CAPACI
Capaci è qualcosa che segna la storia d'Italia. Non è solo una località vicino a Palermo. E' una cicatrice indelebile sulla pelle di ogni italiano. In un tratto di autostrada lì morirono Giovanni Falcone, sua moglie, il magistrato Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Il giudice tornava da Roma, ove era capo degli ufficio Affari penali, alla sua Palermo. Era appena atterrato all''aeroporto di Punta Raisi, e si stava avvicinando a casa sua, ove avrebbe passato giorni con la sua sposa. Invece la mafia aveva messo del tritolo sotto la sua strada. Mentre Falcone percorreva il tragitto che lo divideva dalla sua abitazione, un detonatore in mano a Giuseppe Brusca scattò e così il vile mafioso, poi pentito, uccise il giudice, la sua sposa e i poliziotti della scorta. Era il 23 maggio 1992, mancava poco alle 18. Sono passate quasi due decadi. In quel momento il giudice che aveva incarnato la lotta dello stato contro la criminalità si spegneva ad opera dei suoi più acerrimi nemici. Da allora molte morti si sono susseguite. Dì a pochi mesi sarebbe morto Paolo Borsellino, magistrato ed amico di Falcone che con lui aveva, negli anni '80 del secolo scorso, condotto il "maxi processo" l'impresa epocale che aveva messo per la prima volta in ginocchio "Cosa Nostra", la mafia, arrestando e condannando boss ed assassini. In quel momento la criminalità diceva: chi ci combatte è un uomo morto, temete. La politica, forse, si è messa paura. Forse ha trattato con la mafia, come dicono alcuno processi ancora in corso. Ma la magistratura e i cittadini hanno invece gridato la loro volontà di combattere la mafia. Falcone, sua moglie Francesca e tutti gli altri martiri sono un esempio indelebile. Do quasi vent'anni siamo ancora a combattere quel mostro che è la criminalità. Lo facciamo decisi, anche noi piccoli e inermi cittadini, in forza della luce e la bussola che è la vita di coloro che si sono sacrificati in nome del sacrosanto principio di legalità. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici sono ancora vivi. Sono vivi perché ci sono milioni di persone che nel nostro paese si alzano ogni mattina convinti che dire no al crimine è un dovere morale improcrastinabile ed ineludibile. Noi vinceremo. Noi spazzeremo il crimine, redimeremo i malvagi. L'Italia riuscirà a debellare il fenomeno mafioso. Dobbiamo crederci. Dobbiamo riuscirci per onorare i tanti morti, come Giovanni Falcone, che si è spento credendo fino alla fine che è bene ed è giusto fare sempre il proprio dovere.
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