FASE DUE
Ieri, 04/05/2020, è iniziata la cosiddetta “Fase 2”. Cosa
sia lo sappiamo tutti. L’Italia è stata colpita dal terribile microrganismo
denominato “Corona virus”. Da Marzo i dati delle infezioni sono paurose. Le
statistiche di domenica scorsa, 03/05/2020, indicano che gli italiani infettati
sono stati in tutto 100179 e i morti 28884. Sono dati significativi, per usare
un eufemismo, dell’incidenza del terribile male sulla vita di tutti noi e del
nostro paese. Però in questi ultimi giorni si è registrato un significativo
calo dell’aumento degli infettati. Se fino a qualche settimana fa ogni giorno
si registrava un aumento esponenziale dei malati, oggi la percentuale dei nuovi
infetti cala sensibilmente fino a rappresentare un dato molto piccolo, fino a
registrare un decremento significativo in alcuni frangeti. In questi ultimi
giorni i guariti sono stati un numero sensibilmente maggiore rispetto ai nuovi
infetti e alle persone che, purtroppo, sono decedute. Alla luce di questi dati
bisogna leggere la scelta di regioni e Governo Nazionale di “Riaprire
parzialmente l’Italia”, cioè di rendere possibile la riapertura della maggior parte
dei siti industriali, piccoli o grandi, e agricoli del paese. Noi tutti
possiamo, insomma, riprendere le nostre attività bruscamente interrotte a causa
del Decreto del Presidente del Consiglio del 1 marzo 2020. Con lo stesso tipo d’atto
normativo, un regolamento della presidenza del consiglio, il 30 aprile Giuseppe
Conte ha dato a tutti noi la possibilità di ricominciare alcune attività economiche. Le fabbriche di automotive
riaprono, come altre aziende strategiche per l’economia nazionale. La Fiat, la
Ferrari, i grandi cantieri e tante altre imprese più o meno grandi, ma tutte
importanti per il sistema nazionale, ritornano al lavoro. Si affiancano ad
altre industrie che non hanno mai chiuso in questi giorni tristi, perché
operavano in settori essenziali dell’economia e della vita sociale. Si parla
ovviamente del settore medicale, e degli ospedali, ma anche di trasporti e di
produzione, confezionamento e vendita di generi alimentari. Cosa succederà ora?
Una domanda lecita. Difficile trovare una risposta che non sia nei numeri e
nelle statistiche legate al contagio. Ci auguriamo fortemente che il peggio sia
passato. Che le misure prese in passato siano la giusta premessa per garantire
oggi un, seppur lento, ritorno alla normalità. Le scelte compiute dalle varie
istituzioni pubbliche per fronteggiare il male sono state diverse. Si va dalla
politica della Regione Lombardia con l’istituzione di centrali operative e di
emergenza volte ad identificare e circoscrivere il male. Alla politica della
Regione Veneto che ha preferito identificare repentinamente a casa i “positivi”
al male così da identificare coloro che potrebbero aver avuto contatti con
essi. Ogni regione ha emesso provvedimenti contro il Corona Virus che si sono
affiancati a quelli dell’esecutivo nazionale. I risultati di questa pluralità
di fonti anti infezione, le polemiche ancor oggi divampano, fra accuse e
controaccuse. Si pensi alle politiche attuate dalla regione Calabria e da
quella di Sardegna spesso in contrasto con l’azione della Capitale, fino al
punto che il ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, sembra
intenzionato a chiedere un parere alla Corte Costituzionale per dirimere quello
che ai suoi occhi appare un conflitto di attribuzione fra poteri dello stato. E’
presto per capire se, ad esempio, la scelta del presidente della Regione Calabria,
Jole Santelli, di aprire tutte le attività di ristorazione, soprattutto bar,
porti nuovi casi di infezione. L’esponente della destra ha detto ieri,
05/05/2020, che ritiene più pericoloso per la salute pubblica dei suoi
concittadini l’atto del governo nazionale di concedere ai calabresi che si
erano spostati in altre regioni o nazioni di tornare a casa, che il suo
provvedimento di riapertura. Difficile dare un giudizio. Certo ci saranno tante
mamme e tanti papà calabresi felici di riabbracciare i propri figli che erano a
studiare a Bologna, Milano o Torino. Ma forse ha ragione l’esponente calabrese
della coalizione di destra: sono un pericolo. Insomma la fase due inizia. Inizia
con forti contraddizioni e conflitti fra le istituzioni. Inizia con un senso di
giustificato timore da parte di noi cittadini. Ma inizia, soprattutto, con una
speranza di normalità. È il sogno non tanto che tutto ritorni come prima,
francamente ci auguriamo che le cose nel nostro paese siano migliori anche
rispetto a come erano prima della
pandemia, ma un ritorno alla normale interrelazione sociale. Un ritorno a
comunicare fra noi. Un ritorno alle attività produttive che rendono il nostro
paese un simbolo di ben fare. Un ritorno a quel “made in Italy” che è stato e
continua ad essere non solo orgoglio nazionale, ma fonte di benessere per la
stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Insomma coraggio. Oggi è un
altro giorno. È il secondo meriggio della fase due. Speriamo di poter
cominciare insieme un cammino che riporti benessere e serenità ad ognuno di
noi. La crisi sanitaria ed economica dovuta al Corona Virus deve essere
superata. Ciò sarà possibile grazie al buon senso, alla voglia di rispettare le
regole e alla voglia di “alzarsi le maniche” di ognuno di noi. Le polemiche
politiche, pur importanti, si devono superare per il bene comune.
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