essere o  non essere, il famoso monologo di Amleto che deve scegliere di suicidarsi è la lampante manifestazione del dolore che comporta l’esistenza e della irreparabilità della morte, La vita è angoscia ed è patimento. Ma la morte non è la liberazione. È il naturale compiersi della vita, è un aggiungersi tragico di dolore al dolore. La sofferenza non finisce mai. Ecco il messaggio tragico di Shakespeare. L’amore è una lieve carezza che i toni fugaci della brezza che dura un attimo, mentre il caldo e l’arsura della solitudine è perenne. È un momentaneo ristoro al dolore, che appena sparito, ricordiamo la tragica morte di Eufelia, acuisce ancor maggiormente il dolore d’esistere. I sentimenti anche più puri, ad esempio il sentimento di filiale amore di Amleto per il padre, portano solo dolore e morte. L’unica cosa che esiste e persiste nella sua aurea di verità e certezza è la giustizia. Una giustizia che è portata da fuori, è portata da un re straniero, Marcello. Ma la giustizia non può lenire i dolori del cuore, Amleto muore prima che giunga a manifestare il suo potere sulle istituzioni terrene, a peritura prova che le leggi sociali non possono ordinare e lenire i sommovimenti della coscienza interiore di ognuno. Però la giustizia può riordinare i rapporti intersoggettivi. Pensiamo che il ritorno dell’ordine politico in Danimarca per opera di Marcello non abbia certo messo fine ai sommovimenti e alle passioni dei singoli, ma abbia portato pace nelle relazioni istituzionali e riportato un sano governo dello stato. Amleto è il principe del turbamento dell’animo umano. L’inconscio, che Sigmund Freud indagherà secoli dopo, è magistralmente incarnato da lui. Noi rimarremo sempre affascinati e turbati dalle sue passioni così profondamente umane e quindi simili, se non uguali, alle nostre. Ma la speranza è in Claudio, nell’ordine costituito e costituente che riesce a trovare regole di convivenza anche fra cuori in sommovimento e animi turbati. Insomma Amleto è l’Ego che si fa travolgere dall’Es e dall’inconscio. È la parte di noi che quando si trova davanti alle emozioni non riesce a governarle e preferisce l’oblio. È l’autenticità del cuore, travolto dall’eccessivo dolore. È tutti noi quando ci troviamo di fronte a un evento  ineluttabile e insuperabile, un lutto ad esempio. Per questo motivo amiamo Amleto. Ma bisogna credere che l’ordine razionale, le regole sociali, alla fine potranno portare un piccolo soccorso al dolore esistenziale. Ci sarà un re di Norvegia che porterà un pò d’ordine nella nostra Danimarca che è l’anima.

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