venerdì 15 maggio 2020

TRAGEDIA A BARI


LO SCONCERTO DELLA FATALITA’

Ieri, 14/05/2020, una signora in bicicletta percorreva Largo Crispi, una strada di Bari dedicata al grande statista e presidente del consiglio italiano. Repentinamente un pezzo di tettoia di un capannone, sospinto da una forte folata di vento, si staccava dalla sua usuale ubicazione e colpiva sulla testa la passante. La donna rimaneva uccisa all’istante, colpita violentemente da un oggetto che da essere una semplice tegola è diventato un improbabile e drammatico strumento di offesa. L’episodio ha scioccato l’intera comunità cittadina. Bari, già provata come tutto il paese, dall’incombere del morbo, è rimasta incredula davanti alla crudeltà del fato. Come si può essere spenta una vita in questa maniera? Come è possibile che il semplice pedalare possa portare alla morte? E’ un tragico episodio che fa riflettere tutti noi sulla fragilità della vita. Sulla insicurezza che è caratteristica del nostro essere umani. Ci fa riflettere sul dato che, inopinatamente, atti e gesti quotidiani, che consideriamo finanche banali, possano essere il motore e la causa di eventi fatali che possono sconvolgere l’esistenza o, addirittura, porvi fine. Un gesto uguale a tanti atti simili, può diventare, inconcepibilmente, il nostro ultimo gesto. Siamo come d’autunno sugli alberi le foglie, per citare il sommo poeta, Giuseppe Ungaretti. La morte è un elemento della vita. Ci accompagna nel nostro cammino esistenziale. Si manifesta come a lei garba. Può presentarsi come atto finale di una lunga e dolorosa malattia. Può irrompere come un colpo di fucile. Può presentarsi come un malvivente armato di coltello. Può prenderci in una spelonca o in un castello. Può bussare mentre noi siamo impegnati nelle attività quotidiane. Può presentarsi, come probabilmente è successo a Paolo e Francesca ricordati da Dante nella Commedia, mentre si stanno scoprendo le bellezze dell’amore. Può avvenire in una camera buia di un ospedale. Questa caducità della vita umana deve essere da sprone per cogliere la vera essenza della vita. Il valore assoluto degli affetti va tenuto in conto. Bisogna riscoprire in ogni attimo l’immensa ricchezza che ci regala la vicinanza, o magari solo l’esistenza lontana, di un nostro figlio, di una nostra figlia, del nostro congiunto (scusate ma questo vocabolo me lo ha ispirato l’attività creativa del nostro presidente del consiglio Giuseppe Conte alle prese con i vari Decreti della Presidenza del Consiglio). Io non conoscevo la signora deceduta, mentre andava in bicicletta. Sicuramente la sua vita era preziosa, come lo è quella di chiunque. Sicuramente ha lasciato persone care, che oggi vivono un inconsolabile lutto. Agli occhi di tutti appare certamente incomprensibile un termine della vita causato da un evento così inaspettato. Il vento, è sentore di tutti, non può uccidere, almeno fin quando non è così violento da diventare ciclone o tornado. Eppure è successo. Eppure una vita si è spenta per una folata di vento, quasi a rimarcare quanto può essere tragico un qualsiasi atto naturale. Allora rimaniamo attaccati alla esistenza, continuiamo ad emozionarci, a vivere passioni intense o/e profonde anche per coloro che ci hanno lasciato. La vita è fatalità, è dolore, è scontro con gli elementi, ma è anche felicità, bellezza e serenità. Facciamo nostri tutti questi elementi e affrontiamo la vita a testa alta promettendoci un futuro migliore per ognuno di noi e per l’intera comunità. Una nota a margine, che in realtà non è così insignificante, se quella donna non è morta per un semplice gioco del destino, ma la sua dipartita è stata causata dall’incuria di qualche d’uno, che doveva vegliare affinché i mattoni della tettoia  non volassero, o affinché le strade fossero sicure, è giusto che costui  paghi. Morire incidentalmente è già di per sé un gesto crudele dell’esistenza che si subisce, morire per mano della disattenzione altrui è un evento che somma dolore al dolore e che chiede, non certo vendetta, ma giustizia. Chi vi scrive al momento non sa se sia imputabile a qualcuno la dipartita della signora in via Crispi. Ma se qualcuno è colpevole è giusto che paghi. 

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