Giovedì sera, 28/05/2020, un poliziotto ha ucciso George Floyd,
un uomo di colore, a Minneapolis. Le immagini delle telecamere cittadine sono purtroppo
chiare. L’uomo delle forze dell’ordine dello stato USA del Minnesota ha messo
un suo ginocchio sul collo di Floyd, steso a terra, fino a soffocarlo. Il nero
era disarmato, mentre l’agente, bianco, commetteva violenza contro di lui. La
reazione è stata forte. Le manifestazioni contro il brutale assassinio si sono
presto trasformate in guerriglia urbana. In questi due giorni, dal 28 al 30
maggio, si sono susseguite scene di violenza, fino al punto che un altro
poliziotto è morto negli scontri, travolto da una folla inferocita. Insomma le
proteste si moltiplicano. Non è solo Minneapolis che vede scendere in piazza la
folla, anche molte altre città statunitensi hanno visto formarsi cortei,
malgrado le forti restrizioni dovute all’incipiente pericolo per la salute
pubblica causata dal Corona Virus. Difficile valutare come si svilupperà la
situazione. La magistratura ha ordinato l’arresto del poliziotto presunto
assassino, Derek Chauvin. Il presidente americano, Donald Trump, ha mandato la “Guardia
Nazionale”, un corpo di polizia federale, a controllare le città e a sodare le
incipienti rivolte. Si sa che l’inquilino della casa Bianca è sempre stato duro
contro tutte le intemperanze della comunità di colore. Ricordiamo come bollò
come piagnucolio di sinistra, il dolore di una parte della popolazione per la
morte sempre a causa della polizia di uno studente facente parte anch’esso di
una minoranza etnica. Prescindendo dalle opinioni di Trump la situazione dell’ordine
pubblico è preoccupante. La tensione è alta del paese. L’ex presidente Barak
Obama, primo capo dello stato USA di colore, si è detto molto preoccupato per
la situazione e ha invitato i sostenitori di Trump e i colorati a trovare la
via del dialogo invece di lasciare una striscia rossa di sangue nelle strade.
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