RIPARTIRE
Il mondo sta provando ad affrontare la terribile minaccia
del Corona Virus. La terra è cambiata da quando è comparso il morbo. L’umanità
ha dovuto radicalmente cambiare le sue abitudini in ogni angolo del pianeta. L’uomo
ha dovuto affrontare, e ancora adesso combatte, un terribile nemico invisibile.
L’Italia è stata una delle nazioni più colpite. Siamo chiamati a piangere la
dipartita di tanti nostri concittadini, siamo chiamati a prenderci cura di chi
ancor oggi è affetto dal male, siamo in dovere, allo stesso tempo, di
utilizzare tutte le precauzioni necessarie per tutelare la nostra salute e
quella del nostro prossimo. Come fare? Come riuscire a cimentarsi nel grande
agone che è il quotidiano, evitando con cura di ammalarci? La risposta è nel
rispetto assoluto delle regole di profilassi che sono state indicate dal
sistema sanitario nazionale. Bisogna evitare assembramenti. Bisogna evitare di
svolgere attività al chiuso, ma anche all’aperto, che prevedono la presenza di
molte persone nello stesso luogo. Bisogna evitare il contatto fisico con chi
interloquisce o svolge attività di qualsiasi tipo con noi. Bisogna insomma
mantenere una distanza fisica di almeno un metro e mezzo, in alcune occasioni
di due, con chi si incontra. Sappiamo che ogni interrelazione sociale è anche
un toccarsi. Ci si dà la mano quando si fa una transazione economica. Ci si
scambia un bacio fra amici, familiari e fidanzati. Ci si dà una pacca sulle
spalle per incoraggiarsi reciprocamente. Questi atti sono parte della nostra
umanità. Ci rendono uomini e donne sociali, cioè felici di essere una comunità.
In questi mesi vi abbiamo rinunciato, purtroppo dobbiamo ancora farlo. Anche se
le manifestazioni di stima e di affetto, esplicate con il toccarsi, sono
fondamentali per il nostro dialogo che è fatto non solo di parole ma di gesti,
è nostro dovere rinunciarvi. Fare questa scelta è l’unico modo per ripartire.
Bisogna trovare il sistema di fermare il virus, di impedirgli di propagarsi e
di ammalare noi e chi ci sta vicino. L’unico modo per farlo è mantenere una
distanza sociale. Quando finirà la nuttata, per citare il grande Eduardo De
Filippo, torneremo a darci la mano, a scambiarci baci, a porgerci verso l’altro
per ricevere una carezza. Il virus non vincerà, non ci toglierà il nostro
spirito sociale. Ma adesso impariamo ad esprimere i nostri affetti con gesti e
parole che si manifestano senza un contatto fisico fra noi. Ci si può scambiare
un bacio in lontananza, accostando la nostra mano alla nostra bocca, e
facendolo volare via con un soffio, esattamente come una farfalla che vola di
fiore in fiore. Possiamo trasformare le parole, le lettere, un fervidi atti d’amore
ancor più inebrianti di un abbraccio focoso. Poi quando tutto sarà finito,
quando potremmo di nuovo abbracciarci, ricorderemo questi momenti come strumento
epifanico atto a scoprire nuove e inebrianti manifestazioni d’affetto. Bisogna
ripartire, bisogna scegliere di agire consapevolmente per evitare ogni forma di
tensione e di pericolo sociale. Poi verrà il tempo in cui si potrà stringere la
mano.
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