ARTICOLO 23 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
"Nessuna
prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla
legge"
L'articolo
23 della Costituzione Italiana ricalca un principio che è proprio della cultura
giuridica anglosassone. "No taxation without representation" era il
motto delle tredici colonie inglesi che in America si ribellarono al trono
britannico dando il via alla rivoluzione che si concluse con la nascita degli
Stati Uniti d'America. Un principio che ha incardinato tutto il susseguente
diritto liberale occidentale. Nessuno può essere sottoposto all'arbitrio del
potere statuale. Ogni prestazione di tipo monetario, lavorativo o di altro
genere, ad esempio la testimonianza davanti a una corte giudiziaria, che lo
stato impone al cittadino deve essere prevista da una norma. Norma votata dal
parlamento che è composto dai rappresentanti del popolo. Insomma ogni
limitazione della libertà personale e patrimoniale deve essere giustificata da
un atto normativo voluto da persone regolarmente elette. Questa norma costituzionale
vuole rendere impossibile il sopruso. Lo stato non può e non deve privare i
cittadini delle proprie ricchezze, materiali e morali, senza che non vi sia un
chiaro scopo di interesse generale da perseguire indicato da una norma. Siamo
lontani dagli oscuri tempi in cui lo stato poteva arbitrariamente costringere
un cittadino a compiere lavori coatti. Siamo ben lungi dalla cultura medievale
in cui il signore locale imponeva al suddito corveé e vessazioni
inimmaginabili. Lo stato non può e non deve imporre prestazioni ingiuste. Se il
parlamento attua una politica tributaria vessatoria verso il popolo, sarà
punito attraverso il voto generale. I rappresentanti della nazione che hanno
imposto gabelle ingiuste non saranno più rieletti, almeno questo si spera.
Insomma lo stato è anch'esso sottomesso alla legge. Anche la Repubblica ha
nella normativa nazionale il limite oltre il quale non può andare. Nessuna
autorità statuale può imporre prestazioni lavorative, soprattutto se non
retribuite o non compensate adeguatamente, senza che queste siano previste
dalla legge e senza che vi siano motivazioni reali e inoppugnabili legati al
bene superiore della nazione. In base a questo principio lo stato può imporre
la leva, cioè il servizio militare obbligatorio, ai propri cittadini. Il
governo della nazione può chiamare alle armi l'intera cittadinanza in caso di
guerra e di pericolo per la nazione. Per questo lo stato può chiedere, se lo
ritiene necessario, l'aiuto solidale di tutti davanti a gravi eventi naturali.
Per questo lo stato può imporre l'espletamento di doveri civici. Ogni atto del
cittadino imposto dallo stato deve essere teleologicamente motivato, cioè ogni
gabella o lavoro coscritto deve avere una motivazione chiara e supportata quale
compimento dei valori propri della Costituzione. Questo è uno dei principi più
importanti, volto a garantire un rapporto trasparente tra cittadino e stato.
Tutto ciò che è attività lavorativa, tutto ciò che è lavoro, tutto ciò che è un
doveroso contributo alla cresciuta della nazione deve essere inciso fra le
norme del nostro stato, votate da un'assemblea di "pari", cioè di
cittadini, eletti da cittadini e chiamati a rappresentare tutti i cittadini,
quale è il nostro parlamento.
testo di Giovanni Falagario
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