venerdì 1 maggio 2020

LA FESTA DEI LAVORATORI



PRIMO MAGGIO

Oggi è il primo giorno del mese di Maggio. Oggi è la festa dei lavoratori. Per tradizione ormai consolidata in molte nazioni del mondo oggi si riposa per rendere omaggio a chi tutti gli altri giorni dell’anno suda e si impegna per garantire la prosperità propria e della collettività. Insomma oggi è il giorno dedicato a tutti coloro, sono la stragrande maggioranza degli esseri umani, che si adoperano quotidianamente per garantire il cibo a sé e alla propria famiglia. E’ la festa delle cosiddette massaie, cioè di coloro, sono in maggioranza donne,  che in casa cucinano e tengono in ordine le cose e le esistenze dei propri familiari. È la festa di chi lavora nelle fabbriche e nelle campagne, negli uffici e negli ospedali. È la festa di chi studia, gli alunni, e di chi fa studiare, i docenti. Insomma è la festa di tutti. È la festa dei malati, dei disabili e dei loro familiari, che si cimentano nella difficile impresa di vivere in momenti e situazioni che appaiono eccezionali e complesse. Un ricordo commosso e vivo d’affetto per gli operatori sanitari che proprio in queste ore stanno lavorando contro la tremenda sfida portata alla vita dal Corona Virus. Siamo con Voi! Vi ringraziamo per il vostro sforzo, per la vostra dedizione umana, e per la vostra competenza professionale che ci salva la vita.

Ma perché proprio oggi è la festa dei lavoratori? Perché si ricorda un avvenimento. Un importante sciopero collettivo che coinvolse gli interi Stati Uniti fra il primo e il sette maggio del 1886, ormai più di un secolo fa. I lavoratori chiedevano diritti e salari dignitosi. L’America prospera, che si avviava ad essere la prima potenza industriale del mondo, non offriva garanzie a coloro che con il loro sudore generavano la ricchezza della nazione. In quei giorni vi erano fabbriche chiuse ed assemblee collettive in tutti gli USA. Chicago la città delle industrie e delle imprese era in fibrillazione. Tutto era fermo, in quella metropoli che era il cuore palpitante della produzione industriale del paese. Gli operai invece di lavorare erano nelle strade e nei giardini a discutere fra loro dei propri destini e delle prospettive di benessere nazionale. Le regole del gioco economico dovevano cambiare. Questa era la loro richiesta. Non si doveva più produrre solo per garantire profitti ai grandi capitali, ma si doveva lavorare per produrre benessere agli operai e ai contadini e garantire alle loro famiglie una vita degna. Bisognava permettere ai bimbi di andare a scuola a studiare. Bisognava garantire la possibilità che vi fosse la cosiddetta “ascensore sociale”. Cioè dare la possibilità, a chi era nato in una famiglia povera, di studiare e di mettere a frutto le proprie capacità intellettuali e manuali per poter svolgere attività intellettuali. Insomma il sogno di un operaio era quello di vedere il proprio figlio la propria figlia diventare medico, avvocato o professore. Si chiedeva anche che ognuno lavorasse secondo le proprie possibilità, anche spendendo fino all’ultimo le proprie energie, ma allo stesso tempo che ognuno potesse avere beni secondo i propri bisogni. Una rivoluzione copernicana che imponeva che vi fosse il principio secondo cui anche chi non poteva lavorare avesse diritto non solo a mangiare, ma anche ad una abitazione e alle cure mediche. Questo moto di liberazione si concluse tragicamente il 5 maggio. La polizia di Chicago si mosse quale tremenda testuggine guerresca contro la comunità di persone manifestanti. Vi fu uno scontro violento. Molti operai morirono e furono gravemente feriti, anche nelle forze di polizia si registrarono lutti. Il paradosso fu che poche settimane dopo furono processati e condannati a pene durissime quegli stessi lavoratori feriti e morti per mano del potere statale. Si registrarono anche condanne a morte per “i più facinorosi”. Sentiti questi drammatici avvenimenti da testimoni oculari, l’Internazionale dei Lavoratori riunita a Parigi dichiarò il Primo Maggio di ogni anno come giorno di Lotta e rivendicazione sociale in ogni parte del modo. Da quel giorno il Primo Maggio è il momento per discutere e pensare collettivamente al valore che il lavoro ha nella vita sociale, collettiva e di ognuno di noi. Non si deve morire di lavoro. Si deve lavorare per vivere. Questa è la convinzione che deve scaturire ripensando ai tragici eventi del passato. Cambiare in meglio la società è possibile. Lo dimostra proprio quel I maggio del 1886. Il sangue sparso nelle strade ha suscitato una coscienza collettiva che spinge per garantire dignità e benessere a tutti. Il lavoro non è sfruttamento. Il lavoro non è svilibile nelle logiche di denaro. Il lavoro è principalmente l’impegno dei medici e delle infermieri e infermieri che lottano contro ogni male. Il lavoro è l’insegnate che prende per mano i propri alunni per farli diventare cittadini responsabili. Il lavoro è l’impegno dell’operaio, dell’impiegato, del dirigente per garantire il bene di tutti, non solo portare a casa lo stipendio. Il lavoro è il banchiere che garantisce i soldi di tutti i correntisti, soprattutto i più deboli e poveri, che magari utilizzano il proprio conto solo per accreditare il magro stipendio. A questi uomini, e anche ai volontari e alle volontarie che si adoperano gratuitamente per la tutela della salute e del benessere di tutti, che chi scrive vuol dare il suo augurio di buon Primo Maggio. Senza di voi ci sarebbe solo stordimento e insicurezza.


testo di Giovanni Falagario

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