martedì 5 maggio 2020

INSIEME CONTRO IL VIRUS



FASE DUE

Ieri, 04/05/2020, è iniziata la cosiddetta “Fase 2”. Cosa sia lo sappiamo tutti. L’Italia è stata colpita dal terribile microrganismo denominato “Corona virus”. Da Marzo i dati delle infezioni sono paurose. Le statistiche di domenica scorsa, 03/05/2020, indicano che gli italiani infettati sono stati in tutto 100179 e i morti 28884. Sono dati significativi, per usare un eufemismo, dell’incidenza del terribile male sulla vita di tutti noi e del nostro paese. Però in questi ultimi giorni si è registrato un significativo calo dell’aumento degli infettati. Se fino a qualche settimana fa ogni giorno si registrava un aumento esponenziale dei malati, oggi la percentuale dei nuovi infetti cala sensibilmente fino a rappresentare un dato molto piccolo, fino a registrare un decremento significativo in alcuni frangeti. In questi ultimi giorni i guariti sono stati un numero sensibilmente maggiore rispetto ai nuovi infetti e alle persone che, purtroppo, sono decedute. Alla luce di questi dati bisogna leggere la scelta di regioni e Governo Nazionale di “Riaprire parzialmente l’Italia”, cioè di rendere possibile la riapertura della maggior parte dei siti industriali, piccoli o grandi, e agricoli del paese. Noi tutti possiamo, insomma, riprendere le nostre attività bruscamente interrotte a causa del Decreto del Presidente del Consiglio del 1 marzo 2020. Con lo stesso tipo d’atto normativo, un regolamento della presidenza del consiglio, il 30 aprile Giuseppe Conte ha dato a tutti noi la possibilità di ricominciare alcune attività  economiche. Le fabbriche di automotive riaprono, come altre aziende strategiche per l’economia nazionale. La Fiat, la Ferrari, i grandi cantieri e tante altre imprese più o meno grandi, ma tutte importanti per il sistema nazionale, ritornano al lavoro. Si affiancano ad altre industrie che non hanno mai chiuso in questi giorni tristi, perché operavano in settori essenziali dell’economia e della vita sociale. Si parla ovviamente del settore medicale, e degli ospedali, ma anche di trasporti e di produzione, confezionamento e vendita di generi alimentari. Cosa succederà ora? Una domanda lecita. Difficile trovare una risposta che non sia nei numeri e nelle statistiche legate al contagio. Ci auguriamo fortemente che il peggio sia passato. Che le misure prese in passato siano la giusta premessa per garantire oggi un, seppur lento, ritorno alla normalità. Le scelte compiute dalle varie istituzioni pubbliche per fronteggiare il male sono state diverse. Si va dalla politica della Regione Lombardia con l’istituzione di centrali operative e di emergenza volte ad identificare e circoscrivere il male. Alla politica della Regione Veneto che ha preferito identificare repentinamente a casa i “positivi” al male così da identificare coloro che potrebbero aver avuto contatti con essi. Ogni regione ha emesso provvedimenti contro il Corona Virus che si sono affiancati a quelli dell’esecutivo nazionale. I risultati di questa pluralità di fonti anti infezione, le polemiche ancor oggi divampano, fra accuse e controaccuse. Si pensi alle politiche attuate dalla regione Calabria e da quella di Sardegna spesso in contrasto con l’azione della Capitale, fino al punto che il ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, sembra intenzionato a chiedere un parere alla Corte Costituzionale per dirimere quello che ai suoi occhi appare un conflitto di attribuzione fra poteri dello stato. E’ presto per capire se, ad esempio, la scelta del presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, di aprire tutte le attività di ristorazione, soprattutto bar, porti nuovi casi di infezione. L’esponente della destra ha detto ieri, 05/05/2020, che ritiene più pericoloso per la salute pubblica dei suoi concittadini l’atto del governo nazionale di concedere ai calabresi che si erano spostati in altre regioni o nazioni di tornare a casa, che il suo provvedimento di riapertura. Difficile dare un giudizio. Certo ci saranno tante mamme e tanti papà calabresi felici di riabbracciare i propri figli che erano a studiare a Bologna, Milano o Torino. Ma forse ha ragione l’esponente calabrese della coalizione di destra: sono un pericolo. Insomma la fase due inizia. Inizia con forti contraddizioni e conflitti fra le istituzioni. Inizia con un senso di giustificato timore da parte di noi cittadini. Ma inizia, soprattutto, con una speranza di normalità. È il sogno non tanto che tutto ritorni come prima, francamente ci auguriamo che le cose nel nostro paese siano migliori anche rispetto  a come erano prima della pandemia, ma un ritorno alla normale interrelazione sociale. Un ritorno a comunicare fra noi. Un ritorno alle attività produttive che rendono il nostro paese un simbolo di ben fare. Un ritorno a quel “made in Italy” che è stato e continua ad essere non solo orgoglio nazionale, ma fonte di benessere per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Insomma coraggio. Oggi è un altro giorno. È il secondo meriggio della fase due. Speriamo di poter cominciare insieme un cammino che riporti benessere e serenità ad ognuno di noi. La crisi sanitaria ed economica dovuta al Corona Virus deve essere superata. Ciò sarà possibile grazie al buon senso, alla voglia di rispettare le regole e alla voglia di “alzarsi le maniche” di ognuno di noi. Le polemiche politiche, pur importanti, si devono superare per il bene comune.

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